Recensione

Diablo III

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a cura di Pregianza

Questa è la recensione di Diablo III. A questo punto voi direte “grazie capitan ovvio”, ma noi abbiamo sentito il bisogno di precisarlo comunque a inizio articolo, perché dopo oltre 10 anni di attesa facciamo un po’ di fatica a credere di aver davvero per la mani il seguito di uno dei titoli più amati mai creati. Si tratta pur sempre di un gioco Blizzard ed è noto che la casa statunitense segue la filosofia dell’ “esce quando è pronto”, poco importa se devono passare ere prima di un nuovo titolo sugli scaffali. Diablo III però ce l’ha fatta, è uscito dal limbo dello sviluppo infinito ed è finalmente arrivato nelle case di milioni di videogiocatori affamati, pronto a consumare mouse, dita, e relazioni interpersonali. Noi ovviamente l’abbiamo preso e giocato senza sosta fino ad oggi, desiderosi di scoprirne ogni segreto il più rapidamente possibile, visto che questa volta non avevamo il beneficio dei giorni d’anticipo per valutarlo. Dopo decine e decine di ore di gioco, nottate senza sonno, pause con mani sotto ghiaccio, e un sacco di caffeina, possiamo finalmente dare una valutazione decente del titolo più atteso dai giocatori PC. Pronti ad andare all’inferno?

Non c’è Diablo senza TriabloDiablo III inizia vent’anni dopo la conclusione di Lord of Destruction, l’espansione del secondo capitolo. Il mondo di Sanctuary ha conosciuto una relativa pace dopo la sconfitta dei tre maligni, e a seguito della distruzione della Worldstone da parte di Tyrael il potenziale della razza umana sta lentamente tornando superiore a quello di angeli e demoni. La pace però viene interrotta dall’arrivo di un meteorite, che cade dritto sulla cattedrale di Tristram trascinando con se il vecchio Deckard Cain sotto lo sguardo attonito della sua povera nipote Leah. L’arrivo del corpo celeste sulla terra è il primo segno dell’apocalisse, e attira a se un nuovo gruppo di possenti eroi destinati a salvare ancora una volta il mondo dalle tenebre.Gli uomini di Blizzard forse non hanno mai sfornato trame stupefacenti, ma quando si tratta di creare background complessi ed evocativi pochi sono in grado di tenergli testa. Sanctuary è un luogo oscuro continuamente coinvolto in una lotta tra forze spaventosamente potenti, ricco di personaggi e vicende interessanti. La storia di Diablo forse non vi terrà incollati alla sedia, ma se amate il fantasy dark il suo mondo vi catturerà.

