Anteprima

Code Name: S.T.E.A.M.

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a cura di Aeffe87

Tra le novità di rilievo che attendono pazientemente di varcare la starting line di un’annata videoludica particolarmente affollata, Code Name: S.T.E.A.M. sembra essere una delle meno quotate da parte dell’utenza core. Partita in sordina per via della poco incisiva conferenza off-screen svoltasi durante l’E3 2014, occasione che ne ha annunciato per la prima volta l’insospettabile esistenza, la nascitura IP per handheld Nintendo non è ancora riuscita ad insinuarsi con convinzione tra le brame del grande pubblico, con un solo evento recente, il Nintendo Direct dello scorso gennaio, capace di riaccenderne in minima parte il chiacchiericcio. Là dove il marketing non ha evidentemente spinto l’acceleratore, i fan più convinti della strategia turn-based non hanno potuto però fare a meno di sussultare dinnanzi a un nome che, difficile affermare il contrario, è una vera e propria garanzia di qualità. Il progetto, infatti, vede al timone Intelligent Systems, celebre team di sviluppo a capo, tra gli altri, dei mai dimenticati Advance Wars, piccole gemme di genere assai care agli aficionados dall’animo tattico cresciuti a pane e console portatili. Dunque, quando il garante si dimostra affidabile, cosa fare per dare una spintarella definitiva all’hype dei giocatori? La compatibilità del software con gli amiibo di Fire Emblem – altra saga per la quale è doveroso ringraziare gli Intelligent – avrà di sicuro smosso alcuni futuri possessori di New 3DS, ma non basta. Molto più ghiotto è stato invece l’annuncio di una scintillante demo per eShop, disponibile ormai da qualche giorno a beneficio di chiunque fosse in cerca d’indizi più corposi sulla bontà – o meno – di questa imminente produzione. Noi, ovviamente, ci abbiamo messo subito mano; a dispetto del nome, l’offerta fondante Code Name: S.T.E.A.M. sembra esser ben più solida dell’universo “al vapore” che il gioco s’impegna a rappresentare.

Born to be Abramo (Lincoln)A demo avviata è possibile accedere solamente alla campagna single player, laddove una seconda modalità denominata “Versus” è attualmente inibita alla fruizione, in attesa di release definitiva. Il prologo presenta all’utente il set che ne ospiterà le gesta, una Londra già pienamente industrializzata dove, tuttavia, la Storia deve farsi da parte a favore di una messinscena assai più stravagante e fantasiosa. L’universo qui narrato, difatti, è posto cronologicamente durante un’ipotetica “Età del Vapore”, dove tale stato fisico della materia, neanche a dirlo, è l’unica forza motrice di ogni cosa, dai maestosi aerostati che solcano un cielo di luce cinerea alle motociclette che sfrecciano lungo le strade della città, fino ai più futili strumenti tecnologici a servizio del viver quotidiano. La cinematica introduttiva informa lo spettatore di un importante ed imminente evento, l’inaugurazione di un mastodontico ponte sul Tamigi, a cui dovrà presenziare nientemeno che la Regina d’Inghilterra. Nel frattempo Henry Fleming, biondissimo capitano delle guardie reali, è in costante contatto radio con i suoi uomini per tenere la situazione sotto controllo. All’improvviso, il caos. Una serie di creature aliene piombata dallo spazio disintegra l’armata aerea alleata, e Henry si trova suo malgrado solo, costretto a fuggire da uno spaventoso mostro, il Devastatore, che pare al momento invincibile. Lungo la ritirata egli incontra John, suo nerboruto compagno di vecchia data; per finire, i due vengono salvati in extremis da un volto ben noto a tutti: quello di Abraham Lincoln. A bordo del suo dirigibile, il Lady Liberty, il presidente arruola Henry e John nella propria squadra speciale, l’unità S.T.E.A.M, con il preciso scopo di soccorrere Sua Maestà e liberare il pianeta dalla sgradita invasione extraterrestre.La premessa si snoda tra le pagine di un fumetto tipicamente americano, reso più dinamico dall’apparizione frequente di classici balloon onomatopeici e d’immagini che si muovono da una vignetta alla successiva; un paio di stratagemmi, questi, che rendono l’insieme di cut scene molto più vicino a un motion comic di stampo televisivo. Ad accentuare la volontà del team giapponese di “occidentalizzare” quanto più possibile la rappresentazione interviene poi il lavoro svolto in termini di character design, per cui buona parte dei membri della S.T.E.A.M. – sorta di A-Team allargato, e in più riletto in chiave steampunk – è ispirata manifestamente ad alcuni personaggi noti della grande tradizione letteraria dell’ovest. Oltre al già citato Fleming, (ri)modellato sull’omonimo protagonista de Il segno rosso del coraggio di Stephen Crane, la nostra prova ci ha permesso di guidare in battaglia Leone, versione sotto steroidi del comprimario felino de Il Mago di Oz, e la pellerossa Giglio, eredità iconica della graziosa Tiger Lily di Peter Pan. Più in generale, modelli poligonali spigolosi e contornati di un nero marcato, oltre a scelte cromatiche particolarmente sgargianti, potrebbero far storcere il naso ai fanatici del dettaglio fino, ma è difficile negare come una simile cosmesi ben si presti a un’esperienza di questo tipo, dai toni spiccatamente fracassoni e over the top fino al midollo.

