Recensione

Animal Crossing Pocket Camp, recensione

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Lo sappiamo tutti: il videogioco mobile è difficile da fare, volendo anche di più dei familiari PC e console. La difficoltà ha smesso da tempo di essere quella delle limitate risorse hardware dei telefoni, divenendo piuttosto una questione di equilibri di design. Una materia meno filosofica di quello che pare leggendola: il videogioco per smartphone ha bisogno di districarsi tra accessibilità, esperienza accattivante fruibile (soprattutto) in sessioni brevi e, infine, sulla sostenibilità dei costi. Proprio da quest’ultimo tarlo è nato il sistema delle microtransazioni. Esportato da qualche anno anche su console e al centro di recentissime polemiche, ha fatto divenire il settore smartphone ancor più un campo minato per gli sviluppatori. Serve abilità ed esperienza praticamente artigianale per riuscire a realizzare un videogioco che sia accessibile e che permetta di proseguire umanamente senza dover aprire il portafoglio. Nintendo aveva fatto un buon esordio con Super Mario Run, e adesso ci riprova con questo Animal Crossing Pocket Camp: siamo qui per dirvi se ce l’ha fatta.

Stavolta non si corre

Se il già citato endless runner del baffuto idraulico era a pagamento, stavolta Nintendo osa e distribuisce gratuitamente questa variante mobile di Animal Crossing. Pocket Camp abbandona l’ambientazione cittadina per affacciarsi sull’orizzonte dei campeggi. Personalizzato il nostro avatar grazie a un semplice editor e decisa l’impostazione iniziale del nostro campeggio, arriveremo in camper alla radura principale. Da qui potremo partire (utilizzando sempre il camper) per le diverse zone della mappa. Si tratta di aree decisamente ristrette, in cui dedicarci a compiti come la raccolta oggetti, la fabbricazione di mobili e qualche minigioco. L’obiettivo di fondo è comunque far crescere il nostro campeggio, arricchendolo con mobilia, nuove aree e nuovi ospiti. Per i mobili servono ovviamente soldi (stelline) e risorse. Se le prime sono la moneta base del gioco e vengono fornite più o meno regolarmente, le seconde possono essere suddivise in due macro-categorie: materiali e doni. I primi andranno impiegati insieme alle stelline per fabbricare nuovi mobili ed espandere il campeggio; i secondi andranno raccolti per la maggior parte a mano e donati ai vari personaggi in segno di amicizia. Costoro contraccambieranno con stelline, materiali e (ai livelli avanzati) con oggetti rari come elementi di vestiario.
Tutto avviene ovviamente toccando con il dito: con tale familiare gesto potremo spostare il personaggio, raccogliere le risorse e parlare con gli altri campeggiatori. Questi saranno sia NPC che giocatori attualmente connessi, e in caso di giocatori umani potremo inviare loro richieste di amicizia, visitare il loro campeggio oppure vedere cosa hanno messo in vendita sulle loro bancarelle. Quest’ultimo sistema permette infatti di mettere in vendita gli oggetti in eccesso che si hanno nell’inventario, per guadagnare qualche stellina in più. L’attività che però occuperà la maggior parte del nostro tempo è la raccolta delle varie risorse. Ciascuna rifiuta la filosofia del click selvaggio per puntare su ritmo e tempismo: insetti e pesci si catturano toccando al momento giusto, mentre per raccogliere la frutta basta scuotere l’albero con qualche colpetto. In quest’ultimo caso la ricrescita richiede qualche ora di tempo reale, per quanto esista un apposito oggetto per azzerarla.

