Recensione

NBA 2K3

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a cura di Yoshi

Tra i molteplici meriti da riconoscere a Sega durante il favoloso periodo Dreamcast, uno di primo piano è stato indubbiamente lo sviluppo della serie sportiva Nba 2k, nata come valida alternativa alla storica Nba Live di EA e che si è poi rivelata in grado di surclassare quest’ultima con una profondità di gioco ineguagliabile.Con Nba 2k3 siamo giunti al quarto episodio della serie, disponibile per la prima volta su tutte le console di ultima generazione (i primi tre episodi sono infatti stati pensati come esclusive Dreamcast, con il 2k3 poi convertito unicamente su Gamecube). La console Nintendo costituisce quindi una piattaforma ideale per testare l’evoluzione della serie, essendo la sola tutt’ora in commercio a poter contare su una release dell’episodio precedente. Analizziamo dunque l’ultima versione del titolo cestistico che non ha alcuna intenzione di abdicare al trono delle simulazioni di basket.

Be Like MikeFin dal primo impatto, il titolo Visual Concepts esibisce una delle principali novità rispetto agli episodi passati: la presenza della licenza Espn che ha consentito agli sviluppatori di migliorare in maniera esponenziale la gestione delle schermate pre e post gara, nonché la sezione relativa al gathering di statistiche e dati di gioco. Dopo aver ammirato la presentazione è possibile accedere alla moltitudine di modi di gioco e opzioni accessorie: Practice: la sezione dedicata agli allenamenti. Oltre alla possibilità di scendere in campo per una sessione di training classica, sono disponibili modalità per i tiri liberi o la prova degli schemi di gioco.Quick Start: per chi non ha tempo da perdere. Il fido Gamecube seleziona in modo casuale due team da contrapporre in una gara a cui possono partecipare da 1 a 4 giocatori. Utile se avete solo 10 minuti a disposizione.Exibition: la classica amichevole. Dopo aver selezionato qualche parametro di gioco, è possibile selezionare due squadre e iniziare una gara di pre-season.Season: come nella realtà. Ponetevi alla guida di un team e trascinatelo attraverso la stagione regolare (82 partite, ma se siete di fretta potete ridurle a 56, 28 o 14) e playoff.Playoffs: come sopra, senza i preliminari. Accedete direttamente alla sezione a scontri diretti, dove si notano gli attributi di una vera squadra Nba.Turney: pensato essenzialmente per le sfide multiplayer, questo torneo risulta simile ai playoff, ma in fase di avvio si può selezionare il numero di squadre partecipanti da 4 a 16.Franchise: insieme alla season, il cuore del titolo per chi gioca da solo. In questo caso al basket giocato si uniscono gli aspetti di management, ove sono contemplati scambi di giocatori, draft, gestione dei salari, degli infortuni e così via.Street Mode: abbandonate le arene della lega, scendete nel playground sotto casa per sfide senza regole e con squadre composte dai vostri giocatori Nba preferiti. Sono impostabili partite da 2 contro 2 a 5 contro 5.Oltre alle succitate modalità di gioco ricordiamo la vasta sezione di opzioni, di cui fa parte il completissimo editor per la creazione di nuovi giocatori, utile per aggiornare le squadre e ovviare alla colpevole mancanza delle ultime novità in fatto di roosters (Yao Ming su tutti).

