Recensione

Avatar: The Legend of Aang

Avatar

a cura di Star Platinum

Al contrario di quanto si può immaginare, divenire una serie animata di successo non sempre è cosa facile e quando poi l’interesse del mercato arriva a spingere per la realizzazione di un videogame ad essa ispirato si può parlare di scelta oltremodo pericolosa, soprattutto se il prodotto in questione deve misurarsi con una struttura narrativa interessante, che il pubblico conosce e apprezza da diverso tempo. La fedeltà ai personaggi rappresentati è forse il vero e principale incentivo in grado di garantirne più di ogni altra cosa il successo, ma cosa accade quando anche questo fattore risulta debole? Scopriamolo insieme.

Essere e apparireIl team di sviluppo di THQ ha puntato molto su questo Avatar: The Legend of Aang, tanto è vero che il titolo si rese disponibile al lancio del Wii in territorio americano. Il gioco, ispirandosi ad una recente serie animata (conosciuta anche in Europa con il medesimo nome), non era però un’esclusiva pensata per la sola console Nintendo, ma è approdato anche su tutte le principali piattaforme, riscuotendo purtroppo giudizi non esattamente negativi, per motivi che avremo modo di analizzare a breve. Ma procediamo con ordine. La storia vi permette di vestire principalmente i panni di Aang, nonostante nel corso del gioco potrete controllare anche altri personaggi quali Katara, Haru, Sokka e Momo. Il vostro alter ego virtuale altri non è che un simpatico dodicenne non propriamente come tanti. All’interno del suo corpo si cela la reincarnazione di Avatar, spirito guida del pianeta espresso in forma umana. Da qui nascono anche i poteri e le molte responsabilità del protagonista, che potendo controllare i quattro elementi portanti dovrà percorrere un lungo cammino per portare la pace nel mondo e ristabilire l’equilibrio delle cosiddette quattro nazioni. Partendo da questa premessa, rispettando con buona fedeltà i contenuti proposti nel cartone animato, questo tie-in si sviluppa attraverso una struttura che è a metà tra un gdr e un titolo improntato all’azione pura e semplice. I più attenti conoscitori della serie riconosceranno subito molti protagonisti delle vicende narrate, che soprattutto inizialmente sembrano cogliere in modo convincente ben più di un aspetto della storia, puntando non esclusivamente su un pubblico di appassionati. I problemi nascono però quando si iniziano ad approfondire i meccanismi di gioco.

Atmosfere glacialiDopo la discreta introduzione animata, utile soprattutto per permettere a tutti i non appassionati di familiarizzare con la storia, il giocatore inizierà il proprio viaggio partendo dal Polo Nord, seguendo una struttura che lascia davvero ben poco spazio all’immaginazione, in cui tutto -dai menu alle azioni effettuabili- ricalca perfettamente uno standard ormai consolidato e visto in numerose altre produzioni. Alla guida del protagonista vi muoverete in diverse ambientazioni affrontando numerosi nemici, utilizzando differenti stili di combattimento e acquisendo esperienza utile a potenziare ulteriormente le vostre caratteristiche. Non manca inoltre, per la risoluzione di brevi enigmi e il superamento di alcuni ostacoli, la possibilità di ottenere alcuni oggetti che si riveleranno utili in più di un’occasione, quali ad esempio armature, pozioni, items dotati di proprietà magiche ed altro ancora. Vi è inoltre di tanto in tanto, la possibilità di combinare o far realizzare particolari oggetti combinando o lavorando differenti materie prime. I nemici, tutti provenienti dalla serie animata, non brillano purtroppo né per intelligenza artificiale né per carisma, lasciando quindi molto spazio ai pochi personaggi di spessore presenti e rendendo gran parte del tempo scarsamente coinvolgente a causa di un ritmo inflazionato dai troppi combattimenti presenti, quando invece sarebbe preferibile un maggiore spessore narrativo, al contrario del gelido approccio richiesto. Il sistema di controllo, in più di un’occasione non appare preciso e questo lascia non poco perplessi soprattutto in considerazione del fatto che il controller del Wii è stato utilizzato in modo davvero poco originale. I movimenti del protagonista sono affidati allo stick analogico del Nunchuk, che attraverso la pressione di Z permette di e effettuare la parata. Per l’attacco standard si utilizza il pulsante A sul Wii Remote, mentre combinando B con le quattro direzioni del D Pad si eseguono le combo ed altre tecniche avanzate. Il pulsante C, quando indicato, serve per attivare una serie di azioni quali ad esempio il parlare con gli altri personaggi, mentre il tasto 1 serve per eseguire azioni agendo in modalità “silenziosa”. Al di là di un gameplay che comunque cambia a livello in corso proponendo comunque in larga parte sezioni in cui il solo compito è quello di avvicinare un nemico ed eliminarlo, la scelta di affidare tutta la profondità ad una manciata di opzioni in grado di “potenziare” il proprio personaggio pare decisamente povera, non soltanto però per problemi di originalità.

Una serie poco animataLa realizzazione di Avatar: The Legend of Aang non brilla purtroppo per qualità. A livello grafico, pur proponendo un character design simile alla serie animata, un attento osservatore potrebbe notare che non è poi così fedele come ci si dovrebbe aspettare, nemmeno in termini di poteri utilizzabili. Tale difetto risulta evidente in più di un riscontro oggettivo, aggravando ulteriormente la sensazione che questo titolo abbia vissuto uno sviluppo troppo legato a scelte commerciali più che di qualità. Le ambientazioni risultano decisamente anonime e prive di dettagli, così i modelli poligonali dei personaggi decisamente troppo legnosi. La palette grafica utilizzata non presenta particolari scelte cromatiche o effetti, ma nel complesso è apprezzabile, al contrario di una visuale non sempre adatta e in alcuni casi troppo lontana dall’azione.Più convincente invece il comparto sonoro, con musiche di pregevole fattura ed un doppiaggio almeno sufficiente nel complesso. Sia la giocabilità che la longevità appaiono fortemente influenzate da un livello di sfida poco efficace, ma a conti fatti il giudizio complessivo è determinato da fattori estranei alla produzione tecnica di THQ, in quanto obiettivamente pare essere l’opera originaria a vacillare in più di un’occasione. Se la scelta di basarsi su una serie animata poteva rivelarsi intelligente, a causa di uno spessore decisamente poco presente l’interesse viene subito a mancare andando ad aggravare ulteriormente il senso di smarrimento generato da situazioni troppo anonime e dozzinali per risultare divertenti. La mancanza quasi totale del fattore rigiocabilità non fa che assestare il colpo di grazia verso un prodotto concepito con poche idee e mezzi tecnici ancor più elementari.

– Discretamente fedele alla serie animata

– Comparto sonoro ben ispirato

– Gameplay datato

– Poco coinvolgente

– Manca la possibilità di volare

4.6

Avatar: The Legend of Aang può essere considerato come una delle peggiori produzioni della prima generazione di titoli disponibili per il Wii. Dotato di una realizzazione tecnica insufficiente e contraddistinto da una struttura troppo povera di idee per risultare interessante, potrà piacere solo a quei pochi appassionati della serie animata in grado di passar sopra ai numerosi difetti presenti. Il consiglio è comunque quello di evitarne l’acquisto, risparmiando per qualcosa di più divertente.

Voto Recensione di Avatar: The Legend of Aang - Recensione


4.6