Recensione

Burnout 3: Takedown

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a cura di Matty

Negli ultimi anni pare essere scoppiata la moda dei racing game, sempre più numerosi sul mercato videoludico, al punto che il genere sembra aver perso quello smalto che qualche tempo addietro gli si poteva certamente attribuire. In tempi recenti la tendenza appare essere quella di creare prodotti estremamente simulativi, e pertanto sovente frustranti e il cui apprendimento risulta difficoltoso (ma innegabile è l’appagamento che deriva dal corretto apprendimento della meccanica del gioco), o, viceversa, volutamente arcade e poco realistici, più “leggeri” e capaci di divertire sin dall’inizio. Burnout 3, ultima fatica di Electronic Arts, appartiene sicuramente a quest’ultima categoria e, come i predecessori, pare in grado di dare sfogo a tutti gli automobilisti stressati dal traffico delle grandi città…

Se “tre” è il numero perfetto…Il primo Burnout, rilasciato nell’ormai lontano 2001, fu uno dei pochi titoli dell’era videoludica contemporanea a sfidare Gran Turismo – al tempo indiscusso re del genere – proponendo un approccio completamente diverso da quello del titolo Polyphony Digital: a farla da padrone erano uno stile di guida arcade dannatamente coinvolgente ed un senso di velocità fuori dal comune che, non di rado, portavano all’originarsi di spettacolosi incidenti stradali. Così belli da vedere che, in Burnout 2: Point of Impact, venne appositamente introdotta una simpatica, divertente modalità denominata “Crash”, nella quale l’unico obiettivo perseguibile era scatenare la maggior quantità di danni possibile. Con Burnout 3, Criterion Games ha cercato di non dare vita al solito minestrone riscaldato e, per nostra fortuna, sembra essere riuscita nel proprio intento.