ControlliLo schema di controllo di Nba 2k3 non si discosta di molto da quello sperimentato nei precedenti episodi della serie. Il passaggio è gestito secondo diverse modalità: il pulsante A, abbinato all’inclinazione della leva di analogica, consente di indirizzare la palla verso il compagno designato. Per un gioco più organizzato è possibile ricorrere al tasto Y: in questo caso ogni giocatore del team è abbinato a un pulsante specifico (tramite un’icona che appare sul capo dell’atleta); il meccanismo può sembrare all’inizio complesso, ma una volta fattaci l’abitudine (e soprattutto memorizzata la corrispondenza tra pulsanti e ruoli di gioco), la tecnica risulta molto utile. Un terzo metodo di passaggio richiede l’utilizzo della leva analogica C, proprio come avviene in Winning Eleven.Il tasto X è dedicato alle finte e ai dribbling, da impiegare per battere l’avversario nell’uno contro uno, mentre il tiro a canestro può essere effettuato con B (necessario anche per saltare e conquistare i rimbalzi).Con la leva L si effettua un attacco spalle a canestro, indispensabile soprattutto nel gioco in post basso per far valere il proprio fisico; con R si effettua lo sprint, ovviamente a scapito della resistenza atletica del giocatore. La croce digitale è invece utilizzata per chiamare gli schemi di gioco o i blocchi per i pick’n’roll.In fase difensiva il tasto A corrisponde al cambio dell’uomo controllato, X al tentativo di rubare il pallone, mentre la combinazione Y+L permette di passare direttamente al difensore più vicino al canestro. Il pulsante Z permette di chiamare un raddoppio di marcatura e (in combinazione con A) di commettere un fallo intenzionale per bloccare il cronometro.

Il giocoLe innovazioni rispetto all’episodio precedente riguardano soprattutto la difesa e l’intelligenza artificiale della Cpu, molto migliorata e più realistica. I giocatori controllati dal computer sono più aggressivi nei confronti degli avversari, sia nella fase di difesa sul pallone, sia negli intercettamenti di passaggi e tiri. Inoltre mantengono in campo posizioni più consone a quelle di un vero difensore Nba, evitando di causare grossi scompensi nell’apparato di gioco. Tutto questo si ripercuote anche nel realismo del gioco offensivo, che stimolato da una difesa più coriacea deve ricorrere a soluzioni maggiormente strutturate per offendere in modo efficace. È anche lievemente cambiato il tempismo da tenere in fase di tiro, con un intervallo utile inferire rispetto a Nba 2k3, mentre le nuove funzioni di passaggio evoluto non incidono più di tanto sulla meccanica.Per il resto gli appassionati ritroveranno il consueto stile di Nba 2k, un eccellente bilanciamento tra componente spettacolare e realismo e una profondità di gioco che permette tranquillamente di definire la serie di Visual Concepts il Winning Eleven del basket videoludico.

TecnicaDal punto di vista grafico e sonoro il gioco non delude affatto, ma nemmeno fa gridare al miracolo. Intendiamoci, ogni aspetto è curato nei minimi dettagli: animazioni convincenti, ottime texture e realismo nella riproduzione dei volti dei giocatori reali. Rimane in ogni caso la sensazione che il motore grafico paghi ancora l’eredità Dreamcast, constatabile in un motore generalmente sottopotenziato rispetto all’hardware su cui gira. Manca purtroppo l’opzione per la visualizzazione a 60 Hz, né il gioco è completamente ottimizzato (sono infatti visibili due piccole bande nere sui bordi superiore e inferiore dello schermo). Il problema è secondario ma non trascurabile.Il sonoro si fonda, come sempre in questi casi, sulla telecronaca, ottima ma non doppiata in italiano, e sulle solite musiche Hip-Hop a far da sfondo sia alle schermate di selezione sia al gioco in modalità street. Tutto sommato un buon impianto audio.

Il miglior basket su Cubo

Longevo e appassionante

Curato nei dettagli

Localizzazione

Grafica solamente buona

8

Una conferma, del tutto positiva, di quanto la serie Nba 2k aveva già proposto. L’ultimo capitolo del basket made in Sega conferma le indiscusse doti dei predecessori: attenzione maniacale al dettaglio, modalità numerose, opzioni esaustive e una giocabilità su livelli di assoluta eccellenza. Sicuramente il miglior gioco di basket disponibile su Nintendo Gamecube, consigliato vivamente a tutti gli amanti di titoli sportivi. Unico rimpianto riguarda l’adattamento (niente modalità 60 Hz né telecronaca in Italiano) e la grafica, basata su un motore che ormai dimostra i suoi anni.

Voto Recensione di NBA 2K3 - Recensione


8