Recensione

Il Signore degli Anelli - La Guerra del Nord

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a cura di AleZampa

De Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord vi abbiamo parlato molto ultimamente, ma anteprime, interviste con il team di sviluppo, e hands-on non erano riusciti fino ad ora a darci una chiara dimensione del progetto Snowblind. Con la nostra copia review nel tray di PlayStation 3 abbiamo finalmente potuto testare la versione definitiva di questo promettente progetto, mettendone a nudo pregi e difetti. Preparatevi quindi ad un lungo e periglioso viaggio nella Terra di Mezzo ai tempi di Sauron e degli Anelli del Potere.

Storia originale si, ma non troppoIl motore narrativo del titolo, come già detto in fase di anteprima, è totalmente nuovo, e non si appoggia ad un racconto già scritto da Tolkien. Nei panni di Eradan, un ranger Dùnedain, Farin, un nano guerriero, e Andriel, elfa di Gran Burrone ci troveremo nella classica storia più grande di noi, che ci vedrà contrapposti ad Agandaur, braccio destro di Sauron nel nord della Terra di Mezzo. il setting è in sostanza lo stesso degli eventi narrati nel Signore degli Anelli, e l’avventura che vivremo ha gli stessi passaggi narrativi di quella di Frodo e compagnia. Anche noi infatti incontreremo Aragorn a Brea, Elrond a Gran Burrone, spettri dei tumuli, ragni di giganti e bestie volanti, in una storia che seppur scritta da zero strizza forse eccessivamente l’occhio a quella Tolkeniana. Il susseguirsi degli eventi è in effetti molto simile alla storia originale, ma lasciamo a voi il compito di giudicare la sceneggiatura del titolo Snowblind: un doveroso omaggio o un eccessivo appiattimento al plot originario? Originale o meno però, fa piacere incontrare volti noti e familiari (le fattezze dei personaggi e delle aree sono infatti modellate partendo dalla trilogia cinematografica di Peter Jackson), così come vivere una piccola (ed epica) versione in miniatura di una delle storie più importanti dell’intera letteratura fantasy. I personaggi creati per l’occasione sono dei perfetti archetipi della loro razza (e professione), e la loro caratterizzazione è, se vogliamo, molto marginale, seppur efficace: il linguaggio pomposo e fortemente stereotipato potrebbe sembrare “vecchio” a molti, ma in fondo non è tanto distante dal modo in cui lo stesso Tolkien fa parlare i propri personaggi. Aspettatevi quindi sequele interminabili di frasi fatte riconducibili all’orgoglio Dùnedain, il valore nanesco, o la sapienza elfica.

