Recensione

Dragon Quest VIII: L'odissea del re maledetto

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Tra i giochi di ruolo orientali più acclamati di tutti i tempi, frutto dell’unione tra due colossi come Square Enix e Level 5, Dragon Quest VIII L’odissea del re maledetto rappresenta per molti l’apice della serie, nonché uno dei pochi capitoli a far registrare vendite milionarie anche al di fuori dal confini nipponici (quantomeno sommando quelle americane a quelle nostrane).
Giunto in Europa durante i primi mesi del 2006, quando l’epopea di Playstation 2 volgeva al termine, questo straordinario JRPG seppe mantenere ancorati a quella generazione di console una buona fetta di giocatori, che tardarono l’acquisto di una Xbox 360 anche (se non soprattutto) per perdersi nelle lande colorate partorite dalla mente di Yuji Horii e dalla matita di Akira Toriyama.
Nintendo, nel corso anni, ha fatto delle sue console portatili la casa ideale di questa serie, sin dai tempi del Game Boy, e 3DS non poteva essere da meno: così, dopo aver ospitato lo splendido remake del settimo episodio, ecco giungere anche quest’ottava meraviglia, disponibile nel Belpaese dal prossimo 20 gennaio.
Abbiamo accompagnato lo sfortunato sovrano e sua figlia come facemmo undici anni or sono, e questo è il racconto del nostro viaggio.
Una storia di amore e maledizioni
Nel mare magnum di modifiche, aggiustamenti e aggiunte apportate dal team di sviluppo a questa edizione per 3DS, l’intreccio alla base del titolo rappresenta una gradita eccezione, essendo rimasto inalterato rispetto a quello originale, e, come tale, uno dei più gradevoli ed elaborati della serie.
Il giocatore vestirà i panni di un eroe senzanome, unica guardia reale a essere stata misteriosamente risparmiata dalla tremenda maledizione che si è abbattuta sulla corte intera, compresi il re e sua figlia: ai sudditi è toccata la trasformazione in piante, mentre al sovrano e alla sua amata erede sembra essere andata ancora peggio.
L’uno, Re Trode, trasformato in ranocchio gigante abbastanza ripugnante alla vista, è costretto a condurre un carro itinerante, trainato dall’altra, la Principessa Medea, che ha assunto le sembianze di una bianca giumenta.
A lanciare la maledizione è stato un giullare, stufo di venire deriso e bramoso di potere, che si configurerà presto come il principale antagonista del nostro sgangherato gruppo di eroi improvvisati, che comprende, come anche nel titolo originale, tre figure molto diverse tra loro: Yangus è un bandito dai modi spicci ma dal cuore tenero, che non si separa mai da un piccolo roditore bianco, Jessica una maga che non le manda a dire e Angelo un nobile cavaliere d’altri tempi, nascosto dietro a una maschera da giocatore d’azzardo e da playboy.
A questo scalcagnato cast, cui i giocatori non potranno evitare di affezionarsi, si aggiungeranno due new entry, presenti nel titolo originale solo in qualità di NPC e adesso arruolabili dal giocatore in momenti distinti della sua lunga avventura: Red e Morrie.
La prima è una vecchia conoscenza di Yangus, condivide con quest’ultimo lo strano accento dei bassifondi britannici e si unisce al party per perseguire i suoi scopi, sovrapponendosi un po’ a Jessica in quanto ad abilità speciali e armamenti: preferisce pugnali, ventagli e fruste, e può essere vista come una versione potenziata del ladro base.
Il secondo tradisce le chiare origini italiane con il suo accento pesante, è uno dei proprietari dell’arena dove il giocatore può confrontarsi con diversi mostri e strapperà risate a più riprese con le sue uscite improbabili; peraltro, con il suo miscuglio di attacchi fisici e incantesimi di supporto e di cura per i suoi compagni, Morrie rappresenta una scelta di rottura rispetto al cast di personaggi base, consentendo al giocatore di ampliare le tattiche di combattimento in maniera consistente.
A testimonianza di come gli sviluppatori non abbiano lasciato nulla al caso, (nonostante, come detto, la storyline sia invariata nel suo incedere) sono state aggiunte numerose cut scene rispetto all’originale PS2, tese a sviluppare meglio certi aspetti narrativi e a caratterizzare maggiormente i personaggi: nonostante in alcuni casi queste si dilunghino eccessivamente, abbiamo trovato che, nel complesso, ispessiscano il substrato narrativo, facendo di questa versione di Dragon Quest VIII la più completa e coerente dal punto di vista della sceneggiatura.
Ai due finali già presenti nella versione Playstation 2 ne è stato aggiunto un terzo, apparentemente difficile da raggiungere e che si focalizza principalmente su uno dei personaggi del party.
Anche in questa sua incarnazione, insomma, L’odissea del Re Maledetto si distingue nettamente rispetto agli altri episodi della serie, rappresentando, per molti versi, l’apice narrativo di una saga che non ha mai fatto dell’immedesimazione e dell’eccellenza narrativa le proprie prerogative.
Mille piccoli ritocchi
Chi scrive ha consumato il disco di Dragon Quest VIII all’epoca dell’uscita su PS2, completando quasi tutte le missioni secondarie e spendendo un centinaio di ore scarse nelle verdeggianti lande portate in vita dalla matita di Akira Toriyama, e, nonostante ciò, si è perso di nuovo con grande piacere nel mondo di gioco, apprezzando la miriade di migliorie e aggiustamenti che questa versione 3DS porta in dote.
Dato per scontato che i nostri lettori conoscano la struttura di gioco della serie, molto canonica nel suo svolgimento da JRPG a turni, ci concentreremo proprio sulle novità che, semplicemente, sono troppe e troppo importanti per non essere citate tutte.
Detto di Morrie e Red, le due novità più consistenti a livello di gameplay, come già avvenuto nella versione 3DS del settimo episodio, sono rappresentate dalla possibilità di salvare ovunque, anche al di fuori delle chiese, e dall’eliminazione degli incontri casuali, con nemici sempre visibili su schermo, tanto quelli comuni quanto quelli elite, riconoscibili dall’icona della doppia spada presente sulla loro testa.
Abbiamo avuto modo di apprezzare anche qualche mese fa, al tempo della precedente recensione, l’impatto di questi due accorgimenti sul gameplay e sul ritmo complessivo di gioco: il giocatore è adesso libero di combattere dove e quando preferisce, stante una necessità di livellare per non perire contro i numerosi boss che ostacoleranno l’avanzamento nella quest principale, e la possibilità di salvare ovunque consente non solo di non fare troppo caso al livello di batteria della console portatile, ma anche, banalmente, di godere del gioco in sessioni anche molto brevi.
