Recensione

The Legend of Zelda: Oracle of Ages

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a cura di Mauro.Cat

Era l’inizio del nuovo millennio e Nintendo affidò a Capcom lo sviluppo di un nuovo Zelda per Game Boy Color. La notizia già sorprendente divenne ancor più curiosa quando Capcom annunciò che avrebbe sviluppato ben tre titoli gemelli incentrati sulle classiche meccaniche della serie. Nel 2001 quando i giochi uscirono, soltanto due per questioni di tempo, il mondo accolse con stupore quei piccoli capolavori. I due Zelda, collegati da un sistema di password o dal gioco in link che permetteva di sbloccare succosi extra, erano indipendenti ed entrambi molto validi. Il più noto, Oracle of Seasons, era maggiormente incentrato sugli scontri, il più complesso, Oracle of Ages, invece molto più ricco di enigmi. The Legend of Zelda: Oracle of Ages, titolo di cui ci occuperemo in questo articolo e sviluppato da Flagship e Capcom, venne pubblicato per Game Boy Color, ma risultò compatibile e ben più giocabile su Game Boy Advance o sul Game Boy Player del GameCube. Il titolo è utilizzabile anche su Game Boy Advance SP, la console più adatta per vivere questa avventura vista la maggiore luminosità generale, mentre non è compatibile con il piccolissimo Game Boy Micro e con il Nintendo DS.Fatta questa doverosa premessa, cominciamo un’analisi dettagliata sottolineando fin dal principio come la qualità di questo titolo raggiunga vette altissime. L’avventura, disponibile in rete magari non boxata a prezzi talvolta modesti, merita di essere presa in considerazione proprio da chi non ha mai avuto il piacere di provarla nove anni fa.

Tra passato e presenteCome facilmente intuibile dal titolo, Oracle of Ages ci mette di fronte ad una vicenda che va affrontata attraverso due epoche diverse. Questo stratagemma del secondo regno, non totalmente nuovo per il mondo di Zelda, permette di affrontare una sorta di azione doppia all’interno di una mappa di gioco relativamente contenuta, in modo da evitare continui e pesanti spostamenti.La vicenda ruota intorno alla saggezza del Maku Tree ed alla città di Lynna. Nuovi e vecchi personaggi si incrociano in questa vicenda dai toni chiaroscuri che soltanto grazie alla combinazione con Oracle of Seasons regala la vera soluzione a tutti gli enigmi.La versione PAL del titolo contiene la lingua italiana risultando così facilmente fruibile anche da chi non conosce l’inglese. Considerando l’importanza dei dialoghi e la difficoltà generalizzata degli enigmi, questa notizia non può che rappresentare un vero punto di forza del titolo. La gestione delle azioni è affidata a due soli tasti di gioco, Start e Select servono rispettivamente per aprire menu e mappa, che talvolta richiedono un continuo richiamo alla pagina degli oggetti. Solitamente si tiene nel nostro tasto preferito la spada e nell’altro si alternano i vari strumenti che raccogliamo nei dungeon. Gli oggetti vanno dalla classica pala ad altri più originali come lo sparasemi. Curiosa è la presenza della piuma che ci abilita al salto e che permette alcune azioni leggermente più platform del consueto.L’azione si svolge con le modalità tradizionali della serie. Si seguono degli indizi e si trova un dungeon, alcuni realmente complessi, quindi si riparte all’esplorazione del mondo utilizzando i nuovi oggetti conquistati e ci si ributta nel nuovo sotterraneo scoperto. Una meccanica così apparentemente abbordabile nasconde però più di una insidia.

