Recensione

Jurassic World Evolution, recensione del gestionale preistorico

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

È vero, i videogiochi sono belli e ci fanno vivere storie incredibili… Ma quanto sono incredibilmente fighi i dinosauri? Non negatelo, tutti amiamo quei lucertoloni sin da quando eravamo bambini. Ecco, pensate ora ad un videogioco con i dinosauri – evitate Cadillacs and Dinosaurs: The Second Cataclysm o Dino Crisis III, perché facevano davvero schifo – ma non ad uno qualsiasi, bensì a quello che potrebbe nascere dall’unione di forze fra Frontier Developments e Universal Studios: praticamente vi sto chiedendo di fondere assieme tutto il pregresso della software house britannica che ha dato alla luce Planet Coaster – e in una vita precedente anche RollerCoaster Tycoon 3 e Zoo Tycoon versione console – con la casa di produzione che ha trasportato sul grande schermo i romanzi giurassici di Michael Crichton. So che vi sta esplodendo il cervello, ma questo è esattamente ciò che è Jurassic World Evolution, un gestionale a tema parco giochi dove i protagonisti sono proprio gli enormi sauri che hanno calcato il nostro pianeta qualche milione di anni fa, tornati in vita grazie agli esperimenti di ibridazione genetica della InGen. Annunciato alla Gamescom 2017, il titolo arriva su PC, PlayStation 4 e Xbox One con un tempismo perfetto, praticamente in concomitanza con l’arrivo nelle sale di Jurassic World – Il regno distrutto, assieme a T-Rex, Velociraptor, Triceratopi e quel carico di sfiga tipico di tutti i film del brand.
Opera Magna
Spiace che Crichton se ne sia andato così presto, perché se avesse avuto modo di provare Jurassic World Evolution, avrebbe rivisto in esso la vera anima delle sue opere: questa trasposizione videoludica riesce infatti a trasmettere con forse maggiore efficacia il messaggio dei romanzi dell’autore, anche più dei film. Mentre il parco divertimenti cresce e si vestono i panni di Dio, riportando in vita creature inghiottite da svariate ere geologiche, i messaggi radio di Ian Malcom in persona e degli altri personaggi sollevano forti questioni morali: fino a che punto l’uomo può giocare con la Natura? Quali sono le implicazioni di una fede cieca verso la scienza? Quale è il limite oltre cui non ci si può spingere? Senza cadere nel paternalismo, Jurassic World Evolution vuole essere qualcosa di più di un semplice gestionale e, pur ispirandosi maggiormente alla saga cinematografica, mentre si richiude nel recinto l’ennesimo Brachiosauro, si assiste alla creazione del distopico paradiso infernale del folle John Hammond raccontato da Crichton – che non a caso alla fine del primo romanzo muore – piuttosto che della sua versione edulcorata raccontata nelle pellicole. 
Durante lo sviluppo, il team guidato dal game director Michael Brookes e dal lead designer Andrew Fletcher ha lavorato spalla a spalla con Universal Studios e il prodotto è una vera enciclopedia interattiva su tutto ciò che è il mondo di Jurassic Park. All’interno del gioco è infatti presente un lungo elenco di tutti i personaggi apparsi nei film – anche quelli meno noti – con tanto di descrizione, sono citati tutti i siti di scavo, le isole tropicali in cui sono state riportate indietro le lancette dell’orologio e, ovviamente, i veri protagonisti, vale a dire i dinosauri. L’elenco degli ospiti giurassici è davvero lungo e trae ispirazione da tutta la saga cinematografica e letteraria – pure videoludica – anche se manca però qualche nome illustre, che forse verrà aggiunto in un secondo momento tramite DLC. Difficile però lamentarsi, perché ogni cosa è esattamente al punto giusto. Prendiamo ad esempio le animazioni: le movenze di ogni rettile sono state studiate e riprodotte esattamente a partire dal proprio corrispettivo apparso su pellicola e, nel caso in cui mancasse il materiale di riferimento, sono stati sfruttati e analizzati i pattern e le movenze di animali che potessero in qualche modo andar bene, come giraffe o rinoceronti. 
Dettagli mostruosi
