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Pro
- Un omaggio rispettoso e aggiornato alla saga originale, capace di parlare sia ai fan storici che al pubblico più giovane.
- Messaggio di formazione e riscatto ben integrato con le arti marziali.
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Contro
- Struttura narrativa prevedibile, con diversi elementi già visti e soluzioni classiche.
- Il ritmo è a tratti altalenante.
Il Verdetto di Cultura POP
È bastata l’uscita di Cobra Kai per ricordare ed evidenziare tutto l’amore che i fan di Karate Kid, ora al cinema con Karate Kid: Legends, nutrono da sempre per una saga mai del tutto dimenticata. Un’operazione come quella, nata da un’idea che sovvertiva le regole del primo film, ha aperto la strada a un mondo di possibilità, portate avanti negli anni nel bene e nel male.
Non sorprende, quindi, data una generale accoglienza positiva della serie, l’idea dietro alla realizzazione del nuovo Karate Kid: Legends, un capitolo canonico che si connette al conosciuto per portare nel nuovo, nello sconosciuto di un racconto che guarda sì al passato, ma anche e soprattutto al presente.
Diretto da Jonathan Entwistle, scritto da Rob Lieber e disponibile nei cinema italiani dal 5 giugno 2025, Karate Kid: Legends si presenta sia come un qualcosa di a sé stante, di distinto, sia come collegato a uno dei protagonisti chiave dell’intero mondo narrativo in questione: il Daniel LaRusso di Ralph Macchio.
Sono questi i modi e le modalità attraverso cui un progetto del genere arriva al pubblico in sala, attirando con il fascino intramontabile di alcuni volti noti, con la promessa di evolvere, o comunque cambiare e introdurre al nuovo, senza troppo ripetersi come avvenuto in precedenza. Ci sarà riuscito?
L'inedito e il vecchio
Come anticipato, Karate Kid: Legends rilancia una delle saghe più iconiche del cinema d’arti marziali e teen di sempre, intrecciando passato e presente in un'avventura inedita in cui adrenalina e sentimenti sono una costante.
Protagonista della storia è Li Fong, giovane talento del kung fu dal passato tormentato, interpretato da Ben Wang, che si ritrova a dover ricominciare da capo a New York dopo essersi trasferito con la madre.
In un ambiente sconosciuto e dall’essenza soverchiante, Li trova un primo punto d’appoggio nell’amicizia con una coetanea e nel legame che instaura con il padre di lei, ma ben presto scopre che l’equilibrio appena raggiunto è messo alla prova dalla vita stessa e da quelle ombre da cui non risulta facilissimo alzarsi e rialzarsi.
L’incontro-scontro con un campione locale di karate, e il suo discutibile dojo, riaccende in Li il desiderio di combattere, ma anche la necessità di confrontarsi con se stesso e con i demoni che si trascina dietro, di pari passo ai nuovi legami che ha appena costruito nella Grande Mela.
Spinto da una necessità che non vi anticipiamo, il protagonista di Karate Kid: Legends si prepara ad affrontare uno dei tornei più duri nel panorama delle arti marziali della metropoli newyorkese.
In questo percorso di crescita, sia fisica che interiore, non è solo però: al suo fianco due maestri d’eccezione, due icone che rappresentano l’eredità stessa della saga. Da una parte il rigoroso Mr. Han, interpretato da Jackie Chan, personaggio che ha esordito nel lungometraggio precedente, e dall’altra il mitico Daniel LaRusso, che torna in scena con il volto di Ralph Macchio.
Combattere per le giuste ragioni
Tra allenamenti, scontri e riflessioni, Karate Kid: Legends si pone al proprio pubblico come una celebrazione della tradizione e, al tempo stesso, come un racconto di formazione moderno.
Un film pensato per i nuovi spettatori, ma con numerosi richiami per chi ha seguito la saga fin dagli anni Ottanta, capace di fondere l’essenza filosofica delle arti marziali con l’energia di una storia che parla di coraggio, disciplina e amicizia.
In un connubio del genere si risolve parte del fascino di Karate Kid: Legends. Al cinema ci si confronta con un lavoro che parla e guarda al presente, tenendosi costantemente connesso a un passato di matrice nostalgica, anche sottile in alcuni momenti. Da ciò si sviluppa un racconto fatto di echi e rimandi, fortunatamente rielaborati a livello di trama e struttura narrativa.
Pur ricordando da vicino altri esperimenti simili, la pellicola firmata da Jonathan Entwistle trova presto la propria strada, costruendo un racconto che si mantiene vicino “al conosciuto” e “al già visto” nella saga di Karate Kid, tentando di cambiarne le sorti attraverso metodi di scrittura anche classici.
Torna il giovane protagonista che si trasferisce in una nuova città, torna la voglia di trovare il proprio posto in un contesto del tutto nuovo, tornano l’amore giovanile e il sentimento di giustizia, ma soprattutto torna la crescita: quell’esperienza formativa alla base di un racconto che trova nuovamente la propria risoluzione nelle arti marziali.
Queste assumono fin da subito un significato altro, oltre la violenza fine a sé stessa, tornando alle origini di un universo narrativo che non ne ha mai promosso un uso improprio, anzi. Karate Kid: Legends, come anticipato, gioca con ciò che gli appassionati conoscono molto bene e tenta di trarne qualcosa anche di inaspettato.
Un processo del genere funziona, pur nella sua semplicità di fondo. Così alcuni “modelli” tipici di questa saga tornano diversi, levigati in modo da differire e cambiare le carte in tavola.
La storia del piccolo protagonista, ad esempio - che non vi anticipiamo - e anche le ragioni che lo porteranno a mettersi in gioco in un allenamento praticamente folle, differiscono da ciò che ci si potrebbe aspettare, in una narrazione che parla innanzitutto della vita e delle sue zone d’ombra.
Uno stile leggero
Così Karate Kid: Legends s’impegna a costruire qualcosa che guarda oltre e attraverso le stesse arti marziali, con uno stile dai toni tanto leggeri, scanzonati e nostalgici quanto seri.
Il tutto inquadrato sempre e comunque da un’anima adolescenziale che attraversa gli eventi principali, proiettandoli in una vera e propria corsa ritmica, altalenante nel portare sul grande schermo i momenti salienti.
Karate Kid: Legends non è affatto un film perfetto, ma ci prova a cambiare qualcosa, pur mantenendosi saldo a uno spirito che si fa riconoscibile e nostalgico fin dalla primissima sequenza a schermo.
Diverte il giusto e trasporta in una storia non troppo originale, ma comunque intrattenente e calibrata proprio per accogliere i fan storici e i curiosi dell’ultima ora. L’amore per la saga storica c’è tutto, pur con i limiti del caso e con alcune imperfezioni generali che interessano regia e tempistiche di risoluzione.