Recensione

Attack on Titan 2, la recensione della nuova lotta ai giganti

Avatar

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

I tie-in, ovvero i videogiochi su licenza, hanno sempre rappresentato una delle categorie più controverse nell’ambito dell’industria videoludica: spesso scadenti, talvolta poco fedeli al prodotto originale, altre volte, semplicemente, mediocri.
Poi, di quando in quando, alcuni di essi riescono a soddisfare le esigenze dei fan, coniugando un gameplay solido ad un trattamento rispettoso del materiale di partenza: questo è stato il caso di A.O.T. Wings of Freedom, prodotto firmato Omega Force e pubblicato poco più di un anno e mezzo fa sulle ammiraglie Sony e Microsoft e su PC.
Ecco perché, dopo anni di attesa, eravamo impazienti di mettere le nostre avide manine sul seguito, di cui abbiamo testato a fondo la versione PS4.
Il destino dell’umanità
Pur essendo un seguito diretto dell’episodio dedicato agli eventi della prima stagione dell’anime, Attack on Titan 2 si prende tutto il tempo necessario per introdurre nuovamente i personaggi e fornire un contesto narrativo a quanti si fossero persi tanto i fumetti quanto la serie animata. Il nostro compito, in fase di analisi del comparto narrativo, è piuttosto infausto: gli spoiler sono dietro l’angolo, anche se di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia sia dalla prima pubblicazione dell’anime (datata 2013) sia dalla seconda, giunta anche in Italia diversi mesi fa (e disponibile su VVVVID).
Avvisiamo perciò i nostri lettori: cercheremo di fare riferimento agli eventi dei primi venticinque episodi e alle primissime rivelazioni della seconda, senza spingerci troppo più in là, così da non rovinare la sorpresa (o sarebbe meglio dire le sorprese) a quanti non si fossero gustati ancora le dodici puntate che costituiscono la seconda stagione. Le prime ore di gioco sono così spese ad addestrarsi, proprio come se le lancette dell’orologio fossero stare riportate agli esordi della serie: tramite un editor sorprendentemente completo, il giocatore potrà dar vita al suo cadetto, che entrerà a far parte della classe di studenti di cui faranno parte anche Eren, Mikasa e Armin e, in seguito, del 104esimo corpo di addestramento reclute. La lista dei migliori dieci studenti è identica a quella della serie originale, all’interno della quale il nostro alter ego non è compreso: nondimeno, grazie al valore mostrato sul campo e alle ingenti perdite che il corpo di ricerca sarà costretto a sostenere, l’avatar creato dal giocatore si troverà ben presto a combattere spalla a spalla con tutti i protagonisti della serie. Se il primo quarto dell’avventura torna sugli episodi chiave della prima stagione, mostrando la prima trasformazione di Eren e la sua faticosa accettazione da parte del resto dell’umanità, durante la seconda metà della modalità Storia gli sceneggiatori di Omega Force hanno focalizzato l’attenzione sulla stagione due, rimanendo molto fedeli allo script originale senza risultare però stucchevoli.
In soldoni, la loro bravura si traduce nell’approfondimento psicologico dei personaggi, nella costruzione di relazioni inedite, visto che il personaggio controllato dal giocatore non era originariamente presente, e nella coerenza narrativa e stilistica rispetto al materiale di partenza: sotto questo punto di vista, Attack on Titan 2 eccelle in un campo in cui già il prequel si era distinto, ovvero immergere completamente il giocatore nelle atmosfere, nei luoghi e nelle pieghe narrative della serie madre, giocando di sponda con l’ottima narrativa originale ed arricchendola di particolari, minuzie, storie secondarie.
Se questo grado di immersione viene raggiunto al prezzo di un certo spezzettamento delle sequenze d’azione, interrotte di frequente da cutscene e dialoghi tra i personaggi, il risultato finale compiacerà tanto i fan di lunga data del franchise, che potranno approfondire la loro conoscenza dell’universo narrativo creato da Hajime Isayama, quanto i neofiti, che potranno colmare eventuali lacune.
Il prodotto Omega Force riesce a catturare tutti gli elementi che hanno decretato il successo della serie: il senso di impotenza, quello d’urgenza, la rabbia, la paura, i continui dilemmi morali tra senso del dovere e istinto di preservazione.
Come nel manga e nell’anime, dunque, l’intreccio si aggroviglia e lascia senza fiato quando alcune delle verità più insospettabili vengono a galla, da quella che i Giganti sono in realtà esseri senzienti e tutt’altro che stupidi, a quella che vede Eren non come un prescelto ma, piuttosto, come uno dei tanti, visto che oltre ad Annie Leonhart anche altri membri del corpo di ricerca celano segreti assai oscuri…
Evoluzione della specie
Come da consolidata tradizione, tanto per i sequel in generale quanto per i lavori del team Omega Force, Attack on Titan 2 rappresenta un seguito incrementale piuttosto che rivoluzionario: le basi del gameplay gettate dell’episodio precedente sono state mantenute, e su di esse è stata costruita un’impalcatura ruolistica più imponente, che allunga il playtime complessivo ed espande l’offerta ludica.
Il sistema di combattimento non abbisognava di grosse modifiche, e torna infatti quasi immutato nel suo dinamismo: rendendo più affidabile e preciso il sistema di movimento tridimensionale, il team di sviluppo ha inteso rendere ancora più godibili le fasi di esplorazione e i repentini cambi d’area necessari per uscire vivi dalle missioni più impegnative.
Volendo fare un paragone, il capostipite sta a questo sequel come i primi episodi dell’arcinota saga di Assassin’s Creed stanno ad Origins: Ezio, ed Altair prima di lui, alternavano acrobazie aeree spettacolari ad improvvisi stop di fronte a muretti che anche un impiegato ingobbito da anni di ufficio avrebbe scavalcato, laddove Bayek si è dimostrato assai più versatile e comodo da controllare.
In Attack on Titan 2, a meno di errori di input, è più difficile trovarsi a cadere in qualche piazzetta tra gli edifici o bloccarsi durante le fasi di volo, che scorrono adesso assai più fluide e naturali.