Frontier Developments è famosa per la sua maniacalità in qualsiasi cosa faccia e anche questo Jurassic World Evolution è un tripudio di dettagli e particolari. Basta fare uno zoom verso il proprio parco per accorgersi di quanta cura sia stata riposta per dar vita a qualcosa di credibile, al limite reale: è quasi commovente scorgere un turista farsi un selfie davanti ad dinosauro fuggito dal recinto e che è stato sedato per evitare una catastrofe. Quel turista siamo proprio noi, incoscienti del pericolo e senza alcun sensibilità, pronti a rendere tutto ciò che ci circonda uno show in diretta. 10/10 all’AI. Ovviamente la maggior parte degli sforzi sono stati concentrati sulla riproduzione dei numerosi dinosauri che affollano il parco giochi, enormi attrazioni capaci di fruttare migliaia di dollari, ma potenzialmente distruttive. Se Jurassic Park ci ha insegnato una cosa, è che la teoria di Murphy non sbaglia mai e quando una cosa va male, può sempre peggiorare, fra black out che fanno saltare l’alimentazione e gabbie che improvvisamente si rompono. Osservare da vicino un imponente Carnosauro è uno spettacolo che fa gelare il sangue, anche nella sua versione fatta di pixel e texture, soprattutto quando lo si scruta mentre fa girare in aria una capra per poi divorarla in due morsi. Per quanto possibile, i dinosauri sono dotati di un comportamento verosimile, non è raro imbattersi in lotte mortali e ciascuno di loro ha delle caratteristiche uniche, motivo per cui alcune creature, come ad esempio i Dracorex o i Velociraptor hanno bisogno di loro simili dentro il proprio habitat, mentre gli imponenti carnivori condividono mal volentieri i propri spazi. 
Ogni cosa è stata studiata per creare quell’effetto Wow e personalmente credo di aver speso forse più tempo a fare screenshot e fotografie delle mie piccole creature appena nate in laboratorio che non a prestar attenzione alle facility del mio parco. Jurassic World Evolution è incredibilmente cinematografico, soprattutto se si pensa di esser al cospetto di un gestionale: il risultato è la duplice veste del giocatore, allo stesso tempo direttore e visitatore del suo parco, attraverso dei semplici zoom, oppure a bordo delle jeep dei rangers, ottimo mezzo per un confortante faccia a faccia con uno Stegosauro. L’elevata resa visiva è stata ancora una volta raggiunta grazie all’utilizzo del Cobra Engine – motore di proprietà di Frontier Developments – una vera garanzia già vista all’opera in Elite: Dangerous e Planet Coaster: se nel precedente gestionale i maggiori sforzi erano stati diretti verso la realizzazione della folla dei visitatori, in questo caso sono stati i dinosauri a godere delle maggiori risorse e il risultato è qualcosa di davvero notevole. Non è dunque un caso che sin dal lancio il titolo – ovviamente in versione pc – goda del pieno supporto di Nvidia Ansel, tecnologia che implementa un photo mode in grado di gestire scatti ad altissima risoluzione e che possiede una lunga lista di filtri ed effetti. 
Bellezza effimera
L’arrivo ad Isla Mantaceros – la prima delle cinque che mano a mano vengono sbloccate nella campagna – è un’esperienza fortemente evocativa, capace di scaldare il cuore a chi ancora ha ben impresse nella mente le prime immagini dell’arrivo a bordo dell’elicottero della sfortunata compagine capitanata da Alan Grant, anche grazie alla presenza della celebre colonna sonora diretta da John Williams. Facendo però un parallelo con la controparte cinematografica, Frontier Developments è molto più Colin Trevorrow – per fortuna non Juan Antonio Bayona, stando all’accoglienza di Jurassic World – Il regno distrutto – che non Steven Spielberg e la forma supera di gran lunga la sostanza. La gestione dei parchi giochi che si sviluppano sulle Las Cinco Muertes, il fittizio arcipelago a largo della Costa Rica su cui sono stati condotti gli esperimenti, è infatti piuttosto leggera. Sia chiaro, non si sta parlando di veri e propri difetti strutturali, ma esclusivamente di una poca profondità riscontrabile ad esempio nella scelta contenuta per gli edifici e strutture e tutto ciò che concerne la parte più manageriale, limite che potrebbe scoraggiare chi fosse alla ricerca di dinamiche gestionali più sfaccettate, problema che, verosimilmente, avrà una maggior frequenza nell’utenza pc. D’altro canto bisogna però sottolineare la bravura del team di sviluppo nella creazione di una UI facilmente comprensibile e navigabile anche con l’uso del pad.
Come in tutti i suoi simili, anche in Jurassic World Evolution lo scopo principale è quello di generare un maggior incasso, passando ovviamente attraverso dinosauri sempre più diversificati e numerosi. Questi ultimi vanno “sbloccati” recuperando fossili – e di conseguenza il loro DNA – sparsi nei quattro angoli del pianeta e possono essere ibridati mescolando il genoma proveniente da altri animali, con lo scopo di ottenere varianti sempre nuove. Le meccaniche di gioco ruotano quasi esclusivamente attorno agli enormi paradossi temporali viventi, che possono causare non pochi problemi e che, se non accuditi in modo attento, spesso e volentieri fuggono dai recinti per seminare il panico in mezzo alla gente. In fin dei conti, avete mai visto un qualsiasi Jurassic Park filare liscio? Per controllare la sicurezza del parco, bisogna dunque