Immagine di Sakuna Of Rice and Ruin | Recensione - Non si combatte a stomaco vuoto
Recensione

Sakuna Of Rice and Ruin | Recensione - Non si combatte a stomaco vuoto

La più divertente ode al riso mai prodotta

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di Sakuna: Of Rice and Ruin
Sakuna: Of Rice and Ruin
  • Sviluppatore: Edelweiss
  • Produttore: Xseed
  • Distributore: Xseed, Marvelous
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
  • Generi: Action Adventure , Simulazione
  • Data di uscita: 20 novembre 2020

Di tanto in tanto, nell'affollatissimo mercato videoludico di questi anni, si elevano tra la massa di prodotti indipendenti dei titoli sviluppati con amore e cura per i dettagli, in maniera quasi artigianale, spesso da team della dimensioni tutt'altro che ragguardevoli.

Sin dai primi trailer di annuncio, avevamo messo gli occhi su Sakuna Of Rice and Ruin, sviluppati dai ragazzi di Edelweiss e pubblicato in Europa da Xseed e Marvelous, perché ci sembrava proprio uno dei progetti di cui sopra: siamo felici di dirvi, dopo decine di ore spese in compagnia di Sakuna e del suo improvvisato seguito, che non ci eravamo sbagliati.

Dei capricciosi... e umani scrocconi

La storia raccontata in Sakuna Of Rice and Ruin si diverte a giocare con la mitologia e la religione, senza mai risultare pesante né blasfema, ed anzi, trattando temi di una certa importanza con la giusta dose di leggerezza e spirito. Ruota attorno alla Sakuna del titolo, principessa fannullona del reame di Yanato, in cui gli dei che sovrintendono alla vita dell'umanità si rilassano e spendono il loro tempo presenziando a banchetti e schiacciando pisolini fuori orario: la sua rassicurante routine sarà completamente sconvolta da un manipolo di figli degli uomini, che, incautamente, si avventurano nel reame degli dei.

Attraversato il ponte che collega il reame dei mortali e quello delle divinità quasi senza accorgersene, in cerca di qualcosa da mangiare ed in fuga da un mondo sempre più avverso, cinque persone si avventano su un mucchio di riso in un fienile, proprio mentre la principessa Sakuna li raggiunge per rimproverarli ed intimare loro di fare ritorno dall'altra parte del ponte.

Un banale incidente causa il divampare di fiamme molto alte e la responsabilità non può che ricadere su Sakuna, l'unica dea coinvolta nell'incendio: la divinità reggente, nella persona di Lady Kamuhitsuki, decide allora di punire la nostra (ed il suo stuolo di ospiti non graditi) con l'esilio sull'isola di Hinoe, altresì nota come isola dei demoni. Proprio qui, anni prima, i genitori di Sakuna (il dio guerriero e la dea del raccolto, rispettivamente) hanno preso dimora e combattuto fieramente contro ondate di demoni, e adesso, per ironia della sorte, toccherà alla loro figlia, accompagnata dall'inseparabile famiglio Tama, ripercorrere le loro orme.

Stavolta, però, Sakuna dovrà affrontare i mostruosi residenti dell'isola di Hinoe da sola, visto che nessuno degli umani al suo seguito può vantare esperienze di combattimento: stiamo parlando di due donne, un bebè, un ragazzino ed un omone sgraziato e totalmente inoffensivo. Per rendersi utili, almeno, questi ultimi si occuperanno di coltivare l'orticello lasciato in dote dai genitori di Sakuna e preparare i pasti per il gruppo: non un grande aiuto considerati i pericoli dell'isola, ma pur sempre meglio di niente.

In un titolo che verte comunque primariamente attorno al suo loop di gameplay, la narrazione si accontenta di ricoprire un ruolo secondario ma non minoritario, vista la quantità di dialoghi (molti dei quali opzionali, a dire il vero) che possono intercorrere tra i membri dello strambo gruppo di conviventi che si viene a formare: non mancano battute al fulmicotone, freddure assortite e, sorprendentemente, anche momenti di introspezione psicologica.

Abbiamo trovato particolarmente godibili gli scambi di battute che hanno luogo a cena, mentre il gruppo consuma i pasti: ce ne sono tantissimi differenti e quasi mai banali o fini a loro stessi. Non vi tufferete in Sakuna per la storia, insomma, ma probabilmente ne gradirete le sfumature e la sua non intrusività rispetto all'azione dura e pura, proprio come abbiamo fatto noi.

