Recensione

Mad Max

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a cura di FireZdragon

Warner Bros è una casa di produzione molto attenta alle tendenze cinematografiche, visto il doppio ruolo che interpreta nell’industry, e spessissimo i suoi giochi vengono pubblicati seguendo il traino delle pellicole. È successo con i giochi Lego, con la stupenda serie di Batman e persino con quel Shadow of Mordor che non più di due anni fa ha stupito tutti con una formula di gioco piuttosto standard ma con qualche chicca davvero inaspettata.Ecco allora che, con l’arrivo nelle sale di Mad Max Fury Road, non poteva mancare un gioco capace di sfruttarne la spinta pubblicitaria, un titolo slegato in termini di storyline ma in grado ugualmente di attirare i fan. Lo sviluppo di Mad Max è stato quindi affidato ai ragazzi di Avalanche Studios, perfetti per dare vita a un titolo dall’alto tasso adrenalinico, costruito su di una struttura open world e dai connotati fortemente action, proprio come quel Just Cause di cui sono creatori. Curiosi di conoscerne il risultato? Continuate a leggere!

Sabbia in boccaMad Max prende le distanze dalla pellicola in maniera decisa, proponendo una trama a tratti piuttosto banalotta che fatica a tenere incollato il giocatore allo schermo. Il mondo post apocalittico in cui ci ritroviamo ha mutato profondamente i paesaggi e trasformato le persone in perfidi sciacalli senza cuore, decisi a tutto pur di sopravvivere. Da questo punto la storia sembra scriversi da sola, con il nostro anti eroe privato della sua preziosa vettura e deciso a farla pagare carissima a Scrotus, il cattivone di turno, e alle sue genti: bande di sciacalli feroci che pattugliano il deserto e straziano i pochi sopravvissuti al disastro nucleare.Appiedati, senza risorse e ormai quasi senza speranze inciampiamo fortunosamente in Chumbucket, uno storpio meccanico con qualche rotella fuori posto che aiuterà Max nella sua lotta, procurandogli una nuova vettura e potenziandola nel migliore dei modi.In Mad Max infatti la Magnum Opus trascende dal ruolo di semplice mezzo, diventando a tutti gli effetti una vera e propria protagonista, e occupando tra le altre cose gran parte del tempo che trascorreremo in gioco. Che si tratti semplicemente di spostarsi da un accampamento all’altro o di lanciarsi all’inseguimento di qualche convoglio nel deserto, la Magnum Opus sarà la nostra unica ancora di salvezza e gran parte delle ore che dedicheremo al titolo lo faremo sfrecciando sul nostro bolide.Come è ben facile intuire quindi, più che in ogni altro open world, in Mad Max la guidabilità diviene uno dei punti essenziali da valutare, nonostante questa non risulti essere esattamente il fiore all’occhiello della produzione. La guida fortemente arcade, unita a un design del mondo di gioco fatto di salti e strade dissestate, rende difficile il controllo del mezzo inizialmente e un po’ di pratica è richiesta per prenderci la mano adeguatamente. Poco male in fin dei conti, secondo noi questa guida molto sporca e di difficile gestione trasmette perfettamente l’idea di avere a che fare con bolidi di fortuna, spesso dotati di motori super potenti ma carenti di tutte quelle innovazioni tecnologiche e aerodinamiche che gli permettono di risultare controllabili serenamente. Avalanche Studios non si è limitata tuttavia a metterci in mano un mezzo standard ma ci ha dato la possibilità di plasmare la quattro ruote secondo i nostri gusti e, ovviamente, secondo le necessità. Proseguendo nel gioco entreremo in possesso di barriere respingenti, aggiungeremo spuntoni sulle fiancate, speroni e lame, o ancora armi di vario tipo da usare con l’aiuto di Chumbucket, e potremo andare a ritoccare anche parametri più tecnici come ammortizzatori e motore per adeguare le prestazioni a quelle dei numerosi nemici che girovagano per le Wasteland. Non solo elementi di gameplay questi ma anche estetici, con la possibilità di cambiare persino carrozzeria e decalcomanie alla nostra Magnum Opus e addirittura montare trofei su cofano e paraurti dopo aver ucciso i capi convoglio di Scrotus.Una personalizzazione che soddisfa, superiore in tutto e per tutto a quella riservata al nostro caro Max che potrà equipaggiarsi con vestiti e armi in numero nettamente ridotto.

