Recensione

Brawlout, il primo smashlike per Switch

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Non è mai facile confrontarsi con i “maestri”, in generale. Non deve essere semplice uscire con un titolo che volutamente si rifà a Super Smash Bros su una console Nintendo. Brawlout ci prova però, dopo l’esordio dello scorso aprile su Steam, ad approdare anche su Switch. Volendo subito parlare del proverbiale elefante nella stanza, il titolo di AngryMob perde clamorosamente il confronto con il brawler di casa Nintendo. E ci mancherebbe altro, direbbe qualcuno, visto che parliamo di due produzioni completamente diverse, un tripla A prodotto da un platform holder e un titolo più modesto di uno studio indipendente. Ma non è per i valori produttivi che Brawlout è un’occasione mancata, purtroppo, perché c’è un bel character design, una dignitosa direzione artistica e, in generale, una volontà riuscita di creare una propria immagine ben definita. A Brawlout, purtroppo, mancano alcuni fondamentali. Parliamo di come “funziona” la produzione di AngryMob. Brawlout è un picchiaduro brawler, con partite che si possono svolgere da uno a quattro giocatori in arene generalmente molto basilari, dotate di una manciata di piattaforme su cui saltare e di cui servirsi per scatenare le combo ed inseguire gli avversari (oppure allontanarsi). Ogni personaggio ha degli attacchi normali e speciali, direzionabili tramite lo stick analogico, e lo scopo del gioco è riuscire a buttare fuori dall’arena gli avversari e rimanere gli ultimi in vita. Proprio come in Smash Bros. non c’è una barra della vita, ma un indicatore in percentuale che segnala i danni subiti che, proporzionalmente, rappresentano anche la debolezza del giocatore rispetto ai colpi, e la facilità con cui potrà essere scaraventato verso gli estremi della mappa. A differenza di Smash Bros. le mappe non sono popolate di oggetti, quindi l’azione è totalmente votata verso l’abilità del giocatore. Brawlout si ispira al suo illustre progenitore, ma vuole concentrarsi totalmente sull’aspetto competitivo del genere, eliminando ogni aspetto aleatorio dal gameplay. L’idea è buona, anche perché non c’è nessun lag, ad esempio, tra l’atterraggio dopo un salto e il movimento successivo, quindi l’azione è sempre veloce e frenetica con la possibilità di continuare ad inanellare mosse anche dopo un salto. Idea buona dicevamo, ma che lascia scoperto il fianco ad alcune grosse criticità derivanti da altre scelte, sempre votate alla competitività più pura, ma che onestamente sollevano più perplessità che altro. A differenza di Smash Bros. non si possono parare completamente i colpi ma solamente schivarli, non c’è la presa tra le mosse disponibili (alcuni personaggi ce l’hanno come mossa speciale), ed è possibile innescare due potenziamenti derivanti dall’accumulo di danni ricevuti. Insieme alla percentuale che sale c’è un altro indicatore che aumenta a seconda delle batoste ricevute dagli avversari, la quale dà la possibilità di attivare due power up con la pressione combinata dei dorsali. Il primo, con metà barra piena, genera una sorta di impatto a corta distanza che allontana gli avversari, utile per interrompere le combo e contrattaccare; l’altra, con la barra piena, potenzia i propri attacchi per una manciata di secondi, utile per provare a lanciare via l’avversario con l’ultimo colpo di reni, per così dire.Questa combinazione di elementi nel sistema di combattimento fa sì che Brawlout favorisca maggiormente l’attacco, i giocatori che non fanno altro che attaccare senza sosta, e sfavorisce gli attendisti, chi punta sulle “punizioni” o semplicemente gioca più riflessivo. Per alcuni potrebbe essere un punto a favore, perché di fatto i giocatori bravi che innescano combo sono da premiare rispetto a chi sfrutta solamente il momento fortuito per contrattaccare, e magari vincere. Però, ciò che rende Smash Bros. così profondo è la diversità di approcco rispetto al combattimento. Nei tornei, o più in generale giocando senza strumenti e nelle versioni basilari delle mappe, il picchiaduro Nintendo ha personaggi in grado di soddisfare ogni tipo di giocatore, com’è giusto che sia per un picchiaduro. Se, lo ripeto, Brawlout è un titolo che punta moltissimo sulle abilità del giocatore, dall’altro lato è il solo giocatore aggressivo quello che il gameplay “richiede, in un certo senso. A proposito di personaggi e variabili il vero, e forse unico reale, difetto di Brawlout è la