Recensione

Ninja Gaiden 3

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a cura di Pregianza

Quando si parla di Tomonobu Itagaki bisogna tenere a mente tre grandi verità assolute. La prima: “Gli occhiali da sole di Itagaki sono in realtà una creatura aliena in simbiosi con sua faccia”. La seconda: “Itagaki non ha peli sulla lingua, e per esserne sicuro se la lima con la carta vetrata”. La terza: “Itagaki i giochi li sa fare, eccome”. Proprio a causa di quest’ultimo e importantissimo dogma, il seme del dubbio si è lentamente instillato nel cuore di milioni di videogiocatori quando l’eccentrico game designer ha affermato di voler dire addio al Team Ninja una volta per tutte. Sarebbero riusciti i ragazzi della software house nipponica a mantenere impeccabile la qualità di alcune delle loro serie più note senza il loro stilosissimo guru?  Vista l’aria pesantissima che aleggiava sul suo operato futuro, Yosuke Hayashi,  nuovo capoccia della casa di sviluppo, ha deciso di tirar fuori le unghie da subito per riconquistare i fan e di far uscire Ninja Gaiden 3. Le aspettative erano enormi, e non da meno sono state le affermazioni del buon Hayashi, che ha detto di voler rivoluzionare del tutto la saga, senza trattenere commenti piuttosto rudi (paragonabili a quelli del suo ex-capo) riguardanti altri esponenti del genere. Oggi scopriremo se il caro vecchio Ryu Hayabusa è tornato in tutto il suo splendore, o se avrebbe fatto meglio a starsene nelle ombre.

Ryu, devi salvare il mondo da una trama terribile. Missione fallitaI Ninja Gaiden non hanno mai brillato per la narrativa. Non che i personaggi principali della serie manchino di carisma, tutt’altro, ma si sono sempre trovati coinvolti in vicende contorte e scarsamente sensate, con antagonisti dimenticabili e un’accozzaglia di demoni, divinità e mostri vari attaccati alla storia con il domopak. Questo capitolo non fa differenza. Ryu si ritroverà con un braccio maledetto dopo una missione a Londra, dovrà salvare il mondo da una misteriosa organizzazione, e finirà come sempre in un tornado di nemici, situazioni ridicole, comprimari dotati dello spessore di una sagoma di cartonato e tutta una serie di scene piene di buonismo prese di forza dai peggiori anime giapponesi. Insomma, la trama di Ninja Gaiden 3 è la “Corazzata Potemkin”, di fantozziana memoria, e a poco serve il tentativo degli sceneggiatori di rendere Ryu più umano smascherandolo ogni due per tre, o l’inserimento di scene gratuite di una violenza inaudita. Non prendete questo gioco per la storia. C’è poco altro da dire a riguardo.

