Immagine di I Am Jesus Christ non fa miracoli | Provato
PROVATO

I Am Jesus Christ non fa miracoli | Provato

Abbiamo provato I Am Jesus Christ, il simulatore di Gesù che vuole farvi rivivere gli episodi chiave del Vangelo. E forse tutto questo non è stato una buona idea.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Informazioni sul prodotto

Immagine di I Am Jesus Christ
I Am Jesus Christ
  • Sviluppatore: SimulaM
  • Produttore: PlayWay S.A.
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Simulazione
  • Data di uscita: TBA

Parliamo subito dell'elefante nella stanza: quando ho pensato che i lettori di SpazioGames.it avrebbero potuto avere un'anteprima di I Am Jesus Christ scritta da Stefania Sperandio, ho capito che dovevo essere assolutamente io a provare il gioco.

Mi è sembrato un modo di infiocchettare un'esperienza che già di per sé non si sa se prendere come un devoto omaggio o una parodia vagamente blasfema del Nuovo Testamento.

E la sensazione, che era già molto forte quando arrivavano nuovi video e dettagli dagli sviluppatori del team SimulaM, rimane forte anche dopo aver giocato in anteprima i primi capitoli di questa «simulazione del Messia».

I Am Jesus Christ vi fa davvero vedere la storia di Gesù dalla sua prospettiva, ma se perfino per chi è ateo – come chi vi scrive – questo dà la sensazione di essere un po' azzardato nei toni e nelle modalità, forse il gioco non riuscirà davvero nell'intento di far avvicinare più persone alle Scritture. Tutt'altro.

Scherza con i fanti, ma con i santi...

Immaginate di riprendere i sensi con un sistema di controllo e un comparto grafico che ricordano quelli dell'amato The Elder Scrolls III: Morrowind (anno del Signore 2002, dato che siamo in tema, ma parleremo poi della tecnica), perché una visione dell'Arcangelo sceso dal cielo vi ha chiesto di trovare Giovanni il Battista e farvi battezzare.

Il gioco, in prima persona come ogni simulazione che si rispetti, vi mostra in alto una bussola con l'obiettivo da raggiungere – che è sempre uno e non c'è altro da fare nelle esigue mappe.

La parte a metà tra omaggio e parodia a cui facciamo riferimento si ha quando, ad esempio, vedete tra gli obiettivi di Gesù cose come «torna da tua madre e avvisala che partirai». Peraltro, con un Giuseppe più bistrattato che mai a cui non rivolgerete nemmeno un saluto, ma questo è un altro discorso.

Le sezioni di gioco sono estremamente limitate, il level design è piuttosto brutto anche se alcuni scenari sono gradevoli alla vista – soprattutto la cittadina di Nazareth e i suoi mercati, nonostante la tecnica.

Nel gioco (trovare ora la demo su Steam) si progredisce per capitoli e purtroppo il design degli obiettivi lascia tanto a desiderare, perché spesso si tratta di fare dieci passi e parlare con qualcuno solo per innescare l'ennesimo (e davvero brutto) video che porterà all'episodio evangelico successivo.

La sensazione di avere davanti un The Elder Scrolls impoverito con Cristo come personaggio giocabile si attenua quando però la cosa si fa ancora più grottesca. Come gli sviluppatori avevano promesso, infatti, ci sono episodi in cui Satana tenterà di essere d'ostacolo al cammino di Gesù e il modo in cui il gioco ludicizza questo conflitto simbolico molto difficilmente lascerà bene impressionati i cristiani. E, a dire il vero, può solo far ridere di incredulità tutti gli altri.

Gesù viene infatti dotato di una barra dello Spirito Santo (ho come la sensazione che l'aver giocato questa demo e doverla esporre mi stia garantendo una poltrona all'inferno, ndr) che gli permette di usare i suoi poteri divini.

È praticamente un indicatore del mana di qualsiasi gioco di ruolo fantasy, che si scarica alla velocità della luce – ma si ricarica alzando le mani verso Dio – e che è necessario per eseguire miracoli e... per respingere gli attacchi di Satana.

Sì, perché purtroppo gli sviluppatori hanno inserito nel gioco anche delle vere e proprie boss fight contro Satana, che sono il momento in cui, più di tutti, ci siamo messi le mani tra i capelli domandandoci se I Am Jesus Christ non avesse davvero fin dall'inizio lo scopo di essere solo blasfemo ed evidenziare come alcuni episodi della cultura cristiana risultino particolari, se messi in scena davanti ai propri occhi.

Certo, c'è da dire che il gioco non aiuta, perché rappresentare Satana come una sorta di uovo a occhio di bue che aleggia attorniato da una luce maligna difficilmente fa rimanere seri. E, peggio ancora, affrontarlo in uno scenario che richiama l'esame SeeD di Final Fantasy VIII dove andare a caccia di Ifrit, più che l'inferno, chiedendoci di trascinarlo verso di noi con una specie di onda energetica, così da poterlo colpire rispedendogli indietro le sfere luminose che ci tira contro, diventa ancora più surreale quando vi rendete conto che il gioco si sta prendendo sul serio.

Attenzione, poi, perché per vincere battaglie come queste (...) dovrete essere agili nel ricaricare al momento giusto la barra dello Spirito Santo, o rimarrete senza poteri nel momento in cui dovete premere, col giusto tempismo, il tasto sinistro del mouse per rimbalzare gli attacchi di Satana.