Inutile dire che a beneficiarne è il combattimento, che già si segnalava in precedenza, e che diviene oggi una perfetta riproduzione ludica di quanto visto nella serie: affrontare un Gigante Anomalo con leggerezza porta dritti ad essere divorati, ma un’accurata pianificazione strategica consente di emergere vincitori anche dagli scontri più impegnativi.
Se le regole d’ingaggio e il sistema di controlli sono immutati, ciò che questo secondo capitolo porta in dote è una maggiore ampiezza del ventaglio tattico a disposizione del giocatore, che tra nuove basi edificabili (e rinforzabili), nuove armi e tipologie di missioni inedite avrà pane per i suoi denti.
Anche il bilanciamento complessivo è più che soddisfacente: l’attacco furtivo, eseguibile puntando i propri occhi su un singolo Gigante, rappresenta, nel contempo, l’arma più potente nelle mani del giocatore ma anche la più rischiosa: se, da un lato, esso consente un’uccisione immediata (ma solo di Giganti regolari) se ben eseguito, dall’altra espone il giocatore al rischio di essere visto da un altro Gigante, che entrerà automaticamente in uno stato di furia, rincorrendo l’avatar fino allo svuotamento di una barra circolare e provando a divorarlo.
Nel contempo, se costruire basi d’attacco può risultare molto utile per fiaccare gli Anomali più grossi durante le battaglie più dure, può diventare un’arma a doppio taglio in caso sia richiesta la cattura di uno o più esemplari, che potrebbero essere abbattuti per errore, causando così il game over istantaneo.
Ogni decisione intrapresa, tanto sul campo quanto in fase di preparazione e briefing delle missioni, comporta chiare conseguenze a livello di gameplay: l’assortimento di lame e dispositivi di movimento tridimensionale, che pure aumenterà man mano che si prosegue lungo la storyline principale, raramente offre upgrade totali, in cui tutte le statistiche vengono drasticamente aumentare, offrendo piuttosto prodotti che aumentano una statistica (come la velocità di spostamento) al prezzo della diminuzione di un’altra (la velocità di ricarica). Questa scelta di game design restituisce il costante senso di inferiorità dell’umanità nei confronti dei Giganti, ed evita che il gioco, già al livello di difficoltà di default, divenga una passeggiata di salute troppo presto.
I miglioramenti più evidenti, a nostro avviso, riguardano le fasi più spiccatamente ruolistiche, in cui il giocatore è chiamato ad approfondire il suo legame con i commilitoni tramite dialoghi opzionali a scelta multipla e missioni di ricerca in cui è possibile arruolare qualsiasi personaggio con cui si è interagito (sì, anche il Comandate Pixis): le dinamiche da gioco di ruolo appaiono adesso più profonde e maggiormente integrate nel gameplay, visto che, oltre a consentire l’accesso a scene opzionali (alcune delle quali decisamente gustose), consentono di impersonare oltre trenta personaggi della serie originale nella modalità Alternativa e di guadagnare abilità bonus al raggiungimento di un dato grado di amicizia con i compagni di battaglia.
La lunga quest principale è affiancata da una quantità smodata di missioni di indagine e ricerca, in cui è possibile unirsi ai corpi di ricerca fuori dalle mura per investigare sui Giganti e provare a capirne di più sulla loro natura e sulle loro reali intenzioni: oltre a consentire di reperire materiali unici ed aumentare l’affinità con i membri del corpo meno utilizzati in combattimento, queste missioni approfondiscono la storia, fornendo dettagli secondari e spiegando passaggi magari non chiarissimi nella serie originale. E se cercate Sasha Braus per chiederle di unirvi a voi in missione, probabilmente la troverete ad abbuffarsi in un angolo del refettorio.
Miglioramenti minimi ma costanti
Giocato su una PS4 Pro connessa ad un televisore Full HD, con la modalità supercampionamento attivata, Attack on Titan 2 si rivela un titolo estremamente piacevole da vedere, tanto quanto, a suo tempo, lo era stato il predecessore.
Il confronto diretto non è casuale: tesattamente come Wings of Freedom, questo seguito punta forte sulla bontà del suo cel shading, su una costruzione poligonale buona (seppur non eccezionale) e sulla perfetta riproduzione dei modelli di tutti i personaggi principali della serie di riferimento, feature, quest’ultima, che manderà in brodo di giuggiole i fan più sfegatati del franchise.
I filmati in computer grafica potrebbero essere tranquillamente scambiati per quelli originali, come originali sono anche le voci dei doppiatori giapponesi (con sottotitoli in italiano), che offrono grandi prove recitative, talmente buone da andare oltre la barriera linguistica e veicolare eccellentemente le emozioni dei personaggi.
I passi avanti più evidenti sono stati fatti a livello di ambientazioni, che, pur rimanendo un gradino sotto ai modelli dei personaggi in quanto a dettaglio e pulizia, si sono dimostrate assai più varie e particolareggiate di quelle del capitolo precedente. A livello di performance, la versione da noi testata ci ha stupito in positivo: la potenza aggiuntiva di PS4 Pro si traduce in un framerate sempre stabile, con cali minimi e mai impattanti sul gameplay, con tempi di caricamento decisamente brevi in ogni frangente. Peraltro, durante le numerose ore di test non abbiamo riscontrato bug o glitch degni di nota, men che meno crash che ci abbiamo costretto a riavviare la console o ci abbiano riportato alla dashborard di PS4, a testimonianza del lavoro certosino svolto da Omega Force.
Non tutti i problemini che affliggevano il capitolo precedente sono stati risolti (come qualche compenetrazione poligonale e occasionali intralci della fisica di gioco), ma la telecamera è adesso meno nervosa e consente di seguire l’azione in maniera più agevole, anche nelle missioni più affollate. Menzioni finali per la longevità complessiva e la colonna sonora: entrambe si dimostrano all’altezza della situazione, l’una grazie ad una modalità storia particolarmente ricca e a un end game ideale per tutti i fan più accaniti del brand, l’altra con arrangiamenti inediti dei motivi che hanno accompagnato l’anime originale.
Peccato, allora, che la ricca Treasure Box del gioco, contenente bonus come la colonna sonora, dei poster e i badge del gioco, sia al momento riservata alla sola utenza nipponica.