Il misterioso stile della telecamera ubriacaUna delle componenti più importanti in un titolo action è la giocabilità, un gioco di questo tipo dopotutto non è niente senza un sistema di combattimento con i controfiocchi. Dunque, quando Hayashi ha promesso un gameplay profondamente rinnovato e ancor più spettacolare, ci aspettavamo di vedere lo schermo della nostra televisione esplodere. Purtroppo il game designer ha miseramente fallito, applicando dei cambiamenti che hanno reso in effetti l’azione più cinematica, ma hanno anche degenerato una struttura collaudata e maledettamente ben fatta che meritava un trattamento migliore. Ryu potrà eseguire due tipi d’attacco, veloce e potente, parare, schivare i colpi con un rapido scatto, e saltare. Nulla di originale, ma chi ha provato i Ninja Gaiden precedenti noterà subito una risposta più lenta nei colpi e una certa goffaggine nei movimenti del guerriero. Nella serie c’è sempre stata un po’ d’inerzia nei colpi e nell’esecuzione delle combo, ma in questo capitolo la cosa è persino più marcata, e i comandi non dimostrano sufficiente responsività. Dall’inizio alla fine non avrete mai l’impressione di poter controllare alla perfezione Hayabusa, tanto che in molti casi le combinazioni vi usciranno a casaccio. Certo, alcune serie di colpi classiche sono ancora presenti, e determinate mosse escono senza problemi con un po’ di pratica, sono però scomparse le scelte multiple delle armi, e la possibilità di portare distruzione tra i nemici con un’incredibile varietà di attacchi. In questa avventura sarà la katana la vostra unica compagna, e non potrete nemmeno utilizzare tutte le sue combo finché non otterrete una specifica spada a campagna inoltrata. Tale semplificazione si è diffusa anche nel sistema di crescita, sparito completamente, e nell’uso dei ninpo, ora limitato all’evocazione di un poderoso drago di fuoco in grado di distruggere qualunque nemico base, previo il riempimento di una barra dedicata a forza di fendenti. Un tale calo di profondità sarebbe persino accettabile, se non fosse accompagnato da altre due aggiunte tutt’altro che brillanti: la novità numero uno riguarda la telecamera, che durante i combattimenti ha la spiacevole tendenza ad avvicinarsi all’azione a ogni uccisione per rendere le morti più coreografiche. L’idea di per se avrebbe anche potuto avere senso, peccato che il continuo spostamento della visuale renda difficile capire da dove arrivano gli attacchi nemici in situazioni molto concitate, e crei grossi problemi alle difficoltà più elevate. La seconda aggiunta è uno speciale attacco a carica, che diventa utilizzabile dopo un buon numero di esecuzioni e la cui disponibilità viene indicata da un’evidente aura energetica rossa attorno al braccio di Ryu. Una volta utilizzato, il protagonista si teletrasporterà da un nemico all’altro, massacrando tutti i malcapitati nei paraggi. La meccanica fa sicuramente scena, ma caricarla in certe battaglie è fin troppo facile e annulla del tutto il livello di sfida di alcuni scontri in normal. Se volete un’esperienza piuttosto impegnativa cominciate subito in hard, anche se la telecamera ballerina, l’auto targeting impreciso e i comandi inaffidabili vi uccideranno molto più spesso dell’aggressività dei nemici. A risultare ancor più incredibile è il fatto che, anche con tutti questi difetti evidenti, il gameplay non sia comunque pessimo, perché mantiene elementi che hanno reso grande la serie, tra cui una notevole velocità delle battaglie, la necessità di affinare i riflessi per cavarsela, e alcune boss fight folli e piuttosto divertenti (seppur meno difficoltose di quelle viste in passato). Se le uniche caratteristiche positive del sistema sono però legate ai capitoli precedenti, e alcune vengono colte solo raschiando a fondo e giocando a difficoltà aumentate, vuol dire che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella via intrapresa dagli sviluppatori.Per aggiungere un minimo di varietà, Hayabusa dispone anche di un arco in grado di mirare automaticamente, e delle immancabili stelle ninja. Gli shuriken sono assolutamente inutili, l’arco è invece indispensabile per superare certi combattimenti, che però sono tutti sorvolabili semplicemente saltando e sparando a mezz’aria di continuo. Qualche sezione di scalata con l’aiuto dei kunai e un po’ di platforming sparso qua e là non bastano a risollevare l’esperienza, che non vanta neppure un ritmo decente. Tutto il singleplayer si articola in pratica in una serie infinita di combattimenti contro gruppi di antagonisti minori, intervallati da brevi fasi platform, da quick time events fuori di testa, e da boss fight. Non è certo il primo action game in cui succede, ma qua il numero di nemici riesce a essere estenuante. Gli avversari sono aggressivi e vari, ma in generale richiedono sempre le stesse due/tre strategie per essere eliminati (con qualche rara eccezione) e verso la fine della campagna non ne potrete più di essere attaccati da gruppi di inutili scagnozzi, vorrete semplicemente arrivare al boss. Questa noia è strettamente correlata alla mancanza di crescita del personaggio che insieme alla narrativa debole e alla elevata ripetitività dei compiti annulla quasi del tutto la spinta ad andare avanti.Un po’ della progressione persa in singolo la si ritrova fortunatamente nel multiplayer online, curiosa aggiunta che permette di svolgere missioni in cooperativa o di darsele di santa ragione in arene competitive. Qui potrete creare un ninja e svilupparne le capacità, ma non pensiate di poter perdere molto tempo in rete, le opzioni sono piuttosto limitate e i compiti della modalità co-op poco interessanti. Ad ogni modo è un extra che non dispiace.

Bloody Hell!Almeno tecnicamente Ninja Gaiden 3 non delude. Graficamente l’opera del Team Ninja non fa gridare al miracolo, ma di sicuro ha stile da vendere. Durante le sue scorribande Ryu ne combinerà di tutti i colori: schivate rotanti di missili a mezzaria, acrobazie in groppa a jet in volo, planate a velocità luce con tanto di uccisione in atterraggio… nulla è precluso al superninja. Il design di boss e personaggi risulta poi di ottimo livello, con alcuni incontri davvero degni di nota. Gli amanti dell’ultraviolenza probabilmente non apprezzeranno la scomparsa degli smembramenti, ma gli ettolitri di sangue versati dai nemici dovrebbero essere un degno sostituto degli arti mozzati. Noi non abbiamo invece gradito le continue sequenze che mostrano Ryu in preda alla maledizione del suo braccio, mentre arranca e squarta gente a caso. Utilizzato uno o due volte sarebbe stato un espediente d’effetto, ma viene davvero abusato. Curiosa la scelta di implementare il Playstation Move nel sistema di controllo. La periferica risponde piuttosto bene, anche se per facilitarne l’utilizzo è stata inserita una difficoltà facilitata apposita. Buono il sonoro, con doppiaggi di ottima qualità, che però non bastano a risollevare una trama davvero di bassa lega.  Non male la longevità, che si aggira attorno alle 10 ore, più il multiplayer.

– Esagerato e a tratti spettacolare

– Livello di sfida elevato alle difficoltà maggiori

– Il multiplayer si lascia giocare

– Narrativa atroce

– Gameplay semplificato, troppo spesso confusionario e impreciso

– Spaventosamente ripetitivo

6.5

Ninja Gaiden 3 è uno spaventoso passo indietro rispetto ai capitoli che l’hanno preceduto. Hayashi aveva promesso una rivoluzione ma, invece di migliorare il sistema di gioco, ha sfornato un action game eccessivamente semplificato, lineare e ripetitivo, che le esagerate sequenze di intermezzo tra un combattimento e l’altro non bastano a risollevare. Rimane un prodotto passabile che può divertire, specialmente alle difficoltà più elevate, ma vedere un’icona del gaming come Ryu Hayabusa sulla copertina di un titolo così mediocre non è piacevole. Se questa è l’idea di evoluzione del Team Ninja, non osiamo immaginare cosa possano combinare con i brand che gli rimangono. Speriamo sia solo un incidente di percorso.

Voto Recensione di Ninja Gaiden 3 - Recensione


6.5