Recensione

Tekken 7

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a cura di Gottlieb

Informazioni sul prodotto

Immagine di Tekken 7
Tekken 7
  • Sviluppatore: Bandai Namco Studios
  • Produttore: Bandai Namco Entertainment
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Picchiaduro
  • Data di uscita: 18 febbraio 2015 (JP Arcade) - 2 giugno 2017

È un momento florido per i picchiaduro. Dopo una parentesi infelice apertasi un anno fa, a causa anche dei tortuosi e non facilissimi momenti vissuti dall’ultima iterazione di Street Fighter, ora il fighting game sembra essere tornato in pista per dire la propria. La nuova primavera del genere è sicuramente legata alla florida direzione intrapresa dal punto di vista dei contenuti single player, là dove la narrazione della trama si veste da elemento fondamentale e non secondario. Se, quindi, in Tekken 6 siamo stati costretti a parlare di palliativo narrativo, di un’aggiunta incapace di fornire un elemento pregno all’intera esperienza, adesso con Tekken 7 ci troviamo dinanzi a tutt’altra direzione. Così come accaduto per la scuola occidentale, capitanata scientemente da NetherRealm, anche Harada si è convertito all’epica, allo storytelling più appassionato, più scorrevole. Ma senza indugi andiamo a lanciarci in questa nuova esperienza, per giocarci il ruolo di King of the Iron Fist Tournament.

Guerra al clan“I figli iniziano amando i loro genitori, in seguito li giudicano. Raramente, se non mai, li perdonano”. Parte da questo solenne aforisma di Oscar Wilde la storia di Tekken 7, il culmine della vicenda legata alla casata Mishima, l’ennesimo capitolo di uno scontro decennale che sta dilaniando le interiora del clan capitanato da Heihachi e ramificato nella sua progenie, da Kazuya a Jin, passando per Kazumi. La campagna principale di Tekken 7 si inerpica in quindici capitoli di storia, tutti confezionati in modo tale che possiate vivere uno scontro focale e alcuni di contorno, tutti comunque concentrati sull’offrire un segmento aggiuntivo alle vicende narrate, che ripartono esattamente da dove era finito Tekken 6. Jin è ancora disperso in Medio Oriente e la guerra tra la Mishima Zaibatsu e la G-Corporation è nel suo momento più alto. Il colosso nipponico, però, in assenza di quello che è il suo leader inizia lentamente a perdere colpi, fino a quando l’intervento di Heihachi, subito rimessosi alle redini della Zaibatsu, non recupera l’assetto originale. Tutta la vicenda è raccontata da un omodiegetico reporter, la cui famiglia è stata uccisa durante uno degli scontri causati dalla guerra avviata da Jin, che viene identificato come il principale attore del caos nel quale imperversa il mondo attuale. La scelta è affascinante e gradevole, perché il reporter riesce a mantenersi sempre super partes, con un volto coperto e coinvolto esclusivamente quanto basta per spingersi a conoscere la verità. Nonostante ciò, dal punto di vista narrativo, Harada ha mantenuto il suo inevitabile stile scanzonato e carico di irrealismo: il mondo di Tekken, d’altronde, è sempre stato questo, basandosi su una forte irriverenza di base e un’altrettanta scanzonatezza. La trama è in ogni caso completa, senza buchi narrativi e con una partecipazione totale da parte della maggior parte del roster, esclusi alcuni dei vecchi combattenti, per i quali ci si dovrà accontentare di episodi stand alone. Per ognuno di loro ci sarà una breve introduzione scritta che precederà un unico scontro decisivo, che solitamente richiama uno degli elementi principali del combattente in sé: è il caso, per esempio, di Paul, che per l’ennesima volta si troverà sul ring ad attendere il suo temuto avversario Kuma, salvo stavolta ricevere una inaspettata sorpresa. Ovviamente tutti i personaggi avranno spazio per sopperire all’assenza nella trama principale, che intanto, però, si permette di fornirvi delle variazioni sul tema di cui vi avevamo già parlato durante il nostro primo hands on: momenti da TPS con Lars, combattimenti speciali che simulano una modalità survival, oppure condizioni particolari nelle quali vi ritroverete con pochissima energia a controbattere l’avversario di turno, oppure QTE fondamentali per salvare la pelle. Un dinamismo che vi porterà a vivere un’esperienza figlia di un livello di sfida più elevato della media: gli avversari di Tekken 7 sanno difendersi ottimamente e fin dalla difficoltà normale, quella intermedia, sapranno come utilizzare i loro arti inferiori e superiori. Il game over è dietro l’angolo, ma non fatevi abbattere, perché perdere vuol dire migliorare e imparare. Avrete dalla vostra una semplificazione concessa da un sistema di mosse automatizzate, pensate proprio per il giocatore novizio, che vuole apprezzare il dinamismo delle combo di Tekken pur non sapendole concatenare al meglio, ma che si limitano soltanto alla modalità single player. A conti fatti, la storia di Tekken 7 è piena di contenuti, di varietà e soprattutto mantiene quello stile inconfondibile che ha contraddistinto la saga nel corso di questi venti e più anni, regalandoci un’esperienza di circa quattro ore condita da tantissimi filmati e altrettanti combattimenti.

