Recensione

Saint Seiya: Brave Soldiers

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a cura di Pregianza

Chi è nato negli anni 80 è cresciuto con una trinità di sacri anime da combattimento: Hokuto no Ken, Dragonball, e i Cavalieri dello Zodiaco. Ok, gli anime aumentano a dismisura se andiamo a prendere anche i mitici robottoni di Go Nagai e un sacco di altre chicche provenienti dalla mente dell’uomo del Giappone, ma quel trittico di cartoni animati ha sempre avuto un posto speciale nel cuore di qualunque giovane col cromosoma Y.
I Cavalieri dello Zodiaco, in particolare, in Italia hanno ottenuto un seguito non indifferente, grazie a un doppiaggio d’eccezione e a una narrazione ciclica e facile da seguire, che ben si adattava a un pubblico di ragazzotti in piena esplosione ormonale. Lascia quindi un po’ interdetti che negli anni ci siano state ben poche incarnazioni videoludiche delle avventure di Seiya degne di nota. 
Ora però sta per arrivare Saint Seiya: Brave Soldiers, un picchiaduro che si rifà all’opera di Kurumada-sensei e che fino ad oggi ci era sempre parso piuttosto promettente, nonostante allo sviluppo ci fossero i non eccezionali Dimps. Sarà finalmente la volta buona?
Niente Odino in questo pantheon
La storia dei Cavalieri dello Zodiaco non dobbiamo certo narrarvela di nuovo, nevvero? Se fate parte di coloro che non la conoscono, andatevela a recuperare da qualche parte, non è certo difficile. L’unica cosa che dovete sapere è che Brave Soldiers ripercorre passo passo tutte le vicende di Seiya, Shiryu, Shun, Ikki (o Pegasus, Sirio, Andromeda etc… che dir si voglia), e compagnia bella, saltando a piè pari la saga di Asgard e passando direttamente dalle dodici case ai capitoli di Nettuno e Ade. La mancanza di Asgard è comprensibile, nella serie animata dopotutto si trattava di puntate filler, completamente distaccate dalla mitologia originaria dei Cavalieri. Tuttavia non mancava di attrattive, e ci sarebbe piaciuto vedere qualche cavaliere nordico infilato di straforo come personaggio segreto. Peccato. 
La modalità campagna si chiama Cronache Zodiacali, ed è molto fedele alla trama del manga, ma non aspettatevi una trasposizione perfetta in 3D delle scene dell’anime. La storia è narrata tramite cutscene statiche e dialoghi, che non contribuiscono più di tanto a ravvivare la memoria dei fan. E’ comunque il caso di affrontarla, perché sempre piacevole da rivivere e necessaria per sbloccare l’intero roster di cavalieri, che aumenta di missione in missione. Degli obiettivi specifici per ogni scontro e dei potenziamenti passivi variabili durante le battaglie contribuiscono ad aumentare leggermente la varietà del tutto.
Quest’ultimo espediente, peraltro, potrebbe esservi familiare se avete giocato a qualcuno dei Naruto sviluppati da Cyberconnect. Vi assicuriamo che non è l’unica somiglianza del sistema. Mentendo spudoratamente, uno degli sviluppatori aveva negato di essersi ispirato ad altri picchiaduro nella creazione del combat system di Brave Soldiers, ma basta provare qualche incontro per capire che la struttura è fondamentalmente identica a quella dei giochi recenti dedicati ai ninja della foglia.
Partiamo dai fondamentali: le combinazioni in gioco si basano su due tipi di attacchi, leggero e potente, e variano per danni ed effetto finale in base all’ordine di utilizzo. I direzionali non sono coinvolti per le varie combo, ma anche qui i personaggi possono saltare, scattare rapidamente per evitare i colpi, difendersi con una parata attiva, e attivare un’abilità specifica legata a ogni combattente, in un’arena tridimensionale con visuale alle spalle. 
