Recensione

Fire Emblem Fates Retaggio

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Troppo a lungo, a modesto parere di chi scrive, una delle serie più impegnative, soddisfacenti e profonde di tutta la storia di Nintendo è rimasta nell’ombra, vittima della percezione del pubblico e di un livello di difficoltà che, se da un lato esaltava i vecchi fan, dall’altro spaventava le nuove leve.
Ci riferiamo, ovviamente, al franchise Fire Emblem che, con Awakening, era arrivato ad un bivio decisivo: allargare la fetta di pubblico interessata o morire nel tentativo, perché la grande N non sembrava più disposta a foraggiare Intelligent Systems per produrre un titolo sì ben fatto ma debole dal punto di vista meramente commerciale.
Sappiamo tutti com’è andata, con uno degli episodi più apprezzati e venduti della serie che ha teso una mano ai neofiti senza scontentare chi mangiava pane e battaglie strategiche già ai tempi del NES.
Oggi, tre anni dopo, eccoci a parlare di Fire Emblem Fates, qui nella versione Retaggio, una delle due acquistabili il prossimo venti maggio: questa è la scelta perfetta per quanti hanno amato Awakening e si sono avvicinati alla serie con esso, tanto quanto quelli che vogliono dare una possibilità al franchise per la prima volta.
Due famiglie, due storie, un solo eroe
Già a partire dal sostrato narrativo su cui si reggono le vicende di Fire Emblem Fates appare evidente come lo sforzo produttivo e l’ambizione sono stati portati ad un livello decisamente superiore, mai raggiunto dalla serie fin qui, nemmeno con il precedente lavoro su 3DS.
Retaggio mostra la storia dal punto di vista della famiglia reale degli Hoshido, alla quale il giocatore sceglierà di unirsi al termine del sesto capitolo, che serve, con i precedenti cinque, ad acclimatare il giocatore alle meccaniche basilari di gioco e a fare la conoscenza delle due casate coinvolte.
Il/la protagonista, chiamato di default Corrin, è stato cresciuto da Re Garon, integerrimo sovrano del regno di Nohr, come fosse suo figlio, insieme a quattro fratelli: quando, però, in seguito ad una battaglia dall’esito sorprendente, questi cade in mani nemiche, scopre di essere in realtà nato in Hoshido, e rapito in tenera età dai norhiani, che pure lo hanno allevato ed amato come fosse uno di loro.
Il dilemma di Corrin è consistente, soprattutto con una guerra in corso: scegliere di rimanere con la famiglia che lo ha cresciuto, nei posti dove ha speso la sua infanzia, o tornare alle origini, dando priorità ai legami di sangue?
Acquistando Retaggio i giocatori opteranno per quest’ultima ipotesi, ma potranno comunque accedere ai contenuti di Conquista acquistandolo a prezzo scontato dallo shop virtuale di 3DS.
La storyline che si sviluppa a partire dal settimo capitolo, allora, parte più lenta di quella della controparte, perché Corrin non ha familiarità con la famiglia reale degli Hoshido, sebbene questi siano i suoi fratelli biologici: Ryoma, valoroso samurai ed erede al trono, Hinoka, scontrosa cavaliere pegaso, Takumi, formidabile ma diffidente arciere, e Sakura, guaritrice dal cuore d’oro, l’unica a mostrare fiducia sin da subito nel nostro alter ego.
L’ambientazione, l’armamentario e gli indumenti richiamano fortemente quelli del Giappone medievale: Hoshido è un regno di sole e di uguaglianza, dove ai nemici viene data una possibilità di redimersi prima di giustiziarli, dove i cittadini vivono nella prosperità e nella fiducia verso i loro regnanti.
I personaggi soffrono un po’ della loro natura di buoni a prescindere, faticando a distaccarsi dagli stereotipi tipici degli eroi dal cuore puro che hanno caratterizzato decine di videogiochi fin qui, compresi i precedenti capitoli della serie.
L’impressione, a più riprese, è che anche dietro l’arco narrativo, oltre che al gameplay, ci sia stato uno studio attento, mirato a coinvolgere un’utenza più giovane o comunque non troppo acclimatata con intrighi di palazzo, tradimenti e doppi giochi: Retaggio dispone comunque di un paio di colpi di scena niente male, e di altrettanti personaggi ben scritti, su tutti Saizo e Ryoma, ma risulta il più lineare e scontato dei tre capitoli.
Tattico, ma non troppo
Come e più di Awakening, Fire Emblem Fates – Retaggio si apre  alle nuove leve, introducendo una pletora di possibilità di personalizzazione dell’esperienza di gioco e del livello di sfida, che vanno ad influire notevolmente sulle battaglie.
L’introduzione di una ulteriore opzione (chiamata Fenice) per quanto concerne la tanto temuta permadeath dei personaggi e la possibilità di abbassare il livello di difficoltà anche a campagna iniziata (ma non di alzarlo, badate bene) consentono di cimentarsi anche agli esordienti totali del genere, purché siano disposti ad imparare il sistema di combattimento e ad agire solo dopo un’attenta osservazione: anche giocato con tutte le facilitazioni attivate, Fire Emblem Fates è un prodotto che richiede un minimo di attenzione e pianificazione.
Scelto il livello di difficoltà tra tre, e le modalità con cui le unità cadute in battaglia possono tornare in vita (Classico, con permadeath attivata, Casuale, con ritorno dell’unità nei ranghi a fine battaglia, o Fenice, con ritorno dell’unità in campo alla fine del turno), il giocatore si troverà dinanzi alla consolidata struttura della serie, alla quale sono state applicate modifiche e bilanciamenti tutti indirizzati a rendere il prodotto più fruibile e accessibile.