Out of steamPassiamo quindi all’elemento più corposo della dimostrazione, quello che, non dubitiamo, andrà maggiormente a interessare chi ancora scettico nei confronti dell’opera Intelligent Systems: il sistema di gioco. Partendo dalle tre mappe del prologo, lungo le quali impersoneremo unicamente il capitano Henry, l’utente viene chiamato a prender pian piano confidenza con le meccaniche alla base del titolo, una mescolanza continua di strategia a turni tradizionale e shooting in terza persona. Ogni ambiente tridimensionale è suddiviso idealmente a scacchiera, e a ogni turno è possibile visualizzare le caselle entro le quali ciascun personaggio avrà libertà di movimento. Scopo di ciascuno stage è il raggiungimento di una meta posta al termine del percorso da parte di almeno un membro del gruppo, contrastando quanto basta le ondate di avversari in campo. Scrivevamo in apertura di come il vapore, in Code Name: S.T.E.A.M, governi qualsiasi cosa su schermo, ed è effettivamente così, finanche – e soprattutto – a livello di gameplay. Non a caso, oltre al proprio arsenale offensivo, ciascun membro della squadra porta sulle spalle un boiler, lo Steamer, contenente un tot di nuvolette gassose, che egli consumerà gradualmente a ogni azione portata a compimento. Dunque, ogni casella varcata prima dell’attacco costerà al personaggio un’unità vaporosa, così come far fuoco ne consumerà quantità ben più consistenti. L’anima TPS della produzione viene a galla una volta individuato uno dei tanti alieni monocoli che popolano la superficie; esso prenderà coscienza della nostra posizione nel caso in cui capitassimo sbadatamente nel suo raggio visivo, laddove girandogli attorno e crivellandolo di colpi sarà possibile stordirlo oppure, mirando ai punti fluorescenti del corpo, annientarlo senza possibilità d’appello. A ogni turno dell’utente si alterna poi una fase passiva, durante la quale, chiaramente, gli avversari proveranno a stanare il nostro avatar ormai impossibilitato a muoversi. Oltre che in attacco, l’oculato posizionamento nello scenario gioca un ruolo fondamentale anche a fini difensivi, e non soltanto per nascondersi dietro a cassoni e pareti. Infatti, i combattenti dotati di specifiche armi leggere possono danneggiare il nemico perfino in modalità passiva, a patto però che abbiano conservato in precedenza una quantità di vapore sufficiente per sferrare il contrattacco. L’attacco di reazione, altrimenti detto overwatch, è in effetti un modo efficace per cogliere di sorpresa quegli invasori che, nel cercarci, varcheranno loro malgrado il nostro campo visivo, permettendoci, se abbastanza vicini, d’impiombarli senza pietà. Una pratica, quest’ultima, affatto esclusiva al giocatore, bensì praticabile anche da alcune specie aliene durante i turni a loro sfavore.

