Recensione

Hell Yeah!

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a cura di jewel

Da un po’ di tempo a questa parte, il senso dell’umorismo ha cominciato a diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo dei videogiochi. Easter egg e citazioni pop spuntano come funghi anche nei titoli dai toni più sostenuti o seriosi, e riescono sempre a strappare qualche piacevole risata a chi impugna il pad. I ragazzi di Arkedo hanno voluto portare questa specie di “tradizione” a un livello completamente nuovo, basando un progetto intero sul fattore ironia e riempiendolo di battute che potessero essere recepite in modo particolare da chi macina ore ed ore davanti a uno schermo. Il risultato si chiama Hell Yeah! L’ira funesta del coniglio morto, un platform assolutamente folle che vuole fare del suo stile sopra le righe la sua carta vincente, il suo indomabile cavallo di battaglia. In effetti è così: la strafottenza del gioco è davvero coinvolgente, ma nella disperata ricerca di una caratteristica che potesse renderlo unico, il titolo ha finito per peccare di presunzione dimenticando di rispettare i fondamentali del genere. Cerchiamo di capire insieme il perché.

Il coniglio demoniaco e la sua quest sanguinariaI ragazzi di Arkedo Studio non devono essersi impegnati più di tanto per escogitare una trama, d’altronde tutto ciò che serviva loro era una piccola premessa per dare inizio alle danze e scatenare il divertentissimo humor di Hell Yeah. Il breve video introduttivo ci presenta quindi Ash, principe delle tenebre nonché coniglio demoniaco la cui reputazione viene messa in pericolo quando un sospetto malfattore decide di fotografarlo mentre fa il bagno con la sua paperella nazista (soprannominata, pensate un po’, “ducktator”). Il nostro scheletrico e infernale protagonista decide quindi di far fuori cento mostri per placare la sua ira e, allo stesso tempo, dare nuovo lustro al suo nome e a quello della sua famiglia. Così nasce la missione che a grandi linee guiderà il gioco per le oltre sette ore che ha da offrire, ore condite da personaggi tanto spassosi quanto inquietanti che, in quasi ogni dialogo, saranno capaci di divertire in modo bizzarro e originale. Basti pensare a Nestor, il roseo polipo con la tuba che, tra un consiglio e l’altro, si rivelerà un gran bevitore simile per certi versi al fedele maggiordomo di Batman, Alfred. Uno dei tanti simpatici figuri con cui Ash potrà dare libero sfogo al suo caratteraccio e regalarci vari riferimenti a Sonic, i Chaos Emerald o quant’altro gli passi per la testa in quel determinato momento.

La sega circolare può essere uno strumento imprecisoLa formula base di Hell Yeah non aggiunge nulla di nuovo al genere cui appartiene. Il titolo si sviluppa su una struttura a livelli, costringendo il giocatore a ridurre in poltiglia un tot di nemici prima di avanzare attraverso la prossima porta. Ogni ambiente si dirama in diverse strade da percorrere, che a volte creano strutture quasi labirintiche in cui è facile perdere la bussola. Fortunatamente dalla nostra avremo sempre un radar ad indicare la direzione dei prossimi nemici da abbattere, e una mappa piuttosto esaustiva da consultare tramite menu. Ovunque saranno disseminati esseri diabolici da fare a fette utilizzando una combinazione della sega circolare (che Ash usa anche come mezzo di trasporto) e delle numerose armi da fuoco sbloccabili ed acquistabili presso i piccoli shop piazzati nei livelli. La parte che riguarda i combattimenti si è rivelata tutto sommato abbastanza soddisfacente, grazie non solo a un sistema di mira preciso ma anche agli esilaranti Quick Time Event che ravvivano ogni singola kill decisive.Il punto in cui il gioco delude è quindi, paradossalmente, quello che dovrebbe reggere l’intera impalcatura della produzione Arkedo. Essendo un platform caratterizzato dalla presenza di gaziliardi di ostacoli vari, Hell Yeah dovrebbe anzitutto rispondere ai comandi del giocatore in maniera rigorosa. Questo però non accade: nelle più rare fasi a piedi controllare il giovane Ash è già più fattibile, ma per la maggior parte del tempo, quando lo stesso si trova a bordo della sua sega rotante di metallo, diventa quasi una nostra responsabilità quella di dover sopperire alle mancanze tecniche del gioco. Molto spesso fermare la corsa del protagonista prima di andare incontro a morte certa si rivela una vera e propria impresa, e in troppe altre circostanze il veicolo della morte pilotato dal nostro amato coniglio finisce per inchiodarsi senza motivo su muri e quant’altro. I casi di imprecisione e le situazioni approssimative sono fin troppe da elencare e, come se non bastasse, a volte a fare cilecca è lo stesso design dei livelli da percorrere, con corridoi che costringono a un continuo avanti e indietro a volte frustrante . Sono difetti che sfortunatamente si notano bene solo dopo qualche sessione di gioco, ma è bene sottolineare che molti dei decessi cui si va incontro in Hell Yeah non dipendono dalla propria abilità al pad, ma da vere e proprie lacune del gioco in sé che costringono a un Trial & Error assolutamente fuori posto. Va invece elogiata l’abbondanza di mezzi e veicoli da pilotare, che qualche volta trasformano completamente le meccaniche di gioco e riescono ad allontanare il rischio monotonia.

I colori dell’infernoPer quanto riguarda la direzione artistica Hell Yeah vince su tutti i fronti. I colori utilizzati, vivaci e brillanti, trasportano il giocatore in una sorta di viaggio psichedelico tra mille mondi differenti, con scenari sempre unici e particolari. Un risultato davvero piacevole, se si prende in considerazione anche la grande cura per il dettaglio riservata a ogni elemento dell’ambiente e a ogni singolo personaggio. Da citare in questo senso è anche la possibilità di cambiare le caratteristiche estetiche di Ash, facendogli indossare maschere da ninja, cyborg o quant’altro che possono essere trovate esplorando i livelli oppure comprate negli shop di cui prima. Il tutto è condito sempre da un tocco di gusto per il macabro e di sano splatter in salsa cartoon, elementi nonostante i quali il gioco rimane adatto a utenza di qualsiasi età o sensibilità emotiva. La colonna sonora è infine capace di spaziare dalla musica elettronica all’heavy metal, passando per pattern di musica classica con assoluta nonchalance.

– Senso dell’umorismo coinvolgente

– Stile grafico tanto folle quanto geniale

– Colonna sonora di ottima fattura

– Imprecisioni nella lettura dei comandi

– Difetti seccanti nelle fasi di platforming

– Struttura dei livelli a volte inconcepibile

7.0

Hell Yeah! L’ira funesta del coniglio morto è un titolo che si sforza di essere unico nel suo genere, ma ce la fa solo in parte. Lo stile del gioco è sicuramente accattivante, grazie soprattutto all’irresistibile humor di cui si fregia e all’impatto audiovisivo più che coinvolgente. Ma se si eliminano questi aspetti puramente formali, si scopre un platform dalle evidenti mancanze e imprecisioni nell’ambito del controllo del protagonista e a volte approssimativo nel design dei livelli. Merita sicuramente per la buona varietà e longevità, vista anche la presenza di piccole missioni secondarie e della modalità Isola utili ad arricchire l’esperienza di gioco. Tuttavia, non possiamo trascurare i difetti di cui prima: Hell Yeah è come un bellissimo palazzo cui mancano le fondamenta.

Voto Recensione di Hell Yeah! - Recensione


7