Recensione

Spawn: Armageddon

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a cura di rspecial1

Nato come fumetto dalla mente di Todd McFarlane nel lontano 1992, oggi Spawn è uno dei personaggi più famosi e caratteristici in assoluto. Alla notorietà del personaggio si affianca inevitabilmente il desiderio da parte degli appassionati di avere ogni cosa a lui dedicata: ne nasce, di conseguenza, ogni tipo di articolo commerciale inventabile. Il mondo dei videogiochi è solo un altro dei metodi utilizzati per sfruttare a dovere il franchise di Spawn, ma di certo il titolo della Namco non è il primo a permetterci di impersonare e controllare questo demone. Già altre software house avevano cercato di realizzare un degno Tie-In sin dai tempi dei 16-bit, passando per la Playstation ed infine il Dreamcast. Una comparsa poi come personaggio bonus anche nella versione Xbox del celebre picchiaduro poligonale all’arma bianca Soul Calibur 2 ed ecco, finalmente nelle nostre mani, una nuova avventura a 128-bit dedicata tutta al nostro “Eroe”.

StoriaPer capire chi sia Spawn Namco ha realizzato un breve riassunto in Computer Grafica in modo da introdurvi in questa nuova avventura. Al Simmons era un uomo diviso fra l’amore della sua adorata moglie, Wanda, e la dedizione nei confronti del proprio lavoro, ovvero assassino professionista al saldo di Jason Wynn, un comandante corrotto dello United States Security Group. Sempre in conflitto con i suoi sentimenti Simmons riusciva ad andare avanti mantenendo un proprio equilibrio mentale, ma essendo un uomo con una bontà d’animo e sentimenti umani si ricredette sul proprio lavoro. Troppo tardi però, visto che Wynn aveva già dato ordine di ucciderlo bruciandolo vivo. All’inferno stringe un patto con Malebolgia, padrone di quel mondo oscuro, divenendo un Hellspawn – ovvero un cavaliere dell’ Apocalisse o, meglio, il generale dell’ esercito infernale che dovrà distruggere il mondo. A nulla varranno i tentativi di opporsi al proprio destino. Questo è l’antefatto della storia raccontata nel videogioco. Mentre Spawn medita sulla propria vita sul tetto di un edificio di New York un lampo colpisce la città ed una verdastra onda d’urto avvolge tutto. Da qui in avanti ci toccherà scoprire cosa è successo e chi ha causato tutto ciò.

GameplayIl titolo Namco si presenta nel modo più classico per un tie-in del genere, ovvero sotto forma di un classico actionadventure. Presi i comandi del nostro eroe non ci resta che testarne le capacità, per vedere cosa è possibile fare e cosa ci è vietato. Spawn ha a sua disposizione un numero di mosse e colpi vari che dire limitato è poco: potremo sferrare diversi pugni ed eseguire qualche combo e, come nel fumetto, avremo la possibilità di raccogliere ed utilizzare armi varie sottraendole ai nemici uccisi. Degne di nota sono inoltre la famosissima Agony, ovvero l’ascia rappresentante l’anima di Spawn, le immancabili catene ma anche pistole e fucili per arrivare verso le zone di gioco più avanzate a mettere le mani sui cannoni, devastanti e di sicuro impatto. A parte le catene e l’ascia, tutte le altre armi hanno bisogno di munizioni per funzionare: come da copione si trovano sparpagliate nei livelli all’interno di casse, auto ed oggetti simili che andranno distrutti. Come i fan più accaniti sapranno però le forze del male hanno dotato Simmons di poteri straordinari e molto distruttivi, sto parlando dei Poteri Infernali. Per poterli utilizzare consumerete un’apposita barra, il Necroplasma, che però si ricaricherà facilmente con le apposite icone che appariranno appena ucciderete i vostri avversari. I poteri che potrete utilizzare sono: il lancio di sfere di fuoco ed energia varia, scudi magici e la super velocità. Molto pochi a dire il vero (ma anche inutili spesso e volentieri, eccetto la Furia Demoniaca che è in assoluto il meglio che Spawn possa fare quando si arrabbia sul serio).

Da New York all’ InfernoL’ ambientazione delle vicende di cui prenderemo parte si svolgono in maggioranza a New York. Visiteremo così i luoghi tipici di questa città che ci condurranno fino all’inferno da Malebolgia. La Namco ha ben pensato di non complicarci la vita creando dei livelli divisi in varie zone, per poter accedere ad una nuova area dovrete prima concludere delle determinate azioni in quella in cui vi trovate. Uno schema semplice che zona dopo zona vi porterà al completamento del livello senza troppi intoppi vista la linearità degli stessi. C’è da aggiungere che i programmatori hanno realizzato certe zone proprio per usare al meglio alcuni peculiarità tipiche di Spawn, come la possibilità di saltare da parete in parete od utilizzare il mantello per planare da un tetto o sporgenza che sia, ad un altro. Nei vari livelli troveremo casse, macchine, bidoni della spazzatura e cose simili da distruggere per scovare munizioni e quant’altro ma in generale si può dire che i programmatori hanno trasmesso nel gioco quella brutta sensazione di linearità talmente marcata che aggiungendosi alla piccolezza dei livelli, e di conseguenza delle varie zone di cui sono composti, va ad evidenziare una scarsa cura per il Level Design che da una casa come Namco non ci si aspetta.

