Anteprima

Get Even

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a cura di Gottlieb

Direttamente dalla Polonia arriva The Farm 51, software house che sotto l’egida di Bandai Namco Entertainment ad Arvidsjaur, nella Lapponia svedese, ci ha presentato il suo ultimo prodotto, uno psichedelico adventure game in prima persona, con una vena da fps e con delle armi decisamente curiose da scoprire. L’ambientazione è quella di un manicomio, con dei personaggi del tutto fuori di testa, che prendono vita in quella che è stata la nostra ora di gameplay con Get Even.

Fuga da AsylumParlavamo di un manicomio, ma non abbiamo ancora accennato alla strana maschera che dovremo indossare non appena inizieremo a capire qual è il nostro destino. Get Even punta molto sull’indecisione della nostra comprensione, sul dubbio, sulla difficoltà di interpretare cosa realmente avremo dinanzi ai nostri occhi, perché gli stessi sviluppatori puntano sul tenere nascosto ciò che ci si palesa in realtà. La nostra prima domanda è proprio sul posto in cui troviamo, ma subito il quesito ci torna indietro, come un boomerang, perché quello che vediamo è ciò che vogliamo capire. Quindi il nostro protagonista diventa una sorta di protesi dei nostri occhi e il suo mondo distorto, fatto di viaggi dimensionali attraverso delle fotografie, si trasforma in una vera e propria avventura in un mondo onirico, fatto di personaggi incredibilmente borderline, che viaggiano al limite della condizione umana. Tutto è da scoprire e tutto è da analizzare, fino ad arrivare, sul finire della nostra ora di gameplay, a una scena rivelatoria che ci porterà ad attraversare delle stanze di un grande appartamento, camminando su dei mattoni che si formeranno insieme ai nostri ricordi. Tutte scene che evocano una dimensione che va a formarsi insieme alla nostra memoria, perché il Nostro non ricorda assolutamente chi è e perché si trova in quella struttura. Ben presto, però, una voce inizierà a parlargli: si identifica come Red e non ha solo un tono maschile, ma anche uno femminile. Red è tutto, ma più di ogni altra cosa è la persona che ci guida nella nostra missione, costringendoci a infiltrarci in alcuni anfratti per recuperare ciò di cui ha bisogno. In una sorta di puzzle mentale, tra meandri del nostro cervello e immagini sfocate, le idee a favore di Get Even sono variopinte, anche se alcune sono deturpate da una resa non sempre ottimale.

CornergunTra le prime grandi idee che vogliamo attribuire agli sviluppatori di Get Even c’è la cornergun, una pistola che, come lo stesso nome suggerisce, ci permette di, una volta nascostici dietro un muro, mirare a sinistra o a destra sfruttando un angolo di novanta gradi per sparare. Sebbene dal punto di vista del gameplay tale espediente riesca a risolvere tantissime situazioni complesse, soprattutto a fronte del fatto che il nostro protagonista non ha una barra della salute e non è molto resistente ai proiettili avversari, è la resa che ci ha decisamente sconfortati: d’altronde lo schermo sul quale viene proiettata l’immagine di ciò che c’è nella direzione in cui puntiamo era vistosamente di bassa qualità, con un framerate molto basso. Va da sé, quindi, che se dal punto di vista del gameplay siamo stati colpiti, in un primo momento, dalla cornergun è stato l’occhio a spingerci a cambiare immediatamente idea su quello che ci si è palesato dinanzi. In ogni caso l’utilizzo di questa arma nelle prime fasi di gioco si è rivelato essere abbastanza valido, ma Get Even, per come lo abbiamo voluto intendere noi, non si presenta al pubblico come un fps, ma più come un adventure game condito da qualche elemento da sparatutto, come avevamo d’altronde detto in apertura di articolo. L’esplorazione, d’altronde, ci ha portato a conoscere meglio anche la struttura nella quale ci siamo ritrovati all’improvviso, questo manicomio condito da strani personaggi, che possono dar vita anche a delle biforcazioni di trama. In questo Get Even, infatti, ci ha dato maggiormente impressione di avere un’intricata realtà di conseguenze, perché gli stessi sviluppatori ci hanno interrogato su ciò che era successo nella prima ora di gioco per comprendere quali decisioni avevamo preso. Abbiamo così compreso che il personaggio da noi rinominato Cappellaio Matto – nomenclatura non dispiaciuta al team di sviluppo – avrebbe potuto subire violenze ben più dure delle nostre parole cattive rivolte da dietro una lastra di vetro: la sua presenza, però, è stato genitrice di tutti gli enigmi ambientali che abbiamo dovuto risolvere. Tra questi l’identificazione di un codice nascosto per accedere a una stanza: muniti di visore notturno siamo riusciti a scovare delle cifre e dei simboli, in tutte le stanze della location in cui ci trovavamo, che unite o comunque proposte in un modo corretto ci hanno permesso di accedere alla location successiva. Il procedere nella nostra avventura è stato varie volte, d’altronde, condizionato da tali espedienti, spingendoci a vestire i panni dell’idraulico per indovinare quale valvola dell’acqua chiudere o anche di semplice meccanico, per respingere dei getti d’aria che ci impedivano il passaggio: nulla di eccessivamente complesso, ma che rende più dinamica l’avventura, altrimenti condizionata dall’unica necessità di sparare. 

– Ambientazione accattivante

– Trama tutta da scoprire e valutare

– Alcune scelte di gameplay interessanti

Get Even è un titolo particolare, che sicuramente colpirà per il suo stile, psichedelico e molto articolato, così come d’altronde sembra essere la trama. Il mistero del nostro protagonista non è facilissimo da comprendere, o almeno non lo è stato per noi nella prima ora di gameplay: nel proseguire dell’avventura sicuramente avremo modo di testare meglio la bontà della trama scritta dai ragazzi di The Farm 51, che per ora meritano un’approvazione per quanto riguarda alcune scelte di gameplay e per la realizzazione dell’ambientazione completa, che va comunque ancora meglio esplorata e analizzata.