Recensione

Final Fight

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a cura di Star Platinum

Sono trascorse alcune decine di anni da quando Final Fight fece la sua comparsa nelle sale giochi di mezzo mondo, per poi approdare in quasi tutti i sistemi videoludici esistenti, sempre con la stessa immutata energia e forza d’attrazione verso ogni appassionato di videogames che si rispetti. Ora che è disponibile anche nella ludoteca della Virtual Console, sacrificare 800 Wii Points appare poco più che un ideale gettone da inserire per un divertimento senza limiti e d’altri tempi.

La dura legge della stradaLa storia, banale allora come oggi, è ambientata in una città per certi versi simile ad una grande metropoli di fine anni Ottanta, conosciuta come Metro City e in mano a numerose bande di criminali che fanno il bello e cattivo tempo come e quando vogliono. Il nuovo sindaco, Mike Haggar, è però intenzionato a metter fine a quest’ondata di crimini dilagante e così dichiara apertamente guerra alla Mad Gear, una potente organizzazione malavitosa a capo di tutti i loschi traffici cittadini. Purtroppo la situazione un brutto giorno si complica, a causa del rapimento della figlia Jessica e successivi ricatti verso l’autorità che egli rappresenta. L’unico modo per riportare la ragazza a casa è quello di togliersi di dosso i panni di sindaco per tornare ad indossare quelli di lottatore, accompagnato nell’avventura da Cody, il fidanzato di sua figlia e anch’egli determinato a portare a termine la missione a tutti i costi. Il titolo sviluppato originariamente prevedeva di poter selezionare il proprio personaggio tra un set di tre combattenti, differenti per caratteristiche. Haggar era il classico personaggio enorme e potentissimo ma estremamente lento, Cody rappresentava una via di mezzo tra tecnica, forza e velocità, mentre Guy poteva contare su tutta una serie di tecniche estremamente rapide ma poco efficaci a livello di danno arrecato. Purtroppo in questa versione manca quest’ultimo combattente, così come era avvenuto per la versione SNES, cosa che non farà piacere a tutti i vecchi appassionati della serie che speravano finalmente di ritrovarlo a disposizione. Fatta questa doverosa premessa, è piacevole avviare una partita e ritrovarsi a visitare ambientazioni (strade malfamate, metropolitana, ecc.) che non possono non trasmettere un pizzico di nostalgia anche in considerazione del fatto che all’epoca rappresentavano un vero e proprio stereotipo di “violenza” utilizzato con successo in numerosi videogames e film di altrettanto successo, in cui bande di teppisti più o meno organizzati cercavano in tutti i modi di trasformare ogni quartiere in un campo di battaglia.

Altrimenti ci arrabbiamoIl gameplay, per quanto solido e convincente, non si può certo definire elaborato, ma al contrario basa tutta la sua forza su una formula immediata e semplice. Dovrete infatti avanzare lungo i livelli eliminando tutti i nemici che incontrerete fino ad arrivare agli immancabili boss di fine livello, che, rispetto ai normali avversari, metteranno a dura prova la vostra resistenza costringendovi a studiare il loro schema di attacco prima di procedere ad attacchi impulsivi quanto inutili. Oltre alla pura forza bruta, avrete a vostra disposizione un nutrito campionario di pugni, ganci, uppercut, prese, proiezioni offensive e la possibilità di utilizzare per alcuni lassi di tempo un vasto campionario di armi –comprese quelle che riuscirete a sottrarre ai nemici- che andranno dai coltelli alle bottiglie rotte, dalle spranghe e tubi di ferro fino ad arrivare a letali spade katana, senza contare la mossa speciale a vostra disposizione che però consumerà una minima quantità di energia vitale. Fortunatamente di tanto in tanto faranno comparsa anche alcuni bonus che potrete utilizzare per ripristinare la salute del vostro alter ego virtuale e procedere verso la gloria. Se dal punto di vista della giocabilità si raggiungono davvero livelli ottimi, è giusto sottolineare anche gli unici due difetti del gioco: la mancanza di una modalità multiplayer e l’eccessiva difficoltà di alcuni stage, che risulteranno davvero impegnativi. A parte questo, sono numerosi i motivi per continuare a rallegrarsi, soprattutto se si considera la realizzazione tecnica. Come scuola Capcom insegna, Final Fight rappresenta un ottimo esempio di grafica in 2D ottimamente definita, particolareggiata e ricca di colori e animazioni che non potranno non catturare la vostra attenzione. Il character design è splendido e alcuni nemici di questa serie sono entrati ormai nella conoscenza comune di ogni gamer tanto sono stati resi con maestria. Il gioco rappresenta sicuramente un acquisto più che obbligato per chiunque sia appassionato di picchiaduro a scorrimento, essendo estremamente godibile e divertente, rispecchiando in pieno uno stile unico e inimitabile ancora oggi.

– Tecnicamente ancora pregevole

– Ottima giocabilità

– Un classico che non tramonta mai

– Occasionalmente frustrante

– Nessuna modalità multiplayer

– Assenza di Guy come personaggio giocabile

7.0

Final Fight rappresenta uno dei primi e più importanti esponenti dei picchiaduro a scorrimento, che per anni sono riusciti a divertire intere generazioni videoludiche offrendo svago e divertimento in modo assolutamente spensierato. Supportato da una realizzazione tecnica che ha resistito in modo eccellente al trascorrere del tempo, il gioco si presenta ancor oggi appassionante e coinvolgente, grazie ad una struttura solida e ad una longevità più che buona. Un livello di difficoltà fin troppo elevato e la mancanza di alcune componenti basilari penalizzano in parte il giudizio, ma il risultato finale non cambia e se deciderete di procedere all’acquisto non potrete non apprezzare uno dei primi capolavori Capcom, la cui fama è ormai leggenda.

Voto Recensione di Final Fight - Recensione


7