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Recensione

Rise of Incarnates

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 07/07/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

La prima volta che si va in Giappone l’impatto non è troppo dissimile da una visita su Marte. È in tutto e per tutto un pianeta alieno, dove i mezzi arrivano con una puntualità sovrumana, le persone chiedono scusa di continuo, le file sono ordinate e le città sono piene zeppe di piccoli paradisi per i nerd e altre cosucce che farebbero impallidire il più stravagante degli uomini. Qui, in arcade grossi come 10 sale da gioco fuse tra loro e dotate dei cabinati più moderni in circolazione, lo spettacolo più comune a cui si assiste è un torneo di Gundam Vs. Immaginatevi per un momento un’arena da 4 giocatori, con schermi laterali e un pubblico di ragazzi urlanti che incitano team da 2 giocatori alla guida di poderosi mech volanti. Nella terra del sol levante è normalità e, assieme alla popolarità dei Gundam, questo impatto scenico è anche il motivo per cui tali giochi hanno preso così tanto piede.
I soldoni guadagnati con la serie hanno portato Bandai Namco a notare subito le potenzialità della formula, eppure la casa è sempre stata restia a portarla in occidente, vuoi perché da noi Gundam non ha la stessa presa, vuoi per la minor tendenza del giocatore europeo a buttarsi su titoli competitivi pensati per esser giocati in coppia. La soluzione? Creare un prodotto estremamente simile ai Gundam Vs a livello di gameplay, free to play e creato da zero con un’estetica appetibile per il giocatore non nipponico. Un team contenente sviluppatori veterani si è dunque messo al lavoro su Rise of Incarnates, che dopo una fase beta lunghetta è infine uscito ufficialmente su Steam. La formula su cui si basa sarà forte abbastanza da farlo divenire un successo anche da noi?
Unghie incarnate
C’è probabilmente un qualche lore alla base di Rise of Incarnates. E riteniamo che l’unica cosa che si debba sapere a riguardo sia esattamente questa: “c’è un qualche lore alla base di Rise of Incarnates”. Qualunque parvenza di storia qui non conta, il free to play di Namco è solo incentrato sulle battaglie, ed è unicamente il combat system ad essere importante.
Come detto prima, siamo di fronte a un clone di Gundam Extreme VS, con qualche differenza che muta il gameplay base. Rise of Incarnates è un picchiaduro tattico con visuale in terza persona, il cui sistema è costruito sulla collaborazione con il proprio compagno e su un preciso targeting system. I punti vita sono divisi all’interno del gruppo grazie a un sistema a ratio, con una barra composta da 6 tacche che scendono in base a quanto forti sono i personaggi che vengono messi ko. Questi sono divisi per potenza, con i più poderosi che valgono 2 o 3 tacche e i “pesi leggeri” da una sola tacca. Il ratio system bilancia degnamente i livelli di potenza dei combattenti, poiché quelli davvero pericolosi possono morire al massimo un paio di volte, pena la sconfitta, mentre i guerrieri a tacca singola si comportano come fastidiose zanzare in grado di ribaltare un match senza troppi rischi se lasciati a sé stessi.
Una base interessante, ulteriormente rafforzata dall’importanza del movimento in battaglia. I personaggi hanno velocità e mobilità differenti, ma tutti possono scattare all’improvviso in aria e a terra, una manovra necessaria per schivare i molti attacchi a disposizione degli avversari o riposizionarsi in modo adeguato. Il salto è doppio, fluttua leggermente e può lasciare scoperti se si consuma eccessivamente una barra del movimento legata agli scatti, e persino le manovre offensive in corpo a corpo hanno spostamenti secchi utilizzabili in vari modi. Proprio gli attacchi, poi, sono il fattore più curioso, poiché quasi tutti i personaggi dispongono di proiettili dalla distanza e combo ravvicinate, oltre che di abilità speciali con effetti davvero unici (quasi tutti numerati e con cooldown variabili). Si va da guerrieri specializzati nel corpo a corpo, con trasformazioni che gli offrono armor momentanea e attacchi poderosi, a guerrieri devastanti dalla distanza che basano la loro intera strategia sull’harassing e la fuga. 
