Recensione

Akane the Kunoichi

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

È un tempo ormai antico e lontano quello rappresentato da Akane the Kunoichi, e non tanto per il periodo storico in cui è ambientato il titolo. L’action di Haruneko è un evidente omaggio ai classici per console 8/16 bit, a quei progetti che rappresentavano una sicurezza in termini di qualità e di ritorni economici. Per comprendere i modelli sui quali si basa Akane the Kunoichi, basterebbe citare i vecchi Shinobi o Ninja Gaiden, ma sarebbero dei nomi sin troppo altisonanti per indicarne l’effettiva qualità.

Lotta d’amore
In apertura, Akane si ritrova a inseguire il suo innamorato sotto dei rigogliosi ciliegi in fiore, mentre viene insediato da altre donne che gli corrono dietro come se fosse l’ultimo uomo sulla terra. Improvvisamente, l’apparizione di alcuni ninja e di una misteriosa figura femminile avvolta da un kimono scuro fa mutare il sentimento di gelosia di Akane in incredulità: un kunai la ferisce lasciandola tramortita, mentre il suo amato viene rapito e trasportato via di peso in un luogo ignoto. È l’inizio dell’avventura, ed è anche un mero pretesto per gettarci nella mischia e farci affrontare i cinque mondi composti da tre livelli ciascuno, con l’immancabile boss di fine zona. Non aspettatevi però niente di più per quanto riguarda la trama, perché a parte l’introduzione raffazzonata in pieno stile retrò, non c’è nient’altro che possa attirare la vostra attenzione: Akane the Kunoichi è un action che non bada troppo ai fronzoli, e sceglie di adottare un approccio il più possibile diretto e immediato. Per quanto si tratti di un titolo a scorrimento laterale improntato sull’azione, le fasi platform sono onnipresenti e occupano un’altissima percentuale all’interno dell’avventura, pertanto bisogna necessariamente riuscire a padroneggiare al meglio le proprie abilità per non lasciare spazio ai fallimenti dovuti alle continue cadute nei baratri o alle uccisioni dei nemici. Questo, almeno, in teoria; in pratica, il discorso è molto diverso, perché molto spesso sarà proprio il gioco a mettervi i bastoni tra le ruote. E non perché il livello di difficoltà si presti a improvvise impennate di puro sadismo. Stiamo parlando della capacità di incollarsi ai muri che la nostra pettoruta protagonista ha, che le permette di balzare da una parete all’altra mentre lentamente slitta giù come se stesse inesorabilmente calando a picco. L’abilità di Akane è mal implementata e mostra il fianco a diverse problematiche che minano non poco l’intera godibilità del titolo, e nonostante col tempo ci si abitui a stare più attenti affinché non si rimanga incollati contro la propria volontà a una parete, va detto che molto spesso le cause di morte sono imputabili esattamente a questa mancanza di accortezza durante la programmazione.
Potere alle donne
Il ritmo di gioco, nonostante il genere di appartenenza, rimane volutamente basso: i movimenti della protagonista non sono scattanti e la risposta ai comandi non è certamente tra le più rapide. Soprattutto all’inizio, faticherete un po’ ad accettare il freno a mano tirato bruscamente dal gioco, in particolar modo perché vorreste saltare da una parete all’altra con gran rapidità e muovervi in modo più scattante, ma non vi verrà mai permesso per via di alcune scelte di design un po’ limitanti. Oltretutto, per cambiare improvvisamente direzione durante un salto, dovrete indicare ad Akane dove volete dirigervi; la logica e il buon senso, tuttavia, imporrebbero un singolo tasto per snellire questa elementare procedura. Sembra quasi che la protagonista sia impacciata per sua scelta, come se pretendesse di essere una kunoichi senza avere le effettive abilità per esibirsi in incredibili movenze. Ha però ben tre tipologie di pergamene da usare per sferrare degli attacchi totali capaci di eliminare i nemici presenti nella schermata, che si rivelano utili quando gli scenari si saturano di ninja. I tre attacchi devastanti previsti sono praticamente tutti identici, tranne per il cambio di direzione verso cui vengono indirizzati i kunai: una cascata dall’alto, una serie di pugnali a destra e a sinistra, e quello circolare. 
Attenzione però alla scelta delle pergamene, perché ad esempio, un attacco dall’alto in zone coperte da una piattaforma posta sopra la vostra testa, non avrà nessun effetto. Le routine di attacco dei nemici sono in ogni caso molto prevedibili e le tipologie di avversari non raggiungono un alto numero, pertanto basterà incontrarli un paio di volte per capire come sbarazzarsi rapidamente di loro, senza mai sentire la necessità di usare delle pergamene che di salvifico hanno ben poco. Il bilanciamento è buono, ma se si muore bisognerà cominciare il livello da capo: non si tratta di un grande dramma, visto che gli stage non sono così estesi, ma chi vuole collezionare i tre kimono presenti in ogni livello, potrebbe incappare in qualche momento di frustrazione di troppo. In verità, l’unica sfida è rappresentata proprio da questa smania di collezionismo, altrimenti, per il resto, Akane the Kunoichi può essere portato a termine consapevoli del fatto che non esistono difficoltà davvero proibitive che possano rallentare eccessivamente una conduzione di gioco tutto sommato nella media e senza drammatici picchi di difficoltà. Nemmeno contro i boss.

– Nel complesso, gradevole

– Collezionare kimono è l’unica vera sfida

– Controlli non sempre reattivi

– L’agganciamento automatico alle pareti è un problema

6.0

Akane the Kunoichi è un action bidimensionale che pesca a piene mani dai vecchi titoli di qualche generazione fa, tentando di glorificarli senza ricalcare pedissequamente degli schemi sin troppo conosciuti. Si tratta di un titolo modesto, che intrattiene gli amanti del genere per qualche ora, senza presentare degli effettivi guizzi che possano lasciare segni indelebili nella memoria di chi sceglie di usufruirne.

Voto Recensione di Akane the Kunoichi - Recensione


6