Recensione

Pokémon Heart Gold/Pokémon Soul Silver

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a cura di Iori Yagami

Quindici anni fa o giù di lì i Pokémon invasero il mondo dei videogiochi. Quel curioso j-rpg prodotto e pubblicato da Nintendo per il suo Gameboy fu come un fulmine a ciel sereno: oltre alla struttura semplice ma ben collaudata, il segreto che si celava dietro a quello che poi diverrà un vero e proprio fenomeno di culto (oltre 150 milioni di copie di giochi venduti, manga, anime, merchandising e chi più ne ha più ne metta) era facilmente riassumibile nella frase cult della serie: “Gonna catch’em all”, vale a dire catturare tutti i mostriciattoli partoriti dalla mente di Satoshi Tajiri per completare la nostra collezione. Altra grandissima novità per l’epoca era quella di poter scambiare i Pokémon fra i giocatori (tramite system link) muniti di diverse versioni del gioco, scambio cruciale per riempire il Pokédex in quanto ciascuna versione del titolo si differenziava dall’altra per la presenza di alcuni Pokémon piuttosto che altri. L’incredibile successo della serie (proseguita ininterrottamente attraverso tutte le console portatili di Nintendo) ha dato alla luce, oltre ad una serie di spin – off più o meno riusciti, anche la riedizione (con alcune logiche aggiunte) dei primissimi titoli. E così, dopo aver visto su Gameboy Advance il remake di Pokémon Rosso e Verde (chiamati per l’occasione Rosso Fuoco e Verde Foglia), ecco arrivare su Nintendo DS Pokémon Heartgold e Pokémon Soulsilver, ossia le riedizioni di Oro ed Argento, i capitoli ritenuti, ad unanime consenso, i migliori di tutta la serie.

Un Pokémon in movimento è un Pokémon sanoDate le circostanze (ci riferiamo al fattore remake dei due titoli) abbiamo deciso in sede di recensione di focalizzarci più sulle differenze ed aggiunte fatte da Game Freaks per i suoi prodotti di punta e lasciando in secondo piano la questione trama, rimasta praticamente invariata nel passaggio da Gameboy Color a Nintendo DS. Praticamente invariata anche la componente collezionistica che ci porterà a dover affrontare non solo svariati combattimenti, ma tantissime e peculiari quest per catturare i Pokémon più rari. Oltre, però, a dover badare all’alternanza fra giorno e notte ed al già citato scambio con altri giocatori, in HeartGold e SoulSilver dovremo fare affidamento al Pokéwalker presente in ogni confezione di gioco. Tramite questo strano oggetto rotondeggiante e munito di tre pulsanti ed un piccolo display monocromatico, potremo interfacciarci con la nostra console per poter letteralmente portar su di esso uno dei mostriciattoli in nostro possesso. Una volta messo sul Pokéwalker , potremo portare sempre con noi il Pokémon , allenandolo ed evolvendolo tramite la funzione di contapassi incorporata in questa specie di Tamagotchi. Oltre a rendere più forte il mostriciattolo, tramite Pokéwalker potremo trovare anche nuovi oggetti e, soprattutto, nuovi Pokémon (una ventina circa) acquisibili solo tramite questo nuovo sistema. Una volta riportato alla “casa base” il nostro Pokémon (ed eventuali extra), il gioco ci darà un esauriente riassunto di quanto accaduto durante la permanenza nel Pokéwalker : scontri vinti, esperienza guadagnata e, ovviamente, numero di passi compiuti. Ciò che dunque poteva sembrare solo un extra di poco conto si rivela essere un’aggiunta cruciale per tutti gli aspiranti collezionisti di Pokémon, i quali dovranno dunque necessariamente utilizzare con frequenza il Pokéwalker per riuscire a mettere le mani su tutti gli esemplari.

