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Recensione

Star Wars The Clone Wars Gli Eroi della Repubblica

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Avatar di Shiryo

a cura di Shiryo

Pubblicato il 16/10/2009 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

4.5

Star Wars The Clone Wars: Gli Eroi della Repubblica è l’altisonante titolo della trasposizione videoludica dell’omonimo film d’animazione, basato sui personaggi di una delle più famose e longeve saghe cinematografiche della storia. Evitando di insistere sul luogo comune relativo alla qualità spesso disattesa dei videogiochi su licenza, recentemente già sfatato dal videogame dedicato al solo e unico Cavaliere Oscuro, ci facciamo una domanda: se, spesso, i giochi basati su film bellissimi sono pessimi, può un gioco basato su un film mediocre essere davvero interessante? Al termine della recensione questa domanda non avrà sicuramente ancora risposta definitiva, ma uno spunto di discussione lo avremo certamente avviato.

Animazione: dal Cinema al videogiocoRicapitoliamo, pur senza rovinare la sorpresa a chi non conosce gli eventi del film, un minimo della trama della pellicola e, quindi, del videogame in oggetto: ambientato cronologicamente tra Star Wars Episodio II – Attacco dei cloni e Star Wars Episodio III – La vendetta dei Sith, La Guerra dei Cloni vede protagonisti Anakin Skywalker e, Obi-Wan Kenobi e l’estroversa apprendista di Anakin, Ahsoka Tano, strenuo baluardo delle forze del bene contro l’esercito di Cloni, decisi a minacciare la pace nella Repubblica Galattica. Il film, che poche approvazioni ha riscattato dalla critica, non escluso il nostro portale SpazioFilm, ha evidentemente come target un pubblico molto giovane, e la trasposizione video ludica a sua volta, non poteva non puntare alla stessa fascia d’età. V’è però una sostanziale differenza tra Cinema e Videogame: quante volte vi è capitato, e mi rivolgo agli adolescenti “di una volta”, di vedere un film d’animazione dedicato ai giovanissimi e trovarlo molto divertente? Lo strampalato mondo di Shrek, ad esempio, che tanto diverte i nostri figli, quante volte ha strappato un sorriso anche a noi “grandi”, grazie a battute e situazioni che solo un adulto può capire? Nel videogioco, invece, l’adattabilità di un titolo ad una fascia d’età differente da quella cui punta è assai più ardua e spesso impossibile. Succede quindi che se il primo film d’animazione di Lucas Art si è reso quantomeno guardabile anche da un pubblico adulto, curioso di scoprire nuovi retroscena sulla propria saga preferita, molto meno interessante è prendere il controllo dei medesimi personaggi pad alla mano, in un titolo che indica sulla confezione un bel PEGI 12 a consigliare che l’utilizzo è preferibile da quell’età in su, ma che allo stesso tempo, per contenuti, nasconde un UNDER 14 non scritto, che si palesa dopo pochi secondi di gioco. Oggi, infatti, difficilmente potremmo immaginare un ragazzino sopra i quattordici anni, che già parla con gli amici di GTA o Saints Row (e che sia un bene o un male non è argomento della recensione) alle prese con un platform estremamente lineare, con una profondità di gioco minima e molti difetti che potrebbero rendere il gioco sconsigliabili anche agli affezionati del genere.

