Recensione

Half-Life 2: The Orange Box

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a cura di Jackazz

Half-Life 2. Gran gioco; forse non all’altezza del suo predecessore, ma dotato di un quid che molti videogiochi odierni vanno cercando invano. Grafica ai massimi livelli (per i tempi), merito soprattutto di quel Source Engine tanto flessibile quanto versatible, della massiccia presenza dell’Havok, di una sceneggiatura di chiara derivazione cinematografica e via dicendo. Elementi – peraltro già presenti nell’ineguagliabile capostipite – dotati di estrema raffinatezza. Oggi parliamo di Orange Box, la più completa raccolta di Half-Life 2 mai pubblicata.

Una confezione: cinque giochiQuesto recita il retro della copertina (guardacaso di colore arancio). All’interno troviamo un unico disco contenente l’originale HL2, il primo ed il secondo episodio, Portal ed infine Team Fortress 2. Passiamo dal single-player meglio strutturato al multiplayer a squadre per eccellenza, passando per un puzzle game che definire atipico sarebbe poco. Alcuni colleghi hanno definito questo prodotto “il miglior affare della storia dei videogiochi”: un giudizio che si dimostra veritiero soltanto in parte e frutto probabilmente di una eccessiva frettolosità. Orange Box fa senza dubbio del suo meglio per non rimanere sugli scaffali; d’altra parte alcuni imperdonabili difetti minano la riuscita di questo pacco, primo tra tutti la mancanza di un buon doppiaggio in italiano. Procediamo per ordine e ad analizziamo ad uno ad uno gli elemento costitutivi di questa fantomatica collection.

Half-Life 2HL2 prosegue il cammino interrotto alla fine del primo capitolo. Siete ancora a bordo di quella mitica monorotaia, alle vostre orecchie guingono le parole del G-Man, l’uomo con la valigetta. La scelta è gia stata compiuta: siete rimasti a bordo del mezzo. Le conseguenze della detta opzione risultavano, d’altro canto, pressochè inimmaginabili ai tempi. City 17 è ora la vostra nuova casa. La vostra nuova Black Mesa. il vostro nuovo teatro degli orrori. E’ una città di chiara ispirazione sovietica. L’architettura ricalca su lucido il grigiore freddo ed ateo del blocco comunista: palazzi irti e tutti uguali, dotati dello stesso identico numero di abitazioni e di finestre. Una città senza chiese per un popolo senza Dio. Dall’alto giunge soltanto uan voce: quella del Dr. Breen, colui che crede ciecamente nella teoria evolutiva, colui che sottopone il popolo alla legge del manganello. Poi ci siete voi: Gordon Freeman. Uomo libero e ultimo grido di libertà per un mondo che ha perduto la speranza. Il capolavoro Valve è stato convertito per console con grande dignità, soprattutto a livello di aggiornamenti grafici ed altre caratteristiche a prima vista secondarie. La grafica è stata “rimaserizzata” in alta definizione e non ha più nulla da spartire con la precedente versione disponibile per Xbox. Il frame rate è alto e in questo senso non si registrano cali o incertezze degne di nota. Sono stati introdotti filtri come l’High Dynamic range e l’effetto Motion Blur che, a dirla tutta, fanno molto “next-gen”. I controlli sono stati ottimizzati per sfruttare al meglio il pad Microsoft: i grilletti dorsali fungono da fuoco primario e secondario; i tasti dorsali sono utilizzati per lo sprint e la selezione dell’arma successiva. La gestione dell’armamentario avviene mediante la croce digitale. Il tutto risulta tranquillamente “smooth” tanto da essere giocato persino a chi si dichiara poco avvezzo al genere dei first person shooters: la sostituzione del mosue con le più restrittive levette analogiche si dimostra essere stato indolore. Il gioco è rimasto tale e quale a come ce lo ricordavamo: non sono presenti novità in alcun modo capaci di distinguere le due versioni. La presenza immancabile degli achievements rappresenta infine una sfida per il giocatore che deciderà di impegnarsi per sbloccarne la totalità: la varietà degli obiettivi esula dal classico “40 G – Atto I Completato” per concentrarsi invece su combo a danno dei nemici, aree segrete e via dicendo. Per chi non avesse avuto occasione di provare con mano il gioco Valve, Orange Box rappresenta una ghiotta occasione per colmare questa lacuna.