TakedownQuesto nuovo capitolo offre una buona quantità di modalità di gioco, che garantiscono una notevole varietà: l’opzione principe è il World Tour, ma non mancano l’Evento Singolo, il Multigiocatore e la voce Xbox Live, con queste ultime due che rivestono un ruolo fondamentale nella struttura del prodotto.Nel dettaglio va detto che la modalità principale, come suggerisce il nome stesso, ci permette di esplorare diversi “continenti” (Europa, Asia, Stati Uniti) per partecipare ad uno spropositato numero di competizioni di vario genere: si va dalla più tradizionale Gara allo Schianto, passando per la Furia Stradale e l’Attacco al Tempo, senza scordare l’Evento Eliminatore, con un’eterogeneità di scopi raggiungibili davvero invidiabile; chiaramente, per proseguire nel gioco, sarà necessario vincere le medaglie, il cui valore (d’oro, d’argento o di bronzo) dipenderà dalla prestazione fornita.Ma la vera, più rilevante novità di Burnout 3 è il cosiddetto “Takedown”, che inoltre dona il nome al sottotitolo del gioco. Grazie ad esso, quando manderemo fuori strada un avversario o lo metteremo in condizione di non continuare la gara, riceveremo dei punti bonus e riempiremo la barra del boost, con l’ulteriore possibilità di aumentarne la capacità; viceversa, se saremo noi la vittima di un Takedown, oltre a dover sospendere – magari solo momentaneamente – la corsa, la barra del turbo subirà un drastico svuotamento. Nulla di cui preoccuparsi, comunque, poiché fondamentalmente sarà sufficiente ricominciare a guidare correndo una certa dose di rischi, per guadagnare dei bonus. Fra le follie che Burnout consente e contempla, si annoverano la guida contromano, lo sfioramento di altre auto, il prendere la scia degli avversari, nonché il partecipare ad avvincenti duelli con le auto rivali (!), a suon di sportellate. Altra nuova caratteristica presente nel nuovo capitolo della serie è il “tempo di impatto”, che consiste in un’azione rallentata attivabile in seguito ad un incidente e che dà modo di controllare l’auto aggiustandone lievemente la traiettoria – al rallentatore, appunto –, in maniera tale da riuscire magari a mettere in difficoltà qualche avversario. Assolutamente lodevole il tentativo degli sviluppatori, ingegnatisi al fine di aumentare drasticamente l’interazione ed il coinvolgimento, e riuscitici in pieno. E poi, diciamola tutta, un po’ di slow motion ogni tanto ci vuole, poiché sovente nel corso del gioco si raggiungeranno velocità ben superiori ai trecento chilometri orari, con una percezione di velocità semplicemente incredibile: Burnout 3 è senz’altro sconsigliabile a tutti i deboli di cuore!Le nuove peculiarità non terminano qui, poiché va citato il “crashbreaker”, funzione disponibile nella modalità Schianto che ci dà l’opportunità di far esplodere il nostro bolide, seppur solo al termine dell’incidente e soltanto dopo che un certo numero di veicoli siano stati coinvolti nel medesimo. Lungo il tracciato capiterà tuttavia di trovare determinati power-up per sfruttare tale bonus, che si dimostra uno degli aspetti più accattivanti dell’opera di Criterion. Grazie all’implementazione di questa novità, la modalità Schianto suscita più interesse rispetto a quella giocata nel prequel, e diviene notevolmente più appassionante: in generale, comunque, l’impressione è che sia più vasta e migliorata in ogni parte. Fra l’altro, non si verifica più quella fastidiosa, improvvisa interruzione dell’azione che in Point of Impact ci faceva perdere una notevole quantità di punti; in Burnout 3: Takedown l’incidente prosegue per un lasso di tempo maggiore, senza dubbio ideale, tale da far sì che ne rimangano trascinati ancora più autoveicoli.Finora non abbiamo ancora analizzato in maniera dettagliata quella che può essere ragionevolmente definita come una delle modalità meglio riuscite del gioco, ossia la Furia Stradale (che, inoltre, è una novità assoluta). In essa, l’obiettivo è totalizzare quanti più Takedown possibili, mettendo fuori uso le auto avversarie: ma è d’obbligo prestare una certa attenzione, dato che l’IA è di pregevole fattura, e i veicoli controllati dalla CPU si riveleranno all’altezza. Dovremo a nostra volta cercare di schivare le collisioni – non di rado inevitabili, ahinoi -, anche in virtù della possibilità di dover abbandonare la gara, successivamente ad uno scontro fatale.Dedicando qualche riga di testo ai difetti del gameplay (il pelo nell’uovo va sempre ricercato, perlomeno da parte dei recensori), va detto che alcuni incidenti risultano pressochè inevitabili e che ciò può portare ad un senso di frustrazione, ma si tratta di eventi sporadici ed isolati; altra scelta operata dagli sviluppatori che non potrebbe piacere è, avvenuto un incidente anche con conseguenze notevoli, l’immediato rientro in pista. Ma ricordiamoci che abbiamo a che fare con un arcade puro: caratteristiche di questo tipo, in un gioco del genere, possono (e, forse, devono) starci tranquillamente. Ciononostante, come s’è accennato poc’anzi, può capitare di distruggere totalmente il bolide, al punto tale da dover riavviare la partita.

Multiplayer e Xbox LiveLa funzione multigiocatore è la classica ciliegina sulla torta, forte del supporto a Xbox Live e di un’opzione splitscreen che adempie alla grande al proprio dovere. In rete, fino ad otto utenti possono sfidarsi, benché – quando si tratta di disputare una gara in contemporanea – il numero di contendenti scenda a sei; sulla stessa console, invece, un massimo di due persone possono gareggiare a schermo diviso (insieme ad altri quattro avversari controllati dall’IA), sempre tenendo conto del fatto che alla modalità Crash Party (affrontata in sessioni separate) possono partecipare otto giocatori. Per quanto concerne nel dettaglio quest’ultima opzione, è in pratica l’equivalente dello Schianto, con la differenza che vi partecipano due squadre e vengono sommati i punteggi di ciascun utente; segnaliamo anche la Furia Stradale che, in multigiocatore, viene a sua volta disputata da due fazioni opposte.In definitiva, ci sentiamo di promuovere l’opzione multiplayer in tutte le sue varianti, con una particolare nota di merito per l’online (nonostante gli inconvenienti di qualche giorno fa, con il blocco dei server da parte di EA): Xbox Live è sfruttato in maniera egregia dal titolo di Criterion Games, e colpisce positivamente la fluidità dell’azione, pressochè inalterata, con un lag che si avverte solo di rado.

