Grand Theft Auto VI, cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo capitolo?

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Grand Theft Auto è un nome capace di generare una moltitudine di sensazioni. Da quando la serie è entrata nel dorato mondo delle tre dimensioni, con il seminale terzo capitolo apparso nell’ormai lontanissimo 2001, Rockstar Games ha ripetutamente perseguito la sua personalissima strada verso l’eccelenza, dando di fatto il via a un filone che ancora oggi non sembra volersi arrestare, e che anzi ha generato una moltitudine di cloni e “figli illegittimi”, quasi nessuno però in grado di superare il loro padre putativo. Perché GTA, prima che un videogame in senso stretto, è una vera e propria corrente di pensiero. Un gioco che, da solo, è in grado di scalare le classifiche di vendita internazionali con una velocità tale da imbarazzare persino gli addetti ai lavori o la stampa specializzata: solamente lo scorso mese di maggio, infatti, Grand Theft Auto V è riuscito a toccare le 80 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Un risultato che rende l’idea di come la serie criminale prodotta da Take-Two sia qualcosa che trascende il semplice prodotto d’intrattenimento. Il tempo dall’uscita dell’ultimo episodio è trascorso inesorabile (era infatti il 2013) e gli aspiranti criminali iniziano ad aspettare al varco l’annuncio di un nuovo GTA, presumibilmente proprio il tanto chiacchierato Grand Theft Auto VI. Cosa dobbiamo aspettarci quindi dal prossimo capitolo? Riuscirà a replicare – e superare – la vastità strutturale della Los Santos vissuta nelle avventure di Franklin, Michael e Trevor?

Say ‘hello’ to my little friend!Grand Theft Auto V ha dimostrato come Rockstar sia una gran maestra nel proporre giochi in cui la quantità va a braccetto con la qualità (dopotutto, i 265 milioni di dollari spesi nella produzione non sono certo bruscolini), e il drastico cambio di direzione rispetto al precedente Grand Theft Auto IV fu netto e deciso. Ora, però, gli anni sono trascorsi e Rockstar sa bene che quando realizzi un mondo aperto dimensioni realmente sorprendenti devi riempirlo di cose divertenti da fare. Perché non basta il “cazzeggio” a rendere indimenticabile un prodotto, serve un gioco dietro. E con il prossimo Grand Theft Auto VI – il nome è chiaramente provvisorio – i fondatori di Liberty City dovranno dare vita a qualcosa che prima ancora di essere uno degli ambienti esplorabili più affascinanti di sempre, dia un senso all’esplorazione stessa. E che il tutto non si riduca a spostarsi da un punto A a un punto B, investendo i passanti e caricando qualche prostituta (per poi ucciderla e riprendersi i soldi). Perché dai tempi di GTA III sono trascorsi decenni e il criminale moderno armato di pad ha bisogno di altro per sporcare la sua fedina penale.Partiamo però da alcuni questioni chiave per capire la direzione che dovrà prendere la serie. Innanzitutto, il dove. La location principale, o meglio il contesto temporale in cui si dovrebbero svolgere le scorribande criminali del prossimo GTA VI. La soluzione più sensata – e logica – ci sembra una soltanto: i magnifici anni 80. GTA: Vice City, apparso originariamente su console PlayStation 2 nel lontano 2002, travolse chiunque grazie alle sue luci al neon e i colori sgargianti, in grado da soli di catapultarci nella Miami del 1986, ai tempi punto nevralgico dello spaccio di cocaina proveniente dal Sud America. La “città del vizio” coi suoi distretti di Miramire, Vice Beach, Coral City, Little Dominica e Richman Heigh (giusto per citarne alcuni), fu il campo da gioco perfetto per il nostro Tommy Vercetti e la sua scalata poteriale a Re indiscusso del crimine organizzato. “I’m Tommy Vercetti, remember that name”, ricordate? Per non parlare della colonna sonora – o meglio, delle stazioni radio – che vedeva artisti del calibro di Michael Jackson, Bryan Adams e Ozzy Osbourne (con la sua “Bark at the Moon”), oltre a una miriade di altri cantautori degli anni 70 e 80, per un tuffo nel passato di inaudita potenza. Ora, immaginate che in un ipotetico Grand Theft Auto VI si decida di tornare proprio nel 1986, in uno spaccato della costa americana che va ben oltre la semplice Vice City e le sue tre isole principali. Immaginate un’area liberamente esplorabile che accorpa tutto il sud-east degli Stati Uniti, con un occhio di riguardo all’Atlantic Coast (e sì, con la presenza straordinaria anche della leggendaria Liberty City). Il tutto assorbito nelle luci, nelle sonorità e nei colori del decennio più surreale e affascinante della storia recente. Non servirà obbligatoriamente qualcosa che surclassi le mappe di The Witcher 3, GTA V, Skyrim o Far Cry, ma un ambiente abbastanza vasto da contenere tutto ciò che serve. Senza eccedere.