In accordo con la natura portatile del nuovo hardware ospite, poi, sono stati annullati i biblici tempi di attesa per la creazione di nuovi oggetti nel calderone alchemico, consentendo di accedere immediatamente ai risultati degli esperimenti di fusione, ed è stata inserita la possibilità di velocizzare considerevolmente i combattimenti, così da rendere meno noiose le sessioni di grinding e di accorciarne significativamente la durata.
Un’altra novità è rappresentata dal ripristino dei punti vitali e magici a ogni passaggio di livello, che, se accoppiato alla succitata possibilità di salvare ovunque ed ad un generale ribilanciamento delle skill e del sistema di progressione dei personaggi, abbassa sensibilmente il livello di sfida rispetto alla versione originale, famosa per un paio di picchi di difficoltà considerevoli in concomitanza con altrettante missioni secondarie (comunque ancora presenti in questa versione).
Ai veterani il minore tasso di sfida probabilmente dispiacerà, ma la scelta è sensata nell’ottica di proporre a un pubblico più ampio possibile un’avventura di tale portata: se, insomma, un annacquamento della difficoltà complessiva è l’unica strada percorribile per far apprezzare anche alle nuove generazioni un prodotto di tale qualità, allora il gioco vale la candela.
Non che Dragon Quest VIII in versione 3DS sia una passeggiata di salute, beninteso: il giocatore più distratto e meno propenso a dedicarsi al grinding incontrerà comunque delle difficoltà, soprattutto, come detto, in prossimità dei boss, esplorando di notte e all’interno del nuovo dungeon pensato appositamente per questa versione, che ispessisce ulteriormente un’offerta contenutistica eccezionale.
Tutte le novità concorrono a fare di questa versione de L’odissea del Re Maledetto quella migliore, cancellando in un attimo il decennio abbondante intercorso dalla prima pubblicazione: lo schermo inferiore di 3DS ospita la mappa di gioco, evitando la frammentazione continua dell’azione tipica della versione PS2 (dove bisognava accedere al menu per visualizzare la mappa), e un semplice tocco dei dorsali (o del nub analogico di destra per gli utenti New) consente di ruotare la mappa a 360 gradi, feature assolutamente essenziale per assecondare le strambe richieste di un NPC inedito, su cui torneremo in seguito, ma utile anche per rinvenire molti degli scrigni disseminati per le aree di gioco.
Ciò che non è stato toccato, semplicemente, non necessitava di cambiamenti: il combat system ha mantenuto tutte le sue qualità, saldo nella sua classicità, l’armamentario era già sufficientemente vasto e il bestiario nemico, pur richiamando il lore della serie, propone, mai come in questo episodio, nemici inediti e rivisitazioni curiose di alcuni storici, grazie al tocco di Level 5.
Come per altri illustri congeneri, l’attenersi strettamente ai canoni classici di un genere amato come quello dei giochi di ruolo giapponesi ha consentito a questo episodio di rimanere indifferente allo scorrere degli anni, complici anche le scarse innovazioni che la categoria ha visto nel corso delle ultime due generazioni di console. 
D’altronde, non è un caso se molti, tra critica e pubblico, ritengano che questo Dragon Quest VIII sia il migliore in assoluto di tutto il franchise: che siate o meno d’accordo, la qualità complessiva è innegabile.
Non c’era bisogno di troppo trucco
Differentemente dal precedente capitolo, per il quale era stato necessario approntare un motore grafico nuovo di zecca, Dragon Quest VIII L’odissea del Re Maledetto non ha richiesto grossi sforzi nel processo di porting a livello tecnico: provato su New Nintendo 3DS, il titolo non ha lasciato spazio a rallentamenti e incertezze, ricalcando la mole poligonale e la cura per i dettagli della versione Playstation 2.
Di certo la grafica in cel shading ha aiutato il team di sviluppo, visto che questa non solo invecchia benissimo, ma nasconde abilmente eventuali texture in bassa definizione o piccole imperfezioni del motore, restituendo un look vibrante e colorato, molto adatto al mondo di gioco e al doppio schermo di 3DS.
Piuttosto, le aggiunte tecniche sono di altra natura, e si integrano bene con la natura portatile dell’hardware ospite: sarà possibile utilizzare la macchina fotografica integrata per scattare foto in-game, aggiungendovi peraltro filtri e cornici varie, e riguardarle in ogni momento dopo averle salvate sulla scheda SD.
Questa feature, comunque, non sarà fine a se stessa, visto che un’ intera linea di quest secondarie, che fa capo al bizzarro personaggio chiamato Cameron Obscura (fugacemente citato nel paragrafo precedente), richiederà al giocatore di immortalare luoghi, momenti e mostri in diverse regioni del mondo di gioco, incentivando l’esplorazione a la curiosità.
Abbiamo gradito il doppiaggio di molte delle scene animate inedite (così come di alcune già presenti nell’originale), con una scelta delle voci azzeccata e la consueta inflessione dialettale che ormai sta diventando un marchio di fabbrica della serie: l’inglese in bocca a Yangus e Red è molto diverso da quello, assai più forbito, di Jessica, ad esempio, e a goderne è la caratterizzazione dei personaggi.
Molto bene la colonna sonora, ad opera del maestro Koichi Sugiyama, che, pur non mantenendo la qualità dell’originale (le piccole casse di 3DS avrebbero fatto fatica con una soundtrack orchestrata di tale complessità), mantiene la giusta epicità nei momenti chiave, e accompagna soavemente il lungo viaggio del giocatore fino ai crediti finali.
A proposito di questi ultimi, non aspettatevi di raggiungerli prima di una settantina abbondante di ore, che diventano oltre un centinaio per quanti vorranno esplorare anche i dungeon inediti e completare la gran parte delle missioni secondarie: i contenuti abbondavano già nella versione per console Sony, e le aggiunte fatte prolungano ulteriormente l’esperienza di gioco senza appesantirla in alcun modo.
Gli appassionati del digital delivery tengano solo presente che tutte queste aggiunte hanno portato ad uno dei download più ingombranti della storia di Nintendo 3DS, con un file di poco inferiore a 25.000 blocchi (ben oltre tre giga).

