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Recensione

Chorus | Recensione - Un'epopea spaziale in chiave dark

La nuova avventura spaziale di Deep Silver ci porta in una galassia devastata da un culto malefico

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Informazioni sul prodotto

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Chorus
  • Sviluppatore: Deep Silver Fishlabs
  • Produttore: Deep Silver
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , STADIA , PS5
  • Generi: Azione , Guida Arcade , Simulazione volo
  • Data di uscita: 3 dicembre 2021

L’idea delle battaglie spaziali ha sempre affascinato gli sviluppatori di videogiochi, sin dai tempi di Space Invaders. Partendo dai classici arcade 2D da sala giochi, denominati anche “bullet hell” per l’improponibile quantità di proiettili da schivare, si arriva agli sparatutto spaziali in 3D come lo storico Wing Commander o tutta la serie di titoli dedicati alle sfide tra Ala X e Tie Fighter di Star Wars, tra cui il recente Star Wars Squadrons.

Nel tentativo di ampliare il genere, non limitandosi soltanto alle battaglie a colpi di cannoni laser, arriva proprio oggi Chorus, su varie piattaforme tra cui PS5, PS4, Xbox One e Series S/X, PC e anche Stadia. Il titolo sviluppato da Deep Silver Fishlabs era stato annunciato nei primi mesi del 2020 per poi sparire dai radar per lungo tempo. Finalmente ne abbiamo provato la versione completa, esplorando le vaste galassie che il titolo propone.

Galassie oscure

A discapito di quanto si possa pensare per questo tipo di giochi, Chorus non è soltanto battaglie tra navicelle spaziali, ma tenta di costruire un mondo di gioco basato su una forte componente narrativa. Il titolo infatti è ambientato in una vasta galassia con diverse macro aree esplorabili liberamente, dove è possibile dedicarsi sia alla storia principale che alla scoperta e all’esplorazione di nuove aree con eventuali missioni secondarie o oggetti utili per migliorare la nostra nave da battaglia.

La storia di Chorus ha per protagonista Nara, una donna fuggita dal suo doloroso passato e rifugiatasi in una remota galassia. Nara infatti faceva parte di un folle culto religioso chiamato la Cerchia, ma non ne era un membro qualsiasi: era l’eletta del Grande Profeta, il capo assoluto di quest’ordine. La Cerchia pian piano è riuscita a conquistare gran parte della galassia, grazie a misteriose capacità donatele da esseri indecifrabili conosciuti come Faceless.

Questi non le hanno fornito soltanto armi e poteri unici, ma anche la possibilità di utilizzare dei particolari strumenti, chiamati Totem, che condizionano la mente umana riducendola in schiavitù. Tutte le forze ribelli che hanno osato opporsi alla Cerchia sono state spazzate via e Nara stessa è stata la causa di un terribile genocidio, con un intero pianeta spazzato via.

Questo evento ha spezzato però la fervida volontà di Nara, che, capendo di essere andata troppo oltre, è fuggita rifugiandosi per molti anni in un sistema dimenticato da tutti, anche dalla Cerchia, e qui lavorando come semplice spazzina.

La sua pace però non è destinata a durare, dato che i tentacoli della Cerchia arrivano ovunque, e Nara decide finalmente di affrontare i suoi vecchi alleati e il suo passato, chiedendo aiuto a Forsaken, una navicella spaziale senziente con cui la donna aveva condiviso mille battaglie quando ancora faceva parte del culto. La coppia dovrà quindi fermare il dominio del Grande Profeta e fare luce su alcuni misteri legati alla Cerchia.

La lore costruita dai ragazzi di Fishlabs è intrigante, ma pecca di originalità. Le vicende si susseguono in maniera molto lineare e anche alcuni colpi di scena, soprattutto verso la fine, sono piuttosto prevedibili già sulla base di evidenti indizi disseminati in alcune delle missioni principali.

Il titolo tenta di caratterizzare anche i personaggi comprimari, così da creare una storia che sia non totalmente incentrata sulla protagonista ma più corale, ma questi non riescono mai a emergere veramente, in parte anche perché la loro presenza è sostanzialmente basata soltanto sulla loro partecipazione via radio e su dialoghi non sempre brillanti. Alla fine, ogni personaggio servirà per fornire a Nara le direttive per le sue varie missioni. Più interessanti gli antagonisti, soprattutto i Faceless, che, anche se come idea di base non spiccano per originalità, riescono a far sentire la loro aura minacciosa negli eventi della trama per quasi tutta la campagna.

Battaglie spaziali condite con poteri speciali

Il combattimento è il punto centrale di Chorus, che nei duelli spaziali con le altre navicelle denota un’impronta maggiormente arcade, piuttosto che simulativa. Gli scontri saranno gestiti da una visuale in terza persona e risulteranno veloci e immediati nei comandi e nell’azione.