Il mondo è tuoPer GTA VI, Rockstar dovrà però darci dentro, e duramente, anche per quanto riguarda l’impianto di gioco, svecchiando un genere – quello degli open world – che da alcuni anni a questa parte sembra aver raggiunto un livello di saturazione preoccupante. Innanzitutto, proporre tre personaggi diversi sarà una feature che gli sviluppatori probabilmente abbandoneranno. Molto meglio un singolo protagonista, carismatico e dotato di classe da vendere, con la possibilità di customizzarlo tramite un semplice editor (versione migliorata di quello visto in GTA Online) e contestualizzando il tutto attorno alle lotte di quartiere legate al narcotraffico tipiche degli anni di Ronald Reagan. Ma in scala più grande (avete presente la serie tv Narcos?). Qui entra in quindi in gioco la caratteristica che stravolgerebbe la serie per sempre: Grand Theft Auto VI dovrebbe avere un mondo di gioco dinamico e persistente, non come nel precedente GTA V e GTA Online, ma un campo da gioco in continua e sistematica evoluzione. Migliaia di chilometri percorribili, “abitati” da altri aspiranti criminali come noi, in grado di mettere in piedi – tramite un sistema di clan o organizzazioni malavitose – dei veri e propri piccoli imperi criminali. Immaginate quindi di affrontare le missioni in gruppi omogenei, oltre che in solitaria, seguendo stavolta una storia narrata alla maniera di Rockstar. Con la possibilità di ricevere, con cadenza regolare, tutta una serie di contenuti che mantengano sempre alta la soglia di interesse (missioni, armi, veicoli e, perché no, eventi in grado di modificare le sorti della storia). Insomma, una sorta di “fusione” tra le classiche campagne single player di un GTA qualsiasi e le meccaniche di gioco e la struttura di GTA Online. La parte narrativa sarebbe stavolta il fulcro del gioco in rete, con missioni maggiormente strutturate e legate alla vicenda principale.Inoltre, gli ambienti di gioco dovranno essere esplorabili anche all’interno oltre che all’esterno. Non più solo una città bella da vedere, ma anche da visitare, con decine e decine di edifici aperti in grado di ricreare un ambiente quanto più “vivo” possibile. Perché la grandezza la si dimostra anche nei particolari, e nonostante GTA V brillasse grazie a un orizzonte tra i più vasti mai visti in un videogioco, spesso la sensazione che si stesse attraversando una scenografia era molto forte. Senza contare l’eventualità di poter acquistare intere proprietà diventando “padroni” di un territorio, grazie anche alla reputazione e l’esperienza ottenuta sul campo, e generando così vere e proprie guerre tra clan che cercheranno di mettere mano al nostro piccolo regno. E i veicoli? Tutto ciò che ha fatto la fortuna dei precedenti GTA dovrebe tornare anche il questo episodio, dalle moto, ai mezzi volanti, passando per decine di vetture differenti. Stavolta, sarebbe perfetto avere però un modello di guida meno arcade e più realistico (nei limiti), con un sistema di danni che ci obblighi a tenere sempre un occhio aperto sulle condizioni della nostra autovettura. Dulcis in fundo, l’impossibilità di ripetere una missione precedentemente fallita. Non più tentare all’infinito di riuscire a portare a termine un compito, ma un unico colpo da portare a casa con successo. Il nostro boss ci ha commissionato un omicidio che non siamo stati in grado di soddisfare? Con lui abbiamo chiuso. E anzi, dobbiamo stare attenti che il nostro ex datore di lavoro non decida di darci la caccia e farci la pelle, per farcela pagare. Questo meccanismo, presente nei primissimi capitoli 2D della serie (quelli con visuale dall’alto, per capirci), non fu mai ripreso con l’avvento del 3D e sicuramente rappresenta un incentivo non indifferente per ricreare quel concetto di “mondo reale” che con GTA VI Rockstar potrebbe davvero realizzare una volta per tutte. O forse stiamo semplicemente andando troppo avanti con l’immaginazione.

Grand Theft Auto VI sarà qualcosa che dovrà andare oltre il semplice concetto di “bigger and better”. Il prossimo GTA avrà il delicato compito di proporre qualcosa di più concentrato e definito, senza dispersioni, offrendo allo stesso tempo un mondo (magari perennemente interconnesso alla rete) in grado di crescere e “vivere” indipendentemente dalle scelte del giocatore. Se a tutto questo aggiungiamo la speranza condivisa da chiunque, ossia quella di vederci catapultati nuovamente nei magnifici anni 80 di Vice City, potete immaginare come le potenzialità di un GTA VI siano pressoché illimitate. Ragion per cui Rockstar, non deluderci. Altrimenti, per dirla alla maniera dei tuoi giochi, “go fu*k yourself!”