Recensione

Saints Row IV

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a cura di Pregianza

THQ è morta. Consumata inesorabilmente da scelte commerciali azzardate e nocive, è crollata sotto al peso dei debiti, e a nulla sono serviti i disperati tentativi finali di riportarla a galla. L’azienda non se n’è però andata senza lasciti: il suo ultimo grido disperato sull’orlo del burrone ha infatti richiamato l’attenzione di milioni di videogiocatori, che, pur non potendo salvarla, si sono per lo meno lanciati sui suoi marchi più promettenti, quasi a voler indicare con precisione quali pezzi della carcassa fosse il caso di salvare. Saints Row praticamente era il filetto, uno dei brand più prelibati con cui pasteggiare per gli offerenti dell’asta dove tutte le proprietà appartenute all’ex colosso sono state rivendute. Divenuto famoso per il suo essere politicamente scorretto e senza freni , Saints Row III in particolare è stato un successo notevole, il cui seguito era già in produzione e pronto a esser recuperato. 
Ci ha pensato Koch Media a salvare la baracca, inglobando Volition e affidandogli il completamento del nuovo episodio della saga dei Saints, meglio ancora se più eccessivo e spensierato del solito. Ora è giunto tra noi, dopo essersi presentato con una serie di video e dimostrazioni del tutto prive di senno. Sarà il capitolo definitivo, oppure distaccarsi dai primi episodi è stata la scelta sbagliata?
Gli alieni? Certo, come no
Volete una trama elaborata con personaggi semi realistici? Magari una città dominata dall’illegalità dove un immigrato si ritrova invischiato giocoforza nella macchia, costretto a farsi da solo e a risalire tutti i gradini della criminalità organizzata? Ottimo, giocate ai Grand Theft Auto. Qui qualunque narrativa seriosa è stata lanciata direttamente nel sole, e si parte subito in preda alla demenza totale. Inizierete nei panni del boss dei Saints, gang di strada divenuta famosa in tutta l’America per le sue gesta, e il vostro primo compito sarà salvare la terra da una gigantesca bomba nucleare lanciata da quel pazzoide di Cyrus Temple. 
Se credete che si tratti di una premessa da gioco paramilitare vi sbagliate di grosso. Nel giro di una manciata di minuti assisterete a una serie inarrestabile di citazioni, combattimenti mortali e azioni spettacolari, per poi disinnescare un missile grande come un palazzo scalandolo in volo con gli Aerosmith in sottofondo. Non vi basta? Ottimo, perché si dà il caso che, in caduta libera dopo l’eroica azione, il vostro alter ego finirà dritto dritto nell’ufficio ovale della Casa Bianca, e poco dopo diverrà il presidente degli stati uniti grazie a un improvviso picco di popolarità.
Non siete ancora soddisfatti? Fantastico! Perché dopo qualche mese a capo della prima super potenza globale arriverà nientepopodimeno che l’impero alieno degli Zin a farvi visita, e prenderà il controllo della terra con una rapida azione offensiva. Intrappolati in una simulazione virtuale che fa un sacco Matrix, il vostro compito sarà trovare il modo di fare danni concreti agli Zin mettendo sottosopra la vostra prigione virtuale, e salvare così l’umanità. 
Non abbiamo bevuto, ve lo giuriamo, e neppure gli sceneggiatori di Volition ci sono andati pesante con l’alcool, seppur possa sembrare il contrario. La prova sta nei dialoghi e nelle situazioni, studiati accuratamente per provocare spesso risate incontrollate e sfruttare il citazionismo spinto. Saints Row IV è una parodia, ed è anche una delle meglio riuscite degli ultimi anni. Basta soffermarsi per un momento sulla creazione del personaggio, sempre completissima, per intuire all’istante dove si finirà. Pensate che tra le voci sono presenti varie opzioni maschili e femminili, e una speciale tonalità “Nolan North”, messa solo per infilare a casaccio nel gioco il doppiatore più prolifico della storia videoludica. 
Da lì in poi è un crescendo, un ammasso titanico di riferimenti e omaggi al cinema cult degli anni ‘80/’90 e a innumerevoli giochi leggendari, racchiuso in una trama paradossale dal ritmo serrato, per godersi la quale è necessario zittire i neuroni e mantenere attiva solo quella parte del cervello legata alle memorie d’infanzia. Un po’ dispiace vedere abbandonata del tutto la gang life e il sottotono street dei primi capitoli, ma se si affronta Saints Row IV con la giusta mentalità si riesce a non sentirne troppo la mancanza. 
“Un robot!” “power armor” “è uguale!”
Così come accade per la narrativa, anche il gameplay segue una parabola che punta verso l’alto. All’inizio il sistema è quello del predecessore, con variazioni praticamente nulle. Lo shooting è classico con la possibilità di zoomare parzialmente, il corpo a corpo non si basa su combinazioni ma su semplici attacchi a ripetizione dalla corta distanza, e il protagonista può scattare, saltare ostacoli ed eseguire coreografici attacchi in corsa. Davvero non un gran ché, specialmente se si considerano i miglioramenti sensibili alle meccaniche di combattimento visti in giochi come Sleeping Dogs. I Volition, tuttavia, hanno puntato tutto su un peculiare asso nella manica: i superpoteri. 
Il gioco si svolge, come detto, in una simulazione virtuale, intervallata da visite in un hub rappresentato da un’astronave. Una volta liberati dalla giovane hacker Kinzie, otterrete dei poteri sovrumani, tra cui la superforza, uno scatto più veloce delle automobili presenti nella mappa, e un super salto. Con queste abilità anche le poco rifinite meccaniche di base risultano divertenti da usare, visto che i combattimenti contro i molti avversari alieni si trasformano in una serie di eclatanti battaglie tra i palazzi, dove si combinano dei disastri balzando di tetto in tetto e usando le molte abilità offensive sbloccabili completando le varie quest principali e secondarie. Ora della fine avrete ogni genere di trucco a vostra disposizione: attacchi elementali ad area, pestoni esplosivi, telecinesi, e altre prelibatezze personalizzabili in un comodo menù dei potenziamenti (a patto di aver raggiunto il livello necessario). Funziona alla grandissima, specialmente quando ci si viene a trovare contro guardiani alieni dotati delle vostre stesse abilità, o si ha a che fare con fiumi di nemici agguerriti che attaccano da ogni lato. 
