Recensione

Bright: Recensione del film Netflix con Will Smith e Joel Edgerton

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a cura di YP

Bright arriva nel momento giusto per Netflix, dopo l’acquisizione di 20th Century Fox operata da Disney, la famosa piattaforma di streaming inizia a sentirsi minacciata da un mercato che, con ogni probabilità, vedrà presto l’arrivo di un fortissimo antagonista. La necessità di produrre contenuti originali validi è quindi più impellente che mai, magari proponendo anche format diversi oltre alle serie e agli sporadici film. Bright è infatti il primo vero blockbuster prodotto con un budget cospicuo, utile a tentare quantomeno d’inserirsi nel panorama dell’intrattenimento moderno che, ad oggi, continua ad essere il campo che offre il miglior rapporto investimento/guadagno per tutte le grandi major. Al timone ci sono David Ayer (Suicide Squad) e Max Landis (Chronicle); il primo in qualità di regista e co-sceneggiatore, il secondo invece incaricato principalmente della sceneggiatura. Due figure che dovrebbero garantire una certa resa, magari non perfetta -come insegna la loro carriera-, ma comunque funzionale. Ed è proprio così: Bright è una produzione imperfetta ma interessante, arricchita da Will Smith che ovunque lo metti funziona, spalleggiato da un Joel Edgerton in versione orco un po’ tonto ma dal cuore puro.

Nella Los Angeles di Elfi, Orchi e Fatine

Il più grande pregio di Bright è quello di costruire un immaginario davvero riuscito e accattivante: Los Angeles, giorni nostri, la società è divisa in modo piramidale, dove in cima ci sono i ricchi Elfi di Elftown (Downtown nella realtà), seguiti dagli umani, finendo con i beceri e un po’ ignoranti orchi. Un’amalgama in pieno stile urban fantasy, con una mitologia che attinge molto dal classico per poi inserire vari elementi in un contesto urbano che dimostra di avere moltissime potenzialità. Uno dei temi centrali della sceneggiatura è poi l’emarginazione e il razzismo verso i diversi, i più deboli; in questo caso gli orchi, visti come razza inferiore e per questo da ghettizzare e maltrattare. Viviamo in modo diretto cosa vuol dire essere un orco ai tempi della LA di Bright, grazie Nick Jakoby (Joel Edgerton), il primo orco ad entrare nella polizia di Los Angeles che, oltre ad essere continuamente ignorato e mal visto dai colleghi, sarà la spalla di Scott Ward (Will Smith): un agente a cui mancano pochi anni per andare in pensione ma che presto si troverà coinvolto in una storia che ribalterà tutte le sua certezze. 
Sembra infatti che nel mondo di Bright le bacchette magiche siano manufatti potenti, rari; preziosi da vendere al mercato nero, letali se utilizzate dai Bright, unici esseri viventi in grado di far uso della magia. La prima parte della pellicola ci introduce a questi scenari fantastici ma anche un po’ realistici, per poi prendere una deriva action interessante, arricchita da alcuni dialoghi e momenti tipici dei buddy movie. I due protagonisti infatti sono agli antipodi, e le loro interazioni sono divertenti ma anche utili a capire il loro punto di vista nei confronti di quello che sta succedendo e succederà. In questo senso Bright è scritto in modo ordinato e funzionale, i problemi sono invece da ricercarsi in un terzo atto che prende una deriva fantasy poco riuscita, proposta in modo banale, senza particolari guizzi o idee originali. Sul finale si riscatta parzialmente, gettando anche le basi per il sequel che andrà in produzione a breve. Insomma un film a due facce, che è certamente lontano dal fiasco disastroso descritto oltreoceano (la critica americana è spesso dura con Ayer) e che alterna una prima fase piacevole, accattivante e stimolante, ad una parte centrale e conclusiva che perde appeal quando si concentra sullo sviluppo del tema fantastico piuttosto che d’azione. Anche la messa in scena ne risente, con alcune sequenze un po’ fiacche e piatte anche dal punto di vista visivo.

Will Smith è sempre efficace

La prima parte è molto azzeccata

Nel complesso divertente e piacevole da seguire

Quando il focus si sposta dall’action al fantasy il film perde molto

Registicamente un po’ pigro, soprattutto verso la fine

Sceneggiatura che sul finale diventa infantile, ricalcando temi e dinamiche classiche delle favole

6

Bright è un film piacevole che ci propone un universo interessante e piacevole da vedere e seguire. La prima parte del film è particolarmente azzeccata, salvo poi perdersi in uno sviluppo che quando vira sulla componente fantasy diventa un po’ scontato, banale e fiacco dal punto di vista registico. Tutto sommato però l’esperimento è riuscito, aiutato anche dal solito Will Smith che dopo Suicide Squad torna a lavorare con Ayer, aiutandolo a rendere la produzione decisamente migliore di quel che poteva essere se orfana della sua presenza scenica. Siamo molto curiosi di vedere il sequel, sperando che i punti deboli vengono rafforzati e che la mitologia venga raccontata ed esplorata con più profondità.

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