Aspetto tecnicoVenendo all’esame del fattore visivo, non si può che rimanere stupefatti dall’incredibile mole di poligoni su schermo e dalla velocità – impressionante – alla quale tutto quanto ci è intorno scorra. Il senso di velocità è senza ombra di dubbio l’aspetto che colpisce maggiormente, cui s’accompagnano un framerate costantemente elevato ed alcuni effetti speciali, fra tutti il motion blur.Sono degni di lode pure gli incidenti che, grazie al sistema particellare che gestisce le collisioni, appaiono tra i migliori mai visti in un videogioco: le auto si distruggono in mille pezzi ed ogni loro parte costituente è danneggiabile. Si potranno ammirare quasi contemporaneamente altresì le esplosioni, innegabilmente ben realizzate anch’esse. Per quanto riguarda i modelli tridimensionali delle vetture, sebbene non siano in assoluto tra i più dettagliati, si dimostrano esteticamente apprezzabili, grazie pure ai riflessi del paesaggio circostante che vengono accuratamente proiettati sulla carrozzeria.Segnaliamo infine che la versione Xbox risulta la migliore dal punto di vista grafico, in grado di vincere a mani basse il confronto con la controparte per PlayStation2, sebbene le differenze non siano così evidenti come si potrebbe pensare.

SonoroIl comparto audio si difende egregiamente, per merito delle quarantaquattro tracce indie rock, pop e punk che compongono la colonna sonora, cui si possono comunque sostituire quelle facenti parte della playlist personalizzata. Gli effetti ambientali sono nella norma, mentre merita una menzione la voce (italiana) dell’annunciatore, la quale vi introdurrà al mondo di Burnout ed alla sua folle filosofia.Garantito il supporto per il Dolby Digital 5.1.

LongevitàNon ci si pongano quesiti o problemi di sorta: Burnout 3: Takedown s’avvale di una longevità elevatissima, contraddistinguendosi anzi per l’alto numero di sfide da portare a termine (173), nonché per la quantità di auto da sbloccare (67) con l’acquisizione di punti bonus. Se a ciò aggiungiamo la modalità multiplayer, diviene scontato argomentare ulteriormente su quanto duri l’intrattenimento offerto dal prodotto di Criterion Games.

– Velocissimo, adrenalinico, frenetico!

– Grafica ottima

– Supporto a Xbox Live

– Sonoro d’alto livello

– Importanti novità rispetto al prequel

– Gli amanti della simulazione ne stiano alla larga…

– Crea dipendenza

9.3

Si è fatto attendere, ma ha ripagato pienamente le rosee aspettative che gli si erano create attorno. Burnout 3, ultimo esponente di una serie acclamata da critica e pubblico, s’è dimostrato alla resa dei conti forse anche migliore di quanto lo si potesse immaginare. Non servono altre parole per meglio definire quello che può essere universalmente riconosciuto come un capolavoro videoludico, tecnicamente eccelso e capace di divertire quanto e più dei predecessori. Takedown racchiude in sé tutta l’essenza della velocità, fa vivere momenti adrenalinici e carichi di tensione: un’esperienza immancabile per qualsiasi videogiocatore che si rispetti. Da avere!

Voto Recensione di Burnout 3: Takedown - Recensione


9.3