Il mondo in singleTerminata la modalità storia ci ritroviamo dinanzi alle possibilità che il picchiaduro di Namco ci concede. Essendo reduci dall’esperienza di Injustice 2 era quasi scontato aspettarci una varietà nell’offerta che potesse equiparare quanto proposto da NetherRealm, ma qui l’andamento è decisamente diverso. Innanzitutto la personalizzazione dei personaggi in Tekken è esclusivamente estetica e rappresenta un vezzo legato alla customizzazione che non apporta nessuna modifica nel battle system: niente Gear System, insomma, nessuna variazione e nessuna modifica che possa portare Jin a superare la concorrenza di Kazuya grazie a un oggetto particolare. In ogni caso Harada ha pensato a una modalità Tesoro, che potesse concedere al giocatore di, vincendo una determinata serie di battaglie, sbloccare degli scrigni all’interno dei quali trovare monete di gioco e altri oggetti con i quali personalizzare non solo i vostri combattenti, ma anche la vostra scheda giocatore. Siamo onesti: non ci è sembrato qualcosa con cui perdere eccessivamente tempo, a meno che non siate dei maniaci della customizzazione e non vogliate portare in una competizione online – come ci è capitato di trovare – un Jin con giubbotto di pelle rosso e cresta colorata di verde. C’è comunque da dire che tale aspetto è il modo più immediato e scontato per spendere la valuta in game, altrimenti consumabile nella nostalgica categoria Galleria: qui avrete la possibilità di vedere e acquistare tutti i filmati che appartengono ai precedenti capitoli di Tekken, dal primo fino agli ultimi, compreso quello che stiamo analizzando adesso, nel caso in cui non foste interessati a sbloccarli tutti manualmente. Un tuffo nel passato che vi porterà a rigodere delle intro di Tekken 3 e dei numerosi combattimenti che avete attraverso nei capitoli precedenti. Oltre queste modalità chiaramente sono presenti le canoniche, dall’arcade fino alla versus, che permette il multiplayer offline in locale con un amico. Per quanto riguarda, invece, l’online le modalità a vostra disposizione riguardano i match classificati, che sono disponibili sin da subito, e i tornei, con i quali potrete sia crearne di nuovi che prendere parte a uno già preimpostato. Come potete ben immaginare per adesso i server non sono popolatissimi, anche perché nel momento in cui ci state leggendo il titolo non è ancora uscito sul mercato, ma per quelle partite che siamo riusciti ad avviare non abbiamo riscontrato problematiche né di lag né di qualsiasi altra sorta, a testimonianza di un buon netcode dalla nostra parte. Ovviamente arriverà un aggiornamento, da parte nostra, per valutare le condizioni dei server e del competitivo legato a Tekken, che per adesso, in ogni caso, si è dimostrato abbastanza stabile e capace di darci soddisfazione. Pro player permettendo.

