Recensione

Mafia III

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Ci hai insegnato a porgere l’altra guancia, a non reagire. Il problema è che non funziona. Non nel mondo reale” – Lincoln Clay
Il messaggio degli sviluppatori di Mafia III è chiaro sin dall’inizio: la volontà di voler ricreare e dipingere un periodo turbolento in modo credibile e autentico non può in alcun modo essere ammorbidita. Nella New Orleans (che qui prende il nome di New Bordeaux) del ’68 la negazione dei diritti civili su base razziale era una realtà terribile ma reale, pertanto censurare un aspetto così doloroso del passato sarebbe stato un oltraggio nei confronti di milioni di persone che hanno dovuto affrontare (e anche oggi affrontano) discriminazioni, preconcetti e razzismo in ogni sua forma.
Quella di Lincoln Clay è senz’altro una storia di vendetta, giustizia e orgoglio, ma è soprattutto lo spaccato di vita di un uomo di colore costretto ad agire e sopravvivere secondo i limiti imposti dalla società del tempo, così terribilmente simile a quella odierna.
Attacco al potere
Il protagonista di Mafia III è un reduce della guerra del Vietnam, entrato a far parte dell’esercito in cerca di una casa e una famiglia che da piccolo non ha mai davvero avuto. Abbandonato dalla madre in tenera età e cresciuto in orfanotrofio, Lincoln Clay passa parte della sua adolescenza senza una figura guida, fino a quando la sua strada non s’incrocia con Sammy, che lo accoglie nella sua casa come un figlio. Sammy è però a capo della mafia nera del Sud, e quando Lincoln torna dalla guerra, l’uomo è in un mare di guai e deve parecchi soldi alla mafia italiana. 
Dopo il violento e spiazzante prologo, e un agguato che vede Lincoln sopravvivere miracolosamente, il protagonista si ritrova di nuovo da solo, contro una società che lo ripudia per il colore della sua pelle e contro la criminalità che controlla la sua città. Intenzionato a distruggere per sempre il boss Sal Marcano e la sua cricca di tirapiedi, Lincoln viene affiancato da un ex agente dell’FBI e da altre tre figure fondamentali, una delle quali è per i giocatori una vecchia conoscenza: Vito Scaletta. 
Gran parte del gioco è basato proprio sul rapporto con questi personaggi, a cui sono legate la maggioranza delle missioni principali e secondarie. Conquistando la loro fiducia si ha accesso a dei favori e delle facilitazioni in-game che possono tirarvi fuori da spiacevoli situazioni. Ecco dunque che col passare del tempo potrete fare in modo che la polizia chiuda un occhio, che un furgone itinerante di armi si presenti al vostro cospetto con una chiamata, che vi venga recapitata un auto o che una piccola squadriglia di uomini intervenga durante le operazioni. Inoltre, dopo aver sgominato i gruppi criminali è possibile assegnare ai vostri compari diversi racket e distretti, così da aumentare il livello di fiducia e farli diventare a tutti gli effetti gli alleati ideali per colpire Sal Marcano. 
La storia viene narrata con lo stile del docu-film, con testimoni e superstiti che raccontano l’escalation rabbiosa del protagonista, attraverso filmati d’intermezzo che s’intrufolano con ritmi perfetti tra le pieghe di una sceneggiatura ben scritta e dettagliata, capace di catturare sin da subito. Sebbene sia interessante il modo in cui viene presentata la costruzione della trama, ossia tramite una credibile rete di rapporti che che s’incrocia con la criminalità e con le aberrazioni messe in evidenza dal sostrato sociale di quel periodo, la ripetitività delle missioni tende a diluirla colpevolmente, soprattutto perché si estende anche a quelle principali. Al di là di un paio di situazioni ben orchestrate, dopo qualche ora vi renderete conto di come la struttura delle missioni sia sempre la medesima, abbassando notevolmente la varietà generale. Per quasi tutta la durata dell’avventura Lincoln deve penetrare in