Recensione

Astonishia Story

Avatar

a cura di Fabfab

Quella di Astonishia Story è una serie di jrpg che fino ad oggi non aveva mai lasciato il Giappone, pur potendo annoverare una storia che ha avuto inizio fin dal lontano 1994. Le ragioni del mancato arrivo in occidente sono probabilmente da ricercarsi sulla scarsa notorietà del brand, che pur potendo contare su un discreto numero di appassionati in patria, non ha mai raggiunto un successo tale da giustificarne l’esportazione, considerando la sovrabbondanza di prodotti simili nella terra del Sol Levante.A cambiare le cose ci ha pensato Ubisoft, che con questo prodotto rimpolpa così il suo parterre di jrpg old-school che annovera già una vecchia gloria come “Tales of Eternia”.

Alto, moro, con l’armatura azzurra…Protagonista dell’avventura è Lloyd (un nome che avrò sentito non so quante volte in un jrpg: i nippo devono trovarlo estremamente affascinante), il solito giovane cavaliere che ha visto i compagni perire in un’imboscata ed il prezioso artefatto che scortavano sottratto dai cattivoni di turno. Deciso a vendicare la morte dei compagni, Lloyd si mette sulle tracce dei malviventi, venendo così a conoscenza dei malvagi piani della regina degli elfi, che minaccia il mondo intero e che solo lui potrà sventare. Naturalmente nel corso del suo peregrinare arruolerà tutta una serie di comprimari che spaziano da carinissime elfe arciere a nani con l’ascia ad anziani maghi barbuti.Come è facile intuire, la trama non si discosta dai classici del genere e procede piuttosto linearmente – di boss in boss – fino allo scontato scontro finale. Se comunque siete amanti delle tradizioni, bisogna riconoscere che tutti gli elementi tipici sono presenti, dalle situazioni eroiche a quelle demenziali tipicamente nipponiche. La storia si perde un po’ nelle numerose sub-quest in cui si suddivide, ma nel complesso il gioco dura troppo poco perché il giocatore possa stancarsi del vagare apparentemente senza meta.

Il trionfo dei clichéCome avrete intuito Astonishia Story è un gioco che non offre sorprese.Col procedere della storia ed il susseguirsi degli scontri, i protagonisti guadagnano punti esperienza e salgono di livello: proprio come accadeva una volta, i potenziamenti avvengono in automatico ad ogni level up. Nessuna scelta è lasciata al giocatore, se non quella di poter cambiare l’equipaggiamento, aggiungendo i bonus che da questo ne derivano.La fase di esplorazione è classica. Ci sono città in cui parlare con gli abitanti, raccogliere indizi e quest, comprare equipaggiamento e ricaricarsi dormendo negli alberghi. Una volta usciti dalle mura amiche ci si trova nella mappa del mondo, attraverso la quale è possibile spostarsi per raggiungere le varie locazioni, siano esse altre città oppure i tipici dungeons.I combattimenti, ovviamente a turni, presentano un sistema ibrido: sulla mappa i nemici sono visibili e si può cercare di evitarli, nei dungeon invece gli incontri sono casuali e piuttosto frequenti.Una volta in battaglia si viene trasportati in un’area dedicata piuttosto vasta e delimitata da una griglia: come in Fire Emblem, i quadratini determinano le possibilità di movimento e la portata degli attacchi. In teoria si tratterebbe di un’aggiunta interessante, che dovrebbe spingere il giocatore a predisporre la squadra tenendo i picchiatori in prima linea con maghi e curatori alle loro spalle, ma in realtà i combattimenti sono in genere così semplici che qualunque strategia finisce col risultare superflua. L’unica cosa davvero importante è bilanciare a dovere gli uomini in campo: serve chi attacca in mischia, chi cura e chi usa la magia. Un vero peccato il mancato approfondimento dell’elemento strategico, anche perché il particolare sistema adottato fa sì che anche gli scontri più insignificanti durino parecchi minuti, diluendo troppo l’esperienza di gioco a discapito della godibilità.

Direttamente dal passato…Tecnicamente parlando, sembra di trovarsi di fronte ad un gioco per GBA, il che non fa molto felici noi possessori della costosa ed avveniristica Psp. L’unico elemento che sfrutta veramente l’Umd su cui risiede il gioco sono i filmati in stile anime. Per il resto il motore grafico è interamente in 2D, gli sprite sono poveri e poco dettagliati e lo stesso vale per i paesaggi, coloratissimi ma desolanti.Persino le musiche paiono tratte direttamente da un midi!Insomma, sembra di giocare in tutto e per tutto con l’emulatore di un vecchio gioco, peccato solo che ce lo facciano pagare a prezzo intero e che Ubisoft non si sia degnata nemmeno di localizzarlo in italiano.Un ultimo appunto relativamente alla longevità, che contrariamente alla maggior parte dei jrpg è molto bassa: il gioco si completa in 15-20 ore massimo e l’assenza di trame alternative o di sotto-quest segrete inficia del tutto la rigiocabilità dello stesso.

– Semplice ed immediato

– Un gioco vecchio stampo che commuoverà i nostalgici…

– …ma deluderà tutti gli altri

– Grafica, storia, musiche e giocabilità di 10 anni fa

– Longevità piuttosto limitata

5.0

La saga di Astonishia Story arriva per la prima volta in Europa, ma visti gli esiti non possiamo dichiararci certo entusiasti della cosa: questo perché il titolo Ubisoft non è altro che un vecchissimo jrpg riproposto su Psp senza particolari miglioramenti. Ad un prezzo ridotto mi sarei sentito se non altro di consigliarlo ai veri appassionati del genere, ma 45€ per un prodotto datatissimo ed oltretutto poco longevo sono un vero spreco!

Voto Recensione di Astonishia Story - Recensione


5