Recensione

Le cronache di Spiderwick

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a cura di ViKtor

Arthur Spiderwick viveva da solo nella tranquillità di una grande villa di campagna, ma ben presto una scioccante scoperta avrebbe sconvolto la sua pacifica esistenza. Proprio attorno a lui e alla sua magione pullulava un mondo fantastico, abitato dalle più classiche creature dell’immaginario fantasy e non visibile all’occhio umano. Decise così di celare questo segreto in un manoscritto. Anni dopo i suoi nipoti si trasferiscono nella vecchia villa: l’insaziabile curiosità di un bambino è un pericolo troppo forte anche per il Libro dei Segreti…

Libro, pellicola, videogioco“Le cronache di Spiderwick” è una saga di libri fantasy, prodotta della mente della scrittrice americana Holly Black, che la Universal Pictures ha deciso di trasformare in un film seguendo le orme dei vari esponenti del genere, da “Le Cronache di Narnia” al più recente “La bussola d’oro”. La pellicola, prevista per fine marzo nelle sale italiane, trasforma in immagini ciò che il libro narra, ovvero le avventure di tre fratelli che vengono a contatto con un universo popolato da troll, goblin, elfi, fate, nani e altri strambi esseri. La trama, senza stare a rovinarvi le sorprese nel caso in cui voleste andare al cinema, porterà i ragazzini a combattere contro gli orchi che vogliono impossessarsi a tutti i costi del Libro dei Segreti.Naturalmente un brand del genere non è completo se non si sviluppa un relativo videogioco ufficiale: compito spettato alla Stormfront Studios, che ha portato il titolo su tutte le piattaforme disponibili, compresa Xbox 360, la cui versione è obiettivo di questa recensione.

Solo giovani in sala?Il gioco ha inizio all’interno di Villa Spiderwick. La madre dei protagonisti si è appena trasferita in seguito ad una dolorosa separazione, ma i figli non sono felici e hanno strani sentori sulla loro nuova dimora.In particolare Simon, uno dei due gemelli, bambino sveglio e ficcanaso. Proprio lui è il primo personaggio che controlliamo, con il compito di esplorare la casa. Preludio al ritrovamento del Libro dei Segreti, nonché pretesto per impratichirci con il sistema di controllo. Una sorta di tutorial, insomma, che chiarisce immediatamente il target del titolo: un pubblico giovane, così com’è d’altronde per il film e come era più che lecito attendersi.Durante gli otto capitoli che compongono l’avventura, emergono con chiarezza tutti i canoni della tipica trasposizione videoludica di questo tipo di pellicola: giocabilità semplificata, immediatezza, aiuti frequenti ed estrema linearità.Con la levetta sinistra muoviamo in terza persona il personaggio, seguito da una telecamera che fa bene il proprio dovere. A seconda dell’arma impugnata (mazza da baseball, sciabola o fionda) con il tasto A attacchiamo e con la levetta destra prendiamo la mira. Colpire i goblin che infestano la foresta e il giardino della villa è semplice e questi non costituiranno mai un vero pericolo, neanche al livello di difficoltà più elevato. Altri nemici, come ad esempio i troll di fiume, richiedono un minimo di ragionamento in più per essere abbattuti, donando un pizzico di varietà all’azione.Oltre alle armi tradizionali, ben presto veniamo in possesso di uno strano retino, che scopriamo servire a catturare i cosiddetti “spiritelli”, esserini volanti che vagano indisturbati per il mondo di gioco, e che nemmeno i goblin osano avvicinare. Una volta catturati parte un minigioco, consistente nel grattare un foglio che cela il loro ritratto. Scoprendolo tutto otterremo lo spirito, e con esso i vantaggi che ci porta: dal recupero di punti salute al potenziamento degli attacchi, all’aumento della velocità e via dicendo. Questi bonus possono tornare utili durante le battaglie più concitate, nonché si rivelano indispensabili per superare alcuni enigmi, rivelandosi così un aspetto della giocabilità ben implementato. Fortunatamente, mi viene da aggiungere.I capitoli si dividono in missioni, sbloccabili una dopo l’altra con una linearità disarmante, seguendo le tracce del film. Alcuni obiettivi secondari vengono aggiunti mano a mano che si procede nel gioco e ci porteranno alla catalogazione di tutti gli spiritelli, al ritrovamento di alcuni fossili oppure all’abbellimento della casetta di Giangoccetto, uno dei protagonisti della pellicola, di cui diventiamo presto amici e che ci ritroviamo a controllare in determinati momenti dell’avventura in una sorta di platform game.I tre ragazzini sono specializzati nell’uso di armi diverse, ma ai fini dei combattimenti purtroppo incide ben poco. Mallory, la sorella più grande, è abile con la sciabola, Simon ama la sua fionda e Jared risulta essere un misto dei due fratelli.La linearità di cui parlavo prima è talmente marcata che a volte può capitare di superare un obiettivo senza neanche saperlo, e di accorgersene soltanto una volta raggiunta la missione successiva. Un difetto non di poco conto, che può sviare e confondere più di un giocatore. A limitarne la gravità, però, intervengono i frequenti aiuti che ci vengono proposti e che spesso tolgono anche quel poco di pepe che avrebbe un enigma ben congegnato. Anche perché, per completare la trama principale, non impiegherete più di sei ore (scarse). Un po’ troppo poco.

Bello come il film? Insomma…La sufficienza con cui è stato fatto l’intero lavoro è palese anche nel comparto grafico. Dovessimo valutare questo aspetto solo considerando la riproduzione della villa, il voto sarebbe disastroso: il livello di dettagglio è infimo, non c’è alcun tipo di effetto ed è tutto tremendamente spoglio. Fortunatamente a risollevare le sorti ci pensano gli ambienti esterni che, pur senza osare nulla, sono più curati ed elevano qualitativamente il motore non facendolo sembrare programmato per una Playstation 2. Ogni tanto, poi, fa la comparsa qualche calo di frame, onestamente assurdo ed ingiustificato vista la potenza della console.La rappresentazione dei personaggi è l’aspetto meglio realizzato: sono abbastanza dettagliati e, soprattutto, animati discretamente bene da rendere un minimo credibile ciò che accade sullo schermo.Tra un capitolo e l’altro si può assistere a spezzoni tratti dal film, riproposti con discreta qualità ma mai eccessivamente lunghi (tanto che il filmato finale è davvero deludente).Discorso sonoro: la trama è narrata dalla voce fuori campo di Arthur Spiderwick, ottimamente doppiato; gli effetti sono azzeccati e le musiche fedeli a quelle del film, oltre che allineate alla situazione di gioco. Tutte qualità che ne fanno la parte migliore dell’intera produzione.

– Ripropone le atmosfere del film

– Immediato

– Per nulla profondo

– Cortissimo

6.2

“Le cronache di Spiderwick” rientra a pieno titolo nel grande calderone delle produzioni su licenza cinematografica. Da questo attinge ogni caratteristica tipica del genere quali l’immediatezza, la giocabilità semplificata, la scarsa profondità e, soprattutto, il target a cui si rivolge, composto dai giocatori più giovani. Proprio per questo valutatene attentamente l’acquisto: potrebbe interessarvi solo se amate a dismisura libro e film, di cui ritroverete le atmosfere e i personaggi. In caso contrario, lasciatelo sullo scaffale.

Voto Recensione di Le cronache di Spiderwick - Recensione


6.2