Recensione

Conflict: Vietnam

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a cura di Yurixxx86-Zico

Storia di un orroreIn sede di apertura di questa recensione, mi trovo ad affrontare un arduo compito, raccontare in breve uno tra i più cruenti conflitti che la storia recente ricordi, associato a titolo di cronaca alla prima vera, secca, disfatta statunitense.Tutto ebbe inizio con la “Conferenza di Ginevra”, la quale pose diverse indicazioni, che accesero nel Sud-Est Asiatico micce allora inesplose. Ciò che i vertici mondiali decisero non piacque praticamente a nessuno: la penisola indocinese venne separata in 3 Stati indipendenti, Cambogia, Laos, e Vietnam, il quale fu suddiviso a sua volta in 2 parti lungo il 17° parallelo: Vietnam del Nord, nel quale venne istituita una repubblica democratica guidata da Ho Chi-Min e che aveva come capitale “Hanoi”, e Vietnam del Sud, al cui apice stava Ngo Dinh Diem, che pose la capitale a “Saigon”, sotto il controllo statunitense.Venne anche posta una particolare condizione, secondo la quale entro breve tempo si sarebbero svolte libere elezioni in previsione della riunificazione del paese. Gli USA, però, intervennero nel Vietnam del Sud facendo sorgere una dittatura militare di stampo prettamente filo-americano, sostenuta con aiuti militari ed economici per far fronte al tentativo di ribellione dei vietcong, guerriglieri comunisti del Fronte Nazionale di Lliberazione (Fnl).Il fronte comunista vietnamita, appoggiato dalle forze militari del Nord, chiese ed ottenne fondamentali aiuti economici e bellici dall’Unione Sovietica e dalla Cina, e tramite queste alleanze intendevano porre nuovamente il Sud sotto il loro controllo, riunificando la nazione sotto un’unica bandiera ed un unico ideale. Gli Stati Uniti, contrari al proliferare del comunismo nell’Asia meridionale, entrarono in guerra schierati dalla parte del Sud, nel tentativo di fermare l’avanzata Nordista.Le vicissitudini belliche vennero ulteriormente complicate nel 1963, quando il generale Thieu salì al comando della fazione sudista vietnamita, rovesciando l’allora regime di Diem con un improvviso colpo di stato. La cosa non fu vista di buon occhio dalla popolazione civile, in particolar modo dalla fascia contadina, che in seguito vide sempre più spesso le proprie campagne occupate dai vietcong comunisti, nel tentativo di fermare la macchina bellica statunitense, che poteva contare, poco più tardi, oltre 510.000 unità combattenti.Questa paradossale situazione di stallo tra l”esercito col più alto potenziale offensivo del mondo e la resistenza vietnamita, durò stabilmente sino all’autunno 1969, quando Thieu riuscì nell’intento di instaurare anche nelle teste dei ceti medio/bassi (agricoltori, manovali, operai, ecc.) una mentalità combattiva, ostile all’occupazione americana, rifornendo clandestinamente di armi le popolazioni contadine del Sud, coadiuvati dai governi cinesi e sovietici, intenti ad alimentare ulteriormente lo spirito di rivolta istillato nelle menti di molti dai vietcong.In occasione del capodanno, il Fronte Nazionale di Liberazione decise per conto dell’esercito nord-vietnamita di dare atto ad un’offensiva che lo portò ad occupare le campagne, per poi incunearsi nelle città e nella stessa capitale Saigon. Il consistente aumento delle forze del Sud indusse Nixon a ridurre la presenza delle forze terrestri americane e ad aumentare quelle aeree e navali. Per tagliare le linee di rifornimento ai vietcong venne deciso di intervenire in Cambogia e in Laos, togliendo carburante, risorse ed approvigionamenti ai vietcong. Nonostante questo, nel marzo 1972 i vietcong prendono possesso della provincia di Quang Tri, mentre nel 1973, sotto la pressione di un’opinione pubblica sempre più preposta al pacifismo ed al ritiro delle truppe dal territorio asiatico, gli americani sono costretti alla pace. Il regime dittatoriale del Sud è ora senza controllo, letteralmente abbandonato a se stesso.La ritirata statunitense è preceduta da un tentativo di dialogo tra Nixon ed i governi dell’ URSS e della Cina (la «diplomazia del ping pong»); il riavvicinamento consentì di ammorbidire l’atteggiamento di Hanoi e di accelerare i preliminari di pace, pace che fu firmata a Parigi il 27 gennaio 1973. Gli Stati Uniti sospesero ogni sorta di aiuto a Saigon in cambio della formazione di un governo democratico-parlamentare e del mantenimento provvisorio dei due Vietnam. Malgrado l’impegno del “cessate il fuoco” e il ritiro dal contingente asiatico delle truppe militari statunitensi (che segnava la prima grande sconfitta nella storia degli Usa), il conflitto continuò e la dipartita americana non avvenne. I combattimenti si protrassero per altri 2 anni, fino al 1975, quando Vietcong e truppe nord-vietnamite riuscirono ad entrare nella capitale Saigon.L’opposizione sud-vietnamita durò ulteriormente, grazie ai continui rifornimenti di armi da parte degli Stati Uniti, sino a quando si arresero all’Fnl, il 30 aprile 1975.Il giorno prima la Casa Bianca aveva già annunciato l’obbligatoria evacuazione di tutti i soldati e funzionari americani in Vietnam.Di fatto, la guerra, terminò così il 30 aprile 1975.