Retaggio non lesina sulle risorse, di cui si avrà sempre una grande disponibilità, sul numero di nuove unità reclutabili, con un roster complessivo che supera le trenta unità, aumenta la frequenza delle vittorie nella lotteria attivabile nel castello (approfondiremo il discorso a breve) e, soprattutto, propone mappe attentamente studiate per non diventare mai dei veri e propri puzzle su griglia isometrica, come invece accade spesso in Conquista.
Le basi del gameplay sono le stesse, con il mantenimento del sistema di accoppiamenti introdotto in Awakening, l’allargamento dello storico triangolo delle armi (spade battono asce, asce battono lance e lance battono spade) e l’innovazione rappresentata dalle Vene del Drago, attivabili solo da membri delle due famiglie reali e capaci di rivoltare le mappe come un calzino, aprendo nuove strade o attivando zone di cura, ad esempio.
A parità di condizioni, però, Retaggio facilita notevolmente la vita al giocatore, proponendo un gran numero di Sfide secondarie, utili a potenziare le unità, e, soprattutto,  offrendo sempre almeno un doppione per ogni combattente nel roster: in questa maniera, anche nel caso si fosse optato per la morte permanente dei personaggi caduti in battaglia, si potrà ovviare più facilmente alla perdita di un arciere o di un healer, unità fondamentali nell’economia di gioco.
Tra le nuove classi ideate dal team di sviluppo, presenti tanto in Retaggio quanto in Conquista, spiccano il ninja e il maggiordomo, combattente letale dalla distanza, capace di avvelenare il bersaglio infliggendogli ulteriori danni il primo, e versatile curatore in grado di maneggiare armi da lancio il secondo.
Fire Emblem Fates espande notevolmente anche il concetto di base in cui tornare tra un capitolo e l’altro della storia: il castello può essere ora personalizzato con una miriade di attività diverse, non tutte utili, da una lotteria con premi quotidiani ad un’arena dove scommettere risorse sui combattimenti, passando per i consueti negozi e una serie di fortificazioni utili per difendersi dall’invasione di altri giocatori online.
A monte di tutto questo, per entrambi gli episodi, la rimozione totale del sistema di usura delle armi, adesso limitato ai soli incantesimi di cura: un passo verso i neofiti, ma un’aggiunta che potrebbe far storcere il naso a qualche veterano di troppo.
Se dovessimo trovare un pregio ed un difetto di Retaggio, probabilmente citeremmo la sua grande scalabilità e l’eccessiva deriva da dating sim che la serie sembra stia prendendo.
Se è vero che quest’episodio è rivolto ai meno avvezzi alle meccaniche della serie, giocandolo con permadeath attivata e a partire dal secondo dei tre livelli di difficoltà, anche i veterani riusciranno a trarne divertimento, anche se, per loro, l’acquisto consigliato rimane Conquista.
I numerosi elementi da dating sim, ereditati da Awakening e ulteriormente potenziati, al netto della censura delle versione europea, risultano assai poco integrati nelle dinamiche di gioco, con la sola eccezione della possibilità di sposarsi e fare un figlio/a, perché questa opzione, aggiungendo un combattente validissimo al roster, si rivela piuttosto produttiva.
Quando si dice i valori produttivi
Il discorso relativo al comparto tecnico è condiviso da entrambi gli episodi, e attiene alla maestosità dei valori produttivi e allo sforzo di design svolto dal team di sviluppo: se alcuni dei modelli e degli asset provengono direttamente dall’episodio del 2013, Fire Emblem Fates brilla per pulizia dell’immagine, per la costruzione poligonale, per il character design, con una caratterizzazione assai differente (ma ugualmente vincente) tra i regni di Hoshido e Nohr.
Alla pressione del dorsale sinistro, poi, tanto in battaglia quanto durante le visite al castello, si passerà ad un’inedita visuale tridimensionale, che, pure ininfluente ai fini del gameplay, rende l’idea della cura per il prodotto e di quanto il vetusto hardware ospite sia stato messo alla frusta.
Dispiace un po’, allora, la quasi totale mancanza di doppiaggio, comprensibile, però, se si pensa alle limitazioni di spazio del supporto e alla presenza di numerosi filmati in stile anime che superano le vette di eccellenza già toccate da quelli visti in Awakening.
Molto buona l’integrazione degli amiibo: le quattro statuette provenienti da Fire Emblem (Marth, Ike, Robin e Lucina) possono essere scansionate una volta al giorno, facendo così visita al castello del giocatore e donandogli un oggetto.
Alla quarta scansione, invece, questi personaggi sfideranno il giocatore in una mappa apposita, e, se battuti, si uniranno al gruppo, con tanto di equipaggiamento originale, per la gioia dei fan di vecchia data.
Va detto che questa ulteriore possibilità di reclutare una o più unita extra (peraltro molto potenti) risulta particolarmente utile soprattutto per gli acquirenti di Conquista rispetto a quelli di Retaggio, i quali, come detto, potranno sempre scegliere tra una rosa vastissima di combattenti.
A seconda del numero di battaglie secondarie in cui vi imbarcherete, Retaggio durerà dalle venticinque alle trenta ore abbondanti, il che, in congiunzione con gli altri due capitoli, rende Fire Emblem Fates un’epopea da oltre novanta ore complessive.

