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Recensione

Operation Flashpoint: Dragon Rising

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Avatar di Folken

a cura di Folken

Pubblicato il 06/10/2009 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.8

Dopo la scissione tra Bohemia Interactive e Codemasters, quel capolavoro di simulazione bellica quale è la serie Operation Flashpoint sembrava destinato al dimenticatoio. Se i padri legittimi hanno proseguito nel coltivare la propria schiera di fan grazie all’ottima serie ArmA, il cui secondo capitolo si è rivelato davvero ottimo quanto vasto, gli inglesi “Maestri del codice” si sono rimboccati le maniche e dopo circa due anni di sviluppo sono finalmente pronti per dare in pasto all’agguerrita community il loro Operation Flashpoint: Dragon Rising

Un futuro da fantapoliticaIl futuro dipinto da Codemasters non è sicuramente dei più rosei, seppur plausibile quanto basta per essere terrificante. Come vi verrà illustrato nel particolare filmato introduttivo, gli equilibri economici del mondo sono in bilico a causa della crisi globale che ha colpito il sistema finanziario nel 2008. La Cina più di altre, in contrasto col boom economico, si ritrova, nel 2010, sull’orlo del baratro anche a causa dell’eccessivo sfruttamento delle risorse petrolifere, rapidamente esaurite. Il governo cinese decide così di passare alla linea dura e attaccare la vicina Russia, nel tentativo di trovare nuove materie prime da utilizzare. Presto, il punto nevralgico del conflitto si sposterà sull’isola di Skira, nel mar del Gaippone al largo della costa russa, per via dei ritrovamento di ricchi giacimenti di oro nero. Impegnata su più fronti, l’ex-unione sovietica si ritrova costretta a chiedere agli alleati americani di scendere in campo per darle manforte contro l’invasione cinese. Sarà proprio Skira a fare da teatro all’intera campagna principale di Operation Flashpoint: Dragon Rising, scenario fittizio creato dal team di sviluppo a partire da Kiska, isola realmente esistente. Codemasters ha profuso diverse energie al fine di ricreare un ambiente di gioco il più realistico possibile, utilizzando rilevazioni, mappe, foto satellitari e così via col risultato di poter immergere il giocatore in un enorme livello (di ben 277.698 chilometri quadrati ) di poco meno di 280 mila chilometri quadrati, fedelmente riprodotti metro per metro. Questo immenso ambiente sandbox vi permetterà un approccio totalmente aperto alle varie missioni che dovrete portare a termine nell’arco della campagna, caratterizzate da diversi obiettivi, sia primari che secondari e che, grazie alle numerose opzioni tattiche che potrete sfruttare, garantiscono uno spettro di possibili risoluzione ampissimo.

Uno per tutti, tutti per uno Al centro dell’azione di gioco vi è la gestione del vostro team. Sarete infatti sempre accompagnati da tre compagni di squadra, gestiti dall’IA o da vostri amici collegati in rete e che agiranno fedeli ai vostri ordini. Grazie ad un menu radiale potrete accedere a tutta una serie di comandi da impartire, che possono andare dalla formazione da mantenere, a ordini di attacco divisi per tipo di approccio, passando per strategie di movimento e molte altre. L’impostazione in prima persona non tragga però in inganno i neofiti della serie, Dragon Rising è un gioco per veri hardcore gamer. Tanto che persino il termine gioco rischia di stargli un po’ stretto, per via dell’elevatissimo livello di sfida che il titolo Codemasters è in grado dare. Pianificare ogni mossa sarà obbligatorio e soprattutto imparare a padroneggiare la propria squadra, dalla quale sarà imperativo non separarsi mai. Le scelte compiute dagli sviluppatori per avvicinare il più possibile l’esperienza ai reali campi di battaglia non prevedono alcuna barra dell’energia, ma un più realistico sanguinamento in caso si venisse colpiti, da curare con bende, previa la morte prematura del vostro alter-ego. È comunque presente un inventario discretamente fornito di armi e munizioni, oltreché gadget assortiti quali visori notturni, granate o altro. A schermo, l’essenziale hud vi traccerà in maniera piuttosto approssimativa la via da percorrere per portare a termine i diversi compiti, e sarà il vero distinguo tra i diversi livelli di difficoltà. Alzandolo fino ad arrivare all’estremo, infatti, sparirà qualsiasi elemento estraneo su schermo, costringendovi a contare persino i proiettili sparati per avere un’idea di quanti ne avrete ancora nel caricatore. È chiaro come tutti questi accorgimenti rendano il titolo molto prossimo alla soglia dell’ingiocabilità per i non avvezzi al genere, ma allo stesso tempo immaginiamo già il forte desiderio di mettere le mani su Dragon Rising da parte dello zoccolo duro di appassionati della serie sin dal suo esordio. La scelta degli sviluppatori è infatti stata quella di non scendere a compromessi nel costruire l’esperienza di gioco, non lasciandosi influenzare dalla necessità di far uscire il titolo anche su console, mantenendo quindi sostanzialmente inalterata l’esperienza rispetto alla controparte PC. È comunque questa, a nostro avviso, ancora la piattaforma migliore per un titolo tanto complesso, soprattutto per via del sistema di controllo che vede sicuramente nel mouse e tastiera la migliore combinazione possibile. Un esempio è il menu dei comandi vocali, semplice ma lento da gestire con il pad, a causa dei numerosi sottogruppi e che vi metterà in difficoltà nelle situazioni più concitate. I numeri che il gioco può vantare sono impressionanti e contano ben settanta armi differenti, tutte fedelmente riprodotte, e cinquanta veicoli tutti liberamente utilizzabili, quali elicotteri, carri armati, jeep, barche e così via. L’unico appunto che ci sentiamo di fare al titolo Codemasters è la scelta di non permettere il salvataggio in qualsiasi momento, quanto piuttosto di affidarsi ad un sistema di checkpoint che mal si adatta alla sua struttura aperta. Ciò vi costringerà spesso a ripetere sezioni lunghe anche più di mezz’ora solo perché non si è trovato il punto della mappa o attivato lo script giusto collegati al salvataggio automatico. Un dettaglio frustrante e capace di rovinare in parte il godimento di un’esperienza così complessa e profonda. Tutto ciò che l’appassionato pretende da un titolo di tale spessore è presente e realizzato con competenza, con un menu principale che permette di affrontare la lunga campagna principale o di dilettarsi con un elenco di missioni separate discretamente ricco. Il corposo comparto multiplayer, inoltre, promette un ulteriore balzo verso la totale immersione grazie alla possibilità di affrontare l’intera modalità singolo giocatore in cooperativa. Non mancano modalità aggiuntive, denominate Annihilation e Infiltration. La prima si presenta come una sorta di deathmatch a squadre, mentre la seconda dividerà in due team di giocatori, affidando ad uno il ruolo di difendere degli obiettivi, e all’altro di distruggerli. Anche online ogni giocatore avrà tre compagni di squadra comandati dalla CPU da gestire grazie al solito menu radiale, leggermente modificato per l’occasione.