Ma ‘ndo vai se l’armor non ce l’haiLa serie Blizzard è da molti considerata la vera iniziatrice dei gdr hack ‘n’ slash, la patria della cliccata e della teorizzazione, nella quale anche il più folle dei giocatori può perdere mesi alla ricerca dell’equipaggiamento perfetto. Diablo III eredita questo spirito dal predecessore, ma ne trasforma molti aspetti. Il gameplay è rimasto estremamente basilare e di facile comprensione: un semplice click del mouse permette di attaccare e spostarsi, mentre la tastiera garantisce di utilizzare vari poteri offensivi, difensivi o di supporto, che vengono appresi e sviluppati salendo di livello. Tale sistema in Diablo 2 era ridotto all’osso agli alti livelli, al punto da portare i giocatori ad utilizzare un numero davvero misero di skill poderose nella maggior parte dei casi. Stavolta la situazione è diversa, e le abilità da utilizzare sono così tante da aver addirittura sostituito l’attacco normale. Ogni personaggio infatti sfrutta una risorsa diversa per utilizzare i suoi poteri e dispone di tecniche in grado di ricaricarla o, perlomeno, di non consumarla, che prendono seduta stante il posto dei colpi base. Avanzando nel gioco il numero di capacità cresce esponenzialmente e permette di sbizzarrirsi nello sviluppo del proprio alter ego. Le scelte attive possono essere al massimo sei, ma le skill vengono apprese tutte e sono sostituibili in qualunque momento nel gioco, anche se farlo le rende inutilizzabili per qualche secondo. Le classi disponibili sono cinque: cacciatore di demoni, sciamano, monaco, barbaro e mago. Tutte sono dotate di grande flessibilità e di meccaniche specifiche che le diversificano sostanzialmente dalle altre. Noi abbiamo scelto il monaco, un abilissimo misto tra un maestro di kung fu Shaolin e un sacerdote russo, che mena come un fabbro e fa esplodere i mostri a cazzotti. Descrizione che dovrebbe darvi all’incirca l’idea del livello di potenza dei vari personaggi, capaci di massacrare senza pietà eserciti interi di demoni in modo a dir poco spettacolare. Questo aumento di varietà in combattimento non si è tradotto tuttavia in una crescita della complessità nello sviluppo degli eroi, anzi, la situazione si è semplificata nettamente. In Diablo III non ci sono più statistiche da aumentare ad ogni livello, e non vanno più inseriti punti nei rami delle abilità. Non bisogna tuttavia commettere l’errore di pensare che dalla nuova configurazione manchi totalmente la profondità, tutt’altro. Per ogni tecnica va selezionata una fra cinque diverse rune, che ne modificano sostanzialmente l’effetto e hanno una grande sinergia con build di un certo tipo. Nulla vi è precluso, potrete creare un eroe spaventosamente mobile, totalmente offensivo, puramente difensivo, o di supporto. Il numero di combinazioni possibili è elevatissimo, ed è sicuro di soddisfare praticamente chiunque. Magie e abilità sono raccolte in sottoinsiemi per facilitare la scelta ai neofiti, ma in qualunque momento possono venir “liberate” dal menu delle opzioni, per essere gestite nel modo che si preferisce.Pensate sia tutto qui? Vi sbagliate, perché Diablo è da sempre sinonimo di loot, e l’equipaggiamento è anche stavolta parte integrante nella crescita di un giocatore. Dai mostri cadono di continuo nuove armi e pezzi di armatura, alcuni normali e pressoché inutili, molti invece magici, rari o leggendari, ricchi di modifiche alle statistiche indispensabili per rendere il vostro personaggio una vera macchina da guerra. Tali oggetti possono venir poi forgiati da un utilissimo fabbro durante le soste in città, o potenziati incastonandovi gemme migliorabili grazie a un eccentrico gioielliere. Entrambi gli artigiani crescono e migliorano a loro volta con il giusto quantitativo di denaro. Tenere d’occhio le statistiche e l’equip è indispensabile, perché avrete bisogno di chicche sempre migliori per avanzare, e quando diciamo che ne avrete bisogno non scherziamo affatto…

