Assassin's Creed: Revelations

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a cura di Fatum92

Ci sono saghe che segnano intere generazioni. Nel bene e nel male, Assassin’s Creed è una di queste. Divenuta ben presto un appuntamento annuale e sempre sorretta da una campagna marketing di forte impatto, ha contagiato milioni di giocatori. La trama complessa, misteriosa (ma discutibile), l’atmosfera e gli evocativi paesaggi hanno svolto un ruolo fondamentale nella produzione. Così come i personaggi: Altair, Ezio, Desmond. Tre uomini uniti da un unico grande destino. Un intreccio che proprio nell’ultimo capitolo, Assassin’s Creed: Revelations, si prende il tempo di approfondire la psicologia di questi personaggi, esplorandone passato, presente, futuro, delineandone l’intera esistenza. La storia continua…

Tre assassini, un solo destinoSuperato il primo capitolo, quasi fosse semplicemente di introduzione, il canovaccio ha preso un’altra via, virando coraggiosamente, ma anche incautamente, in una direzione decisamente affascinante ed esoterica, ma allo stesso modo aperta alle critiche e fin troppo complessa. Il compito non facile di sedare ogni dubbio, di far luce sui tanti misteri, è quindi affidato al capitolo conclusivo, almeno quello legato ad Altair, Ezio e Desmond. Fortunatamente, dove Assassin’s Creed II aveva azzardato fin troppo, distaccandosi fortemente dal passato (non solo ludicamente parlando), per poi placarsi in parte con l’arrivo di Assassin’s Creed: Brotherhood, Revelations si concentra su qualcosa di diverso, ma ugualmente importante, forse ancora più della storia stessa. Se si nota quindi un leggerissimo progredire delle meccaniche legate al gameplay, tutto il resto sembra saggiamente ritornare alle origini. I personaggi vengono analizzati nel profondo, quasi studiati, facendo trasparire diverse emozioni e sensazioni talvolta in grado di attraversare i confini della tecnica per raggiungere effettivamente chi ne fa uso. Si completa quindi il quadro iniziato con Assassin’s Creed, profondo e caratterizzato da tematiche filosofiche ancora irraggiungibili, seppur debole sotto la pura giocabilità. Dopo due episodi carenti sotto il primo aspetto, Revelations riesce a equilibrare la situazione, proponendo una scrittura dei dialoghi più matura, meglio “recitata”, più vissuta, e arricchendo il gameplay con qualche aggiunta di poca rilevanza, se non del tutto inutile. L’attenzione è rivolta ai tre protagonisti, ognuno con la propria storia e vita da raccontare. Abbiamo innanzitutto Desmond, intrappolato nell’Animus, indifeso e spaesato. Ci sarà quindi modo di ripercorre il percorso che lo ha portato fin dove è ora. Al di là delle gradite rivelazioni sulla sua vita, l’implementazione sotto forma di gameplay non è altrettanto convincente, inserendosi nel contesto in maniera quasi inappropriata e per nulla esaltante. Vi è poi Ezio, l’assassino rinascimentale che accompagneremo in tempo reale durante il suo lungo viaggio, che questa volta lo ha condotto sino a Costantinopoli.