Episodio 1Un gioco che verrà principalmente ricordato per aver creduto nella formula episodica più che per veri e propri meriti a livello videoludico. Episodio 1 continua la storia dell’originale HL2 laddove si era conclusa. Lungi da me spoilerare qualsivoglia dettaglio concernente la trama – mi rivolgo in particolare ai novizi halflaifisti – non voglio allo stesso tempo trattenermi dal dire che EP1 porta avanti il tempo storico, l’orologio di City 17, circa un decina d’ore.Tra le innovazioni più interessanti si segnalano la rinnovata fisicità di Alyx, ora in grado di esibirsi in salti e movimenti a dir poco spettacolari. Gestualità e movenze lasciano ai blocchi di partenza arcaici sistemi come il Motion Capture o il sistema Ragdoll. La vostra compagna di viaggio acquista una personalità ed un carattere fuori dal comune.Le armi, così come gli scenari in cui sarete chiamati a fronteggiare la minaccia Combine, rimangono in sostanza gli stessi di HL2.

Episodio 2Visto il discreto successo ottenuto con il primo episodio, distribuito sia attraverso Steam sia mediante la più classica versione retail, Valve ha deciso di continuare questa originale formula commerciale. Episodio 2, a differenza del capitolo precedente, presenta numerose novità, soprattutto a livello estetico.L’ambientazione scelta per questo atto di discosta, finalmente, dal grigiore di City 17, dall’architettura asettica e sci-fi di Nova Prospekt. Vi sono qui oschi e foreste a fare la parte del leone: gli scontri avvengono su scala leggermente più ampia. EP2 porta una ventata di novità di cui la seria cominciava a sentire il bisogno. E’ probabilmente il primo capitolo a non sfigurare sulla potentissima Xbox 360. Non sto parlando (solo) di texture ad altissima definizione e l’aggiunta di qualche filtro grafico in forma di contentino: il motore Source garantisce, una volta di più, un colpo d’occhio a dir poco impressionante ed una visione d’insieme curata ed accattivante. I boschi si differenziano per le chiome degli alberi, i ruscelli gelati e gli strapiombi vertiginosi. Lo zelo utilizzato dai programmatori nell’aggiornamento dell’aspetto visivo non si è però dimostrato sufficientemente produttivo anche in campo di gameplay: la meccanica di gioco rimane la stessa, eccezion fatta per un nuovo veicolo interamente guidabile.

PortalFacciamo un salto indietro, nei lontani anni ’90, presso gli studi 3D Realms, è in lavorazione un gioco che si preannuncia straordinario. Motore grafico dettagliatissimo ed una storia di fantascienza intricata e spettacolare. Il gioco finisce nel dimenticatoio: riappare magicamente nel corso di un E3 di qualche anno fa, guinge sugli scaffali in tempo per l’estate scorsa. Sto parlando di uno tra gli sparatutto più belli di sempre. Sto parlando di Prey, a cui Portal deve molto. L’innovativo sistema dei portali permetteva al giocatore di passare da un portale di entrata ad uno di uscita, invertendo di volta in volta le coordinate spaziali ed il senso gravitazionale. In tal modo il pavimento su cui stvate camminando fino a pochi secondi prima poteva tramutarsi nel soffitto e via dicendo. Tale caratteristica funzionava come impalcatura per scontri a fuoco al limite della credibilità e delle leggi fisiche. Tolti le fasi puramente action, Portal è l’evoluzione di Prey, rimanendo sul tema dei portali. E’ un puzzle game che porta la firma di un gruppo di sviluppatori indipendenti, la cui società è stata acquistata in blocco dalla software house di Newell e Lombardi. La costruzione architettonica è cara a quel filone di pellicole distopiche come THX 1138: scelta cromatica tendente al bianco, ambiente circostante tanto sterile quanto massiccio ed impenetrabile. in quanto cavia di un non meglio precisato esperimento scientifico sarà vostro compito “evadere” la manciata di livelli proposti mediante l’ausilio della vostra arma. A differenza di quanto accadeva nel soppraccitato titolo Human Head, questa volta sarete voi stessi a creare i portali: grilletto destro, portale d’entrata; grilletto sinsitro portale d’uscita. Ne risulta una serie di mini-giochi in grado di provocare un certo grado d’assuefazione. La durata complessiva del gioco si attesta intorno alle due ore. Speriamo in qualche livello aggiuntivo nel corso dei prossimi mesi.