La nostra nave spaziale senziente, Forsaken, sarà dotata di tre armi principali: mitragliatrici gatling, cannoni laser e lanciarazzi. Ognuna di queste avrà dei punti forti da sfruttare contro determinati nemici, ad esempio il gatling servirà per avversari veloci, il laser per abbattere gli scudi energetici e i razzi per infliggere danni alle corazze.

Oltre alle armi fisiche, Nara e Forsaken disporranno di alcuni poteri speciali chiamati Riti, che sfruttano le conoscenze dell’energia dell’etere da loro acquisite durante il periodo in cui erano adepte della Cerchia. Questi Riti si traducono in utili poteri da sfruttare in battaglia, nell’esplorazione e in alcuni enigmi ambientali: il Rito della Percezione servirà a individuare oggetti utili che si trovano intorno a noi, gli obiettivi di una missione o le navi nemiche; il Drift consisterà in una azione speciale in cui Nara e Forsaken agiranno sulla stessa lunghezza d’onda mentale così da poter eseguire manovre impensabili, come mirare in qualunque direzione anche mentre si viaggia ad alta velocità curvando improvvisamente la nave; il Rito della Caccia sarà invece utilissimo in battaglia, dato che ci permetterà di teletrasportarci alle spalle dei nemici così da essere in posizione perfetta per attaccare. Ci saranno poi altri Riti più avanzati, come ad esempio quello della Stella, che ci trasformerà in una sorta di supernova vagante in grado di infliggere danni ingenti ai nemici colpiti.

La progressione in battaglia sarà gestita sia dall’equipaggiamento che dalla Maestria. Sarà possibile infatti equipaggiare nuove armi sempre più potenti o aggiungere parti di corazza e scudo per aumentare le difese di Forsaken, inoltre avremo degli slot speciali dove poter inserire dei particolari moduli dagli effetti più svariati, come ad esempio l’aumento del danno di una delle tre armi o un minor tempo di cooldown per la funzione di autoriparazione della nostra nave da battaglia.

La Maestria invece è legata a tutte le azioni che compiremo. Ad esempio, uccidendo un determinato numero di nemici con il laser, faremo salire la potenza degli stessi a livello 2, aumentando di conseguenza il danno; stessa cosa utilizzando un particolare Rito. Non è finita qui, però, perché ci sono diverse azioni che una volta compiute numerose volte ci daranno ulteriori bonus di Maestria.

I tipi di nemici in Chorus non sono tantissimi, ma ciascuno di quelli presenti ha le proprie debolezze e i propri punti di forza, il che permetterà di dare alle battaglie nel vuoto spaziale una certa dose di strategia. Nel caos degli scontri dovremo infatti decidere in fretta chi eliminare per primo tra i nemici: i meno forti ma veloci oppure quelli più corazzati e letali.

Le situazioni riescono a offrire una buona varietà, che fa evitare al gioco di risultare troppo ripetitivo o semplice. Morire in Chorus è in effetti molto facile: basteranno pochi colpi non schivati per disattivare i nostri scudi e ricevere danni diretti allo scafo. Gli scudi si rigenereranno dopo poco tempo, invece per rigenerare lo scafo potremo solo utilizzare il sistema di riparazione, che ha un cooldown piuttosto lungo, o essere abbastanza fortunati da trovare un oggetto curativo alla morte di un nemico.

Basteranno dunque pochi colpi per morire anche a difficoltà normale, cosa che rende l’esperienza di gioco non sottovalutabile. Fortunatamente esistono diversi livelli di difficoltà, per tutti i gusti, tra i quali è presente anche una modalità Permadeath, adatta soltanto ai più coraggiosi, in cui una volta morti bisognerà ricominciare completamente da capo.

I combattimenti dunque risultano divertenti e variegati, ma presentano anche alcuni problemi piuttosto fastidiosi. Quello principale è dato da una gestione delle indicazioni su schermo molto imprecise e poco intuitive. I nemici, ad esempio, verranno indicati da dei simboli senza però un segnale che ci faccia capire la loro distanza da noi e, spesso, nemmeno la loro tipologia; inoltre non esiste una funzione di lock-on per dedicarci a un determinato avversario, così che spesso non si capirà quanti siano i nemici che dobbiamo fronteggiare né quali siano le loro posizioni.

Questo difetto non è legato soltanto al combattimento, ma anche all’esplorazione; in alcune missioni, ad esempio, si fa molta fatica a capire quale sia il prossimo punto da analizzare, specie quando ci sono navicelle molto piccole da trovare in mezzo a un campo fittissimo di asteroidi, dato che la segnalazione è molto vaga o, a volte, assente. Il potere della percezione infatti è talora impreciso e spesso ci lascerà vagare nel vuoto per interi minuti, per poi magari individuare magicamente l’obiettivo dopo aver effettuato l’ennesima scansione.