– Uno dei migliori JRPG dell’era PS2 nel palmo della mano

– Longevità fuori parametro

– Nuove quest, nuovi personaggi giocabili, nuovo dungeon

– Una miriade di piccole migliorie

– Accessibile alle nuove generazioni…

– …al costo di un leggero abbassamento della difficoltà complessiva

9.0

Non c’è alcuna sorpresa nel verificare che un eccellente JRPG del 2004, trattato con i guanti e ammodernato per incontrare i gusti delle nuove generazioni di videogiocatori, risulti altrettanto eccellente all’alba del 2017.

Era molto meno scontato, invece, che, in un’epoca di remaster, remake, reboot e collection in HD selvaggi, ci fosse ancora spazio per un prodotto del genere: ebbene, riproposizioni come questa non solo hanno senso, ma confermano che, quando lo spirito che le anima è più filologico che economico, i risultati sono di altissima qualità e l’operazione non puzza di bruciato. Dragon Quest VIII L’odissea del Re Maledetto è un prodotto irrinunciabile oggi come lo era ieri, non solo per tutti gli amanti dei giochi di ruolo, cui pure primariamente si rivolge, ma, complice l’abbassamento del livello di difficoltà e una serie di accortezze “user friendly”, per tutti i possessori di una delle console della famiglia 3DS. Alla luce di prodotti come questo, risulta difficile stupirsi del fatto che le vendite di 3DS, in Giappone, abbiano recentemente superato quelle di Playstation 2. Il voto finale si riferisce non solo all’opera in sé, che ha superato brillantemente l’esame, spesso impietoso, del tempo, ma anche all’operazione di porting, che denota grande cura, intelligenza e rispetto, tanto per il materiale di partenza quanto per l’utenza.

Voto Recensione di Dragon Quest VIII: L'odissea del re maledetto - Recensione


9