Non un ciclo, una spiraleL’accurato sviluppo del vostro combattente è legato a doppio filo alla struttura unica di Diablo III, uno dei pochi giochi al mondo dove la campagna in difficoltà normale è solo l’inizio. Il titolo Blizzard rimane godibile anche alla difficoltà iniziale, ma risulta una vera passeggiata e lo si apprezza più che altro per la narrativa e per la sensazione di potenza data dal massacro senza sforzo di migliaia di nemici. L’esperienza vera inizia una volta completati i quattro atti, e sbloccata la prima delle difficoltà aggiuntive. Sono tre le difficoltà extra: Incubo, Abisso e Inferno. Per sbloccare la successiva va completata la campagna in quella precedente, e in ognuna la sfida diventa sensibilmente più ardua grazie a nemici più resistenti, potenti e aggressivi, a boss e sottoboss più brutali e a terrificanti nemici rari con suffissi magici, sempre più numerosi e infami di campagna in campagna. Basti pensare che si passa da una singola qualità extra in Normale fino a quattro caratteristiche aggiuntive in Inferno, senza contare l’aumento mostruoso dei danni e della difesa. Già nella seconda run compaiono combinazioni di poteri devastanti negli atti finali, mentre in Abisso capita persino nel primo atto di trovare nemici difficilissimi da ammazzare, che costringono a muoversi di continuo e a usare strategie come il kiting (attacco dalla distanza in continuo movimento, in modo che l’avversario muoia senza mai raggiungervi), o la toccata e fuga una volta ricaricate le abilità curative e difensive. Se infine fate parte di quell’èlite di utenti che non sono felici se non vengono picchiati brutalmente dai loro videogame e lasciati a morire sul ciglio di un burrone ripieno di coccodrilli, spine, fiamme, e orsetti rosa ricoperti di acido, farete i salti di gioia davanti alla modalità Hardcore. Astenersi deboli di cuore. Per un eroe Hardcore morire una singola volta significa venir cancellato e, se affrontare la campagna normal senza perire è fattibilissimo, lasciatevi dire che in Inferno è a dir poco improponibile, cosa che permette al titolo Blizzard di ergersi tra le sfide più punitive di sempre.  Tutte queste difficoltà risulterebbero ripetitive se affrontate da soli. Indipendentemente dal livello di sfida, dopotutto, si tratta pur sempre della stessa campagna ripetuta più volte, e per molti giocatori il fatto di trovare nuovo loot sempre più potente per ogni giro e non, è un incentivo sufficiente. Qui entra in scena la vera anima di Diablo III, la cooperativa. Il gioco costringe a una connessione perenne per un motivo, ovvero quello di garantire ai giocatori la possibilità di aprire in qualunque momento la propria partita al resto del mondo, e di affrontare le missioni in compagnia di almeno altri tre compari. La difficoltà ovviamente non diminuisce con l’aumento di giocatori, ma scala con il numero dei membri del gruppo, fino a diventare qualcosa di assolutamente folle in Abisso e Inferno, dove la coordinazione del team è legge ed è obbligatorio ripetere atti passati per trovare un equipaggiamento più adatto alle fasi problematiche. Il titolo assume una dimensione completamente diversa se sperimentato così, e si trasforma in un’esperienza che richiede tempo, dedizione, tattica, e una notevole forza di volontà. Praticamente il paradiso per qualunque giocatore navigato, stanco di esperienze troppo facili e semplicistiche. Pure gli artigiani iniziano a richiedere pagine, tomi e componenti diversi per fare il loro lavoro e migliorare la bottega, ritrovabili sui corpi dei mostri e scomponendo l’equipaggiamento inutile. Battlenet per quanto riguarda la cooperativa funziona egregiamente, e permette di entrare in qualunque momento nelle partite dei propri amici, di contattarli anche mentre stanno giocando ad altri titoli Blizzard, di partecipare a partite pubbliche, rendere pubblica la propria, e di ricontattare immediatamente tutti gli utenti con cui si sono affrontate le ultime missioni. Se invece siete lupi solitari e la cooperativa non vi interessa, gli sviluppatori hanno pensato anche a voi inserendo nel titolo dei compagni controllati dall’intelligenza artificiale, tre per l’esattezza, tra cui un templare, una incantatrice e un simpatico mariuolo, tutti dotati di rami di sviluppo specifici, e potenziabili con anelli, amuleti speciali e armi. Per gli economisti virtuali c’è poi l’immancabile auction house, nella quale è possibile creare o partecipare ad aste per migliorare il proprio equipaggiamento. La casa d’aste per ora si regge sul semplice oro virtuale, ma in futuro è previsto che saranno utilizzabili soldi veri nella compravendita degli oggetti (scelta atta ad arginare il fenomeno dei gold farmer).Tutto molto bello, ma va precisato che le imperfezioni nel pacchetto non mancano. Blizzard si è presa il suo bel tempo per sviluppare Diablo III, ma non ne ha eliminato del tutto le pecche, in primis quelle legate alla connettività, sempre obbligata seppur non stabilissima, specialmente nei primi giorni durante i quali i server traboccano di giocatori. Certo, sono problemi che tendono a risolversi molto in fretta, e il disastroso blocco degli accessi del day one è stato sistemato nel giro di una mezza giornata (con qualche breve pausa di manutenzione qua e là), tuttavia qualche sbalzo di connessione può provocare botte di lag non indifferenti, in grado di uccidervi in un nanosecondo alle difficoltà avanzate. Poca roba per un giocatore normale, visto che troppe morti costringono solo a riparare gli oggetti indossati, ma per quei pazzi che affrontano Diablo III in Hardcore è tutta un’altra storia. Buttare al vento cento ore di gioco per una laggata può portare alla follia il più sano dei giocatori, quindi speriamo seriamente che Blizzard ci dimostri di aver “trovato il modo di eliminare del tutto il lag”, come era stato baldanzosamente affermato da Jay Wilson in persona tempo fa.  Altro appunto da fare riguarda la difficoltà, che in Incubo e Abisso risulta altissima quando si trovano mostri speciali con prefissi magici, ma cala drasticamente a boss e sottoboss, a causa dei loro pattern fissi. In Inferno anche i boss sono terrificanti, ma faticare ad ammazzare un gruppo di pipistrelli infuocati, e poi passare sopra al cadavere di un enorme demone come se fosse nulla fa un po’ strano nelle difficoltà sorelle. Sarebbe stato inoltre possibile osare di più dal punto di vista della giocabilità. Le meccaniche degli Hack ‘n’ Slash rendono ancora e puntano tutto sull’elevato livello di sfida, ma risultano comunque piuttosto ripetitive, e possono stancare dopo un po’. Se c’era una casa in grado di correre qualche rischio in questo campo era Blizzard, ma non ha osato. In conclusione non ci è piaciuta molto nemmeno la scelta di eliminare la possibilità di scomporre e vendere gli oggetti direttamente dall’inventario. Il ritorno del portale cittadino ha un sapore nostalgico, ma costringe a spezzare l’azione di continuo per svuotare l’inventario. Gli spazi sono stati migliorati, ma la scelta è discutibile e non migliora affatto la gestione dell’economia in gioco. Sono piccolezze per i fan del genere, ma lasciano un po’ di amaro in bocca poiché tutte evitabili. Noi personalmente ai problemi di connessione non abbiamo dato grande peso, principalmente perché già in Diablo 2 gran parte dei giocatori era praticamente sempre online per la natura di gioco cooperativo del prodotto, tuttavia se la vostra connessione è particolarmente ballerina vi consigliamo di lasciar perdere, non vale la pena di buttarsi in un Diablo se non si può giocarlo fluidamente.