La potenza del riso

Due anime convivono all'interno del titolo Edelweiss, ma, sorprendentemente, si sposano bene tanto quanto il pane pugliese con la Nutella: scandito da un ciclo di giorni e stagioni che si susseguono, il calendario di gioco impone di dividere il proprio tempo tra la coltivazione del riso, ricreata con cura maniacale, e lo sterminio della fauna demoniaca dell'isola di Hinoe.

Dissodare il terreno, piantare i semi, scegliere la giusta quantità di acqua, liberarsi delle sterpaglie e dei parassiti e far essiccare al sole il raccolto sono solamente alcune delle operazioni che il giocatore si troverà ad effettuare: condite da mini-giochi piuttosto basilari nella loro esecuzione, queste fasi consentono non solo di mettere provviste nel granaio per l'inverno, ma anche di potenziare la protagonista, la cui forza dipende, letteralmente, dalla qualità e dalla quantità del riso coltivato.

Non si sa se per una scelta consapevole del team di sviluppo o per una deficienza dei tutorial in sé, le primissime fasi di gioco possono risultare abbastanza confusionarie per chi non è avvezzo alla vita del fattore; se talune spiegazioni si prolungano anche più del necessario, in talaltre occasioni il gioco risulta assai sbrigativo nei chiarimenti forniti, liquidando il giocatore con due righe e lasciando che impari con l'esperienza.

Terminate le incombenze agricole, che risultano sufficientemente divertenti da non venire a noia nemmeno sul lungo periodo, si passa alla fase esplorativa, che rappresenta (a nostro parere, quantomeno), il piatto forte dell'offerta: con un passaggio ad una visuale in due dimensioni, al giocatore è concesso di esplorare decine di stage sparsi per l'isola e sbloccati progressivamente, colmi di materiali da raccogliere, segreti e, ovviamente, nemici.

Un'attenta pianificazione delle fasi di coltivazione garantisce il guadagno di nuove abilità, ampliando man mano le dinamiche di lotta, inizialmente piuttosto basilari: la possibilità di aggrapparsi alle superfici ed ai nemici, volteggiando agilmente alle loro spalle, rimane uno dei capisaldi tanto delle fasi di esplorazione quanto di quelle di combattimento, appesantite solo dalla scarsa varietà del bestiario nemico.

Inappuntabile anche il bilanciamento della difficoltà: se, sulle prime, un po' di sano button mashing è sufficiente a disfarsi della maggioranza dei nemici, nella seconda parte dell'avventura, tra boss enormi e zone da esplorare di notte, con nemici decisamente più agguerriti e resistenti, bisogna ottimizzare le risorse e dotarsi di piatti nutrienti che migliorano le capacità combattive della principessa Sakuna.

In ogni caso, la possibilità di impostare differenti livelli di difficoltà per le due anime della produzione (ovvero il farming ed i combattimenti), così da personalizzare al massimo l'esperienza di gioco, giova enormemente alla godibilità del titolo, che si candida ad essere appetibile tanto per chi è cresciuto a pane e Harvest Moon quanto per chi preferisce menare le mani ed esplorare quanto più possibile.

Con la parziale eccezione del franchise Rune Factory, nessun altro titolo ha vincolato in maniera così naturale ed organica la progressione delle fasi esplorative e di combattimento con la parte simulativa, ed il risultato finale, sebbene si siano rese necessarie delle ovvie ma non eccessive semplificazioni per entrambi gli aspetti della produzione, è superiore alle attese.

Due persone?!?

"Impossibile che lo abbiano sviluppato in due": questa è la prima cosa che abbiamo pensato (e che, molto probabilmente, penserete anche voi) dopo aver visto Sakuna Of Rice and Ruin in movimento: Edelweiss è un team minuscolo, con poca esperienza e misconosciuto al grande pubblico, eppure il risultato, che supponiamo essere figlio di un budget ridotto all'osso, è comunque splendido da vedere, al netto dei gusti personali.

La direzione artistica è incantevole, i colori acquerellati restituiscono un'immagine degna di un quadro e spesso, tanto nelle sezioni in due dimensioni quanto in quelle in tre, ci si sorprende a chiedersi quanto lavoro ci sia dietro l'aspetto estetico del titolo, a cui, quantomeno nella versione PS4 su cui abbiamo speso il grosso delle ore di test, si accoppiano delle performance generalmente molto buone, con qualche piccolo inciampo solo nelle fasi più concitate, quando il framerate accusa un po' lo sforzo.