Acquistiamo power upPer poterci migliorare e potenziare dovremo ovviamente accumulare crediti, questa volta proposti sotto forma di rottami e sparsi qua e là nella vasta area di gioco. Distruggere vetture, esplorare ed eliminare gli avamposti ci ricompenserà con pezzi di ricambio da spendere poi nel nostro garage di fiducia, accessibile dal menù in qualsiasi parte del mondo vi troviate. Il gioco purtroppo erige la raccolta dei rottami come punto cardine, facendo ruotare tutto il resto attorno alla sua orbita. Questa soluzione adottata da Avalanche Studios pone Mad Max in una bruttissima posizione, dove la ripetitività e la noia vengono presto a galla, con il giocatore costretto a eseguire sempre le medesime azioni in un ciclico rituale per proseguire. Giunti in un’area nuova bisogna ridurre l’influenza di Scrotus sulla zona in un numero davvero limitato di modi e questo solo per sbloccare le missioni principali della storia. Queste non richiedono altro che completare ancora una volta le medesime azioni, camuffate da sezioni guidate dalla trama, spesso anche forzando brutalmente il backtracking per allungare la longevità. In realtà più che correre in auto e combattere a mani nude su Mad Max non farete e questo limita davvero troppo l’esperienza di gioco. Mad Max è insomma un titolo che non ne vuole proprio sapere di sbocciare e dopo oltre quindici ore di gioco, quando avrete ormai portato a termine la campagna, il vostro desiderio di provare qualcosa di nuovo o di avere qualcosa in più non sarà ancora sazio, lasciando un pericoloso retrogusto di insoddisfazione.Batman ad esempio ci ha sospinto a proseguire grazie ad una trama particolare con buoni colpi di scena e Mordor, molto più simile come problematiche, aveva invece il Nemesis System, che lo ha aiutato a uscire da questa pericolosa piattezza. Mad Max invece no, ricicla esperienze viste in mille altri giochi e le propone senza mutarle di una virgola. Avremo dei punti dove effettuare sincronizzazioni alla Assassin’s Creed per vedere tutti i punti caldi della regione, le basi da conquistare come in Far Cry, con tanto di alleati che ne prenderanno possesso rifornendoci regolarmente di rottami, e un sistema di combattimento preso pari pari dal free flow di Batman, con un’IA purtroppo deficitaria e contrattacchi e combo da concatenare in maniera semplice.Persino gli scontri con i boss, mai numerosi o particolarmente impegnativi, richiedono semplicemente di schivare i colpi pesanti e di contrattaccare il nemico in maniera meccanica, senza alcuno spunto originale.Tutto ciò è infine contornato da numerose feature solo abbozzate che riflettono uno sviluppo travagliato, ricco di idee , alcune delle quali anche piuttosto buone, poi abbandonate e tagliate quasi definitivamente dalla produzione. Avalanche aveva infatti deciso che Max sarebbe dovuto sopravvivere con le proprie forze in un ambiente senza risorse, senza acqua e senza cibo e per questo aveva tolto la rigenerazione automatica della vita e persino aggiunto il consumo della benzina. Idee per l’appunto eccellenti ma che all’atto pratico vengono nullificate da un consumo irrisorio del carburante, con un pieno potrete girare tranquillamente per oltre quattro ore a tutto gas, dal respawn infinito delle taniche di benzina negli avamposti, e dal riempimento completo della barra energetica ad ogni nuovo caricamento della partita, dovuto a una morte o a un semplice nuovo log in.

Il motore, ah che motore!La struttura ludica è insomma nella media, aiutata in questo caso da un comparto tecnico discreto ma con alcuni tocchi di classe che ne elevano sicuramente la qualità. La Draw Distance è più che buona anche se saltuariamente si nota un caricamento delle texture in ritardo, così come alcune strutture che compaiono e scompaiono all’improvviso smaterializzandosi.A farla da padrone tuttavia sono le esplosioni, davvero magnifiche e con rossi accesi in netto contrasto con la sabbia e le sfumature di marrone che tinteggiano le ambientazioni di Mad Max. La polvere e gli effetti particellari poi sono resi in maniera grandiosa e trasmettono al giocatore ottime sensazioni, facendogli dimenticare e distraendolo soprattutto da altri numerosi e frequenti bug, fortunatamente ininfluenti al fine dell’esperienza di gioco. Più pesante invece la problematica sul framerate che in alcune situazioni, con polvere ed esplosioni che riempiono lo schermo, cala drasticamente, fiaccando pericolosamente la fluidità dell’azione.Chiudiamo infine parlando positivamente del sonoro con un doppiaggio buono a tratti, rigorosamente in lingua inglese, il rombo dei motori ricreati egregiamente ed effetti ambientali avvolgenti, soprattutto durante le tempeste di sabbia, davvero credibili in ogni loro aspetto.

– Tanta personalizzazione per la Magnum Opus

– Meccaniche rodate

– Effetti atmosferici e ciclo giorno notte ben realizzati

– Ripetitivo in maniera eccessiva

– Backtracking forzato

– Meccaniche già viste e senza alcuno spunto originale

– Trama priva di mordente

7.5

Mad Max, sfortunatamente, non riesce a replicare quanto fatto con Shadow of Mordor. Il titolo di Avalanche Studios riesce a tratti a divertire e non fa nulla di particolarmente sbagliato, ma dimentica di presentare al pubblico qualcosa di nuovo e di realmente innovativo.

Il problema principale del gioco è una trama che non riesce a rapire e che non dà quello stimolo al giocatore necessario per superare le fasi di noia e calma piatta che la ripetitività di meccaniche mettono sul piatto. Un gioco insomma senza infamia e senza lode, da recuperare solo se non vedete l’ora di perdervi nelle devastate Wasteland.

Voto Recensione di Mad Max - Recensione


7.5