Grande rispetto per il materiale originale

Combat system che unisce frenesia e strategia in tempo reale

Longevo e discretamente rigiocabile

Tanti piccoli miglioramenti rispetto al primo capitolo

Telecamera meno nervosa che in passato, ma ancora migliorabile

Endemica ripetitività degli incarichi

8.0

Costruendo sulle solide basi gettate poco meno di due anni or sono dal primo episodio, Omega Force sforna un sequel di tutto rispetto, che, pur configurandosi come il più classico dei more of the same, sottolinea ancora di più quanto di buono è insito nel suo DNA, dal grande rispetto per il materiale di partenza al dinamismo del combat system, passando per le dinamiche ruolistiche.

Nel contempo, questa seconda iterazione maschera meglio le smagliature (su tutte la gestione della telecamera in certi frangenti e una certa ripetitività di fondo), che, pur ancora presenti, influiscono meno sul giudizio complessivo rispetto al recente passato

Il consiglio, come per molti secondi episodi, è di non lasciarvelo scappare se avete apprezzato il primo capitolo, o se nutrite amore per l’eccellente lavoro di Hajime Isayama; in tutti gli altri casi, i difetti endemici del prodotto potrebbero risaltare maggiormente, ma, nondimeno, ci si troverebbe dinanzi ad un titolo solido, frenetico ma non privo di spunti strategici, longevo e bello da vedere.

Voto Recensione di Attack on Titan 2, la recensione della nuova lotta ai giganti - Recensione


8