Menar le maniIl gameplay de La Guerra del Nord è un riuscito mix di elementi puramente action, ruolistici e di dungeon crawling. A fare la parte del leone sarà ovviamente l’impronta fortemente action della produzione, sulla quale è di fatto incentrato l’intero progetto. Questa chiarissima direzione, oltre che dal background dello studio, è data già dalla mappatura dei tasti: sui tasti frontali avremo infatti gli immancabili attacchi leggeri e pesanti, da concatenare per entrare in modalità Eroe e infliggere più danni, e la schivata. Con il dorsale sinistro entreremo invece in modalità mira, che ci permetterà di sferrare colpi a distanza con l’arco o la balestra, mentre la combinazione del dorsale destro, più uno dei tasti frontali, ci farà accedere ad una serie di abilità corpo a corpo variabili in base al personaggio. La croce direzionale, e in particolare i tasti destra e sinistra saranno invece deputati all’utilizzo rapido delle pozioni che ripristineranno vita e potere.Una volta calati nel pieno della battaglia, il combat system, pur non innovando in nessun aspetto, riesce ad essere ad essere coinvolgente e divertente, sopratutto grazie all’interazione tra i tre personaggi: ognuno di essi infatti ha caratteristiche uniche, che lo porteranno a ricoprire un ruolo ben preciso nel party. Inutile girarci intorno, nonostante i ruoli del tutto scontati (nano tank, Dùnedain damage dealer ed elfo healer e mago offensivo da distanza) la combinazione delle abilità funziona, e spesso sarà necessaria per superare gli scontri più complessi. Partire alla carica senza il Grido di Guerra di Farin, o stare troppo lontani e perdersi lo scudo curativo di Andriel saranno errori che presto impareremo a non commettere. All’infuori delle dinamiche del gruppo invece, gli scontri sono quanto di più classico ci si possa immaginare per il genere: un susseguirsi di combinazioni di attacchi leggeri e pesanti, schivate, parate e contrattacchi, inframmezzati da colpi particolarmente cruenti che si possono infliggere quando il nemico è fiaccato dalla battaglia e dai nostri attacchi (capiremo quando è particolarmente vulnerabile dall’apparire di un triangolo sulla testa), che daranno vita a un colpo spettacolare (sottolineato dall’avvicinarsi della telecamera e dal rallentare del tempo) che il più delle volte vedrà la testa dell’orco che abbiamo di fronte rotolare lontano da noi. La particolare cruenza degli scontri (trattasi oltretutto del primo titolo su licenza de Il Signore degli Anelli dedicato ad un pubblico maturo) è sicuramente un punto a favore della produzione, e non perché lo siano la violenza o le immagini splatter in senso assoluto, ma perché a nostro avviso aiuta, e non di poco, a immedesimarsi nelle avventure dei protagonisti. La guerra è un affare sporco, persino nel dicotomico mondo Tolkeniano, e se amputiamo di netto il braccio di un Uruk-hai intento a farci a pezzi, ci aspettiamo di vedere un fiotto di sangue nero uscire dalle sue membra, non unicorni rosa e arcobaleni. Quando avremo sterminato nemici a sufficienza, e saremo finalmente saliti di livello (i punti esperienza sono ovviamente aumentati da un moltiplicatore che tiene conto dei colpi finali e delle combo) potremo finalmente mettere mano alla gestione del personaggio: ogni livello ci darà tre punti da distribuire nelle principali caratteristiche fisiche del personaggio, come, forza, resistenza, destrezza o volontà (che influirà sulla quantità di potere disponibile) e due ulteriori punti da distribuire nei diversi rami di abilità che ha ogni personaggio. In perfetto stile Diablo infatti potremmo specializzare il nostro alter ego in qualche disciplina (o abilità) particolare, come il miglioramento delle proprie skill di tiro con l’arco, magie più potenti, o una difesa fisica migliorata. Le abilità attive così sbloccate ci costeranno Potere, recuperabile con il passare del tempo o con le care vecchie pozioni blu. Starà quindi a noi decidere come far evolvere la nostra controparte della terra di mezzo, tenendo comunque a mente che non si potrà uscire troppo dal seminato, rappresentato nella fattispecie dal ruolo che gli sviluppatori hanno a monte già assegnato ai tre personaggi.Un altro elemento caratterizzante della produzione, riuscito senza se e senza ma, è quello della ricerca del loot migliore, e della continua corsa al miglior equipaggiamento possibile, che potremmo dire essere una delle spinte più grandi a proseguire nella storia ed esplorare ogni anfratto possibile. La quantità di armi, armature, oggetti ed equipaggiamenti in generale è sterminata, ed ovviamente ogni singolo pezzo, od ogni set, ha le sue peculiari caratteristiche (oltre che il suo personale aspetto), che vi potranno tornare utili al momento opportuno. Ogni volta che uccideremo un boss o un mini boss, ogni volta che apriremo una cassa o scopriremo un tesoro avremo la possibilità di mettere le mani su una spada migliore della nostra, qualche pozione, un ambito pezzo di equipaggiamento o un oggetto che ne migliori le caratteristiche (è infatti presente un sistema di craft all’interno del gioco), il tutto senza l’affanno (sopratutto in multiplayer) di correre per primi verso la cassa, visto che gli oggetti verranno automaticamente divisi in base alla classe del personaggio. Per rinvigorire inoltre l’accento sulla cooperazione avremo la possibilità di donare alcune degli item che non usiamo ai nostri compagni, siano essi bot guidati dal computer o amici online.