Grafica e SonoroForse non tutti ne saranno a conoscenza ma Armageddon è un titolo multipiattaforma. Con l’esperienza di Soul Calibur 2 però la Namco ci ha abituati bene ed è lecito aspettarsi un titolo che sfrutti a dovere le capacità della console su cui gira. Purtroppo appena finito il breve filmato in Computer Grafica e si passerà all’engine 3D del gioco vero e proprio la prima cosa che farete sarà guardare la vostra amata Xbox, chiedendovi se si sia guastata o meno. Purtroppo la mamma di Pac-Man si è allineata per la produzione di questo titolo alla moda che dilaga tra le software house per ciò che concerne i titolo multipiattaforma, cioè produrre il gioco su Ps2 e migliorarlo leggermente per le altre versioni. Il problema di fondo è che questo titolo sfigurerebbe anche su una Ps2, figuriamoci sulla console Microsoft. Cominciamo dai poligoni su schermo che si riescono a contare sul palmo di una mano per ciò che concerne i fondali, mentre qualcosa in più è stato fatto per i personaggi. Textures spalmate sulle pareti di una povertà e di una risoluzione che fanno pensare ad un titolo alle prime fasi di sviluppo fungono da contorno agli ambienti già scialbi e privi di un minimo di animazione. I personaggi che hanno delle movenze legnose non fanno che far precipitare la situazione. Gli effetti visivi, le luci e le scie che seguono i colpi delle armi da taglio non migliorano la situazione, anzi! (Soul Calibur 2 sembra lontano anni luce). Un titolo che sebbene sia prodotto per delle console a 128-bit sembra quasi una versione migliorata con qualche filtro grafico di un gioco per Saturn. Il sonoro è senza macchia e senza lode, sebbene la localizzazione in italiano sia gradita. Comunque rallegratevi, la versione Xbox è quella tecnicamente messa meglio.

L’opinioneDalla Namco ci si aspettano sempre ottimi giochi, almeno discreti, ma mai dei titoli che puntano al successo commerciale solo grazie al loro nome. Queste sono caratteristiche tipiche di altre software house, non della casa giapponese che dopo averci mostrato di cosa è capace con Soul Calibur 2 ed aver insegnato a tutti come si realizza un titolo multipiattaforma ci ha molto deluso con questo Spawn. Senza considerare la scarsa realizzazione tecnica i problemi del titolo stanno nelle sue fondamenta. Non solo il gioco è troppo lineare con dei livelli strutturati in modo tale da non creare alcun problema per il superamento anche alla difficoltà maggiore, ma risulta ripetitivo sin dai primi scenari. Troppo poco varie le mosse a disposizione del personaggio, pochissime le combo e troppo macchinoso il metodo per cambiare armi o potere da utilizzare. Alla fine avanzerete per i livelli usando sempre le stesse mosse ed armi, troppo poco. La varietà non cambierà neanche se vi metterete a cercare i fumetti sparsi per i livelli: fidatevi, vi passerà molto presto la voglia di “gironzolare”. La longevità è bassa e vi terrà impegnati per un paio di pomeriggi al massimo, sempre che riusciate a sopportare la tremenda telecamera che vi causerà non pochi problemi bloccandosi nei posti più disparati.

– C’è Spawn

– Realizzazione tecnica

– Telecamera

– Gameplay poco curato

– Level Design

– Scarsa longevità

5

Direi che per gli amanti di questo personaggio, Spawn, il miglior titolo per impersonare il proprio eroe rimane ancora quello della Capcom uscito sul Dreamcast, altrimenti accontentatevi del picchiaduro della Namco.

Armageddon è un prodotto realizzato in fretta, con una scarsa realizzazione tecnica applicata ad un sistema di gioco che avrebbe dovuto essere più curato e perfezionato. Una telecamera più stabile e che si bloccasse di meno in certi punti non avrebbe poi guastato, come l’aggiunta di qualche elemento che desse un po’ di varietà ad un titolo troppo ripetitivo e semplice. In definitiva un titolo sottotono che potrebbe deludere anche i fan più accaniti di Spawn.

Voto Recensione di Spawn: Armageddon - Recensione


5