In parole povere, la riproposizione di un gameplay già solido, rinnovato solo in minima parte. Le novità qui infatti si trovano nell’esecuzione di combo aeree di coppia, eseguibili in una finestra temporale limitata dopo un lancio eseguito dal proprio compagno, e nella mancanza di alcune tecniche avanzate di dash cancel, voluta chiaramente dagli sviluppatori per dare meno vantaggi a chi abusa dei proiettili dalla distanza. 
Stile occidentale o accidentale?
Va molto a gusti, è presto detto, eppure è difficile non elogiare il sistema di combattimento di Rise of Incarnates. I Gundam VS erano già giochi molto più profondi e divertenti del previsto, e il nuovo free to play di Namco non fa differenza, offrendo combattimenti molto rapidi ed esaltanti nonostante i momenti di vulnerabilità dopo ogni attacco e il rischio rappresentato da un abuso dello scatto laterale. 
Anche strutturalmente il gioco non è malvagio, e lo scheletro FTP iniziale è stato modificato molto dagli sviluppatori, dopo alcune brutali critiche su Steam. Adesso Rise of Incarnates offre eroi a rotazione (con la possibilità di usare temporaneamente tutto il roster per chi gioca dalla beta), che possono venir acquistati con la moneta ingame senza la necessità di un grinding eccessivo, visto che i punti guadagnati ad ogni match sono parecchi e le partite si concludono velocemente. I soldi reali li si usa per lo più nello store estetico e per facilitare l’acquisto di eroi e skill cube equipaggiabili, ma, anche se questi ultimi vanno a influenzare le statistiche dei combattenti, è possibile ottenere bonus notevoli anche senza spendere una lira. Con l’elemento Pay to Win quasi del tutto scongiurato, dunque, le problematiche del gioco derivano solo da due aspetti: le scelte stilistiche, e la stabilità dei server.
Il lavoro di Namco non offre gran che quando si tratta di contenuti, ma perlomeno garantisce tutorial abbastanza completi per i personaggi, battaglie contro i bot e sfide che si rimpolperanno in futuro (o almeno speriamo). Al di fuori di ciò, ruota tutto attorno alle partite classificate, dove si avanza di rank dopo ogni vittoria e salendo di livello si ottengono nuovi slot negli skill cube citati poco sopra. Il sistema di crafting legato ai cubi fa poco per aumentare la varietà, ma le battaglie ranked comunque divertono, con l’unica incognita legata alla casualità con cui i combattenti vengono appaiati. Il matchmaking, per l’appunto, pare trovare avversari di pari abilità solo in alcune occasioni, e ci è capitato più volte di combattere contro nemici di rank nettamente superiore al nostro o esageratamente inferiore. Con l’aumento della community il problema dovrebbe diminuire, ma c’è un’altra mancanza, legata alla stabilità delle partite. La latenza è un problema che abbiamo riscontrato più volte di quanto avremmo voluto, e non sono mancati gli scontri interrotti per via di “errori di rete” dall’origine sconosciuta. Per un titolo che si basa interamente sull’online sono mancanze da non sottovalutare, che speriamo verranno risolte a breve.
L’altro difetto, purtroppo, è di natura artistica. Rise è pesantuccio, ma non è malvagissimo graficamente e non ci ha dato grossi problemi su PC. Tuttavia i personaggi hanno un design a dir poco banale, che non va scartato esclusivamente per via delle forme divine dei vari combattenti, ben più ispirate di coloro che ne fanno uso. Parecchi giocatori hanno inoltre sperimentato vari problemi tecnici, tra cui lag nei menù, problemi di risoluzione, e radi bug nel punteggio di certe partite. Va detto, ad ogni modo, che gli sviluppatori sembrano ascoltare molto la fanbase e agire rapidamente sui problemi riscontrati, una cosa sempre più rara al giorno d’oggi.

– Gameplay solido, più profondo di quel che sembra e spassoso

– Struttura Free to Play assennata

– Roster molto diversificato e ratio system brillante

– Stilisticamente i guerrieri lasciano MOLTO a desiderare

– Qualche problema tecnico e di server

– Per ora non conta molti combattenti

7.5

Rise of Incarnates è un titolo che presenta ancora alcuni marcati difetti al lancio, e ora come ora non offre molto a livello di roster e contenuti. Tuttavia è un picchiaduro competitivo spassoso, con un gameplay affinato e ben congegnato, che viene migliorato con costanza e ha secondo noi un grande potenziale. Non sottovalutatelo solo perché c’è scritto “free to play” di fianco al suo nome, dategli una chance. Se non per noi, fatelo per l’uomo del Giappone.

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