Meno oscurità, ma un sacco di budello in piùTecnicamente Diablo III può sembrare vecchiotto, i modelli poligonali sono scarsamente complessi e le texture non rappresentano certo il massimo della definizione e del realismo. La scelta è dovuta alla volontà di Blizzard di permettere a quasi chiunque di far funzionare il gioco sul suo computer, mossa furba riuscita appieno, perché basterebbe attaccare uno schermo a un tostapane per far girare questo hack ‘n’ slash, e su un computer di media potenza gira al massimo del dettaglio senza il minimo singhiozzo. La forza di Diablo poi non sta nella spettacolarità del motore, ma nell’art direction assolutamente fuori di testa. La varietà di ambientazioni del gioco è estrema, e il design di alcuni mostri e locazioni è davvero superlativo. Tutto è stato reso più colorito, dunque se fate parte di quel gruppo di giocatori che non ha amato la transizione dai colori scuri di Diablo 2 allo stile più cartoon del terzo capitolo, sappiate che è possibile correggere il tiro con la mod Dark3d, facilmente reperibile online. Il mondo di Sanctuary rimane ad ogni modo molto violento, e vi assicuriamo che gli spargimenti di sangue e interiora ingame non mancano. Favolose anche le animazioni e la cura per il dettaglio, considerate che ogni corpo si sposta realisticamente a seconda dei colpi ricevuti e delle forze applicate, e che ogni oggetto è distruttibile nelle mappe. Come in Diablo 2 i dungeon vengono ricalcolati casualmente ad ogni partita, mossa furba per rendere ancor più rigiocabili le campagne alle difficoltà maggiori che non snatura più di tanto la bellezza di certe locazioni. Curatissimi anche i dialoghi e la narrativa, con compagni dalle storie personali molto interessanti, che si sviluppano avanzando nell’avventura. Chiudiamo con lo stratosferico sonoro, che vanta musiche epiche e un doppiaggio straordinario. Persino quello in italiano stavolta non arranca dietro all’originale, e per certi versi lo supera, nonostante nella traduzione si siano perse alcune finezze, come l’accento spiccatamente russo del Monk. Quanto alla longevità, la campagna può durare tranquillamente attorno alle 20 ore, che diventano praticamente infinite quando si valuta la struttura ciclica del gioco, e il futuro arrivo del pvp. Avremmo preferito avere le arene competitive da subito, ma siamo convinti saranno degne di essere giocate una volta inserite.

– Gameplay reso più accessibile ma comunque profondo e divertente

– Le difficoltà elevate sono spaventosamente impegnative ed esaltanti

– Cura maniacale nei dettagli

– Art direction superlativa

– Rigiocabilità enorme, specialmente in co op

– Non elimina le debolezze proprie del genere hack n’ slash

– Costringe a rimanere sempre connessi, anche se giocato in singolo

– Alcune scelte opinabili legate al gameplay

9.0

Diablo III avrebbe potuto rivoluzionare il genere hack ‘n’ slash. Non l’ha fatto, ma ne rappresenta comunque la massima espressione e mantiene tutto il fascino che ha reso indimenticabile il suo predecessore, anche dopo tutti questi anni. Non esiste gioco in grado di offrire una sfida in continua crescita di un tale livello a un giocatore veterano, e non c’è gdr action dotato di una tale rigiocabilità. Forse non sarà il capolavoro assoluto che tutti desideravano, ma è un gioco dannatamente ben fatto che merita di essere provato da chiunque. Diablo è tornato, e mò sono cavoli vostri.

Voto Recensione di Diablo III - Recensione


9