affidarsi ai rangers, siano essi sulla jeep o su elicotteri, ai quali consegnare svariate tipologie di mansioni, come il rifornimento delle mangiatoie, la riparazione degli edifici o, ancora, la cura e recupero dei dinosauri stessi. L’elenco dei compiti rimane comunque limitato e a lungo andare si finisce in una routine che sfiora il tedio vero e proprio, anche a causa dell’assenza di una velocità 2x che possa accorciare i tempi di attesa: è in questi frangenti che si nota l’assenza di quell’effetto diorama tipico di altri gestionali, come Cities: Skyline o Planet Coaster. L’ultima fatica di Frontier Developments non è infatti plasmabile fin nel minimo dettaglio, non c’è modo di abbellire il proprio parco con finiture minuziose e anche la lista degli edifici è sì funzionale, ma molto ristretta nelle varianti estetiche. In fin dei conti, anche Planet Coaster non abbondava di contenuti al lancio, ma già dal day one, grazie alle mod, vi era un’enorme abbondanza, cosa che invece non accadrà per Jurassic World Evolution, dato che non è previsto alcun supporto al lancio per le creazioni degli utenti.  
Dennis Nedry vive fra noi
Nonostante la sua leggerezza, gestire un parco a tema dove scorrazzano bestioni da svariate tonnellate rimane comunque una bella soddisfazione, anche grazie alla possibilità di guidare direttamente i mezzi e osservare da vicino le proprie creature nei tempi morti. La presenza di tre fazioni concorrenti – scienza, divertimento e sicurezza – scandisce con più ritmo l’incedere della partita, grazie a missioni di volta in volta differenti, utili per ottenere dei guadagni ulteriori e per sbloccare nuove tecnologie ed edifici. Le dinamiche tra le tre anime del parco sono state inoltre sapientemente sfruttate per inserire una narrativa di fondo, dati i dissidi che intercorrono tra le parti e che danno vita a dei botta e risposta in cui ognuno esprime il suo punto di vista, suscitando questioni su cui interverranno anche Ian Malcom e il Dottor Wu. Soddisfare le richieste di una fazione significa però creare malcontento nelle altre due che, soprattutto nelle fasi finali, arriveranno anche a sabotare edifici, a tagliare la corrente e a spargere epidemie fra le enormi creature. 
Per evitare catastrofi occorre dunque trovare un giusto equilibrio tra le tre fazioni, ma questo non sarà sufficiente per metter al sicuro tutti i visitatori. Come per Planet Coaster, anche la progressione in Jurassic World Evolution avviene esclusivamente grazie a delle difficoltà create in modo artificiale e non tanto per un grado crescente di complessità. Questa scelta è giustificabile dai risvolti narrativi, ma ha sempre quella parvenza di scappatoia. Se nelle prime due isole non è difficile mantenere l’ordine, tutto d’un tratto ecco arrivare la mano invisibile di Dennis Nedry, una vera sequenza di incredibili colpi di sfiga sempre più frequenti: tempeste, black out, dinosauri che fuggono o che muoiono, edifici che si guastano, incubatrici che si bloccano, malattie che si diffondono a macchia d’olio e l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo, fino ad arrivare allo stato completamente anarchico di Jurassic Park III. Per fortuna il team di sviluppo, visto che non sarà raro veder sprofondare nel caos più completo un’intera isola, ha inserito la possibilità di reset di ogni singolo parco, strumento indispensabile per non dover iniziare daccapo ogni qualvolta si finisca con le gambe all’aria. 
Parco giochi degli incubi
Accanto alla campagna trova spazio l’immancabile sandbox, valvola di sfogo in cui dar liberamente forma alle proprie idee, senza restrizioni di budget e in cui impostare liberamente la difficoltà, azzerando ad esempio eventi climatici o altre problematiche. Tale modalità è stata però inserita in modo quantomeno originale e non è subito disponibile al primo avvio, ma vive costantemente in parallelo con la storia principale. Isla Nublar, la celebre location di svariati film della serie è l’atollo su cui far sorgere il proprio parco divertimenti dei sogni – o incubi – e diventa disponibile solo dopo aver raggiunto una certa fama sulla prima isola, compito non eccessivamente arduo. Allo stesso modo però, anche le tipologie di dinosauri, i servizi per i visitatori, le ricerche, le tecnologie, le varianti di DNA devono prima essere sbloccate nella campagna affinché vengano impiegate nella sandbox. Questa scelta di design, se da un lato è comprensibile, dall’altro impone dei paletti alla voglia di aver subito tutto a disposizione, in modo indipendente dalla storia principale e solo per il gusto di creare quel distopico quadro in movimento che risponde al nome di Jurassic World Evolution.  

