Recensione

Shadows on the Vatican: Atti I e II

Avatar

a cura di Francesco Ursino

In un periodo dove parlare di Chiesa diventa impresa decisamente scottante, il mondo dei videogiochi propone un’interessante spunto di riflessione sui giochi di potere che governano l’alto prelato grazie a una produzione italiana. Dal sodalizio tra 10th Art e Adventure Productions nasce cosi Shadows on the Vatican, produzione divisa in quattro episodi e iniziata nel 2011 con il primo atto, intitolato Avarizia, cui segue il secondo capitolo, pubblicato questo febbraio, chiamato Ira.Approfittando dell’uscita del secondo episodio, oltre che della versione Deluxe del titolo (che, a € 9,99, ripropone i due episodi insieme), cerchiamo di fare il punto della situazione dell’intera produzione, evidenziando potenzialità e mancanze dei due episodi finora usciti, disponibili entrambi sulla piattaforma di digital delivery Zodiac.

Chicago-Roma solo andataCerchiamo per prima cosa di rendere chiaro che genere di titolo sia questo Shadows on the Vatican e quale sia la vicenda narrata. Tralasciando le considerazioni sul gameplay, su cui ci soffermeremo dopo, è giusto dire che il prodotto è una classica avventura grafica punta e clicca (anzi, un’avventura thriller, cosi come specificato su Zodiac) ambientata a Roma e ispirata liberamente al libro In nome di Dio di David Yallop.Nella capitale l’ex sacerdote James Murphy, appena giunto da Chicago, è in cerca del suo amico Cristoforo, il quale sembra aver pestato i piedi alle persone sbagliate.Parte da qui il primo capitolo della storia, che immergerà il giocatore in un gioco pericoloso tra poteri legati ad ambienti vaticani, oltre che alla criminalità romana. Col prosieguo dell’avventura, inoltre, si aggiungerà un nuovo personaggio giocabile, Silvia, il cui ruolo verrà svelato meglio nel secondo episodio della produzione. Andare più in profondità nella descrizione del plot dei due atti risulta difficile, anche perché il prodotto propone capitoli dalla durata discretamente corta (circa due ore e mezza per il primo, qualcosina in meno per il secondo).Il titolo presenta una di quelle trame che, paradossalmente, più vanno avanti è più aggiungono domande, piuttosto che risposte. Tutto ciò è sicuramente un bene e contribuisce a tenere viva l’attenzione del giocatore, che si troverà davanti a una narrazione asciutta e senza fronzoli, che si esplica attraverso cutscene dal taglio “fumettoso”, e fornisce una buona crescita psicologica dei personaggi, che tra il primo e il secondo episodio avranno modo di cambiare, magari anche solo parzialmente, la propria visione dell’intera vicenda.

Indagini pericoloseVediamo adesso cosa hanno da offrire in termini di gameplay i primi due atti di Shadows on the Vatican. Abbiamo già detto che il titolo è in buona sostanza un’avventura grafica, che riprende e fa sue molte dinamiche tradizionali del genere.Occorre però fare qualche precisazione tra i due episodi: nel primo atto, infatti, il gioco avrà un ritmo tutto sommato più ragionato e lento. In questo frangente il gioco richiederà all’utente l’esplorazione degli ambienti, la raccolta di oggetti e la risoluzione di enigmi.Andando con ordine, il mondo non sarà composto che da poche schermate esplorabili, il che porta alla naturale conseguenza che nel corso dell’avventura bisognerà tornare più volte sui propri passi, magari per parlare nuovamente con un personaggio o per interagire con un oggetto che prima era inaccessibile.La raccolta degli elementi permette poi di parlare dell’inventario, posto nella zona superiore della schermata di gioco, il quale conterrà spesso e volentieri un discreto numero di oggetti a volte combinabili tra di loro. Sarà importante in questo senso interagire con il materiale raccolto sia con il tasto destro che con quello sinistro del mouse, visto che spesso per proseguire nell’avventura bisognerà effettuare tutte le azioni disponibili prima della fase successiva (magari perché il protagonista deve prodursi in una determinata riflessione su uno specifico oggetto o appunto).La risoluzione di enigmi, limitatamente al primo episodio, si rivela tutto sommato agevole e, anzi, se si eccettua una sorta di minigioco nella parte finale dell’episodio, è possibile dire che gli enigmi veri e propri siano pochi o nulli. L’attività principale, dunque, consisterà nell’utilizzare al meglio gli strumenti ritrovati nei vari ambienti; va detto, peraltro, che in questo senso il titolo aiuta il giocatore, visto che la pressione della barra spaziatrice evidenzierà i vari hot spot disponibili.Se quindi il primo episodio si mantiene sui binari della sufficienza, pur senza eccellere in evidenti particolari positivi, la situazione si fa più movimentata nel secondo episodio, leggermente più corto ma molto più dinamico.L’arrivo di Silvia, infatti, si traduce in ottica di gameplay nell’aggiunta di un secondo personaggio giocabile; per larga parte del secondo capitolo, dunque, il giocatore potrà passare da un personaggio all’altro, e tutto ciò si traduce in ambientazioni differenti, due inventari composti da una serie di oggetti diversi e cosi via.L’evolversi della trama, con uno sviluppo della psicologia dei personaggi come già detto più che buono, riesce a mantenere l’interesse sulle vicende narrate, rendendo piuttosto piacevole la fruizione dell’episodio che, d’altra parte, si rivela in buona sostanza di minore difficoltà rispetto al già non difficilissimo primo capitolo (con un solo enigma di stampo logico degno di essere menzionato); le situazioni in cui ci si ritroverà bloccati, infatti, saranno poche o nulle, visto che nella maggior parte dei casi bisognerà utilizzare un po’ di buon senso e andare a interagire con gli oggetti raccolti.Anche in questo secondo atto riemergono, per forza di cose, alcuni elementi già presenti nel primo capitolo, come la generale pochezza di locazioni visitabili (compatibile però anche con la natura episodica), peraltro visitabili tramite l’apposita mappa che se non altro facilita di molto gli spostamenti.Un altro elemento comune ai due capitoli è la presenza dei dialoghi con i personaggi non giocanti, discretamente interessanti a causa del doppiaggio e, almeno nel secondo episodio, con una qualche nota interessante in più. In qualche occasione infatti il titolo costringerà il giocatore a scegliere determinate linee di dialogo, pena la ripetizione dello spezzone di gioco. Trovare la sequenza giusta delle frasi da far pronunciare al protagonista è questione di pochi minuti, e comunque tutto ciò va a rappresentare un elemento di differenziazione tra il primo e il secondo atto.