Team Fortress 2 Oggi il multiplayer sarebbe estremamente diverso da come lo conosciamo, se non ci fosse stato Team Fortress: un mod amatoriale realizzato per Quake dal Team Fortress Software. Robin Walker, autore ed ideatore della modification, lavora oggi per Valve Studios. Team Fortress è stato il primo gioco ad introdurre la modalità a squadre all’interno di una caotica arena multiplayer, per lo più votata al sempreverde Deathmatch. Le due squadre dovevano perseguire un obiettivo per poter prevalere sulla squadra avversaria: rubare la bandiera nemica, uccidere il vip ed altre assegnazioni di questo tipo. I due team si diversificavano in una serie di classi e sottoclassi (assolutà novità per l’epoca), in maniera tale che vi fossero elementi come il cecchino, il demolitore e l’ingegnere. Team Fortress riapproda in versione “classic” come mod gratuito per Half-Life e sviluppa ulterioremente il concetto di squadra, introducendo la spia ed aumentando la velocità di gioco a livelli di schizofrenia. Team Fortress 2 possiede invece una storia travagliata: nasce come mod squisitamente tattico, d’impostazione militaresca, per il primo HL, ma dopo l’uscita di Counter-Strike e di una miriade di cloni sempre meno ispirati, lo sviluppo del gioco subisce un netto contraccolpo che lo fa balzare fino al 20 Ottobre, data d’uscita di Orange Box.TF2 è un gioco veloce e coloratissimo, che cerca di non prendersi troppo sul serio ed al realismo sfrenato sostituisce un occhio di riguardo verso il divertimento meno impegnato. Sembra di essere all’interno del film “Gli Incredibili” di Disney/Pixar, per intenderci. L’atmosfera è quella di un film di spionaggio anni ’60. Le classi spaziano dal semplice scout al soldato, munito di lanciarazzi e doppietta, passando per il demoman, l’uomo col Gatling, l’ingegnere e la spia. Ogni classe garantisce un’esperienza a sè, a seconda dei propri gusti. Nel caso vi dimostriate amanti della trilogia di Rambo, il Demoman farà sicuramente al caso vostro. La spia, d’altro canto, si dimostra sufficientemente divertente per un approccio più tattico e ragionato.La velocità di gioco a cui accennavo poche righe or sono è rimasta intatta, così come il perfetto bilanciamento tra le due squadre. Le uniche note negative riguardano la casualità che ha voluto che TF2 uscisse in concomitanza con Halo 3: il re degli sparatutto multiplayer sulla console Microsoft. Nei primi giorni dopo l’uscita i server erano tutt’altro che affollati e sono rimasto impossibilitato nel tentativo di partecipare una partita classificata, causa la cronica mancanza di server. Ritengo che la situazione potrà andare soltanto migliorando, nel corso delle settimane.

Do You Speak English?Il doppiaggio è stato mantenuto in inglese, a dispetto della precedente versione di HL2 disponibile per PC che presentava un doppiaggio in italiano, seppure scadente. I sottotitoli risultano essere anch’essi in inglese. L’unica traccia di lingua italiana che troverete in Orange Box sarà quella contenuta sul libretto di istruzioni, che per la cronaca, non legge mai nessuno. Nell’era della next-gen, della grafica fotorealistica, delle linee a fibre ottiche e soprattuto di quel prodigio tecnico chiamato multi-5, l’assenza di una localizzazione (per altro già disponibile) nel caso di un prodotto venduto a prezzo pieno è una mancanza inammissibile. In ultima analisi, una versione Source del vecchio Half-Life sarebbe stata una preziosa chicca da aggiungere alla già ricca offerta.

– Cinque capolavori al prezzo di uno

– Struttura narrativa ben congeniata

– Controlli implementati in maniera soddisfacente

– Doppiaggio in inglese e assenza di sottotitoli in lingua italiana

8.8

Se non avete mai avuto occasione di giocare ad Half-Life 2 o siete degli inguaribili sostenitori sella serie Valve, Orange Box è il titolo che fa per voi. Un gioco in grado di regalarvi una emozionante esperienza single-player così come una serie di scontri mulitgiocatore molto divertenti. Ripassatevi un po d’inglese, però: siete avvertiti.

Voto Recensione di Half-Life 2: The Orange Box - Recensione


8.8