– Una vera enciclopedia sul mondo di Jurassic Park

– Curatissimo nei dettagli

– Ottimo impatto visivo

– Le dinamiche tra le fazioni sono un’aggiunta piacevole

– Lato gestionale fin troppo semplificato

– Si scade nella ripetitività

– Difficoltà creata in modo artificiale

– Il sandbox poteva essere strutturato meglio

– Manca qualche dinosauro

6.5

Jurassic World Evolution è la cosa più vicina alla materializzazione dei sogni di qualsiasi amante della serie ideata da Michael Crichton e poi trasposta sul grande schermo da Steven Spielberg: il titolo di Frontier Developments è un vero tributo a tutto quanto è apparso sui romanzi e sulle pellicole, nulla è stato lasciato al caso e dar forma al proprio giurassico parco dei divertimenti, equivale a sfogliare una immensa enciclopedia sull’opera. La cura dei dettagli rivela ancora una volta la maestria del team di sviluppo, abile a dar vita ad un gioco vivo e pulsante, dove è costante la voglia di gettare lo sguardo sui visitatori e sui dinosauri, vere star della produzione, ricreate e animate con estrema perizia. Sul fronte prettamente ludico, Jurassic World Evolution si rivela però un gestionale forse fin troppo leggero, con pochi spazi di manovra, adatto a chi preferisce un’esperienza che non richieda attenzione ad ogni minimo dettaglio, ma che potrebbe far storcere il naso ai fan duri e puri del genere.

Voto Recensione di Jurassic World Evolution, recensione del gestionale preistorico - Recensione


6.5