Occhio Critico - Regaliamo un calendario ai publisher

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Solo un paio di settimane fa, nel raccogliere informazioni e documentarmi per redigere la consueta rubrica sui titoli portatili in uscita a dicembre, mi sono ritrovato a pormi nuovamente una domanda che già mi ronzava in testa dallo scorso luglio, altro periodo in cui il calendario uscite in ambito videoludico sembrava il deserto dei Tartari:perché?Perché affollare le uscite in un paio di finestre temporali annue (generalmente rintracciabili tra fine settembre e fine novembre e ancora tra febbraio e marzo) e lasciare il resto dell’anno quasi scoperto, con non più di un titolo di richiamo al mese (quando va di lusso ce ne sono due…)?Quella che si vuole far passare per una scelta strategica è in realtà il retaggio di un mondo videoludico che non esiste più, e continuare imperterriti a perpetrarla può anche rivelarsi dannoso per i publisher. Oggi ne analizzeremo i motivi.

Come vent’anni fa. O piùIl mercato videoludico, negli ultimi dieci anni, è cambiato radicalmente, e direi che su questo siamo tutti d’accordo. Che poi sia cambiato in meglio o in peggio, questo è tutto da vedere, ma non affronteremo la discussione in questa sede.A noi interessano un paio degli aspetti in cui è più cambiato, ovvero la percezione che si ha del videogiocare e la fascia d’età delle persone coinvolte.L’una determina l’altra, in fondo: troppo a lungo visto come un “hobby per ragazzini” (se avessi un centesimo per ogni volta che mi sono sentito dire “sei ancora dietro a quei giochini??” sarei milionario), oggi l’amore per i videogames non conosce limiti di età o di razza, di estrazione sociale o di provenienza, coinvolge tanto bambini quanto adulti, con o senza figli, e non passerà molto finché coinvolgerà anche anziani, c’è da scommetterci.Questo ha un effetto diretto sul mercato in sé, ma anche sui portafogli che si aprono per procedere agli acquisti: se un quarto di secolo fa questi erano perlopiù quelli dei genitori, che acquistavano “i giochini elettronici” per i loro figli (a questa categoria, in parte, appartengo anch’io), oggi a questa categoria si aggiungono milioni di videogiocatori adulti, che possono permettersi di comprarsi i giochi con i proventi del loro lavoro o con i risparmi faticosamente accumulati.Ecco perché, a differenza dei ruggenti anni ’90 (e ancora di più degli anni ’80), la stagione natalizia non è l’unico momento dell’anno in cui i publisher possono monetizzare: di certo, è quello più florido, durante il quale gira una maggior quantità di soldi rispetto al solito, ma, in qualsiasi periodo dell’anno li si piazzi, i giochi di qualità vendono sempre, molto di più di prima.Finché a giocare erano soprattutto bambini ed adolescenti brufolosi, saltare una data di uscita in prossimità del Natale poteva significare anche il fallimento per una delle compagnie del settore, ma oggi solo una fetta delle vendite proviene dai bambini e dalle carte di credito dei loro genitori.E questo è solo uno dei motivi per cui affollare il calendario uscite solo per 2-3 mesi all’anno è una boiata pazzesca.

Sconti alla riscossaPensateci un secondo: quanti di voi (e se state leggendo questo articolo siete videogiocatori appassionati, presumo) hanno un budget illimitato a disposizione ogni volta che il calendario segna novembre?Personalmente, pur destinando una buona parte dei miei guadagni alla mia passione (un’ottima parte, obietterebbe qualcuno), non riesco a coprire tutte le uscite dei periodi “caldi”, finendo col fare una cernita dei titoli in uscita nei mesi caldi, rimandando l’acquisto degli altri alle settimane successive.Se questa pratica dal punto di vista del videogiocatore è intelligente quanto consigliabile, non è esattamente il massimo della vita per i publisher: con la crescente “moda” degli sconti, che anche Xbox Live e Playstation Store stanno cavalcando sull’onda di Steam, l’affollamento delle uscite causa delle perdite anche sostanziose a chi produce videogiochi per vivere.Il titolo X, che per mancanza di fondi o di tempo per giocare, ho scelto di non comprare a prezzo pieno a novembre, potrei finire con l’acquistarlo a metà prezzo (se non meno) già ai primi di febbraio, privando di una consistente fetta di guadagni l’industria stessa.La soluzione, come sottolineerebbe monsieur de La Palice, è semplicemente quella di distribuire meglio le uscite lungo i corso dell’anno, evitando di saturare il mercato in determinati periodi e lasciare i giocatori in balia di loro stessi in altri.Il risultato sarebbe quello di avere un flusso di giochi virtualmente ininterrotto durante tutti i dodici mesi dell’anno, magari con una fisiologica pausa in agosto, e non la distribuzione a singhiozzo cui i videogiocatori sono tristemente abituati.Un’altra soluzione potrebbe essere rappresentata dalla divisione delle uscite per target: riempire gli scaffali di Skylanders, personaggi Disney e Just Dance a cavallo tra novembre e dicembre può avere un senso, mentre lo ha molto meno proporre titoli maturi, che, verosimilmente, si giovano solo in maniera molto marginale del periodo festivo.Per non parlare dell’estate: chi scrive dedica giugno, luglio e agosto al recupero del backlog e di titoli che non si è avuto il tempo di giocare durante i mesi freddi, ma non tutti hanno questa possibilità, né gradiscono ripescare dal passato titoli visti come “vecchi”.

Non cambierà nullaQuesto pezzo, come tutti gli altri della rubrica Occhio Critico non è teso a cambiare realtà consolidate nel tempo, ma piuttosto ad aprire una discussione e un terreno di confronto tra noi videogiocatori: in altre parole, non mi illudo sul fatto che, dopo un gennaio probabilmente asfittico, saremo bombardati, tra febbraio e marzo, da una grande quantità di uscite di qualità (tra le quali, purtroppo, non ci sarà The Witcher 3…sigh), per poi ripiombare in una routine fatta di un gioco buono al mese fino a giugno, quando inizierà nuovamente una clamorosa moria delle vacche, che, e mi lascio andare a previsioni senza rete, proseguirà fino a settembre.Insomma, il ciclo annuale si ripeterà, e, differentemente da altre volte, quando ho esortato i lettori ad agire in modo critico e lavorando come un’entità unica, temo che noi consumatori potremo fare ben poco per modificare queste abitudini dei publisher.Portate pazienza, quindi, e organizzate bene il vostro calendario acquisti: avete mai pensato di farvi un bel backlog?

Regalare un calendario ai publisher sarebbe una delle mosse più intelligenti che il videogiocatore moderno potrebbe fare: sedotto tra autunno e inverno ogni anno, e abbandonato a primavera, all’appassionato non rimane altro da fare che comportarsi come un animale da letargo, facendo una piccola scorta di giochi da utilizzare quando le uscite si diradano, così da non rischiare di dover presenziare ad incontri di famiglia ed altri riempitivi assortiti quando il gioco si fa duro.

Gli Stark direbbero “winter is coming”, io aggiungo “non fatevi trovare impreparati”.