Un Ego multiusoUn titolo tanto simulativo quanto lo è Dragon Rising deve necessariamente presentare un aspetto estetico sufficientemente accattivante per permettere all’esperienza di gioco di essere completamente immersiva. Fortunatamente il lavoro svolto dal team di sviluppo è sicuramente di buon livello, seppur non eccellente come ci saremmo aspettati. Il motore di gioco è l’EGO Engine, evoluzione di quello alla base dei vari Dirt e Grid, giochi sicuramente dall’ottima estetica. In un ambiente così diverso dai titoli di corsa, questa tecnologia si è dimostrata tanto versatile da permettere un orizzonte vastissimo, una buona riproduzione della vegetazione, ma soprattutto degli ottimi effetti speciali dove fumo, particelle ed il sistema di illuminazione fanno la parte del leone. Purtroppo, però, durante le partite non saranno pochi gli elementi che si presenteranno poco definiti e soprattutto siamo rimasti parzialmente delusi dal livello bassissimo di dettaglio degli oggetti in lontananza. La sensazione di un porting non perfetto su console si è accentuata una volta presa visione della controparte PC, infinitamente più particolareggiata e capace veramente di stupire. Nonostante questa parziale delusione, l’impianto tecnico è comunque solido grazie anche ad un framerate stabile ed ai buoni effetti di esplosioni e pulviscoli vari. Gli elaborati effetti sonori e l’assenza di musiche, che avrebbero potuto rovinare la verosimiglianza dell’esperienza bellica, durante le partite garantiscono in definitiva la promozione anche sul fronte estetico.

– Impianto di gioco solido

– Vastissimo

– Tecnicamente buono…

– Giocabilità inficiata dal sistema di controllo

– Solo per appassionati

– …ma molto inferiore alla versione PC

7.8

L’agognato esordio nella corrente generazione di questa importante serie si è sicuramente rivelato un buon titolo. L’offerta è di altissima qualità, grazie ad un quantitativo di contenuti davvero sterminato e ad un livello di realismo molto alto. L’unico dubbio che ci sentiamo di sollevare è se una tipologia di gioco quale la simulazione bellica, con un così alto grado di sfida, sia effettivamente adatta innanzitutto al pubblico console, ma soprattutto non sia più idoneo alla postazione tipica del pcista duro e puro incollato alla fida accoppiata mouse e tastiera. Inoltre, il comparto tecnico senz’altro buono, ma troppo inferiore alla controparte PC non fa che alimentare la nostra sensazione. In definitiva, se amate il genere, sapete che cosa vi aspetta e se potete, scegliete a occhi chiusi la versione per personal computer. Diversamente fate molta attenzione, potreste scontrarvi con una bestia di difficoltà davvero ardua da imparare a domare.

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