Recensione

Etrian Odyssey: Millennium Girl

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Nell’odierno mercato videoludico le software house che si prendono dei rischi sono davvero poche: i seguiti abbondando, le nuove IP latitano, i generi proposti ai videogiocatori si stanno restringendo sempre più.Atlus ha rischiato spesso, portando in occidente serie che i più ritenevano troppo “giapponesi”, pubblicando giochi di ruolo di ogni foggia, affidandosi spesso ai negozi digitali per abbattere i costi, e pubblicando opere di piccoli gruppi di sviluppatori nipponici che altrimenti non avrebbero mai visto la luce al di fuori del paese del Sol Levante.Certo, non tutte le ciambelle sono riuscite con il buco (d’altronde solo chi agisce sbaglia), ma gli appassionati di giochi di ruolo, dopo i passi falsi di Square Enix negli ultimi anni, guardano con fiducia alle pubblicazioni della software house di Tokyo.Oggi vi racconterò di come anche Etrian Odyssey Untold: The Millennium Girl (che per comodità abbrevierò in Millennium Girl per il resto della recensione) meriti la vostra fiducia.

Amnesia che passioneRemake del primo titolo della serie, uscito nel 2007 su Nintendo DS, The Millennium Girl si propone di aggiungere una storia a fare da contorno al dungeon crawling che ha reso famosa la serie, che pure si è vista in Europa solo nella sua prima incarnazione e nell’ultima, recensita qualche mese fa dal buon Lorenzo qui sulle pagine di Spaziogames.Oltre a personaggi persistenti e ad un intreccio nuovo di zecca, il titolo aggiunge il livello di difficoltà “Picnic”, che porta avanti il discorso avviato dal quarto episodio, il cui gameplay si era fatto un pizzico più accessibile, così da avvicinare anche i neofiti ad un genere universalmente considerato come hardcore.Di fatto, l’ultima fatica Atlus racchiude due giochi in una sola cartuccia, affiancando all’inedita modalità Storia quella Classica, che altro non è che una riproposizione, con una serie di piccoli aggiustamenti e migliorie, di quanto già visto sette anni fa.Questa scelta, in termini contenutistici, è decisamente vincente: pur proponendo i medesimi contenuti, fatta eccezione per un dungeon aggiuntivo esclusivo dello Story mode, il gioco si presta benissimo a più run, visto che l’approccio ai combattimenti e molti aspetti del battle system cambiano radicalmente a seconda della composizione del nostro party.Alla luce di questo, non si capisce il perché della scelta di costringere il giocatore ad un solo slot di salvataggio, impedendogli così di portare avanti due avventure parallele: sarà una piccolezza, ma il diavolo spesso è nei dettagli, e da appassionato del genere e della serie non posso non far notare questa stranezza.Sebbene sia possibile cambiare classe anche ai personaggi che comporranno il nostro party nello Story Mode (sebbene a diverse ore dall’inizio dell’avventura), la libertà assoluta nella composizione della propria squadra, unitamente alle nove diverse classi selezionabili, offrono sufficienti motivi per giocare l’avventura due volte, portando così la longevità complessiva a sfondare il muro delle tre cifre.

Pennino alla manoLe meccaniche di gioco non sono cambiate in maniera sensibile rispetto agli standard cui la serie ci ha abituato, e questo vuol dire che anche Millennium Girl si rivela essere un rpg solido e tremendamente assuefacente, che premia pazienza e metodicità con un impagabile senso di soddisfazione: mappare fin nei minimi particolari decine di piani di un dungeon non è impresa da tutti, eppure il divertimento non è mai intaccato dal tedio, grazie soprattutto ad un battle system flessibile ed altamente personalizzabile e ad un livello di difficoltà capace di tenere il giocatore sempre sulla corda.