Il gioco dei cervelloniEra noto fin dall’inizio, ma joypad alla mano presto si sbatte la testa contro le cervellotiche macchinazioni ordite da Capcom. Oracle of Ages è un vero e proprio maxi labirinto. Nonostante le tante e gradite indicazioni su come proseguire, in ogni momento è richiesta una grandissima attenzione al dettaglio. Gli enigmi che nei dungeon più avanzati appaiono al limite dello spietato, neppure nel mondo esterno lasciano grande scampo al giocatore. Spesso ci si ritrova ingarbugliati e bloccati in qualche stanza o all’interno di un’isola. Il passaggio tra presente e futuro, utilizzato molto all’esterno e, per fortuna, in un solo sotterraneo, rende il tutto ancor più nebuloso. Tale surplus di trabocchetti e segreti rende immediatamente la sfida molto ardua. Se si considera l’esiguo bagaglio iniziale di cuori ed i non proprio abbordabili boss dei primi livelli, si può tranquillamente considerare il titolo come uno degli Zelda più complessi mai pubblicati. Per fortuna proseguendo si comincia a prendere confidenza con una difficoltà alla quale non siamo più così abituati e ci si inizia a divertire sul serio. La catena di scambi ed alcuni piccoli minigiochi grazie ai quali raccogliere importanti oggetti risultano tanto snervanti quanto gratificanti una volta portati a termine. In genere consigliamo caldamente di non abbandonare il titolo alla prima difficoltà.

Nove anni fa, il videogame della preistoriaSu Game Boy Advance SP si assapora al meglio l’ottima scelta cromatica di un adventure che a distanza di tutti questi anni fa ancora una grande figura. L’impostazione è presa a piene mani da Zelda: A Link to the Past e di questo non possiamo che ritenerci soddisfatti. Il titolo offre le solite piccole chicche grafiche e la usuale caratterizzazione dei personaggi. Il simpatico Tingle, qui però non ancora chiamato con il proprio nome, ed alcune altre figure classiche, ci riportano con familiarità allo stile della serie. Il sonoro ci accompagna con le celebri ipnotiche melodie che presto ci ritroveremo a fischiettare e gli ormai assodati effetti legati alle azioni più note.La giocabilità è senza dubbio su altissimi livelli e nel pieno standard delle migliori produzioni per le console casalinghe. L’unica lamentela a tal proposito è legata alla presenza del gioco gemello ed all’impossibilità di sbloccare alcuni interessanti extra. I due titoli sono stati concepiti in questo modo, ma in qualche occasione ci si rammarica di non poter raccogliere alcuni storici oggetti. Tralasciando le novità ottenibili con il gioco in link o con le password, non è possibile dimenticare l’enorme campionario di segreti. Il titolo Capcom ne è realmente zeppo. Gli anelli da collezionare ad esempio, che garantiscono poteri specifici, ci riportano ai più classici giochi di ruolo.La longevità è buona, ma soggettiva considerando l’inevitabile desiderio di cercare soluzioni in rete ogni volta che ci si ritrova di fronte ad un enigma apparentemente insormontabile. Il nostro consiglio è quello di non cedere di fronte alle difficoltà e di vivere al meglio un’avventura tra le meno ricordate e le più interessanti legate al mondo di Zelda.

– Avventura realmente impegnativa

– Moltissimi segreti

– Tecnicamente sbalorditivo per un Game Boy Color

– Un titolo che merita di essere riscoperto

– Compatibile con GBA, GBA SP e Game Boy Player

– Alcuni enigmi sono cervellotici

– Alcuni extra si sbloccano solo utilizzando il “gemello” Seasons

9.1

The Legend of Zelda: Oracle of Ages è un titolo sorprendente che merita di essere riscoperto magari insieme al proprio gemello Oracle of Seasons. Lo Zelda firmato Capcom pare infatti sfidare il giocatore con una continua serie di cervellotici enigmi dai quali faremo realmente fatica a sottrarci. Tutto ciò che ha reso celebre la saga è qui in bella mostra accanto ad una struttura che non perdona, ma che gratifica il giocatore coriaceo. Un ottimo titolo che meriterebbe un remake e che può essere ritrovato piuttosto agilmente, magari loose, ad un prezzo abbordabile nei mercati online di retrogame. Ora correte a cercare il gioco e ricordate sempre che l’avventura continua in Oracle of Seasons.

Voto Recensione di The Legend of Zelda: Oracle of Ages - Recensione


9.1