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Pepper Grinder | Recensione - Diamante grezzo

Pepper Grinder è una di quelle opere prime difficili da giudicare perché vorrebbe, potrebbe, ma si scontra con la sua scarsa esperienza.

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a cura di Salvatore Pilò

Contributor

In sintesi

  • Un platform frenetico.
  • Caratterizzato da una colonna sonora strepitosa.
  • Una durata fin troppo contenuta e qualche sbavatura qua e la minano un po' la riuscita della realizzazione finale.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Pepper Grinder
Pepper Grinder
  • Sviluppatore: Ahr Ech
  • Produttore: Devolver Digital
  • Distributore: Devolver Digital
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , SWITCH
  • Generi: Azione , Platform
  • Data di uscita: 28 marzo 2024

Parlare dell’opera prima di uno sviluppatore non è mai qualcosa di veramente semplice, perché è molto complesso mettere sul piatto della bilancia quel che quel videogioco riesce a fare molto bene e quello su cui, invece, non riesce a convincere pienamente chi lo gioca.

Ed è complesso perché quegli aspetti negativi non sai mai se sono imputabili alla scarsa esperienza del team con la tipologia di gioco e, quindi, magari lasciar correre su qualche sbavatura, o se “girare il coltello nella piaga” dando un peso molto importante a certi aspetti riusciti peggio.

Certo, la critica dovrebbe essere in grado di operare oggettivamente e se, oggettivamente, qualcosa non va è bene segnalarlo all’utenza. Ma, al netto dello specificare cosa non sta funzionando, è quanto peso dare a quel che non funziona all’interno di un’opera – prima tutto sommato godibile – all’interno del voto finale che è decisamente più complesso di quel che dovrebbe.

Ed è questo il caso di Pepper Grinder, un action platform sviluppato da Ahr Ech e pubblicato da Devolver Digital, un nome che dovrebbe essere leggermente più familiare di quello del team di sviluppo dietro al titolo.

Pepper Grinder è esattamente uno di quei titoli di cui sopra, a cui è decisamente difficile riuscire ad assegnare un voto che riesca a condensare contemporaneamente tutto quel che di positivo il gioco ha da offrire ma anche tutte quelle note amare, che in alcuni punti minano in maniera evidente l’esperienza di gioco.

Quindi rimaniamo ancora un po’ nell’indecisione e cerchiamo di capire insieme cosa offre di fatto l’esperienza di gioco, su cosa eccelle e su cosa, purtroppo, viene “rimandata a settembre”.

L'idea di gioco

Partiamo dall’idea che dà il via al gioco: la nostra protagonista è vittima di una naufragio presso un’isola misteriosa, dopo il quale viene depredata da tutti i suoi averi da alcuni particolarissimi pirati (somiglianti a dei narvali antropomorfi) capitanati da una losca figura avvolta nel mistero. Cercando di riappropriarci del nostro tesoro veniamo in possesso di una trivella, un’arma incredibilmente versatile, con la quale farci strada sull’isola.

La trivella rappresenta il cuore dell’esperienza di gioco: la utilizzeremo per muoverci attraverso il terreno, per spiccare grandi salti, per agganciarci sopra meccanismi utili a tirarci fuori da certe situazioni e, ovviamente, per combattere.

L’idea del gioco è, quindi, piuttosto semplice: arrivare dal punto A al punto B di un livello cercando di ottenere quante più monete possibili e di non morire. Per far ciò useremo una trivella (appunto) per farci strada attraverso terra, roccia e acqua, intenti a barcamenarci fra tutti i pericoli che l’isola offre.

All’interno di ogni scenario ci sono moltissimi segreti, alcuni legati a classicissime aree in cui ottenere molte monete e altri legati alle ancora più classiche monete giganti disseminate fra i vari livelli – utili sia per acquistare oggetti estetici (sticker e skin) nei vari negozi sparsi per la mappa, sia per sbloccare un livello segreto all’interno di ogni mondo.

L'azione offerta è piuttosto adrenalinica.
L’azione è piuttosto adrenalinica: la trivella, infatti, garantirà una buona velocità di movimento e, se padroneggiata come si deve (ossia: bisogna imparare molto bene tutti i comandi di gioco) ci permetterà di raggiungere buone velocità e un buon tempo di completamento dei vari livelli.