sua pochezza di contenuti. Parliamo di una produzione venduta a venti euro circa, ma otto personaggi e tre mappe rischiano di rendere poco longevo il gioco. I personaggi sono molto ben caratterizzati va detto, sia per l’estetica che il gameplay nudo e credo. In questo senso, le ultime iterazioni di Smash Bros. hanno sì portato un roster molto ampio, ma una parte dei personaggi sono rivisitazioni di altri con statistiche e mosse leggermente diverse. In Brawlout ci sono un paio di aggiunte interessanti inoltre, come il Drifter di Hyper Lighter Drifter e Juan di Guacamelee!, che si integrano benissimo con il design degli altri e non sembrano neanche delle “guest star”, tanto che gli ignari probabilmente li scambieranno come personaggi inediti, senza dubbio. Tre mappe, invece, sono un po’ poche, considerando che tolta l’estetica ed i colori, non hanno delle reali differenze tra una e l’altra. Tuttavia, proprio appellandoci al suo prezzo budget, tolto il fastidio iniziale si tratta, a conti fatti, di contenuti tutto sommato decenti. C’è però questa tendenza ad inserire microtransazioni, loot box ed ammicchi vari ed eventuali al portafoglio dei giocatori ovunque, anche nei titoli prezzati, e Brawlout non se ne tira fuori minimamente. Dispiace dover sembrare così intransigenti nei confronti di una produzione che ci prova in tutti i modi ad avere un suo carisma, ma davvero non è piacevole ritrovarsi di fronte ad una situazione del genere. Brawlout offre tre tipi diversi di casse premio, in questo caso delle pignatte: una è dedicata allo sblocco di nuovi scenari, provocazioni ed elementi del tutto estetici; un’altra alle skin dei personaggi; la terza ai nuovi “brawler”, ovvero i personaggi. Da notare che, dopo lo smarrimento iniziale, i nuovi “brawler” non sono altro che cloni degli otto personaggi originali. Attenzione, non parliamo di Fox e Falco in Smash Bros. che si muovono diversamente, hanno output di danni modificati, e mosse simili ma leggermente modificate, piuttosto siamo di fronte a delle copie carbone in tutto e per tutto. La situazione è ulteriormente aggravata da un tempo di sblocco altissimo. Non si può neanche mettere mano al portafogli paradossalmente, perché tutto avviene con due tipi di valute che si accumulano con sfide e ricompense giornaliere varie. Gli stessi stage si sbloccano raggiungendo il livello dieci di Mastery (leggi: punti esperienza) con un dato personaggio. Per darvi un dato più o meno empirico, in circa tre ore si riesce a raggiungere il livello sei con un solo personaggio. In un picchiaduro, dove la chiave è sperimentare variando i lottatori per trovare quello adatto al proprio stile, ciò che suggerisce di fare Brawlout è totalmente antitetico.Le sfide accennate poco sopra, il modo più rapido per ottenere qualche spicciolo di ognuna delle due valute, sono per la quasi totalità riferite alle partite online, che purtroppo sono praticamente inaccessibili per tempi di attesa e qualità della connessione. Su suggerimento degli sviluppatori ho giocato sfruttando una “strong connection”, ovvero una linea a fibra ottica, stando a dieci centimetri dal router. In poco meno di dieci partite disputate, però, non ce n’è stata una che ho potuto trovare almeno decente per fluidità.

Design brillante

Combattimenti basati sull’abilità del giocatore

Il gameplay, con le sue idee, funziona…

…ma è troppo votato all’attacco scriteriato

Folle sistema di sblocco dei collezionabili

Contenuti esigui, pur considerato il prezzo

7.0

Brawlout è una produzione che riesce ad avere una sua identità, si ispira dichiaratamente alla serie di Super Smash Bros., rielaborandone i dogmi per creare un gameplay tutto suo. Purtroppo non è tutto oro quello che luccica, e ad aggravare la situazione ci si mette un sistema “economico” dedicato allo sblocco dei collezionabili frutto di una evidente confusione. Le virgolette sono d’obbligo, perché visto il risultato tanto valeva permettere all’utente di sbloccare tutto con un pagamento aggiuntivo. Tuttavia Brawlout funziona alla grande in single player, in multiplayer locale, ed online tramite stanze private con persone conoscete. Se otto personaggi e tre arene possono bastarvi per quello che è un palliativo in attesa di un nuovo Smash su Switch, allora Brawlout è un pollice in su. Se siete anche solamente un pochino più esigenti, invece, il titolo AngryMob potrebbe infastidirvi.

Voto Recensione di Brawlout, il primo smashlike per Switch - Recensione


7