Dieci anni e non sentirli…Fedele al motto “squadra che vince, non si cambia”, Game Freaks ha deciso di non apportare il benchè minimo cambiamento alla collaudatissima formula Jrpg della serie Pokémon. Sotto l’aspetto del gameplay ci ritroveremo dunque ad affrontare scontri casuali durante i nostri spostamenti fra le varie città della regione di Jotho nel tentativo di sconfiggere i vari capi palestra e guadagnare le tanto agognate medaglie (ben 16, al contrario delle 8 viste nei precedenti capitoli) in grado di renderci il migliore allenatore di Pokémon di sempre. Altri graditi ritorni dal punto di vista del gameplay (e della relativa longevità) sono gli elementi legati al calendario e all’orologio, fondamentali per poter catturare alcuni dei Pokémon più rari. Dal punto di vista del sistema dei controlli ci ha invece piacevolmente sorpreso l’utilizzo, seppur limitato, del touch screen di Nintendo DS per accedere ai vari menù di gioco, al Pokedex ed al Celluare, avendo così sempre a portata di mano l’opzione o l’oggetto necessari alla bisogna, riducendo in modo considerevole i tempi morti e rendendo l’esperienza di gioco più fluida e scorrevole.Altra aggiunta esclusiva di questo remake è il Pokécathlon, ossia una serie di minigiochi in cui faremo gareggiare i nostri strambi amichetti in alcune gare basate esclusivamente sulla nostra abilità con lo stilo ed il touch screen. Per quanto fini a sé stesse, le gare del Pokécathlon si sono rivelate una simpatica aggiunta, utile soprattutto per spezzare il ritmo e riprendere fiato dopo lunghe sessioni di gioco.Non tutto però è perfetto: la formula fin troppo classica da Jrpg inizia oramai a risentire del peso degli anni, complice soprattutto una frequenza degli scontri casuali un po’ troppo alta, rendendo quindi alcune fasi di gameplay troppo spezzettate e tediose.

..O forse si?La spina della rosa dell’ultimo nato in casa Game Freaks risiede nel mero comparto grafico. I due titoli infatti si basano pedissequamente sul motore di gioco già visto nei titoli precedentemente uscita su Nintendo DS (ci riferiamo, per essere più precisi, a Platino) non presentando alcuna differenza sostanziale al di fuori del character design di Pokémon ed allenatori della regione di Jotho. Rispetto ai precedenti episodi, in Heartgold/Soulsilver potremo vedere sempre vicino ai vari personaggi il loro pokemon prediletto (esattamente come accadeva in Pokémon Giallo), il quale seguirà senza sosta il suo allevatore. Per quanto sia ovviamente stato bello poter ritrovare vecchi amici e nemici in questa nuova veste, avremmo gradito da parte del team di sviluppo qualche miglioramento rispetto a quanto visto poco più di un anno fa. Decisamente meglio l’accompagnamento musicale, il quale per l’occasione è stato totalmente riarrangiato: il risultato complessivo è sicuramente buono, con dei motivetti dal vago sentore retrò che entreranno subito nel cuore di chi, due lustri fa oramai, giocava in tutta allegria a Pokemon Oro/Argento.

– Remake del miglior gioco sui Pokemon

– Il Pokewalker aggiunge varietà e longevità al titolo

– Buon riarrangiamento musicale della vecchia colonna sonora

– Adatto sia ai fan che ai novellini della serie

– Praticamente Immenso

– Graficamente nulla di nuovo rispetto ai precedenti capitoli su Nintendo Ds

– Struttura Jrpg che oramai sente il peso del tempo

– Trama inconsistente

9.0

Pur essendo un “semplice” remake di un titolo uscito su Gameboy Color, Pokemon Heartgold/Soulsilver riesce nell’intento di essere il miglior capitolo della fortunata serie su Nintendo DS. I difetti relativi all’età, soprattutto dal punto di vista della struttura classica e della trama praticamente inconsistente, non inficiano il valore di un prodotto che farà sicuramente la felicità di tutti gli appassionati di Pikachu e soci i quali potranno sia ritrovare vecchi amici sia (ci riferiamo ai giocatori più giovani) poter finalmente provare con mano il mitico capitolo Oro/Argento. Oltre ciò il titolo è caldamente consigliato anche a tutti coloro che vogliono accostarsi per la prima volta al mondo dei fortunati mostriciattoli di Nintendo: la così detta “seconda generazione” di Pokemon che troveremo nel gioco può essere presa come una sorta di starter kit dal quale iniziare ad approfondire le conoscenze di allevatore/allenatore. Le aggiunte date soprattutto dal Pokewalker potrebbero aprire le porte ad una nuova generazione di titoli da parte di Game Freaks, dai quali però adesso ci aspettiamo un passo avanti soprattutto dal punto di vista tecnico.

Voto Recensione di Pokémon Heart Gold/Pokémon Soul Silver - Recensione


9