Proseguire lungo le ulteriori quattro mappe disponibili consente di applicare le meccaniche fin qui acquisite a più membri del party contemporaneamente, due nel Primo Capitolo e quattro nel successivo stage ambientato a Buckingham Palace. L’utente viene a contatto progressivamente con armi e attacchi di diversa natura, dal lanciagranate di John al mortaio medico di Giglio, fino al possente attacco fisico in balzo di Leone. Le mosse offensive variano per potenza e gittata, oltre che, al solito, per numero di vapore richiesto; inoltre, in fase di demo avanzata, ciascun guerriero sarà equipaggiato in battaglia con ben due armi a scelta, da dosare con criterio nell’arco di ogni turno. Gestire tali variabili ci è parso subito compito stimolante, senza contare che l’in-game è pregno di oggetti da intercettare. Dalle canoniche monete d’oro ai totem che consentono di curare il team, fino alle postazioni di ricarica dello Steamer e gli ingranaggi che, se raccolti in serie di tre, ne aumentano la capienza, tutto in Code Name: S.T.E.A.M. spinge al pensiero tattico e all’azione ponderata. Nonostante non sembri previsto un vero e proprio sistema di progressione dei personaggi, completare ogni livello senza subire perdite eccessive è comunque decisivo per ottenere un buon punteggio, così come preservare il proprio denaro sarà fondamentale per upgradare l’arsenale da una sfida alla successiva. La prova ci ha indubbiamente intrigato, benché l’impressione che qualche aspetto dell’opera possa – e debba – esser migliorato non sia in noi del tutto assente. In particolare, un primo problema riguarda lo svolgimento dei turni passivi, durante i quali il gamer è impossibilitato a seguire gli spostamenti degli avversari più lontani nella mappa, col risultato di abbondanti secondi di completa stasi che smorzano inevitabilmente un gameplay dai ritmi generali molto serrati. Da un punto di vista più tecnico, invece, nutriamo qualche perplessità sulla gestione della camera virtuale, perennemente alle spalle dell’avatar e lasciata all’impiego in tempo reale da parte del giocatore. Regolabile manualmente sia tramite pulsanti fisici che con l’ausilio del touchscreen, non abbiamo riscontrato un grande feeling in entrambe le soluzioni, ipotizzando, nell’economia generale del control system, che un secondo analogico possa risultare assai più comodo e funzionale all’esperienza. In questo senso, chi in possesso di New Nintendo 3DS – o, eventualmente, di Circle Pad – potrebbe ottenere un reale beneficio. Ci sarà comunque tempo per verificare approfonditamente quanto fin qui osservato: per maggio, periodo designato per la distribuzione europea, la strada è ancora lunga.

– Un universo steampunk ispiratissimo

– Personaggi interessanti e costantemente sopra le righe

– Un mix intelligente di strategia turn-based e TPS

L’ora approssimativa passata in compagnia di Code Name: S.T.E.A.M. è servita a mostrare i muscoli di un progetto che, causa una presentazione al pubblico non certo accattivante, viene ancora percepito da molti come figlio minore dell’imminente line-up di casa Nintendo. Artisticamente ispirato ed irresistibilmente caciarone nella forma, il titolo Intelligent Systems punta altresì a una sostanza sorprendentemente sfaccettata, coraggioso ibrido di azione a turni e in tempo reale che, all’atto pratico, pare in grado di restituire attimi di divertimento e tensione affatto trascurabili. Un paio di questioni tecniche che i developer dovrebbero limare non possono certo sminuire la nostra curiosità nei confronti di questa particolare produzione, per la quale, ahinoi, ci sarà d’attendere ancora qualche mese. Nel frattempo, comunque, c’è una demo su eShop che aspetta soltanto un vostro interessamento. Perché non concederglielo?