delle zone circoscritte, far fuori dei nemici in modalità stealth o con armi da fuoco e distruggere un paio di elementi dello scenario. La formula viene reiterata con variazioni davvero poco rilevanti, in ambienti poco variegati e sin troppo simili tra loro, riducendo le mansioni del giocatore a un esercizio di routine che alla lunga viene a noia. Oltretutto, l’intelligenza artificiale assai deficitaria non aiuta di certo a dare nuovi stimoli. In tal senso, vanno segnalate delle reazioni nemiche che non aderiscono alla realtà, diventando talvolta buffe e imbarazzanti: spesso gli avversari non vedono Lincoln quando si trova a pochi centimetri di distanza, si comportano da sprovveduti e non c’è mai una reazione di concerto, ignorano i cadaveri degli altri scagnozzi non facendo sempre scattare l’allerta. Lincoln ha poi la Visione di Intelligence che gli consente di vedere i nemici attraverso gli elementi dello scenario, e se si piazzano anche le cimici presso le cabine indicate sulle mappa si ha l’ulteriore facilitazione di avere la situazione completamente sotto controllo. Oltretutto, fischiando e attirando i nemici uno a uno è possibile risolvere la quasi totalità delle missioni a difficoltà normale. E questo, chiaramente, non va affatto bene. L’unica reale difficoltà è legata dunque al nutrito numero di nemici e al danno molto elevato delle armi, capaci di abbattervi con due o tre colpi ben assestati.
Benvenuti a New Bordeaux
L’errore più grande che possiate fare è paragonare l’open world di Mafia III a quelli visti in GTA. Il motivo è semplice: sebbene l’area sia discretamente estesa, divisa in distretti e abbia al suo interno diverse zone d’interesse che fanno da sfondo alle battaglie contro i boss della mala, non troverete mai un reale motivo per andare a zonzo e trovare qualcosa di interessante da fare al di là dei compiti scanditi dalle missioni. L’open world di Mafia III dà quasi la sensazione di essere un’enorme mappa e non un mondo vivo, pulsante, dove si è davvero liberi di scorrazzare e trovare attività alternative o comunque diverse da quelle proposte delle mansioni principali. È un mondo di gioco ampio ma dalla densità modesta, determinata dagli obiettivi mostrati di volta in volta e dalla necessità primaria di spostarsi dal punto A al punto B senza combinare danni e farvi beccare dalla polizia. Polizia che tra l’altro condivide la stessa IA dei nemici a piedi, con una sola sostanziale differenza: le pattuglie arriveranno più lentamente nei quartieri poveri, poco popolati o con residenti neri, e più velocemente in quelli più ricchi e frequentati da bianchi. Sono piuttosto aggressive quando vi tallonano, ma basta uscire dalla zona in blu con un paio di gimcane o tuffarsi in acqua per liberarsi rapidamente di loro. 
Gli unici motivi per cui potreste girovagare per New Bordeaux sono insomma legati al completamento di alcune missioni facoltative o alla voglia di raccogliere alcuni collezionabili come i numeri di Playboy o altre riviste dell’epoca. Nel primo caso specifico, aumenterete i fondi che rappresentano una parte degli introiti dei vostri tre affiliati, stanando racket di vario tipo o boss della mala in cambio di migliorie per armi e veicoli o favori; nel secondo caso si tratta di puro interesse personale e voglia di completare tutto.
Si nota in modo piuttosto evidente come le missioni meno importanti siano sbrigative e raffazzonate, anche da come vengono presentate: senza filmati e con dialoghi con NPC piuttosto statici, che non sono poi troppo diversi da quelli che troverete per strada, la cui unica reazione di un certo peso è rappresentata da una corsa verso la prima cabina telefonica per avvertire la polizia di un vostro furto d’auto. Sul fronte animazioni Mafia III non sta messo meglio, poiché mancano quelle di raccordo e talvolta la resa su schermo è poco credibile, soprattutto quando aggredirete i nemici da angoli più stretti; buona invece la sollecitazione dei corpi a seconda del punto in cui vengono colpiti dai proiettili.