I cinque membri del nostro party possono essere disposti su due file, equipaggiati in accordo con la loro classe di appartenenza e, una volta saliti di livello, possono svilupparsi secondo i gusti del giocatore, specializzandosi ulteriormente o mantenendosi il più polivalenti possibile: scegliendo la modalità Storia dal menù, la libertà concessa al giocatore è, almeno inizialmente, inferiore, visto che la classe dei componenti della nostra squadra è predefinita; cionondimeno, la specializzazione e il ruolo di ognuno di loro all’interno del team è totalmente nelle mani del giocatore, che potrà ritenersi tanto il responsabile di un eventuale fallimento quanto l’artefice di brillanti vittorie.Nella classicità di un sistema di combattimento a turni puro, un paio di elementi ravvivano il gameplay: le Grimoire Stones e i Foe.Le prime innalzano ulteriormente il livello di personalizzazione del nostro party, in quanto artefatti equipaggiabili che conferiscono abilità speciali proprie di una determinata classe: se il vostro sogno è un guerriero da prima linea che si diletti a castare incantesimi elementali di quando in quando, siete serviti.I secondi (FOE è un acronimo per Formido Oppugnatura Exsequens, espressione latina un po’ maccheronica che suona più o meno come “avversari che incutono paura”) sono degli avversari formidabili, decisamente più impegnativi di quelli che si incontrano casualmente durante le fasi esplorative, che si muovono in date aree dei dungeon seguendo pattern prefissati: soprattutto durante le prime ore di gioco, un confronto diretto con questi avversari significherà morte certa.Inutile dire quanta soddisfazione restituisca il tornare sui propri passi a una manciata di ore di distanza, magari per portare a termine una delle numerose quest secondarie disponibili, e spazzare via in pochi turni un FOE che ci aveva messo ripetutamente in fuga in precedenza.Mi sono solo trovato a lottare con le limitazioni dell’inventario, limitato a soli 60 oggetti trasportabili per diverse ore di gioco, e mi sono chiesto più volte (senza finora trovare una risposta) a cosa servisse questa scelta di game design.Lo Story Mode, vera novità di questo remake, funziona egregiamente: pur appoggiandosi a diversi cliché narrativi, soprattutto durante le prime fasi di gioco (di protagonisti che hanno perso la memoria comincio ad averne abbastanza…), l’architrave narrativa che sorregge il titolo è solida, e più che nell’intreccio in sé, trova pieno compimento nella godibilità dei personaggi proposti, di cui il giocatore apprezzerà sicuramente la simpatia e la verosimiglianza.Dalla saggezza di Simon, leader del gruppo di esploratori di Midgard che si unirà al giocatore, alla vivacità di Arthur, giovane mago, ognuno di questi ha qualcosa da dire, e non solo in senso lato: il loro blaterare terrà compagnia all’utente durante l’esplorazione dei dungeon, rivelandosi spesso utile in fase di combattimento, quantomeno a coloro che comprendono bene l’inglese, visto che il gioco non è localizzato in italiano.Alla fine della fiera, l’aggiunta di una trama che possa chiamarsi tale aiuta a dirigere il giocatore e a fornirgli un incentivo ad avanzare nell’avventura, e, pur non rivelandosi fondamentale, si rivela un’aggiunta gradita e mai troppo invasiva.

Lavoro tecnicoNonostante il genere di appartenenza abbia raramente riservato sorprese a livello tecnico, Millennium Girl offre un comparto grafico di tutto rispetto, in linea con quanto visto recentemente con il quarto episodio della saga: costruzione poligonale non granché complessa ma solida, palette cromatica brillante, talking heads molto ben disegnate e soprattutto intermezzi in stile anime tanto rari quanto godibili.Piuttosto è il sonoro ad avermi colpito: che scegliate la colonna sonora originale o quella rimasterizzata (entrambe ad opera del compositore nipponico Yuzo Koshiro), le vostre orecchie saranno graziate da un armonico alternarsi di corde, fiati e corni, che daranno vita a motivi tra il jazz, l’ambient e il funky: decisamente una delle migliori performance tra quelle uscite finora dalle piccole casse del mio 3DS di ordinanza.

– Due giochi in uno, entrambi molto curati

– Gameplay granitico

– Difficile per i veterani, accessibile per i neofiti

– Colonna sonora degna di nota

– Limitazioni all’inventario

– Slot unico per i salvataggi

8.5

Se gli unici difetti riscontrati in una trentina di ore abbondanti di test sono la presenza di un solo slot di salvataggio e le assurde limitazioni iniziali all’inventario, vuol dire che Etrian Odyssey Untold: The Millennium Girl è un gioco di ruolo riuscito in praticamente tutti i suoi aspetti, che avvicinerà molti neofiti ad una saga (e ad un genere) che meritano un posto nell’olimpo videoludico piuttosto che nel dimenticatoio.

Oltre ad un gameplay granitico, c’è una presentazione degna di un prodotto di prim’ordine, tra splendidi filmati di intermezzo in stile anime e una colonna sonora accattivante.

Gli unici che dovrebbero tenersi lontani da una produzione del genere sono quelli che odiano visceralmente i dungeon crawler.

Voto Recensione di Etrian Odyssey: Millennium Girl - Recensione


8.5