Recensione

Platypus

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a cura di Darkzibo

Nel turbinio dei titoli moderni, alla continua ricerca della proposta di qualcosa di nuovo all’utenza, prova a inserire un piede Platypus che riprende il concetto di sparattutto bidimensionale e ne adatta le potenzialità secondo gli standard attuali.

Il mondo invasoIl titolo in questione, Platypus (nome che sottolinea la natura del gioco che nasce come diorama), nasce qualche anno fa come shareware per PC e riesce ad elevarsi rispetto alle altre produzioni grazie alla sua realizzazione grafica che impiega una tecnica tanto affascinante quanto antica nel mondo del cinema, ovvero la creazione dei modelli tramite una pasta simile al pongo. Ricordate Wallace e Gromit ? Ecco giusto quella tecnica che vede, una volta modellata la pasta, l’inserimento nel film o, nel caso in analisi, gioco. La grafica essenziale è il fulcro di questo titolo che, però, si riduce a una meraviglia iniziale che poi sfuma non appena l’utente si rende conto della pochezza proposta. Certo, si tratta di un puro arcade, però permettete che l’impiego della sola croce direzionale e di un pulsante per sparare sembra davvero troppo poco. Sostanzialmente è uno shoot’em up che vede protagonista una navicella contro le forze nemiche e la visuale si sviluppa in orizzontale consentendo una visione laterale dell’azione. Naturalmente sono presenti dei potenziamenti per la nostra astronave come spari multipli, missili o scudi e alcune di queste sono addirittura cronometrate. Davvero troppo poco per un titolo che potrebbe puntare a qualcosa di più. I nemici sono tutti uguali, non variano di livello in livello e i boss finali sono, oltre che dotati di una I.A. scarsa, davvero di facile sopraffazione. La longevità poi è molto inficiata da alcune scelte non molto azzeccate: sono presenti sì sei livelli composti da cinque sotto stage, ma alcune zone di questi sono completamente prive di nemici e questo, a parer mio, è dovuto al fatto che i programmatori hanno voluto dare spazio alle belle ambientazioni. Sì, ma come si può pretendere che il giocatore che compra uno sparattutto lo prenda per gustarsi i paesaggi? Prendete anche il fatto che i livelli non sono lunghissimi e avrete una longevità di bassa lega che si aggira su un’ora circa.

Modellare un giocoL’idea di impiegare una pasta modellante digitalizzata in un secondo momento per la creazione di livelli e navicelle è buona anche se non garantisce una varietà adeguata. La palette di colori è elevata e varia anche se una scelta grafica del genere non è accompagnata dalla coerenza nella costruzione dei livelli che risultano troppo uguali tra loro e non offrono quella varietà capace di destare l’attenzione. Il comparto sonoro è composto da musiche apprezzabili, in grado di non annoiare il giocatore e si adattano bene allo spirito del gioco, ricordando anche le colonne sonore degli sparattutto di inizio anni novanta. Gli effetti sono gradevoli, anche se non hanno molto da aggiungere a questo reparto.

– Graficamente interessante all’inizio

– Sonoro discreto

– Ripetitivo

– Lento

– Dura troppo poco

5.3

Platypus si propone come una trasposizione da un gioco PC con tutti i pregi e i difetti che una scelta del genere può comportare. Graficamente apprezzabile, anche se ripetitivo, non riesce a mantenere desta l’attenzione del giocatore, con una giocabilità sin troppo limitata, un gameplay sfruttato sin troppo e una longevità improponibile. Purtroppo i titoli dalla grafica accattivante come Locoroco e Patapon sono anni luce più avanti rispetto al gioco in questione che prova ad affidarsi ai medesimi canoni ma non riuscendo ad estrapolarne l’essenza. Un’occasione mancata per questo team di programmatori che, con qualche elemento un po’ più interessante, avrebbe potuto dare ai giocatori un titolo sicuramente interessante.

Voto Recensione di Platypus - Recensione


5.3