Dal menù delle opzioni potrete decidere se attivare le esecuzioni letali o se stordire i nemici durante le sessioni stealth; allo stesso modo, è possibile impostare la guida arcade o quella più realistica, fermo restando che alcuni comportamenti delle vetture sono delle volte piuttosto strani, in special modo quando si verificano delle goffe compenetrazioni poligonali.
Il ’68 nel 2016
Pur essendo consapevoli dei problemi che affliggono la versione PC del gioco (a cui abbiamo dato un’occhiata per completezza) siamo costretti a basare le nostre considerazioni su quella PS4, dopo una prova di circa 25-30 ore. Sebbene la controparte per console sia al momento quella migliore, la situazione – anche qui – non è di certo rosea, perché Mafia III è afflitto da una caterva di problemi tecnici semplicemente imperdonabili. Per via dell’instabilità del codice e della qualità molto altalenante, Mafia III appare più come un gioco in accesso anticipato, da rifinire e non ancora pronto per uscire sul mercato. E questo, lasciatevelo dire, è davvero un gran peccato.
New Bordeaux è per lunghi tratti una città spoglia, con una resa poligonale modesta e approssimativa, fatta di palazzi anonimi e locali che si somigliano l’un l’altro, e ambienti che si stagliano d’improvviso quando li si attraversa, mentre il motore grafico arranca e carica in ritardo gli elementi dello scenario. Sebbene il frame rate ancorato ai 30 fps sia stabile, i fenomeni di pop-up sono frequenti e tutti piuttosto evidenti. Vanno segnalati anche altri problemi importanti, come blocchi improvvisi del gioco e gravi bug e glitch che possono costringere a riavviare una missione dall’ultimo checkpoint. Durante la nostra prova siamo incappati in fenomeni di questo tipo ben più di un paio di volte, e siamo certi che chiunque giocherà a Mafia III sarà in grado di raccontare degli episodi che di certo non si aspettava. 
Le compenetrazioni poligonali sono molto frequenti e si estendono oltre i cadaveri che rimangono “impigliati” nello scenario, producendo esiti spesso infelici. Il ciclo giorno-notte e il meteo dinamico fanno le bizze, presentando dei curiosi glitch legati al sistema di illuminazione che può trasformare una giornata cupa in soleggiata – e viceversa – in pochi istanti. Ci sono insomma tanti problemi tecnici su cui probabilmente Hangar 13 non ha avuto il tempo di lavorare, ricorrendo ai ripari con una patch che nemmeno su PC risolve le magagne più evidenti (a proposito, anche su console dovrebbe arrivare a breve un patch correttiva).
Mafia III ha dunque dei grandi pregi che risiedono tutti nella trama coinvolgente, nello stile narrativo unico, nella ricostruzione storica del periodo e nella capacità di proporre dei personaggi convincenti e di spessore. È però affossato da una realizzazione tecnica sin troppo lacunosa, che mette in luce tanti problemi grafici, bug e glitch; ma anche da una struttura delle missioni che non muta mai e da una ripetitività di fondo che in un open world del genere, in fin dei conti, è uno spreco di potenzialità enorme.

– Ottima trama e stile narrativo

– Ricostruzione storica e socio culturale accurata

– Personaggi credibili e di spessore

– Tanti, troppi problemi tecnici

– Missioni ripetitive e dalla struttura identica

– IA deficitaria e maldestra

7.5

Mafia III è un gioco dalle due anime: da una parte riesce a essere molto convincente sul piano narrativo e sulla capacità di contestualizzare e raccontare la realtà socio-culturale della New Orleans del ’68; dall’altra, soffre molto sull’IA, la ripetitività e il comparto tecnico, rivelandosi un prodotto poco rifinito e su cui era necessario lavorare ancora per qualche mese prima di debuttare sul mercato.

Voto Recensione di Mafia III - Recensione


7.5