Recensione

Splinter Cell 3D

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a cura di Dr. Frank N Furter

E’ pressoché evidente come la line up di lancio di Nintendo 3DS sia composta principalmente da porting di diversa natura. Ubisoft in particolare sembra amare questa tipologia d’approccio, prima con Rayman 2 e oggi con Splinter Cell 3D, porting del pluripremiato Chaos Theory uscito sei anni fa su tutte le principali piattaforme, incluso l’allora neonato Nintendo DS. Nella sua prima apparizione su console portatile il titolo fece una brutta figura, complice anche l’alta qualità nella realizzazione delle controparti Xbox e PC. Oggi, con un hardware ben al di sopra delle capacità del 2005, cosa dovremmo aspettarci? Scopritelo con noi nella nuova incarnazione di Sam Fisher.

Spionaggio vecchio stileIl nostro Sam Fisher inizia la sua avventura con l’incarico di ritrovare Bruce Morgenholt, programmatore di computer scomparso mentre lavorava sugli algoritmi di Masse. Una missione delicata per salvare dati sensibili e potenzialmente pericolosi se utilizzati da organizzazioni criminali; purtroppo il ritrovamento di Morgenholt si rivela un fallimento, poiché gli algoritmi sono stati estrapolati dal programmatore durante una feroce e mortale tortura. I compratori di tali informazioni non si fanno attendere e scatenano la loro nuova arma informatica con conseguenze che vi lasciamo scoprire da soli, per non rovinarvi la sorpresa. Dal punto di vista narrativo abbiamo dunque una spy story di buon livello condita da qualche colpo di scena e un immancabile rovesciamento degli ruoli di “buoni” e “cattivi”. A dare solidità ai protagonisti, o meglio, al protagonista, ci pensa il doppiaggio di un grande del settore, Luca Ward: incredibile come una sola voce sia in grado di dare tanto risalto ad un personaggio rispetto agli altri.

Silenziosamente nel buioMuoversi nell’ombra è l’imperativo dettato dal gioco e, per questo motivo, dovrete fare attenzione alle due barre poste sullo schermo superiore del 3DS: una indicante il livello di rumore prodotto, l’altra il grado di luminosità a cui siete esposti, con conseguente rischio di essere scoperti. Se non fosse per la scarsissima intelligenza artificiale dei nemici, entrambe avrebbero giocato un ruolo più importante. Peccato che le guardie siano pressoché sorde e, soprattutto, cieche nonostante non vi troviate all’interno di un cono d’ombra. Inoltre, la possibilità di ucciderle o bloccarle con un solo tasto rende le operazioni ancor più semplici e difficilmente sarete messi alle strette da sentinelle talmente imbranate da aspettare che imbracciate il fucile e facciate fuoco su di loro. Ricapitolando: il buio vi renderà pressoché invisibili, un paio di colpi ben assestati uccideranno qualsiasi nemico, il rumore potrà insospettirli ma non verranno mai a ispezionare dove vi trovate e, in ultimo, resteranno fermi per qualche secondo prima di spararvi, dandovi tutto il tempo di scappare o aprire il fuoco. Semplicissimi anche i minigiochi: ad esempio, forzare una porta richiederà il movimento circolare dell’analogico finché non sentirete un rumore, dopodichè basterà tenere fermo il circle pad e ripetere l’operazione un paio di volte per scassinare la serratura. A proposito di porte, ogni qualvolta vi troverete di fronte ad una di esse avrete ben quattro opzioni: aprirla, forzarla, aprirla piano o usare il cavo ottico. Quest’ultimo utilizza il giroscopio della console, in modo che inclinando Nintendo 3DS possiate osservare l’interno della stanza simulando la realtà. Sostanzialmente questa vasta gamma di scelte non è selezionabile direttamente dal touch screen ma prima bisognerà scorrerle e poi dare conferma. Tale organizzazione dei menu, che si riflette su tutto il sistema di controllo e non riguarda solo l’apertura delle porte, è a dir poco scomoda oltre che superata da qualche tempo, laddove il touch screen concede massima libertà di selezione in pochi attimi. Stesso discorso per le armi: per equipaggiarle, utilizzare accessori e rimetterle a posto, dovrete sempre utilizzare lo schermo inferiore toccandolo più volte, ma essendo un titolo in cui le armi da fuoco dovrebbero essere l’ultima risorsa in caso di estrema necessità, possiamo chiudere un occhio.

Comparto tecnicoIl titolo Ubisoft non è in grado di mostrare un comparto grafico sopra la media: ambienti spogli, modellazione poligonale delle guardie grezza e uguale a sè stessa. Fortunatamente l’effetto 3D regala qualche scorcio interessante, soprattutto quando si passa vicino alle scritte in rilievo prese direttamente da Splinter Cell Convinction. Il 3D risulta utile anche per consultare la mappa, le tre dimensioni danno un’idea immediata di dove vi troviate. L’effettistica sonora degli spari e delle esplosioni non è particolarmente incisiva, così come la colonna sonora dotata di poco mordente. Uno dei maggiori punti deboli è sicuramente la telecamera, gestita questa volta dai pulsanti A,B,Y e X. Oltre alla lentezza per spostare la visuale, che poteva essere facilmente risolta con un reset veloce della telecamera, vengono occupati ben quattro tasti, delegando così il salto e l’abbassarsi alla croce direzionale, posta sotto l’analogico con cui si muove Sam, rendendo difficoltose le operazioni di movimento più semplici. Una scelta davvero infelice, aggravata dal non poter configurare in nessun modo il sistema di controllo a proprio piacimento. Il gioco offre una buona longevità in termini di ore, ma non per questo, anche a causa dei vari difetti elencati poco sopra, si può leggere come un pregio vero e proprio; inoltre è stata rimossa completamente la modalità multiplayer presente nella versione Nintendo DS, un’altra scelta decisamente discutibile ai fini della durata del titolo.

– Discreto utilizzo del 3D

– Trama interessante

– Cattiva gestione della telecamera

– Nessuna aggiunta rispetto alle versioni precedenti

– Modalità multiplayer eliminata

– Intelligenza artificiale dei nemici lacunosa

– Sistema di controllo macchinoso

5.0

Splinter Cell 3D non riesce nell’impresa di eguagliare la sua prima apparizione presentandosi all’appuntamento impreparato e pieno di falle. In primo luogo non aggiunge nulla di nuovo alle versioni home console e quella vista su DS nel 2005, anzi, perde addirittura la componente multiplayer presente in origine. Il sistema di gestione della telecamera è lento, l’interfaccia gestita dal touch screen dovrebbe semplificare la vita del giocatore, non renderla più complicata. L’intelligenza artificiale dei nemici pone fine anche al divertimento delle fasi stealth, facilitate dagli assurdi comportamenti delle guardie. Un esordio da dimenticare per l’agente Sam Fisher in attesa di tempi decisamente migliori.

Voto Recensione di Splinter Cell 3D - Recensione


5