Abbiamo avuto modo di testare anche la versione per Nintendo Switch, e qui qualche concessione in termini di texture in bassa risoluzione, nitidezza dell'immagine (con fenomeni di aliasing che spaziano dall'appena percettibile all'abbastanza pronunciato) e stabilità del framerate si rende necessaria per apprezzare al meglio il prodotto Xseed, ma si rimane comunque nell'alveo della sopportabilità, senza che queste piccole problematiche finiscano con il pregiudicare l'esperienza di gioco. Stiamo comunque parlando di un software che gira a 60 fps durante le fasi esplorative, tanto sulla macchina Sony quanto su quella Nintendo, sebbene su quest'ultima il framerate passi a 30 fps nel villaggio per non appesantire troppo il motore grafico. Alla luce delle dimensioni del team e della fluidità riscontrata soprattutto su Ps4 Pro, c'è insomma da togliersi il cappello.

Per quanto concerne la piccola di casa Nintendo, come spesso accaduto soprattutto con i titoli bidimensionali, abbiamo notato come Sakuna Of Rice and Ruin renda meglio in modalità portatile, quando le minori dimensioni dello schermo aiutano a celare alcune delle suddette concessioni che questa versione fa a quella per l'(ormai ex) ammiraglia Sony.

Il character design brilla in entrambe le versioni, così come il sistema di illuminazione in tempo reale, che, complice il ciclo giorno/notte all'opera, sa regalare scorci di rara bellezza anche nella versione meno performante, quella per la console Nintendo. A tal riguardo, la fonte di ispirazione più palese è sicuramente da ricercare in quel capolavoro che risponde al nome di Muramasa di Vanillaware, ma i ragazzi di Edelweiss hanno fatto abbastanza per differenziare la propria opera dal loro modello cosicché non si possa gridare al plagio.

Molto bene anche dal punto di vista sonoro, con motivi tipicamente giapponesi, tra il bucolico e il sognante, che restituiscono perfettamente le atmosfere che si respirano a schermo ed accompagnano il giocatore senza mai abbandonarlo nel silenzio per tutta la durata dell'avventura, stimabile tra le venti e le trenta ore a seconda di quanto gusto prenderete per l'esplorazione e la raccolta di materiali e segreti. Un valore assolutamente perfetto, non solo perché una longevità maggiore avrebbe sottolineato la ripetitività dei nemici, una delle poche pecche della produzione, ma anche perché riteniamo che si sposi benissimo con la quarantina scarsa di euro richiesti per la copia digitale. Per assicurarsi l'edizione da collezione fisica ne servono circa venti in più, ma fidatevi se vi diciamo che ne vale abbondantemente la pena.

Sakuna dà il meglio di sé su portatile: per godervelo, approfittate del prezzo di Nintendo Switch Lite.

Voto Recensione di Sakuna: Of Rice and Ruin - Recensione


8.1

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Combat system frenetico ed avvincente

  • Due anime che convivono splendidamente

  • Performance ottime anche su Switch

  • Stile grafico e sonoro incantevole

Contro

  • Tutorial a volte troppo prolissi, a volte troppo sbrigativi

  • Bestiario nemico piuttosto limitato

Commento

Sakuna Of Rice and Ruin si è rivelata una delle sorprese più piacevoli di questo nefasto 2020, e sarebbe davvero un peccato se, tra il lancio delle nuove console e i consueti blockbuster autunnali, finisse nel dimenticatoio, tanto per l'utenza PS4 quanto per quella Switch. Su entrambe le console, con le dovute differenze in termini tecnici, la produzione Edelweiss porta una ventata di aria fresca, con il suo inconsueto ma riuscito miscuglio di dinamiche da gioco di ruolo d'azione e farming simulator. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalle ottime performance del titolo e, soprattutto, dalla splendida direzione artistica, che rende ancora più piacevole l'avventura della principessa Sakuna. Il fatto che a programmare tutto questo ben di Dio siano state due sole persone, poi, rappresenta un efficace memento di quanto passione, dedizione e talento siano ancora fondamentali nell'odierno mercato videoludico.