Sono già parecchie similarità, ma si passa alla copia carbone quando si osserva il sistema del Cosmo, essenzialmente identico a quello del Chakra, con leggeri ritocchi. In pratica i Cavalieri possono caricare una barra dell’energia suddivisa in quattro tacche, e consumare una di queste per velocizzare i loro scatti, eseguire mosse speciali alternative velocizzate, sferrare colpi potenti, e schivare istantaneamente all’indietro. Tutto ruota attorno al Cosmo, in quanto unico mezzo per bypassare le mosse speciali nemiche e assolutamente indispensabile per allungare le combo a dismisura, fungendo da collante per le serie di colpi con uno scatto ben piazzato (che si dirige automaticamente dove si trova il nemico, anche se questi è in aria) o chiudendole con una special istantanea. Fondamentalmente, chi ha il Cosmo ha il controllo del match, così come nei Naruto l’uso del Chakra era costante per portare a termine azioni offensive devastanti. 
L’importanza del settimo senso
Nell’opera Cyberconnect, ad ogni modo, le lunghe combinazioni venivano limitate da un indicatore dedicato a dei tronchi sostitutivi, che assicuravano di sfuggire dall’assalto. In Brave Soldiers le cose almeno in tal campo sono profondamente cambiate, perché questa “fuga”, ancora attuabile, consuma barra del Cosmo come tutte le altre abilità, rendendo il suo ottenimento ancor più centrale. Non è una scelta stolta, dobbiamo dirlo, perché ribilancia decentemente il sistema di combattimento, pur rallentandolo e portando spesso i giocatori a fermarsi per caricare un po’ di energia con l’apposito tasto. Tale ritocco non sopperisce però alla semplificazione del roster, esteso quanto quello delle opere Cyberconnect, ma limitato nella tipologia di guerrieri selezionabili. 
Quasi tutti i Saint sono dei rushdown da corpo a corpo, non esistono zoner “puri” non essendoci proiettili spammabili, e in mancanza di personaggi assist non vi sono strambe strategie combinate. Togliete anche gli oggetti consumabili, e otterrete dunque un gioco che altro non è se non una versione più equilibrata dei Naruto (in assenza di spammer e assist sgravati), ma anche molto più semplificata e ridotta all’osso. Apprezzare o detestare la cosa dipende solo dai gusti, visto che siamo lontani anni luce da un picchiaduro realmente tecnico. Noi l’abbiamo discretamente apprezzata, ma un po’ di rischio e originalità in più non ci avrebbe fatto schifo.
Tecnicamente il lavoro di Dimps non è certo superlativo. Le arene sono piatte e limitate, i modelli non dettagliatissimi e le animazioni un po’ legnose. E’ una fortuna che la fedeltà al materiale di Kurumada sia assoluta, sia per le mosse che per i protagonisti. 
Buono invece il sonoro in lingua giapponese, ma per chi è cresciuto nel bel paese con il cartone animato la mancanza del doppiaggio italiano sarà un duro colpo. Parliamo dopotutto di uno dei pochissimi anime che, in italiano, era meglio dell’originale, tra citazioni letterarie e interpretazioni da brividi.
Non male la longevità, nonostante la discreta ripetitività della campagna, in virtù della modalità Guerra Galattica, che funge praticamente da Tournament Mode, di un Survival Mode, e di un Versus Mode online o locale, che può essere settato con vari regolamenti o modificato tramite sfere ottenibili nello Story Mode che potenziano i cavalieri. Difficile dire quanto reggerà il netcode, ma il titolo non richiede grande maestria e tempismo nell’esecuzione, pertanto un po’ di latenza non dovrebbe distruggere la vostra esperienza in rete.

– Molto vicino al gameplay dei Naruto, ma con qualche interessante modifica

– Fedele al manga di Kurumada

– Roster esteso di guerrieri

– Poca diversificazione tra i guerrieri

– Sistema di combattimento non particolarmente tecnico

– Niente saga di Asgard

– Tecnicamente non superlativo

7.0

Saint Seiya: Brave Soldiers è un titolo che si rifà brutalmente al sistema di combattimento utilizzato dai Cyberconnect per i recenti picchiaduro dedicati a Naruto. Non è pertanto un’opera originale, né stratosferica, eppure resta solida e risulta leggermente più bilanciata dei giochi sopracitati, per via di alcune scelte furbe e di semplificazioni nette alle meccaniche. Insomma, non si tratta certo del gioco definitivo dedicato all’epica di Kurumada-sensei, ma se amate i Cavalieri vi divertirà, ed è già un passo avanti non indifferente rispetto al passato.

Voto Recensione di Saint Seiya: Brave Soldiers - Recensione


7