Tomb Raider, dal videogioco al cinema: i punti di connessione tra i media

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Sin dal primo capitolo della saga di Tomb Raider, uscito nell’ormai lontanisismo 1996, la facoltosa archeologa britannica Lara Croft ha sempre saccheggiato – è proprio il caso di dirlo – da un universo molto vicino a quello dei videogiochi, spesso e volentieri in grado di dare man forte al media in questione. Parliamo chiaramente del cinema, una settore in cui estetica e spettacolarità vanno spesso a braccetto, non disdegnando neppure una giusta dose di colonne sonore straordinarie atte ad accrescerne il fascino. Ed ecco quindi che la nostra Lara si trasformava giocoforza nella miglior versione di Indiana Jones vista al cinema, con chiari riferimenti anche al cinema action di John Woo (avete presente la coppia di pistole in dotazione a Miss Croft sin dal primo livello di gioco?). Ora, con gli anni la saga di Tomb Raider è morta e risorta, nel recente reboot uscito cinque anni fa (e nel relativo sequel), totalmente scollegato ai capitoli precedenti della serie e proponendosi di fatto come un nuovo inizio per la stessa archeologa, non più una donna temprata e un po’ arrogante, bensì un’eroina giovane, ancora inesperta ma con una forza di volontà unica e indissolubile. Proprio la Lara che vedremo presto al cinema, nel nuovo capitolo cinematografico previsto nei cinema tra pochissimi giorni.

Se le precedenti due iterazioni della serie apparse al cinema,  Lara Croft: Tomb Raider e Tomb Raider: la culla della vita, con Angelina Jolie nei panni della signorina Croft, attingevano a piene mani – non senza le esagerazioni del caso – alla saga principale nata sulle allora celebri console a 32 e 128-bit, la versione cinematografica di Tomb Raider prevista a marzo tornerà a ispirarsi sì al videogioco, ma proprio agli ultimi due capitoli della saga sopraccitati, vale a dire il Tomb Raider del 2013 e il Rise of the Tomb Raider del 2015. Due capitoli acclamati da pubblico e critica che, lo ribadiamo, nulla avevano a che fare con la Lara Croft del passato. Dopotutto, il regista norvegese Roar Uthaug lo aveva ribadito più volte nel corso della varie interviste precedenti alla lavorazione del film: “Voglio che Lara Croft si senta come un vero essere umano, è quello che vogliamo trasmettere maggiormente sul grande schermo.” Un essere umano, per l’appunto. Lo stesso concetto che ha attraversato la mente degli sviluppatori di Crystal Dynamics non appena hanno deciso che i tempi fossero maturi per un ritorno di Lara sulle più importanti console da gioco di quegli anni. Abbandonare i panni della spericolata eroina tutta d’un pezzo e proporre una profanatrice di tombe che ha conti fatti è solo una sopravvisuta, trovatasi suo malgrado su di un’isola ricca di inside e pericoli, a cui dovrà faticosamente scampare salvando la propria pelle. Alicia Vikander, l’attrice svedese premio Oscar per The Danish Girl scelta per interpretare questa versione “umanizzata” di Lara Croft, sembra essere stata la scelta migliore per quanto riguarda il casting di questo nuovo progetto cinematografico. La somiglianza impressionante con la Lara del videogioco del 2013 non si ferma solo all’aspetto estetico, come ribadito dalla stessa Vikander in più occasioni. Proprio la versione scelta da Rhianna Pratchett per il videogame, visivamente meno “prorompente” della Lara anni 90 e di conseguenza meno aggressiva, si lega a doppio filo con l’idea di sdiganare l’eroe maschile centrale nei film d’azione, con le donne ridotte a un ruolo quasi sempre marginale o secondario. Dopotutto, sono gli anni di Hunger Games e Wonder Woman, in cui il girl power è tornato tremendamente sulla cresta dell’onda. E Tomb Raider promette di accostarsi giocoforza a questa filosofia, esattamente come il videogioco originale prima di lui.

Se quindi l’idea di una Lara Croft fragile e più umana è il maggior punto di aggancio tra la versione cinematografica del nuovo Tomb Raider e la nuova serie di videogiochi omonima, anche il background narrativo – e di convesso l’ambientazione scelta per il film – non sembrano slegarsi molto dalla concezione originale scelta nel titolo Square Enix. Un’isola inesporata al largo delle coste del Giappone, ricca di insidie e pericoli nascosti, ultimo posto noto in cui è andato il padre di Lara, a cui la giovane era particolarmente legata. L’isola, appunto, luogo all’interno del quale una tomba nascosta sembra attendere che qualche impavido ne sveli i poteri contenuti al suo interno, lontani da ogni immaginazione, a cui Lara si troverà suo malgrado coinvolta. E sarà proprio in quel momento che, armata solo della intelligenza e del suo arco, la giovane Croft capirà qual è la reale strada da seguire prima di diventare la leggendaria archeologa che tutti conosciamo. Lo scenario che farà da sfondo alle vicende è quindi lo stesso, identico palcoscenico attraversato pad alla mano nel 2013. Una giungla inesplorata, nelle cui pieghe Lara dovrà destreggiarsi usando le poche risorse a sua dsposizione, cercando di uscirne viva e nel minor tempo possibile e con addosso la stessa canottiera beige (costantemente macchiata di sanue e sudore) e i pantaloni con tasche larghe indossate dalla protagonista del videogame campione di incassi.Umanità, ma anche realismo, sopravvivenza e un’ambientazione decisamente poco ospitale contraddistinta da caverne, foreste e templi rimasti intoccati da molti secoli a questa parte, sono i quattro punti focali che uniscono l’ultima serie di videogiochi dedicati a Tomb Raider al film di imminente uscita. E se già il videogame del 2013 strizzava l’occhio a serie televisive come LOST, ispiradosi di sponda anche ai grandi romanzi classici d’avventura del secolo scorso, il film diretto da Roar Uthaug altri non è che uno scambio di favori, un atto di grande coraggio nel ristabilire il carisma di Lara Croft sul grande schermo, sdoganando (come se ce ne fosse bisogno) la figura dell’eroina tutta d’un pezzo. Poiché non servono di certo armi da fuoco e una quinta di seno per avere coraggio da vendere, anche e soprattutto al cinema.

Lara Croft è un personaggio da sempre a stretto contatto con il mondo del cinema e nell’ultimo riavvio della saga questa cosa si è rafforzata ulteriormente, legandosi a doppio filo a quella che può essere definita senza ombra di dubbio come una delle saghe di avventura più importanti di sempre. Una saga che ora si appresta a tornare al cinema, nel prossimo diretto da Roar Uthaug, con Alicia Vikander nei panni della giovane archeologa. Una pellicola che promette non solo di riportare un’icona storica come Lara al cinema, bensì anche di dimostrare come cinema e videogioco, spesso e volentieri, riescano spesso a “condividere” nel migliore dei modi i loro rispettivi punti di forza. Il prossimo 15 marzo, giorno dell’uscita nei cinema del nuovo film di Tomb Raider, scopriremo quanto e come.

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