– L’episodio più accessibile di sempre

– Gameplay profondo e sfaccettato

– Le Vene del Drago vivacizzano le mappe

– Valori produttivi alle stelle

– Ottima integrazione degli amiibo della serie

– Storyline e personaggi piuttosto piatti

– Qualche semplificazione di troppo

8.5

Fire Emblem Fates – Retaggio rappresenta una delle due facce di una medaglia di grande valore, che si candida prepotentemente come uno dei migliori titoli della saga, e, allo stesso tempo, uno dei migliori disponibili per Nintendo 3DS.

L’idea di tendere una mano ai neofiti ed allargare il bacino d’utenza, già bruco in Awakening, diviene qui farfalla, proponendo un prodotto scalabile e godibile su più livelli, che forse esagera un po’ nel processo di semplificazione ma non lo fa mai a spese della qualità globale, che rimane su standard altissimi.

Nonostante la trama più debole dei tre episodi e qualche personaggio troppo stereotipato, quindi, Retaggio rappresenta il punto di ingresso ideale (tanto nella saga, quanto nel genere videoludico di riferimento) per qualsiasi videogiocatore.

Se non avete mai giocato un Fire Emblem prima d’ora, adesso non avete davvero più scuse.

Voto Recensione di Fire Emblem Fates Retaggio - Recensione


8.5