TecnicaCon un titolo del genere era inevitabile partire subito dai combattimenti, vero fulcro della produzione, ma è venuto il momento di fare un passo indietro e descrivere la struttura del titolo in maniera più ampia. Iniziamo subito col dire che l’avventura è fortemente scriptata e guidata dalla storia scritta dagli sceneggiatori, quindi la libertà concessa ai giocatori è del tutto relativa. Ogni volta che supereremo un capitolo, o raggiungeremo uno snodo vitale della narrazione, apparirà sulla mappa il nuovo punto di interesse, nel quale saremo liberi di tornare a piacimento. Avremo sempre la possibilità inoltre di tornare verso una sorta di zona sicura (Brea o Gran Burrone ad esempio) per riparare le nostre armature, comprare eventualmente nuovi item o semplicemente guardarci in giro e interagire con gli NPC, che magari ci daranno qualche quest secondaria da risolvere nelle aree circostanti. Di tanto in tanto inoltre sbloccheremo alcune missioni sfida, nelle quali dovremo perlopiù resistere a ondate sempre crescenti di nemici. Nonostante il gioco sia fortemente legato alla trama, la rigiocabilità è garantita dalla possibilità di cambiare il proprio personaggio all’inizio di ogni livello, in modo da affrontare la battaglia con un ruolo completamente diverso, o anche solo per cercare dei segreti visibili solo con un determinato personaggio (l’umano ad esempio è in grado di vedere le tracce di altri ranger e scoprire rifugi segreti e così via). I livelli sono ampi e solitamente ben disegnati, anche se alla loro ampia estensione non sempre corrisponde un’ampia libertà: le vie alternative percorribili infatti sono solitamente delle semplici deviazioni che ci porteranno a qualche forziere o a qualche cassa da rompere, e difficilmente troveremo di più.Il comparto tecnico invece vive di una realizzazione altalenante: possiamo tranquillamente dire che è il primo colpo d’occhio è sempre notevole, con ambientazioni caratteristiche (di sicuro aiuta molto attingere dall’immaginario Jacksoniano) e perlopiù ispirate che restituiscono la magia della Terra di Mezzo in modo convincente, ma, guardate con più attenzione, prestano il fianco a texture di qualità non elevatissima o elementi di contorno realizzati talvolta in maniera addirittura grossolana. I tre personaggi sono realizzati piuttosto bene (nonostante si possa notare, non senza incerto fastidio, che si siano dimenticati di mettere il collo al Dùnedain), con animazioni varie e ben realizzate, ed equipaggiamenti sempre diversi e ben integrati nel background dell’opera di Tolkien, mentre i nemici, goblin e non morti in testa, non sempre sono all’altezza della situazione. Spiccano invece per realizzazione e ispirazione alcuni dei boss di fine livello e sopratutto Beleram, la Grande Aquila (richiamabile tramite il ritrovamento di speciali oggetti) che ci accompagnerà nel nostro viaggio come prezioso (e potente) alleato.

La Grigia CompagniaIl Signore degli Anelli: La Guerra del Nord, giocato da soli, è un buon titolo, capace di regalare soddisfazioni ma non in grado di elevarsi a campione del genere, o distinguersi brillantemente dalla massa, se non per una licenza pesante che per una volta è stata ben sfruttata. Giocato in cooperativa invece assume tutt’altro spessore, guadagnando subito quel quid in più che potrebbe indirizzarvi all’acquisto. La gestione da parte del computer dei due personaggi è buona, ma non riuscirà mai a raggiungere le vette offerte da due buoni compagni d’avventura umani, in grado di concordare preventivamente le strategie da adottare e sopratutto metterle in pratica in maniera precisa ed efficace. Pur non raggiungendo, ovviamente, lo spessore dei titoli votati interamente alla cooperazione tra i giocatori (pensate ai MMO), in alcuni momenti sembra però ricordarli molto, con la fase di buff che precede la battaglia, il tank che si getta sui nemici e l’healer che cura nelle retrovie difeso dal ranger, sempre pronto ad attaccare il nemico alle spalle e dare il supporto necessario a chi ne avesse bisogno. In una parola: divertente. E difficile (il che fa diventare le parole due..), cosa che in questa particolare congiuntura del mercato videoludico ci sentiamo di dire non stanca mai.

– Licenza ben sfruttata

– Livello di difficoltà impegnativo

– Finalmente il sangue scorre nella Terra di Mezzo

– Realizzazione tecnica non sempre all’altezza

– Design dei livelli non sempre ispirato

8.0

Non vi nascondiamo che valutare Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord non è stata un’impresa semplice: da un lato abbiamo una licenza fortissima finalmente ben sfruttata, con una storia originale scritta per l’occasione, mentre dall’altro un gameplay che non fa nulla per discostarsi dalla massa di titoli di genere, sempre troppo simili a loro stessi. Quello che però fa pendere l’ago della bilancia in favore della produzione Snowblind è l’ottimamente implementato sistema di loot, che spinge realmente il giocatore al fatidico “ancora un altro mostro” e sopratutto la modalità cooperativa, vero fiore all’occhiello della produzione nonché concept di base dell’intera campagna. Il titolo ha dei difetti, inutile nasconderlo, e potrebbe non piacere a tutti, ma chiunque deciderà di dargli una possibilità, sopratutto se in compagnia di amici, non si pentirà dell’acquisto.

Voto Recensione di Il Signore degli Anelli - La Guerra del Nord - Recensione


8