Houston, abbiamo un problema!Il gameplay di questo capitolo della serie Conflict ricalca fedelmente le orme lasciate dai predecessori, in particolare da quel Desert Storm 2 che l’anno scorso destò un discreto interesse da parte di pubblico e critica, pur non risultando comunque un titolo eccezionale, non aggiungendo nulla ad un classico schema che unisce elementi action a fasi più strategiche, grazie alla possibilità di coordinare movimenti e azioni compiute dai proprio compagni di squadra.I 4 componenti della vostra squadriglia (liberamente interscambiabili tra loro durante ogni missione) saranno, contrariamente a quanto visto in altri prodotti simili (ultimo in ordine di tempo è stato “Shellschock Nam 67”), vulnerabili al fuoco nemico, sebbene i danni apportati ad essi non siano il massimo del realismo. Ad esempio potrete tranquillamente prestare soccorso ad un compagno anche qualora egli sia stato colpito in pieno da un razzo, da una granata o da un colpo di mortaio, tutte evenienze che nella realtà non avrebbero lasciato tracce del malcapitato in questione! Ma del resto è un gioco arcade, dall’ambientazione storica ricostruita in maniera accurata certo, ma sempre arcade, e questa scelta dei programmatori contribuisce a non rendere mai frustrante l’azione (non sarebbe il massimo dover andare in cerca dei pezzi dei propri compagni deceduti non trovate?).Il numero totale di missioni presenti ammonta a 14, tutte estremamente varie fra loro, spaziando dalla classica azione stealth in territorio nemico alla sana e massiccia distruzione a bordo di veicoli quali Hovercraft e carri armati, od ancora, fughe nel centro dell’accampamento militare in seguito ad un attacco a sorpresa dei vietcong, o il porsi come obiettivo unico scappare da una radura dove siete precipitati in seguito all’abbattimento del vostro elicottero; situazioni immersive e coinvolgenti, che appagano il player in cerca di adrenalina. Unica pecca è forse la difficoltà di alcuni passaggi, che rendono frustrante l’attraversamento di determinati percorsi obbligati all’interno degli stage. A complicare il tutto il fatto che non potrete salvare il gioco un numero infinito di volte; questa operazione sarà possibile per un massimo di 2 volte all’interno di un singolo livello, dove più ci parrà opportuno, senza vincoli legati a check-point et similia, ma pur sempre solo 2 volte.L’arsenale messoci a disposizione dagli sviluppatori si distingue per la varietà di oggetti presenti, tutti fedeli riproduzioni di armi realmente usate in quel periodo, variando da modelli di pistole, fucili, mitragliatrici leggere e pesanti, sino ad una diversificazione notevole persino di granate e bombe a mano (occhio quando le lanciate, fatelo in fretta o… salterete in aria!), senza contare le armi da campo, da gittata (quali lanciamissili & company), le postazioni da campo presenti in punti strategici fra la vegetazione o fra gli accampamenti militari, ed i mezzi bellici propri e nemici. Oltre a questo, ogni arma da fuoco disporrà di 2 diverse visuali di mira, una classica in terza persona ed una in prima persona, utile nel caso si voglia cogliere di sorpresa un nemico appostato o voltato di spalle, molto meno in pieno conflitto! Un lavoro svolto egregiamente insomma, che innalza ulteriormente il livello di un gameplay solido ed accattivante, creato ad hoc per la tipologia del titolo.