L’unico grande difetto è rappresentato dall’impossibilità di sparare in aria, che limita la spettacolarità delle azioni e costringe giocoforza a mantenersi sul terreno quando si vuole sfruttare la potenza del sano vecchio piombo sui nemici. Scelta comprensibile per questioni di bilanciamento, ma un po’ di flessibilità in più l’avremmo comunque apprezzata.
Parlando di proiettili, passiamo alle armi da fuoco, la cui selezione è notevolissima. Si va da normali pistole, mitra e fucili a pompa, fino a roba malatissima come un cannone Dubstep, un fucile con proiettili energetici a rimbalzo, una spada tentacolo di gomma, e un laser per i rapimenti alieni. Non meno variegati i mezzi, che con l’aggiunta delle vetture aliene contano tank poderosi, navi spaziali trasformabili, e un paio di sorprese formidabili quali un robottone gigante e degli scooter volanti da combattimento stile Tron
E’ evidente come gran parte dell’impegno sia finito nel perfezionamento di questi elementi, con ogni veicolo “pimpabile” nei chop shop cittadini, e armi potenziabili nei negozi spendendo un po’ di denaro sonante. 
Se poi fate parte di quelli che non sono contenti se non conciano in loro protagonista in modo assurdo, non preoccupatevi. I costumi sono altrettanto pazzi, e non importa che vogliate andare in giro nudi, vestiti in modo elegante o travestiti da Goku, perché troverete sicuramente qualcosa che fa al caso vostro.
Dildo Viola 2. La Vendetta
L’abbandono dei canoni del genere è evidente tanto nel gameplay e nella narrativa quanto nella strutturazione della campagna. La mappa open world di Saints Row IV è estesa, ma non paragonabile a quella di altri giochi appartenenti alla stessa tipologia. Mancano inoltre sottogiochi comuni, e tutta quella serie di attività secondarie legate al rapporto con i vari npc, o alla semplice volontà di perdere del tempo vagando in modo tranquillo per le vie cittadine. Nell’opera di Volition, difatti, persino le missioni secondarie seguono la via dell’eccesso, e permettono al giocatore di sbizzarrirsi in sessioni di distruzione della proprietà privata, hacking dei negozi, corse ultraveloci per le strade, furti di auto speciali, horde mode temporanei e persino un ridicolo quanto esilarante “lancio a punti del protagonista” che manda a quel paese ogni legge della fisica virtuale o reale che sia. 
Sono compiti divertenti, ma dopo qualche ripetizione iniziano a stancare. Per questo motivo gli sviluppatori hanno usato il 90% delle loro idee nelle missioni primarie, una serie di azioni di salvataggio dei membri dei Saints, dove si incontra ogni tipo di ostacolo o situazione irrazionale. Non vogliamo spoilerarvene nessuna, sappiate solo che alcune delle quest principali sono brillanti, e si buttano di testa nel citazionismo descritto sopra. Ci sono anche alcune missioni secondarie “diverse”, dedicate sempre ai Saints e meno variegate delle main quests, ma comunque degne di essere completate senza ripensamenti. Pure queste, ovviamente, ve le lasciamo scoprire da soli.
Grazie alla genialità delle sue story mission (specialmente quelle della fase finale), alla demenzialità delle situazioni e alla stramba struttura da “figlio mutante di Crackdown”, l’ultimo lavoro di Volition offre del sano e riuscito divertimento casinista. Una cosa che non sperimentavamo da un po’ e siamo felici di rivedere. 
Explosioooooooooooon!
Tecnicamente si fa un passo indietro purtroppo. Se il sonoro è notevole, grazie a doppiatori d’eccezione (c’è pure Terry Crews nel cast, tra gli altri) e a una soundtrack da urlo, la grafica è piuttosto arretrata, ben poco migliorata dal capitolo precedente. Certo, i bug grafici legati all’interpolazione poligonale passano in secondo piano, grazie ad alcuni glitch voluti e alquanto arguti inseriti nella simulazione per mostrare al giocatore come il luogo in cui si trova sia una città virtuale, ma vedere parrucche da super sayan che attraversano i tettucci delle macchine o nemici incastrati nei muri non è comunque molto piacevole. 
Passabili le opzioni grafiche su computer, ma attenti allo schermo usato, perché con certi monitor le immagini possono risultare disturbate a risoluzioni elevate, senza settaggi avanzati alternativi a cui affidarsi.
Molto interessante invece l’utilizzo del telefono, con cui si possono richiamare all’istante i veicoli rubati in precedenza o i propri alleati controllati dall’IA. Il gioco fa infine un balzo di qualità non indifferente se giocato in cooperativa con amici. La presenza di compagni umani permette infatti di affrontare un paio di missioni competitive extra, tra cui un super scontro a punti caotico e assolutamente esaltante e una modalità “gatto e topo” in cui si insegue l’avversario a bordo di un potente elicottero.
Ce n’è davvero per tutti i gusti. Peccato solo per la longevità limitata della campagna, che se affrontata senza missioni secondarie può durare meno di dieci ore. Certo, sarebbe un peccato completarla senza almeno testare qualche sottoquest e provare il multiplayer, ma è comunque una durata inferiore a quella di gran parte dei concorrenti. Noi, per la cronaca, ci abbiamo messo circa 16 ore a mettere la parola fine al gioco, con ancora molta roba da fare tra gli obiettivi.

