La nostalgia del noleggio videogiochi incontra l'era dello streaming in un nuovo spot pubblicitario di Microsoft che celebra Xbox Game Pass attraverso un paragone piuttosto audace.
La campagna promozionale della casa di Redmond sceglie un approccio insolito per evidenziare quanto sia cambiato il modo di accedere ai videogiochi negli ultimi anni, mettendo a confronto le difficoltà del passato con l'abbondanza del presente.
Al centro della narrazione pubblicitaria c'è un giovane appassionato di gaming che vive una situazione ai limiti del surreale.
Il protagonista si è letteralmente nascosto all'interno della cassetta di restituzione di un negozio che ricorda i vecchi Blockbuster, quegli store di noleggio che hanno dominato il mercato dell'intrattenimento fino all'avvento delle piattaforme digitali.
Sommerso da decine di custodie di giochi per Xbox 360 che non sembrano interessargli minimamente, attende con pazienza quasi maniacale.
La scena si fa grottesca quando finalmente qualcuno riconsegna una copia di Gears of War. L'entusiasmo del ragazzo esplode in modo quasi isterico: inizia a baciare freneticamente la confezione del gioco, rivelando che era proprio quel titolo specifico l'oggetto della sua estenuante attesa.
Un'immagine volutamente esagerata che Microsoft utilizza per rappresentare le frustrazioni di un'epoca ormai tramontata.
La pubblicità opera poi un salto temporale che costituisce il vero messaggio della campagna. Lo spot contrappone quel "com'era allora" a un presente radicalmente diverso, dove l'abbonamento digitale ha rivoluzionato l'accesso ai contenuti videoludici.
Il concetto di dover aspettare che qualcun altro restituisca un titolo specifico appare oggi quasi medievale di fronte alla possibilità di attingere istantaneamente a cataloghi sconfinati.
Il giovane protagonista, ormai adulto, appare nella parte finale del video seduto davanti al suo monitor.
Davanti a lui scorre una libreria virtualmente infinita di giochi disponibili immediatamente, incluso naturalmente lo stesso Gears of War che aveva tanto desiderato anni prima, magari nella versione Reloaded recentemente pubblicata. "È così che giochiamo adesso", dichiara lo spot con una certa enfasi.
È evidente che Microsoft abbia puntato tutto sulla "conveniente" del proprio servizio (anche se ormai la convenienza si è un po' persa con tutto questi aumenti). Certo, nonostante i recenti ritocchi al prezzo continua a rappresentare un'opportunità interessante per i videogiocatori.
Il Game Pass viene presentato come la soluzione definitiva a quella "mendicità" videoludica che caratterizzava l'epoca del noleggio fisico, quando la disponibilità di un titolo specifico dipendeva dalla fortuna e dai tempi di restituzione altrui.
Però riteniamo che uno spot del genere che "prenda in giro" il passato (forse anche l'unico passato) che ha reso grande Xbox e che, involontariamente, prende in giro persino il fisico e chi ha investito soldi in Xbox ai tempo, sia decisamente... di pessimo gusto. Non per altro sta ottenendo tantissime critiche.
La strategia comunicativa scelta da Redmond ha provato a giocare, malissimo a nostro avviso, sulla carta della nostalgia generazionale, rivolgendosi a chi ha vissuto in prima persona l'era delle videoteche e dei negozi di noleggio