Rage ModeArriviamo, quindi, al gameplay di Tekken 7. Innanzitutto il roster non è vasto come quello di Tekken Tag Tournament 2, ma è comunque compatto e adeguato alle necessità del titolo: la varietà è tanta, il bilanciamento altrettanto, evitando di farvi ritrovare dinanzi a personaggi eccessivamente più forti o altri che peccano a causa di abbondanti lacune. Ci sono, chiaramente, delle new entry e tutti i nuovi personaggi hanno dalla loro delle novità che arricchiscono e giustificano la loro presenza all’interno del gioco, a partire dall’oramai ultracitato Claudio, il combattente italiano che avrà un ruolo non indifferente anche nella trama. Ciò che però maggiormente merita attenzione in questo nuovo capitolo è legato ai tre elementi che ramificano dalla modalità Rage: innanzitutto ritrovarsi con poca energia dalla nostra, ma con la barra della Rage comunque attiva, il che sarà comprensibile graficamente grazie alla presenza di una sorta di aura rossastra attorno al nostro combattente, ci permetterà di infliggere un danno leggermente maggiore rispetto al normale. Niente di eccezionalmente impattante, ma che comunque vi permetterà di avere dalla vostra un minimo vantaggio in stato di fin di vita: non possiamo quantificare esattamente di che percentuale aumenterà il tutto, ma dalle nostre venti ore di combattimento ci è sembrato che non andasse oltre la decina di punti percentuali. Nel caso in cui, però, vogliate provare a ribaltare il match potrete affidarvi alla Rage Art, un modo diverso per definire la Super: ogni personaggio avrà una determinata combinazione di tasti per lanciarla, oppure potrete affidarvi al più immediato e semplice dorsale destro, per dar vita a una serie di combo che, concatenate, vi permetterà di riconquistare terreno sul vostro avversario, nel caso in cui stiate rincorrendo, o chiudere il match anzitempo in caso di vantaggio. Sebbene qualcuno dinanzi a questa descrizione potesse essere spinto a contestare l’inserimento di tale meccanica, c’è da chiarire che a risentirne è in particolar modo la spettacolarità dello scontro. Se quindi dovesse sembrarvi che in qualche modo venga punito il giocatore che ha dominato per l’intero match, ma che alla fine cade sotto la Rage Art dell’avversario, specifichiamo che l’aspetto stilistico e scenico della combo vale decisamente la candela: inoltre con non parliamo di una mossa imparabile, anzi. Con il Rage Drive, infine, avrete un boost delle vostre mosse base, così da approfittare non solo di un’aura di colore blu, ma di avere anche una combo allungata, che vi permetterà, in caso, di lasciare a terra per un po’ più di tempo l’avversario, concedendovi il classico e iconico pestone in corsa sulla schiena o pancia dell’avversario. Ritoccato il sistema di bounce, che in Tekken 6 aveva infastidito gran parte della community, il gameplay si mantiene dinamico, più fluido del precedessore e capace di offrire una grandissima varietà, ma non solo: da lodare è il lavoro compiuto su alcuni personaggi che hanno raccolto in loro alcune mosse di combattenti che non sono più presenti nel roster, come per esempio King che ha ereditato alcune mosse di Armor King, che gli permettono non solo di colmare alcune lacune, ma anche di diventare un personaggio più bilanciato di quanto fosse in precedenza. Probabilmente nel roster la cosa migliore da fare era evitare alcuni combattenti “cloni”, con delle mosse che spesso sembrano traslate da una skin all’altra, ma vi assicuriamo che è una prospettiva che vi capiterà pochissime volte di notare. Infine un altro elemento del battle system che i giocatori dovranno essere pronti a salutare è il backroll, che comporta una diminuzione non eccessiva dell’okizeme, il danno a terra. Con la sparizione della rialzata all’indietro il team di sviluppo ha voluto così facilitare l’ingresso di nuovi giocatori, che altrimenti si ritroverebbero penalizzati e frustrati dalle combo che restano attivabili e scaturibili dal primo colpo durante la capriola all’indietro: il colpo a terra c’è ancora, ma è molto più debole e non fa partire una combo, restando un semplice attacco normale. Tutte queste piccole novità e migliorie apportate al gameplay permettono a Tekken 7 di essere il più bilanciato di sempre della saga e il più adatto ai nuovi giocatori, per una massificazione che potrebbe avvicinare moltissimi nuovi giocatori non solo alla saga, ma anche al competitivo, che sia offline che online, con la modalità torneo, può trovare nuova linfa vitale.

