Anteprima

Red Faction Armageddon

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a cura di andymonza

New York – Non fosse stato per l’implementazione del sorprendente motore grafico GeoMod, Red Faction Guerrilla sarebbe passato inosservato, un comune action free roaming sommerso dai molti titoli della concorrenza. Grazie invece all’abilità dimostrata dai ragazzi di Volition nel “giocare” con un complesso modello di simulazione della fisica, il titolo è riuscito a convincere critica e pubblico grazie ad un gameplay interamente votato alla letterale demolizione delle vaste ambientazioni. Il medesimo team di sviluppo torna all’opera a due anni di distanza intenzionato ad imparare dai propri errori, offrendo al pubblico un sequel capace di scommettere ancora una volta sui punti di forza del brand, risolvendo al contempo le più ovvie falle strutturali del game design. La presentazione della line up targata THQ tenutasi nei giorni scorsi a New York ci ha permesso di provare con mano i primi quarantacinque minuti della nuova campagna singolo giocatore, ecco le nostre impressioni.

Demolition ManSono passate due generazioni da quando il martello di Alec Mason ha scalfito pesantemente l’oppressione dell’EDF sul pianeta rosso, liberando la popolazione e dando nuova speranza alle colonie minerarie. Ironia della sorte, sembra che da quel felice momento la situazione non abbia fatto che peggiorare: il progressivo inasprirsi delle condizioni in superficie, tra tempeste di sabbia e terremoti, ha infatti costretto la popolazione a trasferirsi nel dedalo di grotte e cunicoli subito sotto la crosta del pianeta, alla disperata ricerca di una zona franca dove reinsediarsi. Alla guida del gruppo di profughi troviamo Darius Mason, nipote dell’Alec già protagonista del precedente capitolo della saga. Nell’affrontare lo sviluppo di questo sequel i ragazzi di Volition hanno deciso di apportare alcune sostanziali modifiche al gameplay, al fine di risolvere alcune mancanze intrinseche di Guerrilla. Nasce così una struttura che sacrifica in buona parte la precedente impostazione free roaming in favore di un incedere molto più lineare, fatto di un susseguirsi di obbiettivi ben precisi e livelli molto ridimensionati rispetto al passato, complice anche la loro natura sotterranea. La mappa del territorio, ormai inutile, è stata completamente rimossa, così come la necessità di completare un certo numero di missioni secondarie prima di poter proseguire nella storia: snella e diretta, la struttura di Armageddon si preannuncia molto meno dispersiva e più dedita ad offrire un arco narrativo coeso e fruibile. L’inizio della nuova campagna singolo giocatore vede Darius addentrarsi nei cunicoli sotto la superficie marziana armato con il classico martello da minatore ed un fucile d’assalto evoluto rispetto al suo predecessore, caratterizzato da una mira più stabile e da un look convincente. Per quanto non tutti i dettagli della storia siano ancora stati svelati, i primi minuti di gioco vedono il protagonista scontrarsi con una razza aliena apparentemente emersa dal sottosuolo, per nulla intenzionata a convivere pacificamente con gli umani. L’occasione è naturalmente perfetta per dare il via ad un’orgia di distruzione vestendo i panni di Darius, aiutato da diversi nuovi gingilli offerti da cinquant’anni di avanzamento tecnologico. Tra quelli provati durante il nostro hands on, la più evocativa è senza dubbio la Magnet Gun, in grado di sparare due proiettili magnetici in rapida sequenza: il primo, noto come Ancora, rimane inerte finché non viene sparato l’Attrattore, il quale attiva un forte campo magnetico che attira violentemente l’altro polo. Abbinata alla rigorosa simulazione della fisica applicata a tutte le strutture, questa meccanica fa sì che sia possibile danneggiare due strutture attirandole una contro l’altra, oppure mirare direttamente ai nemici, spedendoli a schiantarsi sulle pareti o all’interno degli edifici. Per quanto sparare i due proiettili nelle giuste direzioni possa talvolta risultare difficile, soprattutto nelle situazioni più concitate, un po’ di pratica porterà a risultati sorprendenti nel giro di pochi minuti, permettendo al giocatore di mettere in scena le meraviglie distruttive possibili grazie al GeoMod. A proposito di quest’ultimo, gli upgrade tecnici che accompagnano Armageddon permettono crolli ancor più imponenti e fluidi rispetto a quelli sperimentati nel predecessore, privi di cali nel frame rate ed ancor più ricchi di elementi poligonali in movimento. Le aggiunte all’arsenale continuano con il Plasma Beam, un fucile in grado di sparare un raggio costante che annichilisce la materia al solo contatto, ottimo per “tagliare” strutture a sviluppo verticale, e con il Singularity Cannon, il quale crea un buco nero che attrae e consuma qualunque struttura nei dintorni. Ridotta invece l’importanza delle granate detonabili da remoto, ancora presenti sotto forma di un fucile in grado di spararne fino a tre, ma decisamente meno efficaci rispetto alle new entry. Le schermaglie contro gli alieni si alternano proponendo classici scontri a viso aperto da sostenere in spazi relativamente angusti e battaglie di respiro più ampio, che vedono solitamente i nemici emergere da buchi nelle pareti e circondare il giocatore attaccando da ogni direzione.

