Recensione

Champions: Return to Arms

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a cura di Fabfab

Dopo il successo riscosso su PS2 con l’indimenticabile “Baldur’s Gate Dark Alliance”, i ragazzi di Snowblind Studios sembrano incapaci di abbandonare il genere che li ha resi celebri: eccoli dunque nuovamente alle prese con l’ennesimo action/gdr sullo stile di Diablo, secondo capitolo di quel “Champions of Norrath” che impressionò positivamente al momento della sua uscita, un annetto fa circa…

Campioni in guerraEccomi dunque, dopo i due BGDA, dopo D&D Heroes, dopo Champion of Norrath a parlare dell’ennesimo hack’n slash di ambientazione fantasy e gli argomenti, francamente, cominciano a scarseggiare.Vediamo innanzitutto di descrivere brevemente in cosa consiste il gioco, giusto per quei quattro gatti che non hanno idea di cosa stia parlando. Un action gdr “alla Diablo” vi mette nei panni di un solitario eroe in lotta contro forze soverchianti: disponete di attacchi fisici e magici, della parata e di un bel po’ di oggetti da indossare per protezione, da impugnare come arma, da scagliare sugli avversari o da ingurgitare per ottenere benefici. L’unica cosa che si richiede al giocatore è di sterminare chiunque gli si pari innanzi, badando bene a non soccombere a sua volta, e di raccogliere tutto ciò che troverà lungo il cammino (e si parla di oro e di decine e decine di oggetti) per inserirli nell’inventario oppure rivenderli in cambi.La trama, in genere, è poco più che un accessorio e Return to Arms non fa eccezione: sconfitto nel capitolo precedente il temibile principe dell’Odio Innoruuk, verremo richiamati per fronteggiare un nuovo pericolo che minaccia i Piani del Potere. Trama e design dei livelli sono estremamente lineari e al giocatore non viene lasciata molta scelta su come proseguire.Il gioco permette di importare il proprio personaggio direttamente dal prequel, oppure di crearlo ex-novo; alle solite razze e classi (barbaro umano, elfo sacerdote, elfo ranger, elfo oscuro e stregone) se ne aggiungono due nuove di zecca. Gli Iksar sono lucertoloni sciamani potenti nell’utilizzo della magia evocativa e con un notevole potere rigenerante, i Vah Shir sono berserker dalle sembianze feline (potete sceglierle tra quelle di tigre, leone, pantera o leopardo) possenti in attacco ma vulnerabili in difesa: in entrambi i casi è presente solo la versione maschile della razza, a differenza di tutte le altre nelle quali l’elemento femminile è degnamente rappresentato.I comandi sono altrettanto elementari: un tasto per l’attacco (uno solo, poi il colpo varia a seconda dell’arma impugnata, che sia da lancio o da mischia, possente ma lenta oppure più piccola e veloce) ed uno per la parata, con i rimanenti deputati ai colpi speciali o agli incantesimi, entrambe azioni che consumano punti magia. D’altronde non servono particolari accorgimenti contro nemici con l’I.A. di un kamikaze, che non fanno altro che precipitarvisi addosso non appena vi individuano: la varietà delle creature è notevole (anche se tutte sanno di già visto per chi abbia un minimo di dimestichezza con l’immaginario fantasy), ma la difficoltà degli scontri è dovuta più al numero delle stesse che non al loro valore. Unica eccezione i boss, decisamente più coriacei e per i quali occorre elaborare precise stretegie offensive.Gli elementi ruolistici sono poi davvero limitati: accumulando un certo numero di punti esperienza si passa di livello, incrementando le proprie capacità ed aumentando le proprie caratteristiche. Al giocatore è lasciata la scelta di come evolvere il proprio personaggio scegliendo un determinato potere o una certa capacità piuttosto che un’altra, ma sempre all’interno delle opzioni previste dal titolo.

Niente di nuovo nei reami di EverquestSe quanto letto sopra vi suona molto familiare è perchè, in effetti, “Champions: Return to Arms” è davvero la summa di tutto quanto visto finora in un genere che comincia a soffrire di cronica mancanza di idee, e sembra nulla più di un mero data disk rispetto al gioco dell’anno scorso.Le novità? Poche e non certo decisive. Innanzitutto la nostra posizione di parata non è più insuperabile, ma può essere infranta da alcuni avversari particolarmente possenti. Il gioco, inoltre, non procede fluidamente seguendo la trama, ma è suddiviso in tante missioni, terminate le quali si sbloccano delle sub-quest opzionali particolarmente impegnative. Infine c’è la modalità Arena, in cui il nostro personaggio dovrà sopravvivere ad ondate sempre più massicce di nemici. Stop, tutto qui, non c’è nient’altro.La grafica rimane superlativa, come l’anno passato: ogni cosa indossata dal nostro personaggio si ripercuote direttamente sul suo aspetto, denotando l’alto grado di cura ai dettagli profusa nella realizzazione di qualsiasi arma od armatura. C’è da dire, però, che dopo anni di giochi di questo tipo le ambientazioni sembrano davvero sempre le stesse e Snowblind non fa nulla per aumentarne il livello di originalità oltre la soglia del visto e stravisto.Molto buona la colonna sonora di tema piuttosto epico, ma incomprensibile la scelta di Ubisoft di non dotare il titolo di almeno dei sottotitoli italiani.Elevato anche il grado di longevità: il gioco permette di scegliere tra diversi livelli di sfida, senza contare che portare a termine tutti gli obiettivi non è cosa da poco. Naturalmente il massimo del divertimento lo si raggiunge giocando con gli amici (fino a 4 contemporaneamente) o cercando nuove sfide sfruttando la compatibilità on-line del titolo (ricordo che il gioco in rete non ha alcun costo aggiuntivo oltre a quello del prodotto).

– Longevo ed immediato

– Personaggi customizzabili e importabili

– Multiplayer on ed off line

– Identico al predecessore

– Mancata localizzazione in italiano

– Alla lunga, ripetitivo

7.0

Champions: Return to Arms altro non è che un mero data disk del prequel: questo non toglie che i ragazzi di Snowblind abbiano lavorato bene e che il prodotto abbia subito ulteriori limature rispetto al già ottimo “Champions of Norrath”. Il problema è che si parla di interventi minimi, che lasciano quasi del tutto invariato il gameplay. Insomma, un bel gioco, ma solo se non vi siete ancora stancati di fare sempre le stesse cose oppure a meno che non si tratti del vostro primo approccio al genere, caso in cui il titolo Snowblind si rivelerebbe senz’altro un’ottima scelta.

Voto Recensione di Champions: Return to Arms - Recensione


7