In una galassia lontana lontanaLa citazione nel titolo del paragrafo è presa da una saga tanto celebre quanto quella sulla quale si basa il titolo in analisi, ma ben ci introduce ad il primo tra i difetti riscontrabili in Star Wars The Clone Wars, ovvero una gestione della telecamera che merita di essere trattata a parte e per prima. Non appena iniziata la prima partita, ci si trova immediatamente nei panni di Anakin Skywalker che, seguito dalla fedele apprendista, deve affrontare una serie di piattaforme apparentemente piuttosto semplici, da superare come nel più classico dei tutorial. Purtroppo, e siamo pronti a scommetterci, difficilmente questa fase viene portata a termine al primo colpo, a causa di una telecamera posta lateralmente rispetto ai protagonisti, ma inspiegabilmente lontana dall’azione: un’inquadratura che elimina del tutto la possibilità di valutare la distanza dei balzi da compiere, rendendo frustranti anche quelli più semplici. Purtroppo, proseguendo nel gioco, questa strana scelta non lascia spazio a idee migliori, e la vista del videogiocatore viene messa a dura prova più volte, obbligandolo persino ad avvicinarsi al televisore nella speranza di poter quantomeno scorgere la presenza del personaggio controllato. Riportiamo come esempio, per meglio spiegare quanto scomoda la telecamera virtuale arrivi ad essere, il racconto di una battaglia che ci ha fatto sudare non poco, affrontata dopo circa 2 ore di gioco: dopo aver superato una voragine molto ampia saltando su dei mezzi aerei nemici e disarcionandone il guidatore (operazione che normalmente richiede qualche tentativo causa problema sopracitato), ci siamo trovati in una piazzola piuttosto affollata di droidi avversari: la telecamera, dispettosa, s’è allontanata tanto che nella mischia era praticamente impossibile distinguere il protagonista dagli avversari, il che ci ha portati a risolvere la situazione con un furioso button mashing sul tasto d’attacco. Purtroppo aree come questa sono molto frequenti, dato che se all’apparenza il proseguire di piattaforma in piattaforma da modo di esplorare un livello continuo, in realtà ogni “schema”, per chiamarli con un termine ereditato dagli 80’s, è suddiviso in numerose zone che, raggiunti punti chiave, vi proiettano alla zona successiva, spesso ricca di nemici da distruggere. La sensazione è quindi quella di ritrovarsi continuamente in “vasche” scollegate tra loro, utili a nascondere qualche magagna nel level design, ma che spezzano l’incedere dell’azione, semplificando l’esplorazione al massimo. Certamente questo si rivela un vantaggio per un migliore approccio al gioco da parte di giocatori giovanissimi, ma che contrasta con altre scelte che mal calibrano la difficoltà del titolo: se da una parte v’è questa estrema semplificazione dell’esplorazione, v’è anche una difficoltà talvolta frustrante, per i moivi citati, delle fasi platform, elementi ai quali si affianca paradossalmente un’estrema facilità delle fasi di combattimento, durante i quali tutte le combo ed i potenziamenti sbloccabili si rendono totalmente inutili, in favore del più proficuo attacco standard, anche al livello di difficoltà più alto. Ci si trova quindi ad affrontare livelli che, dopo aver fatto disperare nelle aree platform, scorrono sin troppo semplicemente in quelle di combattimento, per poi riportarvi immediatamente ad altre piattaforme da superare.

Monotonia GalatticaIl ritmo che vede percorrere infinite piattaforme intramezzate da droidi da eliminare facilmente, viene spezzato di tanto in tanto, per fortuna, principalmente da tre elementi: alcune fasi alla guida di mezzi, alcuni livelli nei panni di non-Jedi di vario armati di pistole e non di spada laser, ed i Boss di fine livello. Le prime, in realtà, sono anch’esse “schemi” da superare sparando a tutto ciò che si muove, senza un minimo di tattica che non sia colpire un avversario prima dell’altro. Per quanto riguarda i livelli in cui si prendono i panni di eroi differenti dai potenti Jedi, la principale variazione nel tema è l’utilizzo di armi laser e granate rispetto ai combattimenti con la spada, al quale si affianca un basilare sistema di copertura per evitare il fuoco nemico. Più interessanti i Boss, che vedono il giocatore alle prese con nemici da sconfiggere scovandone il punto debole. Senza rovinare la sorpresa a chi, nonostante tutto, vorrà tentare di salvare la Repubblica Galattica, sveliamo solo che il primo tra questi riesce da solo a racchiudere in un solo combattimento tutti i difetti del gioco: dapprima si schivano gli attacchi che il robot sferra con le sue lunghe gambe, che per la maggior parte andranno a segno contro la vostra apprendista, inspiegabilmente ferma al centro dello schermo a subire attacchi, dopodiché si usa la Forza per bloccare l’arto del nemico, per poi salirvi e, a patto di riuscire a prendere le misure del salto a causa dell’inquadratura improbabile, balzare sul braccio dell’androide per poi colpire una delle tre telecamere presenti. Il ciclo si ripete tre volte ed una volta battuto il metallico oppositore, si torna al tram tram fatto di piattaforme e button mashing.Come spiegavamo, l’intelligenza artificiale dei compagni di turno è spesso deficitaria, rendendoli perlopiù elementi estetici su schermo, quasi mai determinanti nelle battaglie, e spesso ridicoli a causa di comportamenti insensati durante i combattimenti più ardui, oltre che vittime di frequenti teletrasporti per far si che vi rimangano affianco quando state correndo troppo rapidamente per loro, ritrovandoveli davanti anche se lasciati metri dietro. L’IA dei nemici non fa di meglio, basando ogni tattica offensiva su routine comportamentali ben definite e cicliche, estremamente facili da memorizzare per poi contrattaccare.