– Si differenzia sostanzialmente dagli altri open world cittadini

– Esaltante, fuori di testa e politicamente scorretto

– E’ una parodia riuscita, autoironica, e a tratti davvero esilarante

– In Co-op è un casino apocalittico (in senso buono)

– Tecnicamente arretrato, con qualche bug di troppo

– Attività secondarie poco rifinite e interattività cittadina abbastanza limitata

– Longevità della campagna principale scarsina per il genere

8.5

Saints Row IV è per i videogiochi ciò che i piatti di Epic Meal Time rappresentano per il cibo. E’ rozzo, volgare ed esagerato, ma al contempo talmente assurdo e fuori di testa che vi verrà comunque una voglia matta di divorarlo. I ragazzi di Volition sono riusciti a creare un open world profondamente distaccato dalle radici tipiche del genere, trasformandolo in una riuscita parodia del gaming in generale, che non inciampa nell’arroganza facendo un bel po’ di sana autoironia. Forse il titolo non verrà apprezzato da chi di questo genere ama la grande interattività delle zone cittadine o la cura riposta nelle attività secondarie, ma noi vi consigliamo comunque di provarlo e spegnere per un attimo il cervello, perché se fate parte di quei giocatori che per una volta vogliono divertirsi facendo un gran casino senza pensieri, questo per voi è il Santo Graal dei videogames. Prendetelo, bevete a grosse sorsate, e iniziate a far esplodere tutto.

Voto Recensione di Saints Row IV - Recensione


8.5