Ucci ucci sento odor di soldatucci……frase di presentazione che serve ad indicare che spesso gli occhi non bastano per la propria sicurezza, in un videogioco specialmente…Questo perchè, nonostante un comparto grafico di buon livello, caratterizzato da textures discretamente definite, personaggi modellati sapientemente con un abbondante utilizzo di poligoni e strutture poligonali delle costruzioni senza evidenti difetti di flickering o pop-up, il nemico avvolto dalla vegetazione e mimetizzato nella macchia asiatica del territorio non è sempre visibile chiaramente; dovrete quindi più di una volta fare affidamento sulla (precisa, ad onor del vero) mira automatica pensata per noi dagli sviluppatori, che ci aiuterà in più frangenti a superare situazioni altrimenti ostiche anche per il cecchino più abile del pianeta.Buona l’implementazione delle 2 visuali delle armi, mai fastidiose e piuttosto facili e intuititive nella loro gestione.Sul versante audio si registra un livello qualitativo del doppiaggio (interamente in italiano) discreto, che in talune situazioni non convince appieno a causa di alcuni dialoghi forzatamente “forti” nei contenuti, con parolacce ed imprecazioni a profusione in presenza di eventi particolari, col risultato che il tono del discorso appare talvolta costretto ed “incanalato” sul rigido schema di un copione prefissato.Gli effetti sonori sono di alta qualità, ascoltabili anche con l’ausilio di impianti Dolby Digital ed effetto Surround (se ne avete la possibilità, utilizzate queste opzioni, consiglio da amico!), nel caso abbiate la reale intenzione di sentirvi esplodere una granata a 20cm dalle tempie, poichè l’effetto è veramente pregevole!Nota in parte dolente l’I.A dei i vietcong, abili in alcune circostanze nell’aggirarvi o disporre trappole lungo punti strategici difficilmente evitabili, ma che fungono da contraltare a sezioni nei quali sono letteralmente carne da macello e sembra facciano ben poco per sottrarsi al loro destino. Ciò non compromette l’esperienza di gioco sia chiaro, però questo sfasamento nella calibrazione della difficoltà di alcuni stage, con una soluzione di continuità nella sfida che viene temporaneamente a mancare, può creare fastidi al giocatore.La longevità si assesta sulle 10 ore di gioco, un qualcosina in più o in meno a seconda del tentativo o meno di completare obiettivi bonus secondari, intramezzati agli obiettivi principali necessari per il successo della missione.

– Grafica di pregevole fattura

– Atmosfera

– Giocabile e divertente

– Longevo

– Difficile

– A volte coordinare le azioni e dare ordini ai propri compagni è difficile in quanto immersi nell’azione

7.5

Un buon prodotto questo “Conflict: Vietnam”, che per la qualità e l’adrenalina dell’azione si pone un gradino sopra il predecessore e riesce nell’ardua impresa di farsi notare in un panorama ludico sovraffollato di titoli bellici.

E’ un titolo arcade si, ma che non disdegna di offrire al player sezioni di strategia e studio di un attacco equilibrato ed efficace, e proprio per questo potrebbe accomunare in alcuni elementi appassionati degli sparatutto vecchio stile e fan di titoli un filino più cervellotici, soddisfacendo entrambe le tipologie di player.

Tecnicamente buono, immersivo e coinvolgente, ne consiglio l’acquisto agli estimatori di giochi di guerra, ai quali sicuramente piaceranno l’ambientazione e l’impostazione di questo titolo.

Voto Recensione di Conflict: Vietnam - Recensione


7.5