Se già tutto questo vi dà l'idea di quanto sorprendente I Am Jesus Christ sia, in tutte le accezioni possibili per il termine, sappiate anche che gli sviluppatori hanno pensato di inserire una meccanica da survival game per cui dovete preoccuparvi della fame di Gesù.

Praticamente, di tanto in tanto il gioco vi chiede, nei panni di Dio che si è fatto uomo, di raccogliere delle bacche e di mangiare. Mentre sullo stesso schermo avete l'indicatore dello Spirito Santo da usare per compiere miracoli in nome del Signore Onnipotente, sì.

Al camminare e parlare con gli NPC, al compiere qualche miracolo, alle boss fight e al raccogliere risorse da mangiare, di tanto in tanto il gioco sposa dei puzzle da risolvere spostando gli oggetti con l'imposizione delle mani.

Va da sé che, in un gioco dove la fisica è traballante (a voler essere gentili), pensare di inserire delle sezioni puzzle basate sulle fisica non suoni esattamente come un colpo di genio.

Ma quindi I Am Jesus Christ è una buona idea o no?

Abbiamo visto venire tentate molte strade per avvicinare le persone alla fede, anche nella produzione mediale. Ci sono tanti film e altrettante serie TV che raccontano le scritture e i messaggi di Dio declinandoli attraverso personaggi a cui il pubblico si affeziona e con cui sviluppa un rapporto di fiducia.

Nel caso di I Am Jesus Christ, tuttavia, se davvero l'intento era quello di far avvicinare qualche videogiocatore ai messaggi di Cristo, è molto più probabile che il gioco riesca nell'intento opposto. Nonostante le citazioni dal Vangelo sparse qua e là, che dimostrano come SimulaM abbia preso sul serio il suo intento e attinto al materiale originale, per così dire, il lavoro svolto finisce con il risultare una involontaria parodia.

Ludicizzare alcuni episodi evangelici, facendoli somigliare a un gioco di ruolo o perfino a un platform-puzzle, li ammanta di una tale assurdità che anche il più incrollabile dei credenti finirebbe con il domandarsi cosa stia vedendo – soprattutto nel prendere Satana a colpi di onde energetiche o nel raccogliere bacche qua e là come se fosse in un Animal Crossing qualsiasi.

È un peccato di ingenuità, perché SimulaM dimostra di tanto in tanto di aver pensato, con senso, a quali episodi del Vangelo potesse valere la pena raccontare al giocatore per poterli ricreare all'interno di un ambiente di gioco. È il come questo viene reso un ambiente di gioco a far strizzare gli occhi almeno una decina di volte, prima di riprendere a giocare.

A questo si somma il fatto che, dal punto di vista tecnico, il titolo sia ancora molto migliorabile. Parliamo di un piccolo progetto e questo va tenuto a mente ma, anche con impostazioni grafiche a Ultra e imponendo il cap degli fps a 30, è tutto davvero molto brutto a vedersi, dalle texture alla modellazione. Sommiamoci una quantità discreta di problemi: l'audio della cut-scene iniziale, ad esempio, ci è andato in loop e si è sovrapposto al prologo mentre giocavamo, per citarne uno, costringendoci a tornare al menù principale e ripartire.

Non va troppo meglio con il comparto sonoro in genere e con il doppiaggio, in inglese come i testi. Segnaliamo che i personaggi principali sono doppiati, Gesù come un protagonista dei videogiochi classici invece non parla e le sue battute sono solo scritte nei sottotitoli. Tanto di guadagnato, però, considerando il livello del doppiaggio.

Gradevole, in compenso, qualche scorcio nella musica, a cui si affianca una direzione artistica che in alcuni scenari fa un po' meglio che in altri, realizzati davvero con il minimo sforzo e di una povertà ingiustificabile. Da dimenticare le animazioni delle cut-scene che introducono i diversi capitoli – ma, è il caso di dirlo, rispetto al resto parliamo davvero di un peccato veniale.

Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Traspare una certa cura nella scelta dei brani evangelici da proporre qua e là

  • L'idea di fondo è davvero coraggiosa...

Contro

  • ... perché è praticamente impossibile realizzarla senza dissacrarla, anche involontariamente

  • Comparto tecnico da migliorare, perfino per un gioco di piccole dimensioni

  • Sembra solo una gigantesca parodia e la cosa probabilmente non è voluta

Commento

I Am Jesus Christ vive su un doppio filo, da quello che abbiamo visto: da un lato, si prende sul serio quando annuncia al giocatore che potrà ripercorrere i passi di Gesù dal battesimo alla resurrezione, ma dall'altro la messa in ludus di questi momenti li dissacra e li rende involontariamente parodistici, perché è difficile pensare al significato simbolico dello scontro con Satana mentre lo stai colpendo con un'onda energetica e badi a non scaricare troppo la barra dello Spirito Santo. Presto, comunque, potrete provare anche voi su Steam le prime sequenze del gioco, la cui release definitiva è attesa solo per il prossimo anno. Magari, per allora il comparto tecnico sarà stato affinato, ma rimarrà con ogni probabilità quella stessa sensazione di fondo, per cui non si capisce mai con assoluta certezza se I Am Jesus Christ voglia essere un omaggio o una supercazzola, con il rischio di finire con il non fare bene nessuna delle due cose. A meno di miracoli, certo.
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