Già perché, ancora una volta come nel più classico dei titoli del genere, è possibile ottenere dei premi extra tramite delle gare a tempo in cui non sono presenti i checkpoint e per le quali sarà richiesta un’ottima conoscenza sia del sistema di controllo che della mappa di gioco.

Proseguendo otterremo anche la possibilità di utilizzare qualche gadget particolare (come un rampino), tramite cui aggiungere “profondità” all’esperienza base. Tuttavia, paradossalmente l'esperienza non ne esce migliorata, anzi: nella nostra esperienza, i momenti meno riusciti del gioco sono proprio quelli incentrati su questi gadget, in particolare il rampino, che vanno a sovrapporre un livello di complessità (nel movimento e nei comandi) che spezza il ritmo frenetico, altrimenti riuscito.

Pepper Grinder, infatti, nei primi livelli ha tutte le “vibe” di un Sonic  (di cui potente acquistare l'ultima avventura in 2D su Amazon) – passatemi il paragone – vista la velocità e la frenesia con cui i vari livelli si susseguono, ma va poi a rallentare notevolmente nella metà del secondo mondo, che rappresenta anche la metà dell’intero gioco.

Il peso dell'esperienza

Esatto: l’intera avventura dura una manciata di ore (arriverete forse a sei se provate a completare anche tutte le prove a tempo) suddivise in sei livelli (quattro standard, uno segreto e un boss) per quattro mondi. Un po’ troppo poco, più che altro perché così il gioco non ha modo di esprimere come si deve tutto il suo potenziale.

Se in prima battuta, appunto, abbiamo un susseguirsi di platforming ben costruito in cui un ritmo sostenuto la fa da padrona, ben presto tutto diventa più sbilanciato sul lato action, dove il gioco ha più carenza, per concludersi con una boss battle da dimenticare in cui la vera difficoltà è quella di essere pazienti per tutta la sua (enorme) durata.

Purtroppo, infatti, tutto l’aspetto action che Pepper Grinder prova a mettere in scena è decisamente limitato e, anzi, in certi momenti è realmente frustrante proprio per via della sua scarsissima realizzazione, in netta contrapposizione con la bellezza del platforming.

Un vero peccato, soprattutto per le boss battle che presentano un design notevole dal punto di vista della direzione artistica, che non trova giustizia nel tipo di gameplay che gli viene cucito addosso.

Ed è un peccato soprattutto perché il titolo ha un grandissimo potenziale sia dal punto di vista del gameplay che da quello artistico, grazie sia ad una pixel art di alto livello che ad una colonna sonora che, perdonate il termine, semplicemente spacca.

Tornando, dunque alla nota introduttiva, che giudizio dare ad un titolo che complessivamente funziona, che si conclude fin troppo velocemente e che, soprattutto per questo, non ha avuto davvero modo di brillare come avrebbe dovuto?

È per l’appunto complesso, pertanto se vi doveste chiedere i motivi dietro quel numero in calce sono presto detti: Pepper Grinder è decisamente divertente, pulito, veloce, frenetico e bene pensato – ma, purtroppo, sente addosso la scarsa esperienza di un team di sviluppo a cui si vuole però dare estrema fiducia per il futuro visto il potenziale della premessa.

Una scarsa esperienza che non riesce a scalfire del tutto il risultato finale, che possiamo definire come un bellissimo esemplare di diamante grezzo. Uno di quelli che, con ogni probabilità, si indossano però volentieri per quelle sei ore scarse, a un evento sociale qualunque.

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Voto Recensione di Pepper Grinder | Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Pixel art notevole

  • Colonna sonora ben pensata e amalgamata con l'azione

  • Platforming divertente

Contro

  • I vari gadget sono poco utili

  • Il rampino è il male

  • Boss battle sottotono

  • Durata troppo, troppo, contenuta

Commento

Pepper Grinder è uno di quei titoli che ti piace molto mentre lo stai giocando: ti stai divertendo, stai trovando modo e voglia di fare anche ottimi numeri nelle prove a tempo e ti muovi a ritmo con la sua ottima colonna sonora. Poi ad un certo punto la musica cambia, i livello perdono la verve iniziale e culminano con una boss battle decisamente scadente. Il problema? Che sono passate appena due ore scarse, e questo è un vero peccato.
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