La cava e i biglietti verdi

Se i doni sono quindi relativamente semplici da trovare, di contro i materiali sono un cruccio assai maggiore. Una fonte raccomandata per le stelline è la cava Scavascava, dove con un piccolo minigioco si raccolgono minerali da rivendere. Ma non bisogna farci troppo affidamento: la cava è infatti aperta solo a certe ore del giorno, e per entrare occorre accumulare richieste di amicizia con altri giocatori umani. Altro modo è quello di andare alla piazza del mercato, locazione apposita dove risiedono la maggioranza dei mercanti NPC (alcuni dei quali ambulanti).
La vera fonte delle risorse è quindi da ricercare nelle ricompense delle sfide e nei legami con i vari NPC. Raggiunto un certo livello di amicizia con ciascuno, potremo invitarlo al nostro campeggio. Prima di venire, questi richiederà che il giocatore sia in possesso di una serie di mobili e arredi, che andranno ovviamente fabbricati. Ospitarli nel campo ci garantirà qualche risorsa in più ogni giorno e incrementerà il nostro livello generale, al crescere del quale si sbloccheranno nuovi NPC e mobilia da costruire. Il ricambio dei primi avviene regolarmente ogni poche ore, cosa appositamente pensata per rendere tutto potenzialmente accessibile a tutti. Altra importante fonte di materiali sono le Sfide: divise in temporanee e permanenti, richiedono al giocatore compiti basilari, specialmente sulla raccolta, in cambio di risorse.
Come ogni altro Animal Crossing, la personalizzazione rimane ancora qualcosa di importantissimo. Il campeggio si può riorganizzare a piacimento in qualunque momento, attraverso un’apposita schermata in cui spostare, togliere e riposizionare i mobili in ciascuna area. Neppure il camper (nostro principale mezzo di trasporto) è stato dimenticato: in tal senso c’è la Ok Motors, una concessionaria gestita da tre corvi antropomorfi. Pagando una quantità variabile di stelline, si può cambiare aspetto del veicolo e ampliarne gli interni.
A conti fatti Pocket Camp appare quindi come un titolo free-to-play ben pensato, dal ritmo rilassato e dalla giocabilità praticamente universale. Ma è arrivato finalmente il momento di parlare dell’argomento più spinoso: le microtransazioni. In questo gioco sono i cosiddetti Biglietti Foglia, banconote verdi con una foglia gialla al centro. Svolgono un po’ la funzione del passepartout: permettono di accedere alla cava, raccogliere più velocemente le risorse, compensano tempi e materiali mancanti sui mobili da costruire e ampliano gli slot sia di fabbricazione (permettendo così di avere più ordini in contemporanea) che sulla bancarella. Oltre a essere bottino di sfide e essere forniti a ogni primo accesso quotidiano, sono anche acquistabili (con soldi veri) in pacchetti più o meno grandi. Fortunatamente Nintendo non insiste affatto su questo aspetto: i biglietti vengono forniti in maniera regolare dal gioco stesso. L’equilibrio interno quindi non ne esce compromesso, visto che non c’è neppure l’incentivare indiretto all’acquisto con tempi di costruzione troppo estesi. Nel corso del gameplay più in generale non si avverte nessun particolare stimolo a comprare, e la stessa promozione delle offerte mantiene un profilo basso, limitata a qualche piccolo banner quando il personaggio rimane inattivo. Impossibile sapere cosa accadrà in futuro, ma per il momento in cui scriviamo la situazione è sotto controllo.

La grafica e la connessione

Purtroppo, il gioco Nintendo zoppica un po’ su altri lidi. Non è il caso dell’aspetto grafico, che si fregia di un 3D levigato. L’estetica un po’ romantica e un po’ bambinesca è il marchio distintivo del brand, e Pocket Camp la porta su mobile senza problemi. I personaggi sono semplici ma curati, e la traduzione completa in italiano prova a differenziarli il più possibile. Le ambientazioni, ovviamente ristrette per motivi di fruibilità, sono comunque ben differenziate, con la classica visuale a volo d’uccello, con un ciclo giorno-notte basato sull’orologio dello smartphone. Il gioco però si rivela piuttosto impegnativo da far girare: lo abbiamo provato su iPhone 6, e su tale (relativamente vecchio) dispositivo si è dimostrato decisamente esoso in termini di batteria. Forse consapevole di questo, Nintendo ha inserito una modalità risparmio energetico attivabile dalle impostazioni. Questa limita un po’ il consumo, prevalentemente abbassandone la risoluzione generale. La differenza si nota più nei menu, che appaiono meno uniformi; la grafica 3D se la cava in modo più indolore. Ciò che potrebbe spazientire più di un utente è la necessità per il gioco di essere sempre connesso alla rete. Ogni progresso viene infatti registrato dal server, tanto da rendere impossibile anche solamente arrivare al proprio campeggio se non c’è segnale. Certe volte bisogna fare più tentativi di connessione, anche durante il normale gameplay. I server hanno fatto un po’ fatica nei primi giorni dopo il lancio, cosa che ci ha fatto più volte regredire il gioco alla schermata del titolo.

-Un gameplay sereno e rilassante

-Microtransazioni poco invasive

-Graficamente piacevolissimo

-La connessione permanente

-Esigente in termini di batteria

8.0

Meno complesso e stratificato dei fratelli maggiori per console casalinghe e 3DS, Animal Crossing Pocket Camp si rivela un buonissimo free-to-play. Il suo gameplay rilassante e il pacato accumularsi di obiettivi, cose da fare e fabbricare ne incentivano la frequentazione quotidiana. Ci si gode il piacere del proprio piccolo campeggio che ogni giorno cresce un po’. Il sistema di microtransazioni mantiene stavolta un profilo basso e poco invasivo, e almeno per ora non si sente la necessità di ricorrervi particolarmente. Di contro il gioco richiede una connessione costante, e potrebbe essere energeticamente esoso. Rappresenta comunque un buon porting per gli appassionati del brand e un punto di partenza accessibile per eventuali neofiti della serie. Il consiglio generale, però, è quello di dargli una possibilità, a meno che Nintendo non vi sia del tutto sconosciuta.

Voto Recensione di Animal Crossing Pocket Camp, recensione - Recensione


8