”Parli potabile, dottò”Continuiamo la nostra disamina dei dialoghi puntando però la nostra attenzione sul profilo maggiormente tecnico. Abbiamo detto che il parlato risulta essere abbastanza interessante a causa del doppiaggio, che ha il merito di aggiungere una nota di colore al titolo. Tralasciando la voce dei personaggi principali (James, peraltro, ha beneficiato del doppiaggio di Peppino Mazzotta, ovvero l’ispettore Fazio del Commissario Montalbano), quello che riesce a strappare un sorriso è la realizzazione di alcune figure di contorno.Si parte dal barista Mario, romano e romanista, che con un marcato accento accoglie James e il giocatore a inizio avventura, per poi continuare con i vari esponenti della criminalità organizzata della capitale. Nel secondo episodio, in particolare, è da sottolineare la realizzazione in stile ”O famo strano” del personaggio di Marika, in un gustoso siparietto che riesce a far sorridere.Parlando invece del comparto grafico, l’avventura si presenta con una realizzazione in 2.5D, con fondali bidimensionali su cui si muovono personaggi realizzati in tre dimensioni.Diciamo subito che la qualità di realizzazione risulta essere altalenante; specificando meglio, la realizzazione dei fondali lascia poco spazio a critiche e appunti, vista anche la possibilità di fruire del gioco in modalità standard, con risoluzione 1280×960, e in HD, ovvero con risoluzione di 1920×1080, mentre i personaggi tridimensionali risultano essere invece poco definiti e assai legnosi nei movimenti. Si tratta però, in verità, di difetti già visti in molte avventure grafiche, e tutto sommato dal peso specifico non cosi eclatante.La realizzazione delle cutscene, dallo stile chiaramente ispirato al mondo dei fumetti, presenta anch’essa alti e bassi, ma in generale riesce in modo discreto a garantire una sufficiente chiarezza relativamente agli avvenimenti trattati.

HARDWARE

Sistema operativo: Windows XP/Windows Vista/Windows 7CPU: 1.5 GhZMemoria RAM: 1 GBSpazio libero su Hard Disk: 1.5 GBScheda Video: 128 MB DirectX 9.0c compatibleScheda Audio: DirectX 9.0c compatibleExtra: Risoluzione dello schermo a 1280 x 720 o superiore

– Storia interessante e narrata in modo sufficiente

– Buon cambio di ritmo tra i due episodi

– Difficoltà livellata verso il basso

– Alti e bassi nella grafica

7.0

I primi due episodi di Shadows on the Vatican lasciano senza dubbio una buona impressione. Il voto proposto, infatti, può essere considerato una sorta di media tra il primo episodio, un po’ timido e compassato, e il secondo, decisamente più frizzante e dinamico.

In generale, comunque, colpisce favorevolmente la concatenazione di eventi, che restituisce una trama discretamente godibile, oltre che una interessante evoluzione psicologica dei due personaggi principali.

Se dal punto di vista del gameplay il gioco offre poche novità, l’accelerazione di ritmo che si nota tra il primo e il secondo atto rappresenta un buon cambio di passo, resosi forse necessario per non far perdere interesse al giocatore. Un buon doppiaggio in italiano (e romanesco), oltre che un comparto grafico altalenante ma non totalmente insufficiente, completano il quadro di una produzione italiana sicuramente positiva.

Non resta che aspettare, insomma, il prossimo capitolo.

Voto Recensione di Shadows on the Vatican: Atti I e II - Recensione


7