Uno scenario ripetitivo Come da sempre siamo stati abituati, le location e gli immensi scenari rappresentano una caratteristica di enorme importanza nella saga, divenendo essi stessi dei personaggi inanimati, non semplici sfondi per le vicende. Purtroppo non è il caso di Costantinopoli: metropoli fin troppo piatta e poco caratterizzata per fare breccia nel cuore, come fecero le location precedenti. La realizzazione è molto buona, ma una certa ripetitività fa rimpiangere i colori della Toscana, il sapore storico di Roma o la vivacità di Damasco. Costantinopoli manca, insomma, di una personalità. In tale contesto troviamo un Ezio ormai lontano dalla spensieratezza della gioventù, ma ancora forte, agile, sempre pronto a saltare o arrampicarsi, la spada sguainata alla prima occasione.La progressione della storyline segue quindi la linea tracciata in Assassin’s Creed: Brotherhood, caratterizzata da missioni principali abbastanza variegate: affannose corse tra i tetti, sanguinosi omicidi, combattimenti, pedinamenti, azioni furtive, e via di questo passo. Chi ha da sempre apprezzato tali dinamiche non potrà che rimanere coinvolto negli avvenimenti, sostenuti anche da quest secondarie perlopiù divertenti e in linea con la saga. Ben più paradossali i momenti dove il giocatore si troverà a impersonare in soggettiva Desmond, il quale, lo ricordiamo, rivive la vita di Ezio attraverso l’Animus mentre quest’ultimo accede ai ricordi del maestro Altair grazie ai manufatti. Sopraggiunge così quella flebile nostalgia delle avventure passate in Terra Santa, e riprendendo il controllo dell’assassino medievale si sente il bisogno e la voglia di proseguire per scoprire di più sulla sua esistenza. Momenti che, oltre a essere poco longevi, sono presenti anche in numero esiguo, eppure si rivelano emotivamente forti, quasi in grado di relegare alcune avventure di Ezio a semplici fasi di passaggio, da percorrere soltanto per “sbloccare” il successivo ricordo di Altair.

Tre vite da ricordareAssassin’s Creed: Revelations rivela quindi la storia dei suoi protagonisti, permettendosi solo nel finale di portare prepotentemente avanti il filone principale, lasciandoci però con altrettante domande e questioni irrisolte. Mentre l’eterna lotta tra Templari e Assassini continua, non si può non pensare al percorso di Ezio, di cui abbiamo vissuto l’intera vita: dalla spavalderia della giovinezza fino alla saggezza che lo ha condotto a Costantinopoli come grande maestro Assassino. Saggezza che abbiamo potuto mettere in pratica in una parentesi strategica del gameplay, guidando i membri della confraternita alla difesa delle nostre basi. Una scelta interessante, ma marginale ai fini della storia e del gameplay; inizialmente divertente e appagante, si comprende ben presto quanto sia effettivamente poco sfruttata. Così le altre novità, come le inedite bombe, le quali permettono diversi approcci in combattimento. Mancano però le occasioni per sfruttarle a dovere, anche se in linea generale appaiono una gradevole aggiunta. Se questa nuova implementazione influenza in minima parte la giocabilità, tutte le altre risultano del tutto fini a se stesse: troppo sporadiche o poco approfondite per donare freschezza alle meccaniche di gioco. Non si può comunque non apprezzare la volontà di proporre sempre qualcosa di nuovo, ed è facile chiudere un occhio considerando il coinvolgimento offerto dalla quest principale, arricchita dalle intense sezioni che approfondiscono il carattere e il percorso esistenziale di Altair.Per contro, per meglio informarsi sui dettagli della vita del fiorentino, il giocatore potrebbe affidarsi al ricco expanded universe, incarnato da opere come Assassin’s Creed Embers, cortometraggio d’animazione che racconta gli ultimi anni di Ezio: breve, ma profondo, curato, capace di chiudere degnamente la storia di un personaggio decisamente importante.

Anche quest’anno Assassin’s Creed non ha deluso le aspettative. A discapito di un gameplay che inizia a sentire il peso degli anni, con poche novità sostanziali e difetti ereditari della serie (su tutti una Intelligenza Artificiale lacunosa), abbiamo una trama più profonda e interessante, che si concentra sui tre protagonisti.

Se questo quarto capitolo raggiunge il suo intento di divertire e coinvolgere, ciò potrebbe tuttavia non valere per il futuro e già annunciato episodio. La mancanza di reali e consistenti innovazioni inizia a sentirsi, segno che gli sviluppatori dovranno sforzarsi nel rendere quanto più varia possibile la prossima avventura.

Dal canto suo, Ubisoft ha sempre dimostrato la passione e la voglia di mettersi in gioco, impegnandosi enormemente nella lavorazione di Assassin’s Creed II, perfezionando ulteriormente la formula con Brotherhood e raggiungendo nuovamente lo scopo con Revelations.

Speriamo soltanto che questa passione e lo spirito creativo non diventino soltanto un ricordo…