Secondo uno studio, alcuni videogiochi action ridurrebbero la massa cerebrale

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

È, come praticamente sempre, polemica attorno al mondo dei videogiochi, ancora di più nel Belpaese: uno studio in arrivo dal Canada, messo in piedi dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Montreal e dal Dipartimento di Psichiatria della McGill University, avrebbe infatti rilevato che alcuni videogiochi d’azione porterebbero ad una riduzione della massa cerebrale, con una contrazione dell’ippocampo. Altri, al contrario, risulterebbero invece benefici.

I videogiochi stimolano il nostro cervello?

Lo studio è stato pubblicato da Molecular Psychiatry (Nature) ed ha preso in analisi 50 persone con un’età compresa tra i diciotto e i trent’anni. I giocatori sono stati suddivisi in tre diversi gruppi e hanno giocato a titoli d’azione sia in prima che in terza persona, oltre che ad alcuni platform. L’esperimento è andato avanti per dodici settimane, con sessioni da due o quattro ore al giorno per tre giorni alla settimana. L’obiettivo era che ogni soggetto accumulasse un totale di almeno novanta ore di gioco. Nel periodo in esame, si è osservata una riduzione della materia cerebrale di circa il 2% nell’area dell’ippocampo. Sebbene la percentuale sembri molto bassa, secondo il dottor Gregory West, che ha condotto la ricerca, si tratta di dati molto importanti: «forse il 2% può sembrare poco, ma non lo è se teniamo presente che l’arco di tempo preso in analisi è di soli tre mesi. Inoltre, stiamo parlando di microstrutture in cui ogni cambiamento è importante. Sottolineiamo anche che gli scanner che abbiamo utilizzato non hanno una risoluzione elevatissima, ma sono comunque riusciti a registrare la contrazione» ha dichiarato al quotidiano La Repubblica.

Su quali videogiochi si è concentrato lo studio?

I giochi proposti a chi si è sottoposto all’esperimento sono stati Fallout 3, Borderlands, Call of Duty, Battlefield, Medal of Honor, Killzone e Counterstrike, oltre a Resistance, Gears of War, il reboot di Tomb Raider, GTA V e tre episodi della saga Mario.A fare la differenza sarebbe l’utilizzo della memoria spaziale, meno stimolata nei videogiochi più guidati, in cui l’utente si preoccupa soprattutto di eliminare il nemico che non di memorizzare dei percorsi e l’ambiente circostante. Questo, almeno, secondo i ricercatori canadesi che hanno condotto lo studio. Gli studiosi ritengono anche che, al contrario, i giochi platform favoriscano l’ippocampo, che addirittura aumenterebbe mentre si gioca a Super Mario 64, Super Mario Sunshine e Super Mario Galaxy. Il professor West ha spiegato di aver testato proprio i videogiochi Nintendo perché una ricerca precedente, condotta in Germania, aveva già messo in evidenza effetti positivi per l’utente: «ho anche letto altre ricerche sul comportamento che affermano l’importanza di titoli come Civilization. Noi non avevamo abbastanza mezzi per provarli tutti, le nostre università sono finanziate dal Governo del Canada, non da aziende private e meno che tutte da Nintendo.»

I videogiochi e i media passivi

Secondo il ricercatore West, quanto osservato nell’ippocampo di fronte ad alcuni videogiochi d’azione corrisponderebbe a quanto succede nel nostro cervello quando utilizziamo il GPS: il problema è smettere di pensare, risiederebbe nella passività—che, ne abbiamo parlato sulle nostre pagine a più riprese, in realtà è propria anche di molti altri media, mai finiti nell’occhio del ciclone tanto quanto i videogiochi. La parte curiosa, però, è notare quanto sia diversa la rappresentazione dello spazio che il nostro cervello deve fare di fronte, ad esempio, agli scenari di un abituale sparatutto e al mondo aperto di Grand Theft Auto o di Fallout. Lo studio, insomma, meriterebbe ulteriore approfondimento per scoprire nel miglior mondo possibile quanto accurato sia ciò che è emerso da questo primo campione di 50 persone, che avrebbero avuto reazioni simili nonostante i videogiochi molto diversi tra loro, nella rappresentazione spaziale, che gli sono stati proposti.«La differenza [tra gli action e quanto registrato con i Super Mario] per me sta nella mappa cognitiva che ci creiamo dentro noi per gli ambienti di gioco» ha ragionato West. «L’incalzante azione dei videogiochi in prima e in terza persona impedisce di fatto la costituzione di questa mappa mentale.» Speriamo che il tema possa essere approfondito nelle opportune sedi, sia negli sviluppi positivi che in quelli negativi che i videogiochi avrebbero sull’ippocampo.