In più capita che gli obiettivi di alcune missioni secondarie non siano molto chiari e ci è spesso capitato di fallire una missione più volte prima di capire cosa effettivamente bisognasse fare.

L’immensità dello spazio

Come accennato all’inizio, Chorus ha un sistema in stile semi open world. Non c’è un mondo unico e aperto, ma diverse macro aree molto vaste che è possibile esplorare in piena libertà. Oltre alle missioni principali troveremo anche molte missioni secondarie, sparse per le diverse zone della galassia. Ci sono due tipi di missioni secondarie: quelle normali, dalla struttura troppo semplice e ripetitiva, in cui solitamente ci verrà chiesto di recuperare un carico, sconfiggere i nemici di turno, proteggere o inseguire qualcuno e altre azioni già viste in moltissimi open world diversi, e altre missioni leggermente più articolate che formano una sorta di catena di quest con dietro una narrativa un po’ più elaborata. Sicuramente più godibili rispetto alle prime, ma alla fin fine nella loro struttura non cambiano poi molto.

Ci saranno poi degli eventi minori che accadranno improvvisamente mentre esploriamo un’area. Questi sono estremamente semplici: a volte si tratterà di difendere una pattuglia dalle navi nemiche o intercettare le forze avversarie che stanno girovagando nella zona. Alla fine il beneficio più grande di queste missioni sarà la possibilità di ottenere crediti ed equipaggiamento nuovo per potenziare la nostra nave, cosa che risulterà sempre prioritaria, data la ferocia degli avversari.

Nel gioco ci sono anche delle missioni, sia nella campagna che alcune secondarie, per cui dovremo entrare all’interno di rovine antiche o gigantesche navi distrutte dove il combattimento farà spazio agli enigmi, che solitamente saranno di tipo ambientale e legati ai poteri dei Riti. Ad esempio, il Rito della Caccia potrà essere usato per attraversare delle barriere energetiche, oppure dovremo colpire diversi bersagli entro pochi secondi sfruttando la mobilità del Drift. Queste sezioni rappresentano un’interessante variazione alle classiche sparatorie spaziali, divertono ma sono piuttosto semplice e neanche troppo elaborate.

Un aspetto interessante del gioco è l’art direction, che riesce a sorprenderci sia nelle ambientazioni chiuse, fatte di zone suggestive e ben congegnate geometricamente, sia in grandi spazi aperti con panorami spaziali molto evocativi. Ogni area poi avrà un carattere tutto suo, apparendo molto diversa dalle altre presenti nel gioco.

Anche la fluidità di Chorus è ottima: nella nostra prova, avvenuta su una PS5 nella modalità prestazioni, abbiamo potuto godere di battaglie spaziali a 60 FPS costanti senza cali di sorta. C’è anche una modalità che predilige la risoluzione a scapito del frame rate, che in un gioco in cui l’azione è molto veloce come in Chorus non consigliamo. Abbiamo notato alcuni piccoli difetti grafici, come, a volte, dei vistosi effetti pop-up degli oggetti all’orizzonte, o alcune texture delle ambientazioni un po’ sottotono, ma nulla di troppo grave. È capitato talvolta anche di avere dei crash del gioco, ma ci auguriamo che la patch che arriverà al lancio possa risolvere gran parte di questi problemi minori.

Versione recensita: PS5

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Voto Recensione di Chorus - Recensione


7.2

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Combattimenti veloci e divertenti dallo stile un po' arcade

  • Le zone da esplorare a livello artistico sono molto suggestive

  • Storia dalla lore interessante...

Contro

  • ...ma con una narrativa un po' debole

  • Il sistema di puntamento dei nemici e degli obiettivi è molto confusionario

  • Missioni secondarie poco ispirate

  • Qualche piccolo problemino tecnico

Commento

Chorus è un buon sparatutto spaziale che prova a unire combattimenti di stampo maggiormente arcade con un’esplorazione simil open world e una trama piuttosto elaborata. Nonostante le battaglie siano piuttosto riuscite, il titolo non è esente da difetti, tra cui una storia sì interessante ma che non eccelle nella qualità del racconto, missioni secondarie piuttosto semplici e alcuni problemi nella gestione delle indicazioni su schermo, che risultano parecchio fastidiose. Questa fusione di tanti elementi diversi in un unico gioco è dunque riuscita solo a metà, ed è un peccato, dato che l’idea di base degli sviluppatori era piuttosto buona.
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