Le nocche del pugnoDal punto di vista tecnico Tekken 7 si presenta come un titolo abbastanza dettagliato, impreziosito da uno stile decisamente unico, che si fa forza su quella che è la direzione artistica imposta da Harada. Il modo in cui determinati combattenti si disimpegnano sul “ring”, come per esempio Alisa Bosconovich, che avevamo già nominato durante la preview, è davvero gradevole: ognuno dei lottatori sa distinguersi dagli altri, tutti hanno dalla loro una unique selling proposition, sia per i personaggi nuovi che per quelli che sono confermati, dal potentissimo pugno di Paul fino agli artigli furiosi di Kuma, qui addirittura scisso in due con Panda presente come altro personaggio. Allo stesso modo ogni intro d’ingresso sarà caratterizzata a seconda del costume che avete scelto di indossare: scegliendo, per esempio, il costume aristocratico di Lili sarà possibile vederla con una tazzina da tè in mano, degna della più spocchiosa madama di corte, prima di iniziare il combattimento. La versione console non arriva ai livelli di quella arcade, dal punto di vista qualitativo, ma mantiene comunque i 60fps, cercando di tenerli sempre stabili: non abbiamo provato il titolo su PlayStation 4 Pro, ma dovrebbero esserci delle sensibili migliorie dal punto di vista tecnico, che permettono al titolo di avere una risoluzione più alta, a 1080p. C’è da dire, però, che in alcune situazioni Tekken 7 vi spingerà a storcere il naso, soprattutto nella modalità storia: lo stacco tra i filmati in CG e i combattimenti è davvero spiacevole, perché decisamente troppo accentuato; allo stesso modo i filmati finali dei capitoli singoli dei vari combattenti sono gestiti con la grafica in game, senza usare la CG, il che trasmette una sensazione di scarsa attenzione a quella che è la trasposizione su console, quasi a farci capire che non è questo il core business di Namco e di Tekken soprattutto, titolo che oramai nella versione arcade ha sicuramente maggior trasporto. Di rimando, però, la capacità di utilizzare lo slowmotion al momento giusto, la spettacolarità degli effetti particellari che riproducono lo spostamento di aria dei colpi di Heihachi e compagni, la frattura che si provoca nello schermo quando ci ritroviamo ad assestare un colpo ben piantato e deciso, vanno ad aumentare la qualità dello stile di un picchiaduro che deve necessariamente essere un punto di riferimento per gli appassionati. Per il resto i fondali sono tutti ben caratterizzati, molto dettagliati, con alcuni che si concederanno anche alla distruzione dopo aver bloccato l’avversario al muro, e tutti che permettono lo spostamento laterale, creando così una piattaforma tridimensionale sulla quale spostarsi. Grazie alla modalità VR, esclusiva PlayStation 4, avrete anche la possibilità di guardarvi intorno e apprezzare l’effetto tridimensionale degli stage. Un plauso anche al sonoro, perché sia nel sound design, facendo riferimento agli effetti, che per quanto riguarda il doppiaggio interamente in giapponese – fatto salvo Claudio, doppiato in italiano, e alcuni altri in inglese – è tutto gradevole e piacevole.

– Stile unico

– Il Tekken più bilanciato di sempre

– La trama non è così accessoria

– La Rage Mode aggiunge spettacolarità

– Alcune scelte spiacevoli nei filmati

– Non moltissimi contenuti in single player

8.5

Tekken 7, lo abbiamo già detto diverse volte, è un ottimo capitolo per la saga: il più bilanciato e anche quello che più facilmente potrebbe portare più giocatori alla scuola di Harada. Resta comunque un titolo privo di un tutorial dettagliato, il che potrebbe rappresentare uno sbarramento per alcuni nuovi giocatori, e con pochi contenuti nella modalità single player, quasi a dargli una connotazione di un titolo al quale, nel trasferimento dalla versione arcade a quella console, sia stato leggermente ingabbiato. Tekken 7 resta, comunque, un picchiaduro di grande pregio, che recupera i tempi andati della saga e corregge gli errori degli ultimi capitoli, capace di diventare il fighting game di quest’anno per gameplay e battle system, meno per quanto riguarda i contenuti.

Voto Recensione di Tekken 7 - Recensione


8.5