Il carisma della saga…In un titolo la cui longevità, nonostante gli sbloccabili come filmati o maschere per il personaggio principale, non supera poche ore di gioco, diventa fondamentale la qualità e la varietà dei contenuti. Come spiegato, Star Wars The Clone Wars è estremamente ripetitivo e, innegabilmente, facilissimo da superare se non per le aree platform, a tratti frustranti. Un gioco così, presentato con protagonisti originali, avrebbe certamente lasciato pochi appigli per valutazioni positive; se c’è qualcosa che, in qualche modo, salva il prodotto da peggiori critiche, è infatti solo la licenza della saga che ha permesso una sufficiente trasposizione grafica dei personaggi rispetto al film d’animazione cui si ispira, e da cui eredita le musiche, immancabilmente di grandissima qualità. Messo da parte l’apprezzamento per la somiglianza dei personaggi a quelli visti al cinema, e fatto pollice alto al comparto audio, che alle buone musiche affianca un doppiaggio in Italiano di buona qualità cartoonistica, si torna presto alla cruda realtà nel valutare il comparto grafico, del la telecamera improbabile rappresenta solo la punta dell’iceberg. Modelli 3D semplicissimi e scarsamente animati, spesso differenziati tra solo dalla colorazione, oltre che textures tutt’altro che profonde e scenari scarni, violentemente spezzati dal caricamento di zone successive da percorrere, disegnano il quadro di un comparto tecnico datato e non al passo con gli standard attuali.

– Personaggi carismatici

– Doppiaggio e musiche di qualità

– PRO solamente ereditati dalla saga

– Telecamera inutilizzabile

– Monotono e ripetitivo

– IA ai minimi storici

4.5

Star Wars The Clone Wars: Gli Eroi Della Repubblica, è un platform dall’aspetto e dalla giocabilità lontani dallo standard cui le consolle Next Gen ci stanno abituando. Fatto salvo per il buon doppiaggio e le musiche di qualità, cosi come per ogni altro elemento ereditato facilmente dalla saga cui si ispira, poco altro potrebbe attirare l’attenzione del videogiocatore, se non la possibilità di giocare in cooperativa, cosa che almeno evita di avere a che fare con un compagno virtuale privo di Intelligenza Artificiale. Probabilmente il titolo, così com’è, sarebbe potuto essere stato un decente passatempo se proposto tramite Playstation Store o sotto forma di Live Arcade per Xbox 360, rendendosi invece un acquisto troppo caro, considerando i contenuti, come prodotto pacchettizzato. Non riuscendo ad entusiasmare una fascia d’età che vada oltre i 14 anni, già giocatori ormai abituati a prodotti di qualità superiore, e non essendo consigliabile a bambini inferiori a 12 anni per via della violenza cartoonesca che propone, il gioco ha come validi fruitori solo una fascia estremamente ristretta di giovani giocatori che, anche se supportati da qualche Star Wars addiced, difficilmente decreterà il successo del prodotto.

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