La dura vita del minatoreGià durante la nostra breve sessione di prova ci siamo trovati ad affrontare diverse boss fight, la prima contro un alieno antropomorfo di grosse dimensioni, la seconda al cospetto di un enorme tentacolo emerso dal sottosuolo. In entrambi questi casi si è rivelato fondamentale l’utilizzo del primo potere della Nanoforge, nome dietro al quale si celano le nuove tecnologie a disposizione di Darius Mason. Il Reconstructor risulterà senza dubbio familiare ai veterani del comparto multigiocatore di Guerrilla: montato sulla mano sinistra del protagonista, lo speciale dispositivo permette di ricostituire in pochi istanti la materia precedentemente disgregata, riportando dunque alla luce qualunque oggetto o struttura fosse presente prima della distruzione. Questa peculiarità si rivela preziosa contro i nemici più grossi, in grado di distruggere le diverse coperture presenti nei livelli: una passata con il Reconstructor sarà sufficiente a ripristinare muri ed altre barriere utili a tenere sotto controllo i vari boss. Per quanto dunque gli ostacoli offerti dai livelli si rivelino importanti per sottrarsi agli attacchi dei nemici, è interessante notare come il sistema di coperture attivo del predecessore sia stato completamente rimosso, favorendo un run and gun sicuramente più adatto alla particolare tipologia di armi a disposizione del giocatore. Date le dimensioni più contenute dei livelli, anche l’utilizzo dei veicoli è stato limitato rispetto a quanto visto in Guerrilla: per quanto il dipanarsi della campagna singolo giocatore concederà ancora alcune fasi in cui darsi alla guida in campo aperto, la maggior parte dei combattimenti avranno luogo nel sottosuolo marziano. Faranno il loro ritorno anche gli speciali esoscheletri che Darius potrà indossare in specifici momenti dell’arco narrativo, i quali permetteranno di portare scompiglio tra le fila nemiche grazie agli armamenti pesanti. Nello specifico, il nostro hands on ci ha permesso di metterci alla guida di un’armatura meccanica dotata di mitragliatrice pesante e missili a ricerca di calore, ottimi per tenere a bada anche gli alieni più agili. C’è altresì da dire che l’utilizzo di questi esoscheletri nei limitati spazi offerti dalle ambientazioni anguste proposte da Armageddon rende i movimenti e la gestione della telecamera talvolta difficoltosi, un problema che speriamo di vedere risolto nella versione finale del gioco. Ancora molto limitate le informazioni sul comparto multigiocatore: alle nostre domande, gli sviluppatori hanno risposto confermando che sarà presente, oltre al consueto carnet di modalità competitive, anche una cooperativa, i cui dettagli sono al momento coperti dal segreto. Dal punto di vista tecnico, il titolo dimostra diversi passi avanti rispetto al predecessore sotto il profilo della simulazione della fisica, ancor più raffinata, e della densità poligonale del modello del protagonista e di quelli delle strutture distruttibili. Meno curate le texture ambientali, spesso poco definite, ed evidente l’aliasing, diffuso su buona parte delle superfici: anche in questo caso, occorrerà aspettare il rilascio per un parere conclusivo.

– Nuove divertenti armi di distruzione

– Gameplay più lineare e diretto

– GeoMod aggiornato

La prima prova diretta di Red Faction Armageddon ha confermato la validità della direzione intrapresa dai ragazzi di Volition: per quanto l’eliminazione della componente free roaming vada a spogliare il brand di un elemento distintivo, la nuova struttura lineare si sposa con l’intenzione di raccontare una storia in maniera meno dispersiva rispetto al passato. A rendere davvero interessante questo sequel sono comunque le nuove armi di distruzione a disposizione del giocatore, le quali si prestano a moltissime divertenti sperimentazioni sul campo di battaglia. Se gli sviluppatori sapranno sfruttare questi ultimi mesi prima del rilascio per limare a dovere le imprecisioni ed i difetti, ci troveremo senza dubbio di fronte ad un titolo in grado di bissare il successo di Guerrilla: rimanete con noi per il verdetto, a Maggio su queste pagine.